lunedì, ottobre 28, 2024

NonUnoDiMeno presenta il Progetto “IMPARIAMO LA PACE” al Cardinale ZUPPI

 

L'Associazione NonUnoDiMeno guidata da Giansandro Barzaghi ha incontrato il Presidente della CEI, il Cardinale Matteo ZUPPI, nella mattinata di Venerdì 25 ottobre 2024 presso la sede dell'Arcivescovado di Bologna.

🔸La delegazione ha presentato al Cardinale il Progetto 𝐈𝐌𝐏𝐀𝐑𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐋𝐀 𝐏𝐀𝐂𝐄 già sottoscritto da prestigiose personalità e rivolto principalmente a scuole e università.

🔸L'incontro, durato oltre un'ora, si è concluso con l'auspicio importante che Scuole e Università diano poi vita ad UN'UNICA GRANDE RETE delle Scuole/Università per la PACE per contrastare il reclutamento ideologico alla GUERRA.

𝑸𝑼𝑰 il documento integrale con i firmatari:

 https://www.nonunodimeno.net/spip.php?article6778

LA SCUOLA DELLA COSTITUZIONE È LUOGO DI PACE E DI ACCOGLIENZA

Ci rivolgiamo alle Scuole e alle Università affinché siano protagoniste, nella loro Autonomia, nel dare vita a vere e proprie ACCADEMIE DELLA PACE (Accademie per distinguerle dalle Accademie militari) che pratichino una Cultura di Pace, onde evitare che le scuole stesse diventino luogo di reclutamento e di formazione dell’Esercito in un momento in cui la Guerra è ritornata prepotentemente nella storia dell’Umanità.

Quattro sono gli argomenti che intendiamo proporre per dare vita a questo Progetto:

*      1) Come costruire una Cultura di Pace in alternativa ad una Cultura di Guerra.

Una Cultura di Pace per essere credibile deve partire dal vissuto di ragazze/i per individuare l’origine dei conflitti sia personali che di gruppo, sia interculturali che di genere.

Bisogna, cioè, capire come si generano le dinamiche di sopraffazione e di violenza e come si possono affrontare con pratiche finalizzate alla gestione e al superamento del conflitto.

Per andare alla radice del problema andrebbe ribaltato prima di tutto il Paradigma dominante basato sul culto dell’individuo (vedere le nuove linee guida per l’Educazione Civica) sull’individualismo competitivo che porta alla prevaricazione e alla concorrenzialità meritocratica per sostituirlo con un nuovo Paradigma e con nuove pratiche educative che si rifanno ad una Pedagogia dialogica, all’Apprendimento Cooperativo, al lavoro di equipe, all’Imparare insieme in quanto “nessuno si educa da solo” (Paulo Freire nella Pedagogia degli oppressi).

*      2) Come affrontare la gestione dei conflitti personali/di gruppo, di genere e interculturali.

Questa impostazione, se gestita con cura, può far sì che i comportamenti appresi e condivisi si ispirino ad una cultura del dialogo, del rispetto reciproco, della relazione non violenta. Significa Educare alla Pratica della Mediazione capace di attivare percorsi e dinamiche che evitino lo scontro per proporre una diversa soluzione.

Per arrivare a questo non basta la buona volontà ma servono esemplificazioni, strumenti di conoscenza e di predisposizione psicologica, contributi teorico-pratici con pacchetti di ore adeguati. Ad esempio, proponiamo di utilizzare le ore di Educazione Civica, che non possono essere intese solo come Educazione ai doveri, ma soprattutto come Educazione ai diritti e ai valori fondamentali della nostra Costituzione.

In queste ore di E.C. pedagogisti o psicologi possono dimostrare attraverso, pratiche di gruppo – giochi di ruolo – arte della mediazione, che lo scontro o la violenza si possono evitare a partire da una precondizione che è il rispetto dell’altra/o e il riconoscimento delle diversità a partire da quella di genere.

Va da sé che i progetti che le scuole attiveranno nella loro autonomia saranno tanto più efficaci se si baseranno sulla partecipazione attiva degli studenti che dovranno essere i primi protagonisti di questi percorsi e non i fruitori passivi di nozioni calate dall’alto

*      3) Come costruire azioni concrete di Solidarietà e di Cooperazione con le zone di guerra.

La Solidarietà e la Cooperazione possono nascere se da una parte si sconfigge l’indifferenza dilagante e se dall’altra le ragazze/i vengono informati su quali sono le zone di guerra, quali le cause che hanno generato quel conflitto e quali sono le condizioni che stanno vivendo quelle popolazioni civili spesso vittime prime di massacri indiscriminati.

Solo così si possono stabilire relazioni con gli studenti di quei paesi per interscambi culturali.

Per questo le Scuole o le Università dovrebbero avvalersi del contributo di storici in grado di raffigurare che cosa ha significato la Guerra nella storia dell’umanità, dalle due guerre mondiali fino alle guerre attuali.

A questo punto si può pensare ad iniziative di Solidarietà e di Cooperazione come l’invio di aiuti umanitari ottenuti attraverso il raccoglimento di fondi da parte di tutte le componenti scolastiche, coinvolgendo le istituzioni sul territorio. E là dove le scuole in zone di guerra vengono addirittura bombardate e distrutte si può pensare a campagne per la costruzione di nuove scuole.

Le Scuole e le Università sono un fattore prezioso perché la cultura affratella, la conoscenza impedisce pregiudizi e l’istruzione abbatte barriere e muri apparentemente insormontabili.****

*      4) Come far sì che le Scuole e le Università siano un Presidio di Pace in sintonia con quanto affermato da Concetto Marchesi, uno dei Padri Costituenti, davanti all’Assemblea Costituente: “il Presidio della Nazione non è l’Esercito ma è la Scuola” ribaltando così il concetto di Nazione proprio di ogni Nazionalismo

Una Cultura di Pace deve partire dal presupposto che la Guerra non è INEVITABILE. Pertanto, occorre che sia chiaro nelle coscienze delle giovani generazioni (e non solo) che può e deve esistere un’ ALTRA VIA alternativa allo scontro e alla guerra.

Questa Alternativa è costituita da un insieme di meccanismi e di regole che si possono attivare per una “soluzione pacifica delle controversie internazionali” come recita il Diritto Internazionale, ahimè, oggi calpestato drammaticamente ogni giorno. Per aprire una fase nuova occorre riprendere quel Diritto Internazionale che è stato pensato da alcuni visionari dopo due guerre mondiali e milioni e milioni di morti proprio per disinnescare il ricorso alle guerre e per aprire percorsi di Pace verso l’espulsione della guerra dalla storia dell’umanità.

In questo senso le scuole potrebbero avvalersi del contributo di giuristi esperti di Diritto Internazionale.

Oggi assistiamo ad una continua escalation militare che non esclude il ricorso ad armi sempre più sofisticate o addirittura alla guerra nucleare. Pertanto, se pensiamo alla Scuola come ad un luogo di Pace e di accoglienza, vediamo con preoccupazione da una parte il ripresentarsi di ideologie nazionaliste e sovraniste irriducibili e dall’altra l’ingresso dell’esercito nelle Scuole o anche Progetti di collaborazione tra Università e industrie produttrici di armi.

Temiamo che questi interventi delle Forze Armate aumenteranno con l’aumentare delle guerre.

Ora la semplice denuncia è doverosa ma non sufficiente. Il Progetto delle Accademie della Pace dovrebbe andare alla radice del problema e affrontare ciò che sostiene il Presidente Mattarella e cioè che “L’EDUCAZIONE ALLA PACE NON E’ BUONISMO MA REALISMO”

Ricordiamo anche ciò che affermava la grande pedagogista Maria Montessori che affermava che “occorre organizzare la Pace preparandola scientificamente attraverso l’Educazione”

*      Per questo proponiamo la costruzione di una vera e propria

RETE DELLE ACCADEMIE DELLA PACE PER CONTRASTARE LA CULTURA DI GUERRA E AVVIARE PERCORSI DI PACE

#pace #scuoladellapace #universitàdellapace  

I FIRMATARI:
- NONUNODIMENO APS Milano
- Paola Molesini Dirigente scolastica Istituto Cardano – Mi
- Giovanna Mezzatesta Dirigente scolastica Liceo Bottoni – Mi
- Emanuela Germanò Dirigente scolastica Istituto Galvani – Mi
- Anna Ferri Dirigente scolastica Istituti Puecher/Rinnovata – Mi
- Francesco Reale Presidente Consiglio di Istituto Cartesio - Cinisello B. (Mi)
- Edoardo Gussoni Studente Istituto Cardano - Mi
- Carlo Albeto Romano Prof./Direttore Centro di Ricerca University for Peace – Bs
- Vittorio Morfino Prof. Ordinario Scienze Umane - Univ. Bicocca – Mi
- Alberto Castelli Prof. Ordinario Scienze Umane - Univ. Insubria - Va-Co - Delegato Rete
   Univ. Per la Pace
- Stefano Bonometti Prof . Associato Scienze Umane - Univ. Insubria - Va-Co
- Roberto Escobar Già Prof. Ordinario Filosofia Politica - Univ. Statale – Mi – Critico cinematografico
- Enrico Finzi Vice Presidente Casa della Cultura – Mi
- Beppe Bagni Già Presidente Nazionale CIDI
- Irina Casali Regista-Direttrice Artistica Teatro Fabbrica delle Esperienza
- Gianna Fracassi Segretaria Nazionale Flc/Cgil
- Gianfranco Pagliarulo Presidente Nazionale A.N.P.I
- Marco Tarquinio Già Direttore "Avvenire" - Parlamentare Europeo
- Primo Minelli Presidente dell'A.N.P.I. Provinciale – Milano
- Mimmo Lucano Sindaco di Riace - Parlamentare Europeo
- Daniela Gasparini Già Sindaca di Cinisello B. (Mi) - Deputata XVII° legislatura
- Sergio Maestroni Già Sindaco di Pregnana M.se (Mi)
- Onorio Rosati Consigliere Regionale –Lombardia
- Paolo Romano Consigliere Regionale - Lombardia
- Tommaso Gorini Consigliere Comunale - Mi
- Luca Stanzione Segretario Generale CDLT – Mi
- Basilio Rizzo Storico Consigliere Comunale – Mi
- Mediterranea Saving Humans – Nazionale
- Corrado Mandreoli Vice-Presidente ResQ - Onlus
- Associazione Costituzione Beni Comuni
- Enrico Panini Già segreteria nazionale CGIL
- Francesco Sinopoli Presidente Fondazione Di Vittorio CGIL
- Don Giovanni Salatino Prete Diocesi – Milano
- Don Massimo Mapelli Caritas Ambrosiana
- Giulia Pelucchi Presidente Municipio 8 – MI
- Anita Pirovano Presidente Municipio 9 – MI
- Jessica Merli Segretaria Generale Flc/Cgil – Mi
- Laura De Caroli Finzi Consuleur professional
- Roberto Lovattini MCE - Coordinatore Europe for Peace – Pc
- Silvia Colombati Docente Referente Progetto Impariamo la Pace - Istituto Cardano – Mi
- Direttivo di ALFABETI Scuola per stranieri – Mi
- Scuola Popolare Don Milani Milano
- Agorà -Scuola Italiano L2 Quarto Oggiaro – Mi
- Giorgio Pagnoni Presidente Gruppo prevenzione e Dipendenza – Mi
- Mariella Muschiato Socia Fondatrice Ass. Qdonna – Lissone (Mb)
- Laura Muschiato Socia Fondatrice Ass. Qdonna – Lissone (Mb)
- Sezione A.N.P.I Codè-Montagnani-Marelli Municipio 8 – Mi
- Sezione A.N.P.I Poletti e Caduti di Trenno Municipio 8 – Mi
- Sezione A.N.P.I Carla Del Rosso Quarto Oggiaro – Mi
- Sezione A.N.P.I. G. Grassi Bresso – Mi

domenica, ottobre 27, 2024

Vita e opera di Josè Gregorio Hemàndez: Il medico del popolo venezuelano

 


Pensioni: un commento sulla distribuzione degli importi

 

Quasi 4,8 milioni tra pensionati e pensionate vivono con meno di mille euro al mese. Questa l’istantanea scattata dall'Osservatorio INPS sulle prestazioni pensionistiche e i beneficiari nel 2023.

L’indagine evidenzia come nella soglia sotto i mille euro al mese rientrino 1,7 milioni di anziani con assegni inferiori a 500 euro (di cui 1 milione donne) che li porta sotto la soglia di povertà

Nel 2023 l’Italia ha speso per le pensioni 347 miliardi di euro, con un aumento del 7,7% rispetto al 2022. 

Anche nelle pensioni una forte differenza tra uomini e donne

I dati confermano il divario tra uomini e donne. Se l'importo medio annuo dei redditi percepiti in Italia è di 21.382 euro nel 2023, l'assegno medio da pensione incassato dagli uomini è superiore a quello delle donne del 35% con 24.671 euro contro 18.291.

Nel 2023 le donne con pensioni inferiori a 1.000 euro al mese sono oltre tre milioni, oltre una pensionata su tre, e tra queste quasi un milione può contare su prestazioni da pensione per meno di 500 euro al mese.

Si spende più per i pensionati ricchi

Il Rapporto prende in considerazione le singole prestazioni e non altri eventuali redditi dei pensionati.

Emerge così un quadro preoccupante per la previdenza italiana che riflette un aumento delle disuguaglianze.

I pensionati che incassano oltre 2mila euro al mese sono il 38,4% del totale e assorbono il 60% della spesa. 

Per gli assegni pensionistici superiori a 5mila euro lordi al mese, percepiti da poco più di 300mila persone, si spende più che per i 4,8 milioni di pensionati con i redditi più bassi, circa 34,4 miliardi a fronte di 33,5. 

Ovviamente un assegno pensionistico maggiore corrisponde generalmente ad un maggiore versamento di contributi, ed è giusto così, ma qui si vuole sottolineare che si iniziano a vedere gli effetti dei lavori precari o in nero e di stipendi che negli ultimi decenni sono aumentati pochissimo, impattando quindi anche sul calcolo dell’assegno pensionistico. Fenomeno che nei prossimi anni si presuppone vada purtroppo ad incrementarsi.

Sconcertante è che 3 milioni di donne percepiscano meno di 1000 euro al mese, di cui 1 milione meno di 500 euro! Dopo una vita a lavorare in e per la famiglia!


sabato, ottobre 26, 2024

Università telematiche, tutte private: aumentano del 480% in 10 anni, con 3 Milioni di € di finanziamenti pubblici

 

Da 52 mila a 251 mila iscritti in dieci anni. Le università telematiche sono letteralmente esplose, mentre gli 86 atenei tradizionali tra il 2013 e il 2023 sono cresciuti di sole 17 mila unità

Come si spiega questo exploit che ormai rappresenta il 13,1% della popolazione universitaria italiana? 

Le università telematiche in Italia, Ue e Usa

Le università online nascono nel 2003, quando il governo Berlusconi II, con un decreto consente di svolgere in presenza solo gli esami di profitto e la discussione della tesi. In meno di tre anni fioriscono ben 11 atenei, e vengono tutti abilitati a rilasciare titoli equivalenti a quelli delle università tradizionali.

Nel 2006 il governo Prodi II mette un freno, e con un altro decreto legge (art.2 c.148 DL n. 262) blocca la nascita di nuovi istituti online.

Dal 2019, su parere favorevole del Consiglio di Stato, queste università possono acquisire la forma di società di capitale, diventando così delle vere e proprie imprese. Il modello è importato dagli Stati Uniti dove, secondo il National Centre for Education Statistics3.894 college offrono programmi completamente a distanza.

La differenza rispetto all’Italia sta nel fatto che negli USA la laurea non ha nessun valore legale: a contare non è il titolo in sé, ma «quale» università ti ha conferito quel titolo. 

Nella Ue l’Italia è il Paese che ha il numero più alto di atenei online e tutti privatiSi avvicina solo la Spagna con 6 università e oltre 300 mila studenti, perché serve una enorme utenza sudamericana.

In Germania la didattica online è invece dominata dalla Fernuniversität di Hagen, istituto pubblico con oltre 70 mila studenti. Secondo il portale Statista il giro d’affari nella Ue quest’anno raggiungerà 3,8 miliardi di euro, di cui 850 milioni solo nel nostro Paese.

Vediamo allora come funzionano questi 11 atenei, come preparano, chi li valuta (visto che il titolo vale tanto quanto quello di una università in presenza) e chi sono i proprietari. 

Rette, laureati e iscrizioni

Escluse le facoltà che prevedono attività obbligatoria in presenza come medicina, veterinaria e scienze della formazione primaria, con le telematiche ci si può laureare in tutte le discipline. Pensate per aiutare chi lavora a conseguire un titolo, in realtà oggi quasi uno studente su quattro è under 23.

Ma perché attraggono tanti giovani? I motivi principali sono due:

1)    Le rette vanno dai 1.200 ai 5.900 euro all'anno: non ci sono test di ingresso e gli appelli sono numerosi e flessibili. Quindi più accessibile e più economica per chi vive lontano dalle città con sedi universitarie.

2)   Alle telematiche è più facile laurearsi velocemente. Il 44,8% ottiene la laurea breve in tre anni, contro il 37,8% dei laureati negli atenei tradizionali (Rapporto ANVUR 2023 pag.56).
Nel 2022 le università telematiche hanno organizzato 149 corsi di laurea: la maggior parte in discipline economico-giuridiche e sociali, e artistico-letterarie. Riscuote particolare successo «scienze motorie», con oltre 28 mila studenti, cioè il 44% degli iscritti a questa facoltà in Italia. Al San Raffaele di Roma va forte la laurea magistrale in «nutrizione umana»: attira il 42% delle iscrizioni.


La qualità degli atenei

Nell’ultimo rapporto dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) sulla qualità delle università su una scala che va da A (Molto positivo) a E (Insoddisfacente), solo la Uninettuno ottiene un risultato positivootto si fermano alla sufficienza mentre due, Leonardo da Vinci Italian University Line, strappano un accreditamento temporaneo «vincolato alla risoluzione delle criticità riscontrate» (la Italian University Line è dal 2018 che viene rimandata).

Intanto questi atenei, pur essendo aziende private si spartiscono ogni anno in media 2 milioni di euro di contributi pubblici (Rapporto ANVUR 2023 pag.91).

Dal 2021, lo Stato paga il 50% dei costi ai dipendenti pubblici che si iscrivono all’università.

Per volontà del ministro della pubblica amministrazione Paolo Zangrilloquesto incentivo è stato esteso a partire dal 2023 anche alle 3 telematiche di «Multiversity», a «Unitelma Sapienza» e alla «Gugliemo Marconi». 

Molti studenti, pochi professori 

Tre anni fa il Ministero dell’Università ha emanato il decreto 1154/2021 che impone entro novembre del 2024 nuovi standard qualitativi, e obbliga gli istituti digitali ad adeguare il numero dei propri docenti a quello delle università tradizionali.

Secondo lo studio «Il piano inclinato» della CGIL, a settembre 2023 nelle telematiche il rapporto tra professori e studenti era di uno a 342, contro 1 a 25 negli atenei statali. 


A gennaio il deputato leghista Edoardo Ziello ha presentato un emendamento nel Milleproroghe (qui, il 6.55) con il quale chiedeva di far slittare di un anno l’adeguamento.

C’è stata la levata di scudi e l’emendamento è stato ritirato, ma pochi mesi dopo, in difesa degli interessi delle telematiche, è stato costituito un intergruppo parlamentare formato da una ventina di deputati del centrodestra, presieduto dallo stesso Ziello. 

Al Ministero dell’Università da circa 3 mesi è in discussione un decreto che blocca di fatto l’adeguamento previsto dall’ex ministra Messa e in cui con ogni probabilità si concederà alle telematiche non solo di avere molti più studenti delle tradizionali a parità di numero di docenti, ma anche di poter avere ancora alcuni anni per assumere i docenti necessari ad abbassare gli attuali parametri.

Insomma, c’è un occhio di riguardo crescente per questi atenei.

Chi c’è nei Consigli di amministrazione. 

Multiversity Spa, di proprietà del fondo britannico CVC Capital Partners con sede legale in Lussemburgo, ingloba Pegaso, la San Raffaele (fondata dal re delle cliniche Antonio Angelucci e poi venduta) e Mercatorum. Il presidente è l’ex presidente della Camera Luciano Violante. Nel comitato consultivo troviamo l’ex viceministra degli Esteri Marta Dassù, l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni de Gennaro, l’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, e l’ex procuratore generale della Corte di Cassazione Giovanni Salvi.

Pegaso è tra gli atenei che per tutto l’anno accademico 2023-24 hanno effettuato esami online, non previsti dalla legge e in violazione delle linee guida del Mur.

La e-Campus ha la sede centrale a Novedrate (CO) ed è stata lanciata dall’imprenditore Francesco Polidori, già fondatore del gruppo Cepu.

Polidori ha recentemente patteggiato 3 anni per bancarotta fraudolenta.

Nel 2023 l’imprenditore ha finanziato la Lega di Salvini: 10 mila euro a titolo personale, 30 mila euro attraverso l’Università e-Campus dove fino al 2022 il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara era inquadrato come «presidente dell’Osservatorio inter-ateneo per la ricerca».

La Niccolò Cusano ha sede a Roma ed è stata fondata da Stefano Bandecchi, oggi sindaco di Terni. Bandecchi tramite l’università telematica e un’altra sua srl, «Società delle scienze umane», in passato ha finanziato con 385 mila euro Forza Italia, Impegno Civico e Alternativa popolare (partito di cui è Coordinatore nazionale e con cui si è candidato alle ultime elezioni europee).

La Unicusano è finita sotto inchiesta per evasione fiscale e ha subito due sequestri preventivi tra il 2023 e il 2024 per un ammontare di 22,8 milioni di euro.

Il fondatore e i suoi soci sono accusati di aver usato i proventi delle rette universitarie per svolgere attività commerciali e per coprire spese personali, tra cui l’acquisto di una Ferrari e una Rolls Royce Phantom.

L’Unicusano conta tra i suoi laureati illustri il ministro Francesco Lollobrigida e l’ex europarlamentare della Lega Angelo Ciocca (famoso per aver sventolato il cappio davanti alla presidente della Bce Lagarde).

Concorrenza sleale 

È evidente che le università online riescono a intercettare studenti che non hanno altre scelte, e pertanto sarebbe necessaria la presenza di un ateneo pubblico per soddisfare questo bisogno, ma al momento la gigantesca offerta è solo quella appena descritta.

Lasciamo le considerazioni a Francesco Billari che, in qualità di rettore dell’Università Bocconi, di formazione se ne intende:

«Finché aiutano chi lavora a migliorare la propria preparazione possono offrire un supporto, ma non devono essere la scorciatoia per affrontare la grave crisi che investe la qualità della formazione. Se isoli i ragazzi nelle loro camerette senza la possibilità di frequentare professori e coetanei, non produci quel percorso di crescita che è alla base della comunità universitaria. Per migliorare davvero la qualità degli atenei si cominci ad abolire il valore legale del titolo di studio così tutte le università, tradizionali e telematiche, saranno spinte a migliorare e competere tra loro». 

Già, il titolo legale: in un concorso pubblico il titolo conseguito per esempio in scienze politiche all’Università di Bologna vale tanto quanto quello conseguito alla Guglielmo Marconi; quello in Economia e Management conseguito alla Italian University Line vale tanto quanto quello ottenuto frequentando in presenza alla Bocconi o alla Luiss.

Riassumendo:

1) risparmiando su stipendi e numero di docenti, gli atenei online fanno concorrenza sleale agli atenei tradizionali, contribuendo all’abbassamento generale della qualità dell’insegnamento;  

2) il rapporto opaco con la politica mina credibilità e trasparenza.

 

Dal Corriere della Sera del 24 Ottobre 2024: Università telematiche:chi sono i politici dietro le lauree facili | Milena Gabanelli | Corriere.it


venerdì, ottobre 25, 2024

BORSE di STUDIO dal Comune di Paderno Dugnano


 Il Comune di Paderno Dugnano mette a disposizione delle borse di studio per sostenere il percorso didattico e formativo di studenti che si sono particolarmente distinti negli studi.

Sono previsti due ordini di borse di studio:

1.       Borse di studio per studenti delle scuole secondarie di Primo e di Secondo Grado:

  • 20 borse di studio del valore di € 250,00 per gli studenti della scuola secondaria di primo grado
  • 15 Borse di studio del valore di € 500,00 per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado (comprese le classi quinte)

Requisiti

  • residenza nel Comune di Paderno Dugnano
  • essere iscritti e frequentanti nell’anno scolastico 2024/2025:

– per le Borse di studio scuola secondaria di PRIMO grado (ex scuola media): classi II e III e I anno scuole secondarie di secondo grado

– per le Borse di studio scuola secondaria di SECONDO grado (ex scuola superiore): classi II, III, IV e V e primo anno di un qualsiasi percorso Universitario o percorso ITS o IFTS (potranno presentare domanda anche gli studenti che nell’anno scolastico 2023/2024 hanno sostenuto l’esame di maturità e che nell’anno scolastico in corso 2024/2025 non risultano iscritti a nessun percorso universitario o percorsi ITS o IFTS)

  • aver frequentato nell’anno scolastico 2023/2024 una qualsiasi classe dei percorsi di scuola secondaria di primo e secondo grado
  • aver conseguito una media scolastica pari o superiore a 8.00 o aver conseguito una valutazione pari o superiore a 80 all’esame di maturità nell’anno scolastico 2023/2024
  • non aver conseguito altri premi, borse di studio o agevolazioni per merito o reddito da Enti privati/pubblici per i risultati conseguiti nell’anno scolastico 2023/2024
  • Essere in possesso di un indicatore ISEE Ordinario o corrente con scadenza al 31/12/2024 che sarà ritenuto valido anche per chi  presenterà la domanda dal 1° gennaio al 21 febbraio 2025

2.       Borse di studio per studenti del primo e secondo anno di un percorso Universitario:

  • 6 borse di studio del valore di € 700,00 l’una per studenti dei primi due anni del percorso universitario.

Requisiti

  • residenza nel Comune di Paderno Dugnano
  • essere iscritti frequentanti nell’anno accademico in corso 2024/2025 il II o III anno di un qualsiasi percorso universitario e non risultare fuori corso
  • aver frequentato nell’anno accademico 2023/2024 il I o II anno di un qualsiasi percorso universitario
  • aver conseguito l’80% dei crediti previsti per l’anno di corso frequentato
  • aver conseguito media ponderata di voto pari o superiore a 24,00 nell’anno accademico 2023/2024
  • non aver conseguito altri premi, borse di studio o agevolazioni per merito o reddito da Enti privati/pubblici per i risultati conseguiti nell’anno scolastico 2023/2024
  • essere in possesso di un indicatore ISEE UNIVERSITÁ con scadenza al 31/12/2024 che sarà ritenuto valido anche per chi presenterà la domanda dal 1° gennaio al 21 febbraio 2025
Per maggiori dettagli consultare: +Scuola Merito – Città di Paderno Dugnano (paderno-dugnano.mi.it)

giovedì, ottobre 24, 2024

LIBRO: Destinazione Speranza di Vito Mancuso

 

In un presente dominato da terribili conflitti, disastri ambientali e inquietudini diffuse, guardare al futuro con ottimismo sembra un’impresa sempre più ardua: ripiegandosi su sé stesso, l’uomo sta a poco a poco perdendo la speranza in un domani migliore.

Viene dunque da chiedersi: «Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa mi è lecito sperare?».

Cercando di rispondere a queste tre fondamentali domande, formulate per la prima volta dal filosofo Immanuel Kant, Vito Mancuso ci guida alla ricerca del significato più profondo e autentico della nostra vita.

Togliendo alla ragione ogni pretesa di possedere un sapere su Dio e sull’avvenire, Destinazione speranza rifonda il senso della nostra esistenza su un presupposto inedito e dirompente: la libertà di obbedire.

Se saremo in grado di essere noi stessi in relazione con gli altri, di resistere all’egoismo favorendo la solidarietà, di ridare valore alla dimensione morale al fine di agire con responsabilità, allora non tutto sarà perduto: solo così, infatti, potremo definirci donne e uomini davvero liberi e guardare con speranza, ragionevole e fondata, al futuro che ci attende.