giovedì, novembre 17, 2022

 

             Il mio grido contro il potere che processa la democrazia 

                          di Roberto Saviano in “La Stampa” del 16 novembre 2022





Mi ritrovo in quest'aula, oggi, rinviato a giudizio per aver criticato in modo radicale due dei politici, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che ho ritenuto maggiormente responsabili di una costante e imperitura propaganda politica fatta ai danni degli esseri umani più disperati, più deboli e più incapaci di difendersi: i profughi. 

Una propaganda che non si limita ad attaccare persone in cerca di salvezza lontano da paesi martoriati da guerre, povertà e desertificazione, ma fa di più: si scaglia con violenza anche contro le Ong operanti nel Mediterraneo, che con le loro imbarcazioni raccolgono donne, bambini e uomini dal mare, un attimo prima – o un attimo dopo, purtroppo - che questo si trasformi nella loro tomba. 

Mi ritrovo oggi in quest'aula, e ritengo singolare che uno scrittore sia processato per le parole che spende, per quanto dure esse siano, mentre individui inermi continuano a subire atroci violenze e continue menzogne. Ma in questo vedo anche un'opportunità: non per me, ma perché ho fiducia che si possa finalmente esorcizzare la più subdola delle paure e cioè che avere un'opinione contraria alla maggioranza significhi avere un'opinione non legittima, e che quindi avere un problema con la maggioranza di questo Governo significhi avere un problema con la giustizia. 

Ciò sarebbe gravissimo e confermerebbe un'ipotesi: che questa maggioranza politica intende condurci verso quella che Eduardo Galeano battezzò "democratura": una democrazia che millanta un'appartenenza ai valori democratici ma che agisce di fatto in maniera illiberale, scagliandosi contro le sue figure più esposte a suon di querele e attacchi personali. Solo alla persona senza voce si lascia una comoda libertà di critica, ma a chi dispone di un megafono, di un palco, in una democratura viene resa la vita difficile. Io sono uno scrittore: il mio strumento è la parola. Cerco, con la parola, di persuadere, di convincere, di attivare. In fondo l'ha insegnato Omero stesso: il santuario della persuasione è nella parola, e il suo altare è nella natura degli uomini. La parola è ciò per cui io sono qui. 

L'accusa è quella di aver ecceduto il contenimento, il perimetro lecito, la linea sottilissima che demarca l'invettiva possibile da quella che qui viene chiamata diffamazione. Sono uno scrittore e quindi, avendo ottenuto la libertà di parola prima di qualsiasi altra, sono deciso a presidiarla. E lo farò non sottraendomi, non proteggendomi dietro una dialettica comoda, sicura, approvata e già per questo innocua. Ho scelto nella mia vita di scrittore una parola che affronta direttamente il potere, criminale o politico, di qualunque segno. Ho sempre scelto di difendere le mie parole con il mio corpo, a differenza di molti parlamentari che hanno usato all'occorrenza lo scudo dell'immunità. Io ho fatto la scelta opposta, negandomi la possibilità di un rifugio sicuro in quella zona franca tra la legge e l'individuo: perché mi illudo ancora, forse ingenuamente, che dalla giustizia non ci si debba proteggere, ma che sia essa stessa garanzia di protezione. 

Che non si riduca, la giustizia, a un'arma a disposizione del politico di turno. È una cosa seria, la giustizia. Anzi, direi sacra. Quello che ha portato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a chiamarmi in giudizio provo ad accennarlo qui. Mi trovavo in uno studio televisivo, quando ho visto la scena di una donna, Haijay, appena salvata dai volontari della nave Ong Open Arms: era stata raccolta da un natante che stava affondando mentre era da giorni alla deriva. Haijay urlava ossessivamente: «I've lost my baby. I've lost my baby». «Ho perso il mio bambino». Non esistono giubbetti di salvataggio per i neonati. Gli operatori si tufferanno subito in mare, il bambino verrà ritrovato. Ma con i polmoni pieni d'acqua. Morto annegato. Dinanzi a questa scena, l'unica possibile salvezza dalla disumanizzazione mi è parsa essere elencare tutte le menzogne della propaganda che era stata fatta, e continua a essere imbastita, su e contro queste persone disperate, usando termini come "pacchia" e "crociere", insultando, additando, ridicolizzando chi intraprende questi viaggi della speranza e chi si preoccupa di soccorrerli in mare. Cinque anni fa, in una manifestazione di piazza contro lo ius soli, ritenendo questo uno strumento di sostituzione etnica, Giorgia Meloni si mostrò con accanto un canotto e un manifesto con su scritto: «Cittadinanza omaggio, biglietto di sola andata, per informazioni chiedere agli scafisti». Un canotto e un biglietto. La cittadinanza come omaggio. Inaccettabile farsa politica sul dolore di migliaia di persone, questa ignobile e menzognera propaganda elettorale dinanzi ai morti, alla disperazione di chi fugge dall'inferno coltivando una speranza destinata ad annegare con lui. Non è giusto. Io non posso accettarlo. 

Dinanzi ai morti, agli annegamenti, all'indifferenza, alla speculazione – soltanto poco più del 10% dei migranti vengono salvati dalle Ong e tanto basta per aver generato un odio smisurato verso di loro e verso i naufraghi stessi – dinanzi a quella madre che ha perso il bambino, io non potevo stare zitto. Non potevo accettarlo. E sento di aver speso parole perfino troppo prudenti, di aver gridato indignazione perfino con parsimonia. Soltanto qualche giorno fa due bambini sono morti, bruciati vivi, su un barchino. Provano in tutti i modi a fermare le Ong, che hanno subito 20 inchieste in 5 anni, come nessuna azienda italiana, neanche quelle denunciate dal giornalismo come vicine alle organizzazioni criminali. Nessuna fabbrica teatro di morti sul lavoro ha avuto così tante indagini. Eppure, nonostante queste 20 inchieste, nessuna fra le tesi degli accusatori è mai stata validata, mentre sono aumentate le bugie su chi soccorre in mare. Scene come quelle costruite da Meloni, con il canotto e gli slogan politici, o invocate da Meloni, che propone di affondare le navi delle Ong trattandole come galeoni pirata, avvengono mentre in mare si continua a morire. Con gli occhi sgranati e i polmoni pieni d'acqua. Si muore in mare mentre le Ong, lo ricordo, agiscono sempre su autorizzazione della Guardia costiera italiana, quando i salvataggi avvengono in mare europeo. Dinanzi a tutto questo, non c'è la volontà di ragionare con franchezza sulla gestione dell'accoglienza. Tutto questo implicherebbe un dibattito, una diversità di vedute, l'esercizio della democrazia; ma la delegittimazione, il fango che è stato riversato su chi non ha voce, non ha nulla di politico: è solo propaganda, pregiudizi, razzismo, aberrazione. 

La mia affermazione è stata assai tenue, a pensarci bene. Il disgusto dovrebbe essere maggiore, e lo è, molto spesso lo è. C'è una gran parte dell'Italia che di fronte a questo inorridisce, e di questo sentimento diffuso mi sono fatto interprete. Mi faccio interprete del disgusto di chi, da operatore, ha dovuto subire più volte infami attacchi. Me ne sono fatto interprete dinanzi a quel video, dicendo «Bastardi, come avete potuto?». Cioè, dove avete trovato l'incoscienza di isolare, diffamare, trasformando ambulanze in navi pirata, diffondendo menzogne, avvelenando un dibattito che dovrebbe essere invece affrontato con profondità e capacità? La mia non è una risposta emotiva: vuole essere un'invettiva. Un urlo. Un gesto di ingaggio che dinanzi a quella madre che aveva perso il suo bambino voleva smuovere. Non è un'opinione politica lasciare annegare le persone, non è un'opinione politica screditare ambulanze di soccorso: è infamia. E soprattutto è disumano. Ecco: di fronte a quel video e quelle urla ho avvertito il bisogno di sentirmi umano. Quello che mi sento di promettere in quest'aula è che non smetterò mai di stigmatizzare, di analizzare, di usare tutti i mezzi che la parola e la democrazia mi concedono per smentire questo scempio quotidiano. 

Papa Francesco – citato sistematicamente, ma a sproposito, nelle aule istituzionali, e che io cito invece con rigore filologico – ha detto: «L'esclusione dei migranti è scandalosa, è criminale… li fa morire davanti a noi». Una delle più belle immagini evangeliche viene raccontata da Matteo. Cristo dice: «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato». Il Mediterraneo è diventata una forra di morte, la più grande. Dal fondo del mare le parole che sentiamo sono: «Avevamo sete e ci avete lasciato annegare, avevamo fame e ci avete diffamati, eravamo forestieri e ci avete respinto». È in nome di questo dolore che ho scelto le mie parole ed è in nome di questa scelta che sono qui a risponderne dinanzi a un tribunale

lunedì, novembre 14, 2022


"Storia di un capolavoro operaio"



Dopo la presentazione in Università di Milano Bicocca il 24 novembre ore 10,30 (aula 5 Edificio U7 in via Bicocca degli Arcimboldi,8) si replicherà Martedì 29 novembre alle ore 17,30 alla Camera del Lavoro di Sesto San Giovanni, via Risorgimento 182









 

venerdì, novembre 11, 2022

                   I manifesti di Sergio Risso

                         Mercoledì 16 novembre 2022 ore 18

                                   via XXV aprile, 19




Sergio Risso ha pubblicato, per la casa editrice romana “WriteUp Site”, un bel libro dal titolo “Sui muri. Manifesti della contestazione 1969-1979 (344 pagg., €45.00). Un volume elegante, ben stampato e rilegato, dalla copertina morbida. Sono qui riprodotti una raccolta di circa 400 manifesti politici della contestazione che sono una piccola parte di oltre tredicimila manifesti che Risso ha raccolto a partire dal 1968.

  Mercoledì 16 Novembre  alle 18  aperitivo e inaugurazione della mostra in via XXV aprile 19  Paderno Dugnano 



giovedì, novembre 10, 2022

               Successo della iniziativa in Tilane





Una bella presenza di pubblico alla serata promossa dal Circolo Culturale Restare Umani. Oltre alla mostra dei lavori degli studenti del Liceo U. Boccioni di Milano, che è esposta nel foyer della Tilane fino al 13 novembre, ci sono stati diversi interventi.


Il docente Gionata Tiengo ha raccontato lo studio del Palazzo Inam da parte degli studenti. Gli architetti Ripamonti e Scalavicci del Politecnico hanno illustrato l’ipotesi di una Casa della Comunità e il possibile recupero dello stesso Palazzo Inam finalizzato a quello scopo.

 Ha concluso l’assessore alla Cultura Anna Varisco aggiornando i cittadini presenti sullo stato del progetto di riqualificazione dell’immobile oggetto di studio della serata.


Si è guardato, con occhi diversi e con proposte diverse, ad un edificio che non solo ha fatto la storia urbanistica della nostra città ma che potrà ancor avere un futuro utile a tutti.

mercoledì, novembre 09, 2022

     Da "Dialogonews"  del 7 novembre 2022



DIALOGO NEWS

LIBERTÀ DI ESPRESSIONE SENZA LIMITI POLITICI

 

Palazzo ex Inam di Paderno da ristrutturare: un esempio di architettura da salvare

BY PONTORIERO FRANCO on 7 NOVEMBRE 2022 • ( 0 )

 




PADERNO DUGNANO – Un ampio dibattito in corso sulla salvaguardia del palazzo ex Inam di via della Repubblica, ex sede della caserma dei carabinieri e attuale sede Asst. Si tratta di una struttura creata su opera di un architetto che ha un valore da salvare e per questo il palazzo dovrebbe essere ristrutturato. E’ stato organizzato un confronto cittadino che si svolge nella sede della biblioteca del Tilane mercoledì sera alle 21. Saranno presenti Classe 4H a.s. 21/22 Liceo Artistico Umberto Boccioni – Milano e lo Studio Maffioletti con arch. jr. Giulia Scalavicci – Paderno Dugnano arch. Francesca Ripamonti – Politecnico di Milano, DAStU.

LA STORIA / Nel 1964 l’Amministrazione Comunale di Paderno Dugnano commissionò all’Architetto Marco Romano il progetto di un nuovo “centro civico” della città. Il progetto fu sviluppato nell’inverno del 1964 e fu influenzato del centro di Cumbernauld progettato da Hugh Wilson; il complesso si sviluppava su diversi livelli per facilitare l’accesso agli edifici con passaggi pedonali, lasciando i parcheggi e le strade di accesso sotterranei. Sfortunatamente, del progetto iniziale, è stato realizzato un solo fabbricato per alcune “funzioni civiche” (i servizi per l’INAM, la stazione per la polizia locale e un piccolo palazzo per
appartamenti), composto da due costruzioni simmetriche e un “patio” con i passaggi pedonali e le scale su due livelli che producono un’originale prospettiva. La struttura in cemento armato rinforzato (progettata da Ing. Marco Locatelli, e gettato in opera) è modulare e consiste in una combinazione di parapetti, cornici, alveoli e travi in cemento. Da tutte le stanze interne, attraverso grandi finestre che dal pavimento raggiungono il soffitto è possibile vedere una fetta di cielo e i parapetti in cemento, che si sviluppano su tutto il perimetro, con un passaggio stretto e un sedile di cemento accessibile dalla gente. Il cemento grezzo a vista (beton brut) si presta in questo modo a conferire una notevole forza espressiva all’intera struttura, utilizzando un materiale economico e semplice che aiuta a dare quella sensazione di imponenza propria dei palazzi in stile “brutalista”.

Attualmente è operativo (sede ASST Rhodense e di alcune associazioni e consultori), le recenti analisi di stabilità hanno confermato la buona condizione strutturale dell’edificio che richiede un adeguato restauro per far fronte alle intemperie di 50 anni di attività con una scarsa manutenzione. Il tallone d’Achille del Palazzo è il consumo energetico che richiede una “rigenerazione energetica” fattibile, grazie alle nuove tecnologie, senza alterare l’originale e funzionale architettura.

giovedì, novembre 03, 2022

Il Circolo Culturale Restare Umani

 presenta


Studiare l'architettura


dal 7 al 13 novembre 2022




              Giovanni Moretti premiato a Parigi




Rilanciamo volentieri il comunicato stampa che annuncia la premiazione del pittore padernese Giovanni Moretti, in quel di Parigi.

“Lo scorso 9 Ottobre nell’ ambito de la “Fete des Vendanges 2002 célebre L’Egalité” la ultracentenaria Repubblica di Montmarte  per voce e di fatto del Presidente Alain Coquard ha nominato l’ Artista Palazzolese Giovanni Moretti “ Ambassadeur de l’ Onirique”.

Il tutto nella magica atmosfera della Vigna di Montmartre, nei pressi del cabaret “Lapin Agile”e della “Maison Rose” luoghi cari ai grandi Maestri della Pittura quali Monet,Renoir,Van Gogh, Picasso e Modigliani e non ultimo Utrillo per citarne qualcuno.

Tale onoreficenza é venuta per il lavoro artistico pittorico che da oltre 40 anni impegna Moretti, di cui un ventennale dedicato a opere ad olio e acquerello dedicate a Montmartre. La presentazione dell’ Artista é stata fatta dal Ministro dell’ Educazione Alain Larcher che ne ha evidenziato le storiche attività: Lavorative ( Grafico Pubblicitario di Simes-Zambon,Astra Farmaceutici e AstraZeneca). Artistiche ( Pittore ad olio e acquerello dal 1974). Filateliche legate anche alla Città di Paderno Dugnano ( Mostre sul 50° della Resistenza, 50° della Costituzione Italiana, Paolo Magretti).

Per le opere relative a Montmartre , produzione iniziata nell’anno 2000, é stato il riconoscimento per la sua divulgazione artistica fuori Francia, per quella che consideriamo “la culla della cultura europea”. Seguendo l’ Artista da anni nelle iniziative con collaborazione della Città di Paderno Dugnano, dalle Personali di Pittura alla storica Città in Bottiglia, nata nel 2009, notiamo quanto la sua arte si accompagni a due precise scelte: da un alto ricostruzioni di “atmosfere socio-ambientali storiche”, dall’ altro una visione di scelte pittorico-ambientali della contemporaneità, Montmartre, Milano e la Brianza, la Toscana.

Visitandone il sito www.giovannimoretti.com si può ulteriormente approfondirne la sua storia.”




martedì, ottobre 25, 2022

        Buon compleanno Harol Pinter, di Peter Stein 

                    al Teastro Menotti di Milano 

                dal 27 ottobre al 13 novembre 2022. 

Una buona occasione per andare a teatro per  godere di Peter Stein che racconta di un testo giovanile di Harol Pinter. 

Tra i protagonisti anche la concittadina Elisa Emilia Scatigno. Di seguito la recensione apparsa sul Corriere della Sera del 23 ottobre.





giovedì, ottobre 13, 2022

 

              Una serata per Emergency ad

                                   ARESE

                                                Venerdì 14 ottobre ore 21



mercoledì, settembre 14, 2022

     Due libri di "Storia locale" in Settembre:








Venerdì 16 settembre alle ore 21

 a Palazzolo Milanese, presso il Cortile della Gustalla, nell’ambito della Festa Patronale dell’Addolorata, sarà presentato il libro
“Storia di una promozione umana” che narra l’evoluzione della scuola di disegno applicato all’arte del legno e la scuola civica professionale “ Don Filippo Anghileri”di Palazzolo Milanese.
Il libro, curato e scritto da Luciano Bissoli ed edito dal Comune di Paderno Dugnano, fa parte della collana “Archivio e dintorni” .











venerdì 30 settembre | ore 21 

A tre anni di distanza dall’ultimo evento, il Comitato Permanente Paolo Magretti riprende le attività lì dove le aveva lasciate, tornando a parlare di ciclismo storico e dei suoi eroi.

Per il primo appuntamento – venerdì 30 settembre | ore 21 – di un nuovo ciclo di incontri, il Comitato Permanente Paolo Magretti ospiterà nell’Auditorium di Tilane lo scrittore Gianluca Alzati e la protagonista del suo ultimo libro, Morena Tartagni, per la presentazione del libro VOLEVO FARE LA CORRIDORA: un’attenta biografia sulla vita dell’atleta (disponibile al prestito a Tilane).











domenica, giugno 19, 2022

 

Lo sviluppo sostenibile e il Politecnico di Milano










Post di Ottorino Pagani:


Segnaliamo una pregevole iniziativa del Politecnico che può stimolare ed aiutare ad articolare un “Dibattito pubblico a 360°” sul cambiamento individuale e collettivo che dobbiamo affrontare, che

comporta anche: una nuova acquisizione di responsabilità, comportamenti collaborativi conseguenti e forme di comunicazione veramente partecipative e non polarizzate da interessi particolari o di potere. Di seguito un estratto della presentazione del progetto:

 

“ Una guida pratica a supporto di operatori pubblici e privati.

 

Il Libro bianco SSD - Smart Sustainable Districts ha definito un modello che esplora e valorizza i multiformi aspetti della smart city e della rigenerazione urbana, dai sistemi energetici alla mobilità intelligente, dalle nuove funzioni in spazi condivisi allIoT, dal water management alleconomia circolare, dal cambiamento dei comportamenti individuali e collettivi alle Nature Based Solutions. Ne descrive principi, soluzioni e strumenti, presentando un toolbox di supporto metodologico e operativo per affrontare tutte le fasi delle trasformazioni urbane a livello locale a supporto degli operatori pubblici e privati ma anche dei numerosi altri attori coinvolti in tali processi.

Il progetto raccoglie e illustra più di 200 buone pratiche di innovazione che stanno cambiando i luoghi e la vita delle persone che li abitano, oltre a presentare altrettante soluzioni operative che potrebbero essere applicate nel nostro Paese in questa fase di transizione che richiede con urgenza lapplicazione di misure legate al PNRR. In Italia stiamo vivendo una occasione unica purché, con lavvio del settennio di programmazione UE 2021-2027, sono stati finanziati strumenti di sostegno destinati agli enti locali finalizzati alla rigenerazione urbana e alla transizione ecologica a scala europea (Horizon Europe, URBACT), nazionale (PNRR e PON Metro), regionale (Programmi Regionali a valere su fondi FESR). Esiste lopportunità di muovere passi sostanziali verso un nuovo modello di sviluppo che sia sostenibile, capace di generare un positivo impatto sociale, e che sia in grado di far incontrare le soluzioni che la tecnologia mette a disposizioni con i bisogni delle persone. Lobiettivo del progetto SSD è mettere amministratori e operatori locali nelle condizioni di superare i nodi dellattuale sistema, resi ancor più evidenti dalla crisi economica e dallemergenza sanitaria tuttora in atto.

Per tutti questi motivi il Politecnico di Milano, con il coordinamento del Consorzio Poliedra, pubblica e rende disponibile il Libro bianco SSD, che raccoglie il lavoro oltre un anno di analisi e la riflessione di molti ricercatori e che vede coinvolti 10 Dipartimenti e 4 Consorzi appartenenti al suo sistema di ricerca (il Sistema Polimi). Lo fa valorizzando e integrando competenze multidisciplinari (per affrontare in modo intersettoriale il tema e la sua declinazione in chiave di innovazione tecnologica, ambientale, sociale, economica) ed esperienze di pianificazione e progettazione in contesti urbani (che puntano a contrastare il consumo di suolo e di risorse attraverso la rigenerazione dei tessuti urbani e il riequilibrio di disuguaglianze e situazioni che determinano pressioni sociali ed economiche).”

Il libro è scaricabile dal sito: https://www.poliedra.polimi.it/ssd/.

lunedì, giugno 13, 2022

 

           Architetti senza tempo: Gae Aulenti







Open House Italia la rete che apre le porte dei luoghi iconici delle principali città italiane, promuove Architetti Senza Tempo, un progetto per celebrare alcune icone dell’architettura italiana.

Gli itinerari realizzati a Milano ci guidano alla scoperta degli edifici più significativi e rappresentativi; in questo percorso non può mancare la tappa a Tilane biblioteca e centro culturale realizzato da Gae Aulenti.

Sono in programma visite guidate a Tilane a cura di Open House e lo staff di Tilane.

venerdì 17/06 il pomeriggio dalle 15 alle 18
 1 turno ogni ora, ogni visita dura circa 40 minuti

sabato 18/06 tutto il giorno dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18
 1 turno ogni ora, ogni visita dura circa 40 minuti

Posti limitati, prenotazione obbligatoria. Per prenotare clicca qui



venerdì, giugno 10, 2022

                  

                    Incontro con Meri Gorni

                   giovedì 16 giugno alla Fondazione Mudima 

                         di via Tadino a Milano, alle ore 18.




sabato, aprile 23, 2022

                      La cultura della pace

                                                                 di Ottorino Pagani





 

In contrapposizione al bombardamento mediatico sui temi della “guerra in Ucraina”, la marcia Perugia - Assisi di domenica prossima ripropone simboli, colori e parole dei movimenti pacifisti europei che si sono affermati dopo la seconda guerra mondiale: la bandiera di Aldo Capitini confezionata per la prima edizione della marcia nel 1961; il simbolo della pace di Gerald Holtom che richiama il disarmo nucleare; la colomba della pace di Picasso disegnata per il primo congresso del “Movimento dei Partigiani della Pace” a Parigi nell’aprile 1949 e le parole del comitato organizzatore della prossima marcia:
Impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade!”. Lappello che Papa Francesco ha rivolto a tutti, nella domenica di Pasqua è stato raccolto da decine di migliaia di persone di ogni fede e orientamento culturale e politico che domenica prossima, 24 aprile, marceranno insieme per la pace da Perugia ad Assisi.
Dopo quasi due mesi di bombe, uccisioni, sofferenze e devastazioni, allarmati per le pesanti conseguenze sociali di questa nuova guerra è tempo di ridare spazio e voce alla pace e per farlo è necessaria la mobilitazione di tutte le donne e uomini di buona volontà.
La Marcia, eccezionalmente convocata in meno di un mese, intende rilanciare il grido di Papa Francesco Fermatevi! La guerra è una follia” e la proposta di intervenire a difesa dellUcraina imboccando la via della pace.
La preoccupazione è rivolta alla drammatica escalation della guerra in Ucraina ma anche alla necessità di un forte intervento della comunità internazionale per fermare la terza guerra mondiale a pezzi che continua in Yemen, Libia, Siria, Palestina, Israele, Sahel, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, Iraq, Somalia, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana,
Alla vigilia della Festa della Liberazione, ci ritroveremo per dare nuovo slancio allimpegno per la pace camminando assieme sulla via della non violenza e del disarmo sui passi di San Francesco, di Aldo Capitini, di Giorgio La Pira, ….” di Emilio Sereni, di Salvatore Quasimodo, di Elio Vittorini, di Renato Guttuso, di Sibilla Aleramo, etc. …
“Per aiutare tutte e tutti, e in particolare le giovani generazioni, ad aprire gli occhi sul pericolo che incombe e a reagire finché si è in tempo. Lescalation della guerra non è inevitabile. Lalternativa esiste ed è un serio negoziato politico. Bisogna solo volerlo. Per questo invitiamo tutti a partecipare alla marcia Perugia-Assisi per dare voce al bisogno di pace degli ucraini, che è anche il nostro e di tutti i popoli martoriati dalle guerre nel mondo. Non ci dobbiamo limitare a chiedere pace. Dobbiamo essere disponibili a farla. Ogni giorno. Tutti i giorni. Prendendoci cura gli uni degli altri e del mondo in cui viviamo. L
arcobaleno, questa volta, lo vogliamo prima della tempesta, non dopo. La pace deve precedere, impedire la guerra, per non essere soltanto un doloroso bilancio di rovine.” (Gianni Rodari).”



























venerdì, aprile 22, 2022

                 Intervista a Leonardo Caffo







Per chi volesse conoscere meglio il pensiero del filosofo Leonardo Caffo:

 

"I dati di per sé non significano nulla se non c'è qualcuno in grado di interpretarli. La scienza produce tonnellate di dati, ma gli interpreti dei dati sono gli umanisti". Non ha dubbi Leonardo Caffo, filosofo, pensatore e autore di diversi libri che toccano argomenti relativi all'ambiente e alla sostenibilità, quando gli domandiamo se c'è ancora posto per i filosofi come lui in un momento in cui la parola d'ordine sia, da Greta in giù, in ambito ambientale, ma anche nel settore sanitario è "dobbiamo fidarci della scienza”.

Sembra che solo gli scienziati siano titolati a parlare e a indirizzare i comportamenti collettivi. Che la nostra salvezza come singoli e come specie sia nelle mani dei tecnici. Che ruolo può avere un filosofo su questi temi, quale contributo può dare?

"Sono completamente contrario a questa visione. In realtà il cambiamento generale delle cose non è in mano alla scienza, ma è in mano alla scienza alleata alle discipline umanistiche. Nello specifico, nella questione ecologica, gli interpreti dei dati sono i filosofi, soprattutto quelli specializzati nelle questioni morali, politiche o di sociologia generale. Il fatto che noi sappiamo quanti e quali processi siano più inquinanti, meno inquinanti, o da dove derivino le emissioni non ci dice niente su cosa significa interpretare i cambiamenti.

È chiaro che poi bisognerebbe mettersi d'accordo su che cosa significa filosofia. Se la filosofia è dire quello che ti passa per la testa allora no, ma ci sono fior fiore di filosofi che hanno trasmesso l'importanza dell'etica normativa, della filosofia morale, dell'altruismo efficace. È a loro che dobbiamo guardare nel momento in cui la scienza ci dà dei numeri. I numeri non sono nient'altro che numeri, sono le immagini che abbiamo dei numeri che diventano interessanti per noi”.

Recentemente ha scritto una Lettera al futuro, chiamata ''L'anno che vorrei, l'anno che verrà'', in cui scrive tra l'altro: "Vorrei un anno senza emissioni, avremo un anno con migliaia di tonnellate di CO2 emesse". Introduce il tema dalla distanza tra quello che sappiamo di dover fare e quello che in realtà facciamo. Che cosa si porta dietro dal 2021 e quali sono le speranze per il prossimo anno?

"Mi porto dietro da un lato la sempre più urgente possibilità di mettere le questioni climatiche nell'agenda. Dall'altro però una scarsissima capacità di comunicarle con la dovuta urgenza concettuale. Per esempio, saper vendere la complessità della questione, le interrelazioni il fatto che anche cose che ci sembrano spuntate dal nulla come la pandemia derivano dal nostro cattivo rapporto con gli altri animali, da come non riusciamo a ridimensionare le infrastrutture.

Mi porto dietro un po' di tristezza perché mi sembra che siamo ancora qui a discutere di evidenze ovvie, come se mettere o no tasse sulla plastica, o sulla produzione di inquinanti da parte di aziende non ecologiche. Penso che molti dei risultati dell'ultima conferenza sul clima siano stati estremamente deludenti, e d'altro canto tutto quello che dovremmo fare per cambiare riguardo agli indicatori dello stato di salute del pianeta rispetto alla nostra coesistenza è evidente, dal cambiamento della nostra alimentazione verso una dieta vegetale, alla fine della produzione di combustibili fossili, al cambiamento radicale della nostra capacità di movimento attraverso aeroplani…

Quindi se di positivo c'è l'urgenza oggi più chiara per cui nessuno fa niente se non è in una cornice climatica, dall'altro lato c'è ancora troppa retorica, troppa poca presa sul serio sul fatto che l'ecologia è un pensiero estremamente radicale e rivoluzionario e noi dovremmo cambiare sostanzialmente il 100% delle nostre azioni, e non agire in un generale greenwashing.

Per il 2022, quindi, spero che si prenda un po' più sul serio la riflessione filosofica e scientifica sull'ecologia e un po' meno quella normativa, che ci prende un po' in giro perché la transizione ecologica è impossibile per esempio insieme alla transizione digitale: il digitale è uno degli strumenti più inquinanti di cui disponiamo, ma di questo si parla ancora pochissimo. Delle vere, grandi cause di inquinamento climatico, il digitale, la carne ecc. si parla troppo poco. Dobbiamo migliorare”.

Ha una figlia piccola. Come pensa che sarà il mondo quando lei avrà la tua età, tra una trentina d'anni? Cosa vorrebbe lasciarle?

"Mia figlia ha quasi due anni e non metterei la mano sul fuoco che tra trent'anni il mondo assomigli a quello che pensiamo noi. Ci sono stati dati 20 anni per invertire la rotta, ma abbiamo dati prescrittivi e descrittivi che vanno in collisione, in altre parole sappiamo che cosa dovremmo fare ma sappiamo anche che cosa faremo, e le due cose sono in contraddizione. E non si tratta di contraddizioni 'facili', ma contraddizioni appunto ancora una volta normative. Cioè non c'è nessun accordo su 'ciò che si deve' e 'ciò che si fa'. E come se sapessimo che dobbiamo somministrare una terapia al paziente ma non gliela facciamo, anzi gli facciamo la terapia opposta.

Penso che mia figlia come tutti i piccolissimi sia davanti a un bivio: questo sistema così come lo abbiamo pensato deve collassare, prima collassa meglio sarà per loro. È paradossale, radicale, ma d'altronde un filosofo non è un politico, non è uno scienziato e talvolta ha il lusso della verità”.

Ha scritto molti libri che toccano temi di ambiente ed ecologia. L'ultimo, "Quattro capanne", tratta di semplicità, di ritorno a una vita più semplice. Questo contrasta con il modello che ci viene proposto tutti i giorni. Posto che tornare 'nella capanna' è una cosa che non tutti possono permettersi, quale può essere una semplicità 'sostenibile', sia in senso ambientale sia in senso di 'sopportabile' per le nostre abitudini e la nostra cultura?

"Ovviamente la capanna è una metafora, anche se quelle di cui parlo nel libro sono realmente esistite. Ha a che fare con l'idea che purtroppo il futuro non sarà solo il tanto simpatico less is more, a cui ci ha abituato la speculazione architettonica, ma che togliere sarà molto più importante che riempire e saremo più felici, più ricchi e avremo progresso sulla base di quante saranno le cose di cui riusciremo a fare a meno, e non sulla base di quante cose avremo. Perché il sistema sta collassando da un pezzo, basta guardare al costo dei materiali, al prezzo di una risma di carta, a come sono aumentati i costi della materie prime.

"È tutto già qui. La semplicità è la semplificazione della filosofia, cioè di quante e quali cose abbiamo davvero bisogno. Anche dei bisogni secondari, non parlo solo di bisogni primari. Una cultura che riuscirà a insegnare il minimalismo a tutto tondo sarà una cultura in totale accordo col progresso, anche tecnologico. Non c'è uno iato tra queste due cose, ma l'idea dell'accumulo è finita. Lo abbiamo già visto con lo sharing, per cui la proprietà privata è passata in secondo piano, è iniziata la proprietà collettiva e di condivisione. La semplicità è il paradigma essenziale per cercare di portare avanti l'ecologia. Perché l'ecologia oggi non significa soltanto rispettare l'ambiente, ecologia significa anche avere meno cose, una lista limitata di beni essenziali, avere la capacità di stare nel proprio ambiente senza spostarsi in continuazione, è un programma di ricerca”.

Un filosofo da leggere per il 2022

"Graham Priest, per imparare a ragionare”.