sabato, novembre 15, 2025

LIBRO: "Qualcosa è andato storto. Come i social network e l'intelligenza artificiale ci hanno rubato il futuro" di Riccardo Luna

 

Per moltissimo tempo internet e il web sono sembrati il più formidabile strumento di progresso dell’umanità dai tempi dell’invenzione della carta stampata o dell’elettricità. 
Dovevano servire ad «abbattere muri e costruire ponti», motivo per cui si iniziò a parlare di «tech democracy», di una nuova stagione della democrazia potenziata proprio da internet, aperta alla partecipazione diretta dei cittadini e al loro controllo. 
Era la nuova terra promessa, quella in cui saremmo stati tutti felici, finalmente. 

E invece, ormai è chiaro, la rete si è trasformata nel più insidioso strumento per picconare le democrazie. 

In vent’anni di vita social ci siamo persi per strada un’idea condivisa di futuro, inteso come un mondo migliore dove arrivare tutti assieme.

Quand’è, precisamente, che la storia è cambiata? 
Quando i bambini hanno smesso di sognare di essere astronauti e hanno iniziato a voler diventare influencer e creator? 
E perché? 
Ci siamo illusi o qualcuno ha truccato le carte del mazzo con cui stavamo giocando?

Riccardo Luna pone queste e altre domande sull’identità del web oggi, e lo fa andando a ritroso fino alla sua nascita, quando non era ancora compromesso dall’eccesso di narcisismo alimentato dalla digital economy; e quando gli algoritmi non favorivano le fake news «perché fanno più traffico».

Un viaggio che ricostruisce l’epopea della Silicon Valley, da quando gli imprenditori tecnologici sembravano tutti buoni fino al patto di Big Tech con la Casa Bianca di Donald Trump e alla tragica vicenda di Gaza, in cui l’uso dei social dal basso ha consentito di sconfiggere la censura e avviare una mobilitazione globale.

Un segnale, forse, che nulla è del tutto compromesso e che siamo ancora in tempo per cambiare il futuro.

venerdì, novembre 14, 2025

VOLONTARIATO con "Affidi Amici" a Paderno Dugnano e Comuni Insieme

 





LIBRO: "Cartelli di sangue: Le rotte del narcotraffico e le crisi che lo alimentano" di Nicola Gratteri

Una rete invisibile avvolge il pianeta. 
Lungo i suoi fili scorrono tonnellate di cocaina e inimmaginabili quantità di denaro. 
Dalle coltivazioni sterminate del Sudamerica, la droga raggiunge ormai ogni angolo del mondo - Stati Uniti, Olanda, Australia, Italia - alimentando un'economia criminale globale. 

Nicola Gratteri e Antonio Nicaso hanno seguito queste rotte sul campo, partendo dai luoghi in cui tutto comincia: Colombia, Perú e Bolivia, i tre principali produttori mondiali. 
Lì hanno incontrato i cocaleros che raccolgono le foglie, visto le cocinas dove le foglie diventano pasta di coca e poi, nelle sedi delle unità antidroga, raccolto le voci di chi il narcotraffico lo combatte ogni giorno. 
Il quadro che emerge è impietoso: mentre i cartelli sudamericani accumulano guadagni colossali, interi territori sprofondano nella miseria, soffocati dalla corruzione e dalla violenza, privati della forza delle istituzioni. 
Eppure la droga non si ferma, attraversa confini porosi, viaggia nascosta nei container, arriva nei maggiori porti europei persino a bordo di sommergibili artigianali. 

L'Italia è parte integrante di questo sistema: la 'ndrangheta, con la sua straordinaria capacità di penetrazione, è oggi uno dei partner più affidabili dei cartelli sudamericani. 
Dalle banchine di Gioia Tauro milioni di dosi invadono le piazze dello spaccio, trasformandosi in denaro che viene ripulito con metodi sempre più sofisticati, fino a intrecciarsi con l'economia legale. 

Il nuovo saggio di Gratteri e Nicaso è un viaggio lucido e sconvolgente nelle pieghe del narcotraffico internazionale. Un libro che dimostra come, per debellare davvero questa piaga, la cooperazione tra paesi e strutture antimafia sia condizione necessaria, ma non sufficiente. 
Occorre liberare i territori dai bisogni e dalla paura, restituendo dignità e fiducia alle comunità; solo così si potrà togliere terreno fertile alle mafie e permettere ai giovani di crescere in un ambiente fondato sulla legalità, sulla responsabilità e sul rispetto reciproco.

giovedì, novembre 13, 2025

NON UNO DI MENO: CORSI di recupero e ri-motivazione per tutti gli studenti e inoltre alfabetizzazione di italiano L2 per alunni stranieri

 

I corsi si svolgono il martedì e il giovedìdalle 10.30 alle 12.00, presso la scuola A. Gramsci, per alunni della scuola secondaria di primo grado.

Gli insegnanti sono tutti volontari della Scuola Popolare NON UNO DI MENO, che si impegnano per contrastare la povertà educativa e ridurre l'abbandono scolastico.

L’iniziativa affronta i problemi di recupero di singole discipline e di insegnare un metodo di studio, favorendo il processo di autostima di ragazze e ragazzi con carenze formative. Studenti e studentesse vengono aiutati e si aiutano a vicenda in piccoli gruppi (2 o 3 alunni max).

Le famiglie sono invitate a firmare un patto di responsabilità educativa.

Il progetto è in convenzione triennale con l’Istituto Comprensivo “De Marchi”, in via Ugo La Malfa, 7 a Paderno Dugnano ed ha ricevuto il patrocinio del Comune di Paderno Dugnano. Comune di Paderno Dugnano : Corsi di recupero e ri-motivazione

I corsi presso la SMS “Gramsci” sono iniziati martedì 11 novembre 2025, ma è ancora possibile partecipare.

Corsi analoghi sono stati organizzati in alcuni dei  Comuni limitrofi a Paderno

Per informazioni e contatti: info@nonunodimeno.net – tel. 327 22 79 371.

Link: Associazione NonUnodiMeno

Lidia Poet: la prima avvocata italiana

Lidia Poët fu la prima donna a ottenere, nel Regno d’Italia, l’iscrizione nell’albo degli avvocati, nel 1883, venendone tuttavia cancellata subito dopo in seguito all’accoglimento di una richiesta presentata al tribunale d’appello di Torino dal procuratore generale del re, secondo il quale sarebbe stato alquanto «disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano, e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste».

Poët era nata a Perrero (Torino) da una famiglia valdese, si era laureata due anni prima a pieni voti con una tesi dal titolo “Studio sulla condizione della donna rispetto al diritto costituzionale e al diritto amministrativo nelle elezioni” e aveva poi svolto il praticantato a Pinerolo, presso lo studio del senatore Cesare Bertea, evidentemente di vedute progressiste.

La sua cancellazione dall’albo, confermata poi anche dalla Cassazione a cui essa era ricorsa, suscitò, come prima la sua iscrizione, ampie polemiche e un vasto dibattito, ma non ci fu nulla da fare contro il radicato pregiudizio dell’infirmitas sexus: se per lo Statuto Albertino, art. 24, tutti i regnicoli erano uguali dinanzi alla legge, ciò però non risolveva il problema della “minorità naturale” femminile.

D’altronde, come ancora notava il procuratore generale, quale immenso pericolo avrebbe corso la magistratura «ogni qualvolta la bilancia della giustizia» avesse dato ragione alla parte perorata da «un’avvocatessa leggiadra»?

Alla Cassazione non rimase che equiparare l’avvocatura a una carica pubblica, il cui esercizio per legge era precluso alle donne, e chiudere così per parecchi decenni l’incresciosa questione.

Poët non era sola: numerose altre donne, verso la fine dell’Ottocento e nei primi del secolo successivo, in tutta Europa e in America, stavano percorrendo la stessa sua strada, con esiti più o meno fortunati.

Negli Stati Uniti, divennero avvocatesse Arabella Mansfield nel 1869 e Clara Shortridge Foltz nel 1878;
In Canada lo sarebbe divenuta nel 1897 Clara Brett Martin;
In Belgio ci provò senza riuscirci Marie Popelin nel 1888;
In Germania si laureò per prima in legge nel 1897 Anita Augspurg, anche lei senza poter però esercitare;
In Francia, Olga Petit e Jeanne Chauvin divennero avvocatesse entrambe nel 1900; e ancora numerose altre.

Si trattava quindi di un movimento piuttosto vasto, femminista, coniugato a quello per il suffragio universale, che riceveva anche un certo sostegno da parte dell’opinione pubblica, ma che avrebbe iniziato a raccogliere i suoi frutti solo nel corso della prima metà del Novecento.

Poët continuò di fatto a esercitare la professione nello studio del fratello, che sempre l’aveva appoggiata, senza ovviamente firmare gli atti;

Prese parte nel 1883 al primo Congresso penitenziario internazionale, divenendone delegata nel 1890 a Pietroburgo; continuò inoltre a battersi per la causa femminile e il voto.

Quando, poi, finalmente nel 1919 venne emanata la cosiddetta legge Sacchi (Norme circa la capacità giuridica della donna), grazie alla quale le donne venivano ammesse a esercitare tutte le professioni e a coprire (quasi) tutti gli impieghi pubblici, ultrasessantenne, Poët poté finalmente riscriversi all’albo assieme alla più giovane e altrettanto combattiva Teresa Labriola.

Nel 1946, infine, poté esercitare anche il diritto al voto, per il quale tanto si era battuta.
Morì, all’età di 94 anni, tre anni più tardi.


Ma nel 1957, Eutimio Ranelletti, presidente onorario della Cassazione,  nel suo libro  "La donna giudice, ovverosia la grazia contro la giustizia" scriveva ahimè ancora così:

«La donna è fatua, è leggera, è superficiale, emotiva, passionale, impulsiva, testardetta anzichenò, approssimativa sempre, negata quasi sempre alla logica e quindi inadatta a valutare obiettivamente, serenamente saggiamente, nella loro giusta portata, i delitti e i delinquenti»


mercoledì, novembre 12, 2025

LIBRO: "L'anima smarrita" di Olga Tokarczuk

 

"L'anima smarrita" è un capolavoro di Olga Tokarczuk (Nobel per la Letteratura 2018) che esplora la ricerca dell'identità e il significato dell'anima attraverso una narrazione poetica e illustrata.

In "L'anima smarrita", un uomo si sveglia in una stanza d'albergo e si rende conto di aver dimenticato il proprio nome. Man mano che il mondo attorno a lui perde consistenza e colore, si rivolge a una dottoressa che gli diagnostica di aver smarrito la sua anima. 
L'unico modo per ritrovarla è fermarsi e aspettare. 
Così, l'uomo si ritira in una casa isolata, dove inizia un'attesa che lo porterà a scoprire la sua vera essenza

Questo libro di Tokarczuk invita i lettori a riflettere sulla propria esistenza e sull'importanza di prendersi il tempo per ritrovare se stessi in un mondo frenetico. La storia, pur essendo semplice, è carica di significato e pone domande profonde sulla vita e sull'identità. 

"Se qualcuno fosse in grado di guardarci dall'alto, vedrebbe che il mondo è pieno di persone che corrono in fretta e furia. sudate e stanche morte nonché dello loro anime in ritardo, smarrite." 

Età di lettura: da 9 anni.

Il libro è illustrato da Joanna Concejo, le cui immagini arricchiscono la narrazione, trasformando l'esperienza in un viaggio profondo e introspettivo. Le illustrazioni accompagnano il lettore in un'atmosfera di nostalgia e riflessione, rendendo il libro non solo una lettura, ma un'esperienza visiva.