venerdì, febbraio 28, 2014

Cosa c'è oltre la paura?

Il Circolo Culturale Restare Umani è una associazione che ama affrontare in maniera non scontata alcuni temi dell’attualità sociale e culturale. Ama farlo anche presentando libri e favorendo quindi l’incontro con gli autori e le loro esperienze culturali.
Ieri sera all'Auditorium Tilane il Circolo ha presentato l'ultimo libro di Roberto Cornelli, docente universitario e Sindaco di Cormano, "Oltre la Paura", un saggio di criminologia politica scritto a quattro mani con Adolfo Ceretti (dello stesso autore: Proprietà e sicurezza – 2007 e Paura e ordine nella modernità - 2008).
A intervistarlo, Gianfranco Massetti, consigliere comunale ed ex sindaco di Paderno Dugnano che gli ha chiesto come prima cosa "perché questo libro" e la risposta è stata:
Perché nelle nostre città si discute poco o male del tema della sicurezza ed è molto diffuso il sentimento della paura, almeno a leggere i media locali. E’ ancora possibile affrontare con tanta superficialità questo tema che invece è stato tanto approfondito? Gli stereotipi sono ancora così forti e cosi radicati nell’animo umano che non è possibile un approccio più razionale, più scientifico, più moderno, più positivo? Noi abbiamo provato a partire dai dati per analizzare e spiegare il divario esistente tra la quantità e qualità degli eventi criminosi e la percezione di insicurezza.
Si parla spesso in Italia di incremento dei reati e della criminalità: ma i dati scientifici cosa dicono? E’ vero?
Non è vero, c'è stato un andamento lento di crescita fino agli anni '70, poi un impennata che è durata fino agli anni 90. Da allora si è registrato un declino costante del numero dei reati che continua fino ad oggi. Solo da noi e solo negli anni 90 si è assistito ad un uso pubblico (e politico ) della paura come strumento di rassicurazione e consenso elettorale, ma i dati indicano che oggi l'Italia è uno dei paesi del mondo con il tasso di criminalità più basso.
Nel libro citi varie esperienze europee ed americane: broken windows, gated communities, civility orders? Ce ne puoi parlare?
Le inciviltà, le società o zone segregate-recintate con la privatizzazione degli operatori della sicurezza, le ordinanze americane, inglesi ed italiane dei sindaci che si sono appropriati del tema pubblico della insicurezza (tolleranza zero) hanno tentato – sbagliando perché ledono i diritti universali dei cittadini - di trasformare le sofferenze urbane (homless, indigenti, tossicodipendenti, psichiatrici, writers, immigrati) in problema “penale” comunale. Invece che costruire o progettare una società e una comunità inclusiva, si pensa di reprimere, separare, disinfestare….allontanare i fastidi.

Che cosa è l’esempio molto frainteso del "controllo di vicinato", è possibile, secondo te, sperimentare forme di sicurezza "partecipata”.
Si ci sono tanti esempi di buone pratiche nei Comuni italiani (vedi il sito del Forum Italiano Sicurezza Urbana). Si punta a rafforzare il welfare comunale piuttosto che spendere ingenti somme nei sistemi di prevenzione e sicurezza securitaria (aumento degli organici della Polizia Locale, telecamere..).
E come giudichi il cosiddetto controllo preventivo?
Il rischio (e l’illusione della criminologia e della politica di destra) è quello di poter escludere dal conteso comunitario tutti i sospetti di comportamenti, non criminali, ma fastidiosi. Chi è più sospetto? Bisogna fare molta attenzione su questo terreno perché chiunque di noi può avere comportamenti non graditi a qualcun altro…
Perché abbiamo paura oggi? Mi ha colpito una frase del tuo libro dove avverti che “la paura dei barbari è ciò che rischia di renderci barbari”.
I reati diminuiscono, è un dato di fatto, ma abbiamo sempre più paura perché la città attorno a noi è cambiata e continua a cambiare velocemente, nuovi cittadini arrivano qui da altri paesi, con abitudini, culture, immagini e stili di vita diversi e noi reagiamo con fastidio al cambiamento che ci fa paura perché non lo conosciamo. Le sofferenze urbane che nascono dalla nostra difficoltà di metterci in relazione con un prossimo che sentiamo come alieno e nemico, sono in realtà il risultato dell’assenza di un progetto di cittadinanza inclusiva che la comunità deve saper realizzare.
Che rapporto c'è tra carcere e salute mentale?
Tutti noi abbiamo paura della violenza, è normale, e dopo aver assistito o subito una violenza abbiamo bisogno di rassicurazione e di allontanare da noi stessi i "criminali" che subito vengono identificati come pazzi, cioè diversi dalle persone "normali", quando invece analizzando con il metodo della criminologia i fatti accaduti si scopre spesso che i "criminali" sono in realtà persone normalissime, come noi.
La sicurezza non è né di destra né di sinistra? Sei d’accordo?
No, c'è un approccio molto diverso al tema della sicurezza. Semplificando: più arretra la mano sinistra del welfare locale, dei progetti di inclusione sociale, più avanza la mano destra della segregazione, della separazione, dell'atomizazzione, della prevenzione securitaria.
Perché un saggio di “criminologia politica”, per far capire forse i fondamenti delle attuali politiche di sicurezza?
Meglio analizzare bene le fondamenta psicologiche, sociali e di conteso dei comportamenti "fastidiosi", cercare di capire perché oggi e qui si diffondono sentimenti molto umani di paura e capire come questo sentimento viene usato anche strumentalmente, che indicare facili e pronte “risposte” a problemi che non sono né facili né di facile soluzione. Il tema vero è l’integrazione sociale oggi, fatta di conoscenza reciproca, conoscenza condivisa, cura e vigilanza sociale del territorio. Questa è la vera sfida.