sabato, novembre 08, 2025

MOSTRA di Cover di LP: "la Musica si Immagina" fino al 10 Novembre alla biblioteca Tilane di Paderno Dugnano

 

Restare Umani: MOSTRA: "La Musica si Immagina" copertine dei dischi in vinile - dal 7 al 9 Novembre - Tilane

E' in corso in questi giorni nel foyer delle Tilane la Mostra di c LP Cover 
curata da Claudio Zanchi detto Slim, Gino Granata e Sandro Bovassi

da NON PERDERE !


Circa 30 LP Cover in esposizione, ognuna con la storia e la descrizione dei personaggi e dei luoghi rappresentati. 

Nei giorni scorsi Claudio è stato intervistato in  diretta da Radio Popolare e l'idea è di riproporre la mostra nei locali di Radio Popolare arricchita di altre cover !

La cover dei Garybaldi riportata sopra è di Guido Crepax: 

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Ma verrebbe voglia di fotografarle tutte... 





NON UNO DI MENO: iniziano Martedì 11 Novembre i corsi di recupero e di ri-motivazione per i ragazzi della scuola Gramsci di Paderno Dugnano


Anche a Paderno Dugnano, per la prima volta, partiranno Martedì 11 Novembre i corsi gratuiti per i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado della scuola Gramsci, organizzati dall'Associazione NON UNO DI MENO.

I corsi si prefiggono di motivare e recuperare i ragazzi che rischiano l'abbandono scolastico.

L'intento è di incuriosire i ragazzi alla cultura, ad affrontare le difficoltà, a non avere paura di sbagliare, a porsi degli obiettivi e a credere in se stessi.

Un piccolo aiuto che si spera sia utile a non lasciare indietro nessuno

LIBRO: " Guatemala, anno del Signore 1975" di Patrizia Gaslini di Paderno Dugnano

 

Scrivere è una cura per l’anima. Cura e scrittura sono le mie coordinate di viaggio. Curo perché sono pediatra, scrivo per aver cura della persona e del terapeuta che vorrei essere, capace di gentilezza, dialogo ed empatia.
Scrivo per vivere la magia della penna che scorre sul foglio come se avesse vita autonoma mentre silenzio e pace riempiono lo spazio dentro e intorno a me. 
Scrivo per lenire ferite e riuscire a perdonare chi le ha procurate. Ed è di perdono, gentilezza, dialogo, anche silenzio ma soprattutto pace, che abbiamo bisogno, più che mai in questo momento.
Trasmetto questo sfaccettato messaggio dalle pagine del romanzo che quest’anno porto al Salone del libro di Torino, il primo come self-publisher. 

Ed ecce narratio: “Guatemala, anno del Signore 1975”. 
Cuore del racconto una missione fra gli altopiani del Guatemala dove un prete e una vecchia sciamana gestiscono, senza mezzi, un ambulatorio per i più indigenti.
È qui che arriverà la “doctora” che col suo sogno umanitario cambierà il destino di tutti coloro che, buoni o cattivi, avranno modo di incontrarla: il figlio del generale, costretto alla vita militare dopo aver soffocato la sua vera passione; Il reietto con due occhi da diavolo che fischia come gli uccelli e uccide con la sua musica; il paladino dei poveri e degli Indio, che sposa la causa degli oppressi col nome de “la Mariposa”.
Amore, odio, amicizia, ed eventi imprevedibili e sorprendenti, che si legano per quell'energia che chiamiamo caso, li riporterà nell'angolo incantato della loro adolescenza: la missione, luogo di preghiera e di soccorso per i malati ma anche importante punto di riferimento per i ribelli, crocevia di informazioni e rifugio per i ricercati.
La Madonna del fiume, miniatura di una giovinetta intenta a bagnarsi i piedi nell'acqua, che si dice faccia miracoli, rubata al suo altare e poi restituita, unisce i protagonisti e in modo inspiegabile ne prende per mano i destini.
La situazione politica, i desaparecidos, gli scontri di piazza, animano le loro vicende; terremoti, eruzioni vulcaniche, templi Maya, paesaggi incantevoli e unici fanno da sfondo alla storia.

Mi auguro che la sua lettura aiuti a evadere, sognare, dimenticare, commuoversi, immedesimandosi nelle vicende dei protagonisti e in quelle difficili del loro paese, sorprendendosi di una natura tanto capace di meraviglie quanto e più di furia incontrastabile, godendosi l’incanto degli antichi templi Maya. 
Ho seminato umanità e amore in tutti i personaggi anche in quelli più biechi e cattivi, ho messo mano nella mano un prete e una sciamana, religione cattolica e culti della tradizione Indio; soprattutto ho patito la sofferenza inflitta a un popolo. 
E se è vero che “chi scrive è destinato ai Campi Elisi” (Duccio Demetrio), il mio impegno e la mia dedizione hanno già ricevuto il loro riconoscimento per l’altra vita, ma basterà anche un solo lettore per ottenerlo in questa.

venerdì, novembre 07, 2025

MOSTRA: "Heart of Gaza" mostra di disegni e parole dei bambini e bambine di GAZA - dal 10 al 30 Novembre 2025 - SENAGO

 

“HeART of Gaza” 

è una mostra itinerante di disegni e storie creati da bambini palestinesi che vivono a Gaza, progettata per mostrare la realtà della guerra vista attraverso i loro occhi. 

Progetto di Mohammed Timraz e Felie Butler

dal 10 al 30 Novembre 2025 
presso Villa Sioli di Senago (sede del Comune) Via S. Bernardo, 7

ORARI:
Martedì e Giovedì dalle 16.00 alle 18.00
Sabato  10.00 - 12.00 e 15.00 - 17.00

INOLTRE:  

Giovedì 20 Novembre 
in occasione della Giornata Internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, 
la mostra sarà aperta in orari serali, 20.30 -23.00 
e si terrà un incontro di approfondimento 
sulla situazione attuale a GAZA

giovedì, novembre 06, 2025

E le donne afgane?

  

In Afghanistan 21 milioni di donne e bambine vivono soffocate dal regime. 

Quattro anni fa gli Stati Uniti e i loro alleati hanno abbandonato le afgane, ritirando le truppe dal paese dopo gli accordi di Doha. 

Il patto “di pace” che doveva debellare Al Qaeda, ha riconsegnato ai taliban le stesse donne che gli occidentali avevano promesso di salvare quando avevano invaso il paese, vent’anni prima

Da allora la repressione è sempre più violenta. 

Uno dei momenti più vergognosi è arrivato nell’agosto 2024, quando le autorità di Kabul hanno promulgato la legge per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, un’interpretazione radicale della sharia. 

Tra le regole da seguire, c’è il divieto per le donne di parlare in pubblico o uscire in strada a volto scoperto. E all’interno delle mura domestiche non possono leggere né cantare. 

Ad agosto molte donne sono morte abbandonate sotto le macerie dopo il forte terremoto che ha scosso parte dell’Afghanistan. 
La loro assenza nelle immagini dei soccorsi è sconvolgente: erano lì, sotto i palazzi crollati, ma non sono state tratte in salvo perché gli uomini non potevano toccarle a meno che non fossero parenti. 
Quelle che sono riuscite a raggiungere un ospedale non hanno avuto una sorte migliore, perché non c’erano dottoresse. 
Il 30 settembre le autorità afgane hanno bloccato internet. 
La restrizione è durata solo 48 ore, ma non per tutti. 
I leader religiosi hanno ordinato agli uomini di sequestrare definitivamente i telefoni alle donne, che non potranno più seguire corsi online, informarsi, comunicare e chiedere aiuto. 
I taliban hanno chiuso l’ultima finestra delle afgane sul mondo. 

La comunità internazionale ha l’obbligo morale e umanitario d’intervenire.

mercoledì, novembre 05, 2025

LIBRO: "Era bello il mio ragazzo. Morti sul lavoro. Canzoniere del dolore e della rabbia" di Giuseppe Ciarallo presentazione a BOOKCITY il 12 Novembre 2025


ricevuto da Ottorino Pagani e volentieri pubblichiamo:

Presentazione del libro: BookCity - Politecnico di Milano - Aula Rogers - 12 Novembre, 14.30 

Mostra: 73 illustrazioni tratte dal libro “Era bello il mio ragazzo”

Politecnico di Milano - Campus Leonardo -Edificio Trifoglio 
Dal 10 al 21 novembre - Da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 18

Cantare, disegnare, scrivere - polimi

Le morti sul lavoro diventano sempre più argomento di denuncia e di riflessione, materia di conflitto sociale e di vertenza sindacale. Ne è un'ulteriore conferma il fatto che tale questione si ritrova sempre più spesso in quella che è una delle forme espressive di maggiore impatto popolare: la canzone. 

E così troviamo questa materia dolente in molti testi della musica leggera italiana, riportati in questo volume in cui Giuseppe Ciarallo compone una sorta di autobiografia della classe lavoratrice italiana uccisa, ferita, resa invalida, che inizia con Lu minaturi di Domenico Modugno (1954) e si conclude con L'uomo nel lampo di Paolo Jannacci e Stefano Massini (2024).

Ogni testo di questa raccolta rappresenta un pezzetto di una grande storia, quella dell'industria italiana, dei suoi lavoratori e delle sue lavoratrici. E della salute e della sicurezza. 
Il libro è il prodotto di un progetto che mette insieme i nomi di artisti e di gruppi musicali, ognuno con la propria impronta e il proprio stile; e che avvia un processo collettivo di memoria e di consapevolezza: gli incidenti sul lavoro e le malattie professionali non sono qualcosa di occasionale e di imprevedibile. 
Sono la tragica conseguenza di un sistema complessivo produttivo che funziona a spese dei suoi ingranaggi umani.


Recensione di Massimo Cecconi:

Fonti attendibili affermano che in Italia i morti di lavoro nel 2024 hanno sfiorato quota 1500, comprendendo anche la mortalità in itinere. Anno orribile dunque segnato da episodi più che tragici come quelli avvenuti a Casteldaccia, Suviana, Firenze e Calenzano.

Un dramma umano e civile su cui si è spesso soffermato anche il Presidente della Repubblica Mattarella richiamando il mondo del lavoro alla massima attenzione e responsabilità.

Che la problematica abbia una diffusione così tragica - qualcuno sostiene che più che tragedie sono stragi - segnala un malessere diffuso di precauzioni non applicate, di leggi aggirate o eluse, di mancata attenzione alla formazione del personale e all’adozione delle necessarie misure di protezione.

L’enormità del tema trova una singolare angolazione nella proposta di lettura che compie Giuseppe Ciarallo con il suo volume “Era bello il mio ragazzo. Morti sul lavoro. Canzoniere del dolore e della rabbia” dedicato all’argomento attraverso la costruzione di un’antologia musicale che approccia la mortalità sul lavoro attraverso un canzoniere sicuramente doloroso ma anche arrabbiato.

Nella prefazione al volume, Luigi Manconi e Chiara Tamburello ricordano un articolo di Giuliano Zincone pubblicato dal Corriere della Sera il 15 luglio 1973, cui ne seguiranno poi altri, su un fenomeno che finalmente diviene palese agli occhi dell’opinione pubblica.

Con il titolo “La pelle di chi lavora” Zincone pubblicherà successivamente anche un libro per evidenziare l’entità degli eventi che insanguinano il mondo del lavoro. In qualche modo cade così un tabù su cui negli anni precedenti molti avevano steso scandaloso velo.

In questo contesto, anche la musica cosiddetta leggera, ancorché impegnata, non resta insensibile alla drammaticità del problema.

Scrivono Manconi e Tamburello: "E così troviamo questa materia dolente in molti testi della musica leggera italiana, riportati in 'Era bello il mio ragazzo'. Giuseppe Ciarallo compone una sorta di autobiografia della classe lavoratrice italiana uccisa, ferita, resa invalida…”.

Da Lu minaturi (1954) di Domenico Modugno a L’uomo nel lampo (2024) di Paolo Jannacci e Stefano Massini, in un lasso di tempo di settant’anni Ciarallo compone un’antologia ragionata intorno a una tematica che ha ispirato numerosi musicisti.

Un lavoro “prezioso per la memoria e per il presente” che con la forza e l’efficacia della musica popolare amplifica concetti universali che ancora oggi non sono entrati nella sfera mentale, per dirla così, di chi il lavoro lo gestisce, lo manovra e spesso lo sfrutta.

(Marilena Nardi)

Nella prefazione al volume, Luigi Manconi e Chiara Tamburello ricordano un articolo di Giuliano Zincone pubblicato dal Corriere della Sera il 15 luglio 1973, cui ne seguiranno poi altri, su un fenomeno che finalmente diviene palese agli occhi dell’opinione pubblica.

Con il titolo “La pelle di chi lavora” Zincone pubblicherà successivamente anche un libro per evidenziare l’entità degli eventi che insanguinano il mondo del lavoro. In qualche modo cade così un tabù su cui negli anni precedenti molti avevano steso scandaloso velo.

(Vauro Senesi - Vauro)

Immagine che contiene schizzo, disegno, arte, illustrazione

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Dalle indagini più recenti, salta subito agli occhi un dato agghiacciante.
Nel mondo, ogni anno perdono la vita sul lavoro circa due milioni di persone.
In Italia muoiono al giorno mediamente tre lavoratrici/lavoratori, oltre ai decessi per le malattie causate dal lavoro.

L’antologia composta da Ciarallo utilizza un ritmo cronologico per evidenziare come il tema si sia sviluppato e ampliato quanto a casistica nel corso degli anni.

La prima testimonianza, come detto, è la canzone Lu minaturi di Domenico Modugno dove il messaggio è già molto palese:” Ma la muntagna è forti/e quarche giurnu amaru/ a casa cchiù nu torna”.

Il tema degli incidenti accaduti in miniera assume toni marcati subito dopo la strage di Marcinelle dell’8 agosto 1956, quando in una miniera belga perirono 262 minatori, tra cui 136 di origine italiana.

Il fatto scosse talmente l’opinione pubblica che anche il mondo della canzone volle contribuire a far conoscere quella tragedia.

Del 1956 stesso è dunque la canzone Marcinelle, di autore anonimo sull’aria di “Sul ponte di Perati”, cantata da Gualtiero Bertelli e La Compagnia delle Acque, la cui strofa: ”Morti di Marcinelle/ quella miniera/ non è più una tomba, ma una bandiera” sintetizza la commozione ma anche la rabbia per l’immane incidente.

Alla vicenda della miniera belga del Bois du Cazier, definita anche la “madre di tutte le stragi”, sono dedicate anche Lu treno di lu soli (1964) con testo del poeta Ignazio Buttitta e musica di Otello Profazio che ne è anche interprete e Mangia el carbon e tira l’ultimm fiaa (1966) di Ivan Della Mea, uno degli interpreti più appassionati e prolifici della canzone cosiddetta alternativa che è anche autore di Con la lettera del prete (1974) e Quand g’avevi sedes ann (1974) nelle quali ricorre il tema degli incidenti e delle morti sul lavoro.

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Se la strage di Marcinelle ha ispirato, secondo Ciarallo, almeno otto brani, il tema della miniera, espressivamente ed evocativamente molto potente, ricorre anche in altre canzoni come La zolfara (1959), composta da due autori impegnati come Michele L. Straniero e Fausto Amodei (“Per i morti di Reggio Emilia”), cantata da Ornella Vanoni, che rievoca un’ulteriore strage di minatori a Gessolungo, in Sicilia nel 1958, in cui risalta la strofa:”

Spara prima la mina, mezz’ora si guadagna/ me ne infischio se rischio che di sangue poi si bagna:/ tu prepara la bara, minatore di zolfara”, che contiene in sé tutta la valenza negativa del lavoro non protetto e non sicuro.

Per non dire di Una miniera (1969), cavallo di battaglia dei New Trolls che, forse involontariamente, risulta paradossalmente molto “politica”.

Ma anche le canzoni non dimenticano tutta l’ampia casistica degli incidenti mortali sul lavoro, da quelli legati all’immigrazione a quelli accaduti in fabbrica, non mancano neppure gli infortuni accorsi a ferrovieri e tramvieri, con una presenza significativa di rappresentazione di morti nei cantieri, per non parlare di inquinamento o avvelenamento dovuto agli ambienti malsani.

Nel 1969, su testo del partigiano anarchico Pietro Bianconi, Paolo Pietrangeli (“Contessa”) e Giovanna Marini (“I treni per Reggio Calabria”) musicano e interpretano Uguaglianza: “Ti ho visto lì per terra/ al sole del cantiere/ le braccia e gambe rotte dal dolore… Ti ho visto lì per terra/ poi ti ha coperto il viso/ la giacca di un padrone che ti ha ucciso./ Ti hanno nascosto subito/ eri per loro ormai da buttar via”.

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Francesco De Gregori, con il supporto alle musiche di Lucio Dalla, compone nel 1975 Pablo, in cui un lavoratore muore precipitando da una impalcatura in un cantiere stradale.

Con apparente frivolezza Enzo Jannacci rimarca la questione in Bobo Merenda (1968) e in Il bonzo (1975), testo di Dario Fo e Cochi Ponzoni, in cui l’accento viene posto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Del resto, sempre al genio assoluto di Jannacci si deve, in collaborazione con Beppe Viola per il testo, una canzone straordinaria come “Vincenzina e la fabbrica” (1974), dove si descrive magistralmente lo straniamento dovuto al lavoro massificato.

E sempre Jannacci è l’interprete di La costruzione (1977) di Chico Buarque de Hollanda, con testo italiano di Sergio Bardotti: “Ed inciampò nel cielo come ubriaco fradicio/ e fluttuò nell’aria come fosse un passero/ e cadde giù per terra come un pacco flaccido/ agonizzando in mezzo del passaggio pubblico/ è morto contromano disturbando il traffico”.

Dà il titolo al prezioso lavoro di Giuseppe Ciarallo una canzone “leggera” che Anna Identici ebbe il coraggio di portare addirittura al Festival di Sanremo nel 1972.

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Era bello il mio ragazzo costituì allora un pugno nello stomaco per tutti coloro che erano abituati a una musica votata all’amore e ai buoni sentimenti, aprendo una strada che poi venne intrapresa da altri autori che introdussero argomenti di valore civile e sociale.

Va da sé che la canzone della Identici venne immediatamente eliminata dalla gara mentre, però fuori concorso, Paolo Jannacci e Stefano Massini nel 2024 portarono sul palco sanremese la loro L’uomo nel lampo che ripose al centro dell’attenzione le morti sul lavoro.

Ci sarebbe ancora molto da citare e ricordare, come Gerardo nuvola ‘e povere (2012) di Enzo Avitabile e Francesco Guccini o per segnalare anche una sezione finale del libro dedicata a canzoni internazionali tra cui la straordinaria Deportee-Plane Wreck at Los Gatos (1948) di Woody Guthrie, uno dei padri della canzone di protesta.

Oltre alle canzoni citate, il volume ospita numerosi altri brani, complessivamente sono settantatré, dovuti ad autori molto noti e meno noti, tutti impegnati a far riflettere su una problematica che continua a insanguinare i nostri luoghi di lavoro.

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Qualche altro nome? Brunori sas, Alessio Lega, I Gufi, Gruppo Operaio ”E Zézi” di Pomigliano d’Arco, 99 Posse, Claudio Lolli, Caparezza, Modena City Ramblers, Roberto Roversi, Lucio Dalla e tanti altri ancora.

Certo “sono solo canzonette”, come ricordava Edoardo Bennato, ma contribuiscono a raccontare e a sottolineare la drammaticità di un problema che è ancora molto lontano dall’essere risolto.

Tutti i testi sono corredati da puntuali note e approfondimenti che li collocano nel contesto storico in cui sono stati concepiti e proposti al pubblico.

L’ottimo lavoro di Giuseppe Ciarallo, affermato scrittore di letteratura, musica e satira, oltre a ospitare i settantatré testi musicali, propone anche altrettante illustrazioni dovute a disegnatori tra cui Massimo Bucchi, Vauro, Sergio Staino, Giuliano e Danilo Maramotti. La copertina è di Lido Contemori.

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Tutti i disegni sono destinati a essere raccolti in una mostra itinerante che verrà esposta presso le Camere del Lavoro.

Il volume, realizzato dall’editore bolognese Pendragon, si avvale, come ricordato, della prefazione di Luigi Manconi e di Chiara Tamburello, e della postfazione di Massimo Vaggi, avvocato militante.

Importante infine la collaborazione di AFEFA Emilia Romagna (Associazione Familiari e Vittime Amianto) e COMMA 2-Lavoro e dignità (Associazione di giuristi che si occupano di solidarietà sociale a tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori).

Per dirla con Ciarallo: 

“Con la speranza che un giorno, il più vicino possibile, 

la mattanza quotidiana di lavoratori e lavoratrici possa avere fine…

buona lettura”.