mercoledì, aprile 30, 2025

Parole O_Stili: Parole per parlare di obesità in modo inclusivo - 04_DIET CULTURE


La "diet culture" è un insieme di regole e credenze riguardo a comportamenti e stili di vita ritenuti salutari, ma che in realtà esaltano soltanto la magrezza come ideale di bellezza e promuovono l'idea che il valore di una persona sia strettamente legato al suo peso. 
Uno degli aspetti più insidiosi della diet culture è la sua capacità di influenzare profondamente la percezione di sé e degli altri. 
Le persone vengono spesso giudicate in base al loro aspetto fisico, e chi non rientra nei canoni di magrezza viene stigmatizzato o considerato meno attraente e meno disciplinato. 
Questo può portare a una serie di problemi psicologici, tra cui bassa autostima e ansia. 
Inoltre, la diet culture tende a semplificare eccessivamente la complessità della salute, riducendola a una questione di peso corporeo, ignorando altri fattori importanti. 
La diet culture, inoltre, contribuisce a perpetuare disuguaglianze sociali, poiché le persone che non rientrano nei canoni estetici dominanti possono subire discriminazioni in vari ambiti, come il lavoro o le relazioni personali.

martedì, aprile 29, 2025

LA CONCLUSIONE DELLA VICENDA RE3


Nella recente fase finale della lunga maratona del PGT che, durante il Consiglio Comunale del 9 e 10 Aprile 2025, ha affrontato le controdeduzioni alle Osservazioni presentate, ha trovato spazio solo qualche riferimento frettoloso al “caso della Variante RE3”. Non entriamo nuovamente nei dettagli dei numerosi aspetti che la materia comporta, ma non possiamo accettare, senza commentare, la sintesi fatta nel corso della prima serata, da un esponente della minoranza quando ha affermato che il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso RE3 e ha dato ragione all’Amministrazione di centro destra, giudicando corretto il procedimento attuato.

In realtà, occorre dire, in modo molto sintetico e chiaro, che non era in discussione il “giro di carte”, ma il racconto che della RE3 è stato fatto al T.A.R e in Consiglio di Stato. Per esempio, quando si è parlato di interesse pubblico e di area incolta e abbandonata.

Partiamo dal concetto tanto sbandierato di “indice di perequazione” uguale per tutto il territorio. In realtà l’art. 11 della legge Regionale n° 12/2005 afferma che “la perequazione può essere differenziata per parti di territorio comunale in relazione alle diverse tipologie di interventi previsti”.

Tradotto: se nell’area vicino alla Chiesa di Santa Maria Nascente era previsto di fare il Parco del Seveso (l’interesse pubblico), allora era consentito non aumentare e generalizzare l’indice di perequazione. Peraltro, se si fosse mantenuto l’indice invariato, si sarebbe potuto realizzare ugualmente il Parco del Seveso (sia pure con una superficie un po’ più ridotta) e si sarebbe contemporaneamente salvaguardata e mantenuta la preziosa area verde adiacente al Parco di Via Gorizia, che si è invece preferito definire “area incolta e abbandonata”.

Va ricordato che quest’area per “servizi” è frutto di compensazioni ambientali richieste per l’edificazione di abitazioni nel comparto PEEP5 (Piani Edilizia Economica Popolare nell’ambito di Via Gen. Dalla Chiesa) con il Piano di Zona “ex legge 167”, gestito negli anni ’80 dal CIMEP (Consorzio Intercomunale Milanese per l’Edilizia Popolare).

Quindi NON area incolta e abbandonata, ma un’area a “verde pubblico” della Rete ecologica comunale (VPE), non soggetta a trasformazione urbanistica e successivamente entrata nel Patrimonio indisponibile del Comune, con vincolo di destinazione d’uso trasferito tramite atto notarile dal CIMEP (in liquidazione) al Comune.

Ora invece, la costruzione di 3 nuove palazzine nell’area RE3, genererà nuovo suolo impermeabilizzato, aumento di traffico, come se non bastasse già l’attuale inquinamento locale, a cui si somma quello prodotto dalla vicina autostrada (ex Rho Monza) e dalla ulteriore edificazione residenziale prevista nell’area dismessa “ex_Scaltrini (RE11)”.

Al termine della seconda serata dedicata alle controdeduzioni, si è accennato ad una convenzione Comune/Proprietà che avrebbe impedito all’attuale Amministrazione di poter intervenire per cambiare le cose. Eppure, nella Delibera n°30 del 30/03/2023 si è affermato “ … Bisogna poi ricordare che la convenzione in essere dovrebbe essere modificata per l’avvenuta cessione, nel frattempo, da parte delle proprietà private di una porzione delle aree ad Aipo …” (Agenzia Interregionale per il fiume PO). Una situazione che avrebbe forse dovuto far sospendere la variante RE3 in “corso d’opera” per una nuova valutazione.

Un errore? Un’opzione non esplorata o priva di fondamento?

Inoltre, ci risulta che in questi ultimi anni, l’Amministrazione politica abbia provato ad esplorare altre strade: anche qui riprendiamo un altro passaggio della suddetta Delibera, che invita “…ad intraprendere tutte le vie, in primo luogo quella di favorire una soluzione, anche mediante l’individuazione di altre aree, in via concordata con tutti gli operatori privati, avendone l’Amministrazione individuate alcune molto interessanti e soprattutto per la parte preponderante dei volumi in aree di proprietà dell’Ente e inserite in comparto già urbanizzato; ciò potrebbe rivelarsi anche dal punto di vista degli operatori comunque di interesse, dovendosi aggiungere l’interesse dell’Ente ad una migliore scelta di investimento nelle urbanizzazioni”.

L’iniziativa non risulta aver avuto successo, i motivi non si conoscono e le proposte da noi fatte non sono state tenute in considerazione. Perché? L’interesse dell’Ente che fine ha fatto? Anche le Osservazioni presentate da Legambiente e Restare Umani potevano essere un’occasione per attivarsi.

In conclusione, nonostante il grande impegno profuso, la battaglia sull’ RE3 è stata persa.
Sorge a questo punto una domanda, che è anche una riflessione.
La battaglia l’hanno persa le Associazioni che si sono attivate o l’ha persa la Città di Paderno Dugnano?

E chi ci ha guadagnato? Non certamente l’interesse pubblico.

Riportiamo alcune immagini di chiarimento, a futura memoria.

Circolo Grugnotorto Legambiente Aps
Restare Umani



LIBRO: Più uno. La politica dell’uguaglianza

 

di Ernesto Maria Ruffini. Avvocato, direttore dell’Agenzia delle Entrate sino al 31 Dicembre 2024. 

In un’epoca caratterizzata da incertezza e crisi sociale, è sempre più necessaria una politica che torni a essere collettiva e partecipativa.

Attraverso un resoconto tra storia, aneddoti personali e riflessioni da uomo delle istituzioni, Ernesto Maria Ruffini ci invita a riscoprire il valore della democrazia come strumento di crescita comune.

La politica va vissuta non come terreno di divisioni ma come spazio per il dialogo, per la collaborazione tra individui che possano fare la differenza.

Solo così la “lentezza” e la complessità della macchina democratica possono contrapporsi ai rischi del populismo e dell’individualismo.

Più uno è un invito all’azione, un richiamo all’importanza di fare il primo passo verso un impegno sociale condiviso.

Solo rimettendosi al centro del discorso pubblico il cittadino può tornare protagonista della politica.

“Perché l’unico modo di andare avanti è farlo insieme, in prima persona plurale. Ogni giorno, più uno!”


lunedì, aprile 28, 2025

CAI - STORIE di VIAGGI: la salita al Peak LENIN (7134 m)

 

il 𝟐𝟗 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐥𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟓 alle 𝐨𝐫𝐞 𝟐𝟏.𝟎𝟎 presso il CAI di Paderno Dugnano (via Delle ROSE, 19 - CAI Paderno Dugnano News) sarà presentata da Marco Moraglio la storia di un viaggio speciale, la salita al Peak Lenin (7134 metri) in K𝐈R𝐆H𝐈K𝐈S𝐓A𝐍.
Marco Moraglio, è guida escursionistica, ricercatore e laureato in Storia, ma soprattutto, uno sportivo a 360°. Durante la serata potrete ascoltare di persona l'esperienza del capo spedizione, un fenomenale viaggio!

Nuova mostra RISSO: “dalla CINA arte e propaganda” a Paderno Dugnano - ingresso libero

I 79 manifesti di questa nuova proposta espositiva della Raccolta RISSO provengono da una realtà per noi lontana: la Cina al tempo degli anni 60 e 70 della rivoluzione culturale, a noi poco familiare per quanto riguarda il canone comunicativo e la sensibilità artistica.

Ma sono proprio queste dimensioni spaziali, temporali e culturali a suscitare curiosità, interesse, anche sorpresa per la carrellata di manifesti raggruppati secondo un semplicissimo criterio: da una parte gli episodi per la costruzione di un nuovo stato dal punto di vista politico, ideologico, organizzativo e tecnico, dall'altra la quotidianità delle attività produttive, delle relazioni sociali e con la natura.

DA VEDERE!

La mostra sarà inaugurata il l'8 Maggio Febbraio alle 18.00 
e resterà aperta al pubblico dal 9 al 15 Maggio 2025, dalle 10.00 alle 12.00, 
presso lo studio RISSO, sito in Via G. Rotondi, 44 / Via 25 Aprile, 19 (interrato) Paderno Dugnano

La crisi climatica è colpa dell’Occidente? Telmo Pievani intervista Amitav Ghosh, scrittore Indiano

Ascolta il podcast di LUCY: La crisi climatica è colpa dell'Occidente? Amitav Ghosh incontra Telmo Pievani - Lucy

Scienza, religione, popoli indigeni: chi salverà il pianeta dalla catastrofe? A partire dal suo ultimo libro, "Fumo e ceneri" (Einaudi, 2025, traduzione di Norman Gobetti e Anna Nadotti), abbiamo esplorato con Amitav Ghosh la poli-crisi globale, per ripensare il nostro rapporto con la Terra oltre il paradigma del progresso.
 

domenica, aprile 27, 2025

PARCO BORGHETTO: ottenuta la targa di LUOGO del CUORE, ed ora si apre la possibilità di presentare un PROGETTO di RIQUALIFICAZIONE


Avendo raccolto più di 2500 voti/firme, da Giugno a Settembre 2025 si potrà presentare, con il coordinamento dell'Amministrazione Comunale di Paderno Dugnano, un PROGETTO per ristrutturare il PARCO BORGHETTO.

Il FAI selezionerà alcuni tra i progetti presentati a cui dedicare dei fondi economici per la loro realizzazione. I fondi FAI non saranno molti, ma un aiuto certamente!
Ne serviranno altri...
La proposta di Restare Umani, che sembra avere riscosso successo anche tra chi ha firmato per l'iniziativa, è quella di realizzare un Caffè Letterario in quelle che ora sono la Dependance e la Serra, con un'apertura pedonale verso il Lungo Seveso, per facilitare l'ingresso ad un pubblico più ampio.
Se avete altre proposte comunicatecele, scrivendo alla email: restareumani2011@gmail.com

LIBRO: Attraversare i confini

 

di Valerio Nicolosi

In nome dei confini, gli stati nazionali hanno trascinato il mondo in conflitti sanguinosi.

Per ridisegnare quelle linee, spesso stabilite in modo arbitrario e senza considerare il bisogno di autodeterminazione dei popoli, ci sono state insurrezioni, guerre civili e atti di terrorismo.

E oggi il concetto di “confine” è al centro del dibattito pubblico, tanto da monopolizzare ogni campagna elettorale sia della destra nazionalista sia della sinistra più sociale: dobbiamo accogliere i migranti che spingono lungo le frontiere dell’Occidente o dobbiamo difenderci dall’invasione, dobbiamo salvare i più bisognosi o dobbiamo proteggere le nostre radici della commistione culturale?

Ma mentre la politica si scontra sulla permeabilità delle nostre frontiere al flusso degli esseri umani, in nome del profitto garantiamo il movimento globale di merci, di capitali e di chi questi capitali li possiede.

Vi sono, dunque, confini e confini: aperti per chi ha privilegi di nascita e di censo, chiusi per tutti i poveri, i disperati, i profughi.

Grazie alla sua esperienza da reporter, Valerio Nicolosi ci fa camminare lungo tutto l’orlo del mondo occidentale: davanti al fiume che divide Grecia e Turchia, attraverso la Rotta balcanica, sulle imbarcazioni di fortuna che provano la traversata del Mediterraneo, lungo il confine che dall’Ucraina alla Finlandia delimita la “fortezza Europa”, fino ad arrivare al muro che circonda la Palestina.

Attraversare i confini con Nicolosi significa osservare il nostro mondo con gli occhi dell’altro, con lo sguardo di chi si ritrova dalla parte sbagliata del confine.


sabato, aprile 26, 2025

LIBRO: Capitalismo di guerra. Perché viviamo già dentro un conflitto globale permanente (e come uscirne)

 

di Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro

La guerra è entrata nella nostra vita, sebbene i media parlino ancora solo di lontane minacce e di rischi potenziali.
Questo libro mostra come un conflitto, di tutti contro tutti, sia in realtà già da tempo in corso.
E sia molto più vicino a noi di quanto si creda.
Un contratto di acquisizione concluso nel 2024 tra due delle principali società italiane contiene una clausola che consente il recesso qualora dovesse scoppiare un conflitto che coinvolga l’Italia. 
Non era mai successo prima.
Fino a poco tempo fa, nell’Unione europea clausole simili sarebbero state impensabili. Non è che l’ultimo passo di un fenomeno che viene da lontano.
Numerose battaglie economiche, non solo tra competitor strategici come Usa e Cina, ma anche tra alleati come Stati Uniti e Unione europea, potrebbero rapidamente degenerare.
Non accadeva dalla fine della Seconda guerra mondiale. Le grandi potenze rivaleggiano per preservare la propria sicurezza economica e attivano un circolo vizioso che da un giorno all’altro potrebbe dar luogo a un’irreparabile esplosione militare.
Gli autori ripercorrono tutte le tappe che ci hanno portato fin qui, dalla crisi finanziaria del 2008, e ci mettono a disposizione un racconto essenziale e accessibile a tutti, per conoscere davvero il mondo in cui stiamo vivendo e quello che stiamo lasciando ai nostri figli.

La storia ci insegna che, quando i popoli smettono di scambiare, allora finiscono per combattere. L’unico modo per raggiungere il fine politico della pace è utilizzare lo strumento economico del commercio e del libero scambio.


venerdì, aprile 25, 2025

25 Aprile: VIVA la LIBERAZIONE! Antifascisti da sempre

 

Il 25 aprile è un giorno di festa! 

Nel 2025 celebriamo l’ottantesimo Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Un traguardo carico di memoria, ma anche di responsabilità.

Ottant’anni fa, donne e uomini, lavoratori, partigiani, studenti, operai e contadini lottarono per liberare il nostro Paese dall’oppressione fascista e dall’occupazione nazista. Tra loro, tanti militanti sindacali e figure che hanno contribuito alla ricostruzione democratica del Paese.

Nel celebrare questa importante ricorrenza, si chiama tutte e tutti a una memoria attiva, che non si limiti alla commemorazione, ma si traduca in impegno quotidiano contro ogni forma di fascismo, razzismo, intolleranza, disuguaglianza e sfruttamento.

È con questo lavoro quotidiano, paziente e spesso invisibile, che oggi si esprime la militanza antifascista.

Oggi, come allora, ci sono forze che mettono in discussione i valori antifascisti su cui si fonda la nostra Costituzione. La precarizzazione del lavoro, la negazione dei diritti sindacali, l’attacco al pluralismo, la criminalizzazione del dissenso: sono questi i volti moderni di una cultura autoritaria contro cui è necessario vigilare e lottare.

Per invitare alla riflessione e alla diffusione della memoria, ANPI Adele Bei e la CGIL hanno scelto di produrre un piccolo volume fotografico dal titolo "Antifascisti da sempre", dove si ripercorrono attraverso le immagini del nostro archivio storico i momenti più rilevanti del movimento antifascista di questo Paese e del contributo che le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati hanno dato alla lotta di Liberazione e alla costruzione della Repubblica democratica.

Questo volume racconta questo legame attraverso le immagini del nostro archivio storico, descrive il percorso che le donne e gli uomini hanno fatto in questi ultimi cento anni e mostra in modo lampante come le modalità dei fascisti non siano mai veramente cambiate, a partire dagli assalti alle nostre sedi.

Nonostante le immagini ci raccontino il filo rosso che lega le modalità delle aggressioni fasciste, il processo di “normalizzazione” della destra reazionaria oggi è arrivato al suo culmine, con spazi istituzionali e popolari occupati grazie ad un sapiente populismo.

La destra propone soluzioni semplici e inefficaci a problemi complessi, attraverso ricette biecamente reazionarie che si presentano come moderate. Si appropriano di parole d’ordine che non sono le loro, modificandone il senso fino a svuotarlo completamente. Fa parte della “memoria rovesciata” che tentano di costruire e che dobbiamo continuare a combattere.

È questo lavoro quotidiano, paziente e spesso invisibile, che fanno le compagne e i compagni che nell’ANPI e nella Cgil esprimono la loro militanza antifascista. Le fotografie raccolte in un secolo di militanza e resistenza raccontano meglio di mille parole il valore dello stare insieme, del lottare contro ogni fascismo vecchio e nuovo e del costruire democraticamente una società più giusta.

L’ottantesimo Anniversario della Liberazione dal regime fascista e dall’occupazione nazista in Italia ci è sembrata una buona occasione per ricordare, attraverso questo libro, il nostro impegno lungo più di un secolo.

Il 25 aprile è un giorno di festa e questo importante anniversario ci dà l’opportunità per fare qualche riflessione su che cosa è stato il nazifascismo, che cosa ha significato essere antifascisti nel secolo scorso e che significato assume oggi. Un momento per ritrovarsi, ricordare, costruire e rinsaldare legami basati su una forte consapevolezza di come è andata la Storia, di cosa sia stato il fascismo e di come le donne e gli uomini che l’hanno combattuto abbiano fatto la differenza.

Questa lotta è proseguita nel tempo, mantenendo viva la memoria storica della resistenza contro l’oppressione. Il legame tra sindacato e antifascismo lo ritroviamo in questa pubblicazione attraverso testimonianze fotografiche che raccontano decenni di impegno e sacrificio.

Sono immagini simbolo di un progetto che continua a essere valido e vivo anche ai giorni nostri, quando il pericolo di nuove forme di discriminazione e oppressione torna ad essere presente. In questo senso, l'antifascismo non è solo una dimensione storica, ma un impegno costante per la difesa della democrazia e dei diritti civili.

È con questo spirito che invitiamo tutti i cittadini a partecipare alle celebrazioni della Festa della Liberazione in questo 80esimo anniversario.

 

 


giovedì, aprile 24, 2025

LIBRO: “La cina è aragosta” di Giada Messetti

 

«Cinquant'anni fa sarebbe stato impossibile immaginare la Cina di oggi» sostiene Giada Messetti. E questo perché, come afferma un suo amico cinese, «la Cina è un'aragosta».

L'immagine è particolarmente azzeccata perché come l'aragosta, che crescendo è costretta ad abbandonare il vecchio carapace e ad aspettare, vulnerabile, che se ne formi uno nuovo, anche la Cina di oggi sta vivendo una fase di muta faticosa e complessa.

Dopo aver raccontato nei suoi saggi precedenti l'attualità e le dinamiche culturali del Celeste Impero, in questo nuovo libro Giada Messetti si concentra sulla società cinese.

Durante i suoi ultimi viaggi, avvenuti dopo la riapertura delle frontiere, ha incontrato molte persone di diversa provenienza ed estrazione sociale. Ha così potuto appurare sul campo quante cose siano cambiate nella vita quotidiana dei cinesi: dall'atteggiamento dei giovani verso il lavoro e il loro futuro, alla nuova consapevolezza delle donne riguardo la famiglia e il loro ruolo tradizionale, fino alla voglia degli anziani di godersi gli anni della pensione.

Ma non solo, statistiche alla mano, ha fotografato l'evoluzione di abitudini e stili di vita e ha potuto constatare quanto sia ormai generale l'attenzione all'ambiente: il cielo sopra Pechino è finalmente azzurro, segno di una vera svolta green.

Una testimonianza di prima mano, non ideologica e quindi preziosa, proprio quella che serve per contrastare gli stereotipi ancora troppo diffusi in Occidente.

Perché il Dragone, benché al momento soffra di seri problemi interni, come l'invecchiamento della popolazione, il rallentamento della crescita, la disoccupazione giovanile e la crisi immobiliare, è ancora in ascesa e capace di ridefinire le dinamiche economiche e geopolitiche del mondo.

Perciò tentare di comprenderne le contraddizioni e le sfumature, in questo momento storico di grandi cambiamenti, è davvero cruciale.


mercoledì, aprile 23, 2025

Parole O_Stili: Parole per parlare di obesità in modo inclusivo - 03_FAT SHAMING

 

La grassofobia è un termine che descrive l'insieme di pregiudizi, stereotipi e discriminazioni rivolti alle persone con corpi grassi. 
Questo fenomeno si manifesta in vari modi, dalla derisione all'esclusione sociale, fino alla discriminazione sistematica in ambiti come il lavoro e la sanità. 
La grassofobia è radicata in una cultura che idealizza la magrezza, considerandola sinonimo di bellezza, salute e successo, mentre associa il grasso a pigrizia, mancanza di autocontrollo e malattia "autoinflitta", senza considerare che l'obesità è una patologia che dipende da molti fattori esterni. 

“Dovresti perdere peso, staresti meglio” 
“Sei così coraggiosa/o a vestirti in quel modo con quel corpo.”
 
Le persone con corpi grassi spesso subiscono un trattamento ingiusto e umiliante, che può portare a gravi problemi di salute mentale.
Inoltre, è fondamentale sottolineare che una persona con obesità è effettivamente una persona con una patologia complessa e multifattoriale, che spesso è indipendente dallo stile di vita o dallo stile alimentare. 

Contrastare la grassofobia richiede un cambiamento culturale significativo, che passa anche attraverso l'adozione di un linguaggio più rispettoso e inclusivo, così da creare ambienti più accoglienti per tutti i tipi di corpo

martedì, aprile 22, 2025

Vittime sempre più giovani e genitori all’oscuro di tutto

 

Da “La Repubblica del 16 Aprile – di Alessandra Ziniti

“Lo sai mantenere un segreto?” oppure “Ti fidi di me?”.
Per arrivare al “Dopo questa cosa, sarai più grande".

Nel manuale degli adescatori sono le frasi più ricorrenti. Toccano le corde più intime fragili in un'adolescente quella della fiducia, del rapporto esclusivo, della crescita.

Barbara Strappato, vicedirettrice della polizia postale, la rete rischia di diventare un luogo anche fisicamente pericoloso?

Quello che è successo a Busto Arsizio non è un evento eccezionale, ci sono adescatori di minorenni che restano confinati sul web ma tanti altri che, al momento giusto, lanciano l'amo della prova di fiducia, quella del primo puntamento virgola e riescono a portare le loro vittime fuori dalla loro cameretta punto e sono sempre più giovani non uomini maturi come accadeva un tempo?

Dove si nascondono le insidie?

Non solo sui social o sulle piattaforme di incontri, come si crede punto oggi uno dei luoghi più pericolosi sono le chat dei videogiochi. È lì che gli adescatori si fingono coetanei, utilizzano il linguaggio degli adolescenti punto il problema è che loro sono abilissimi. Mentre dall'altra parte non c'è nessuno che verifica le conversazioni di questi ragazzi

Non è facile, per i genitori, riuscire a controllare le conversazioni online dei figli.

E però dobbiamo essere consapevoli che, se un'adolescente riesce a percepire un qualche tipo di rischio anche dal mutamento dei termini di una conversazione, così non è per i più piccoli. Sotto i 14 anni non sono in grado di cogliere i segnali, restano totalmente imbrigliati in questo rapporto di pseudo fiducia che si instaura sul web con uno sconosciuto che ti coinvolge, ti lusinga.

E l’età scende sempre di più punto a partire dagli anni della pandemia abbiamo casi di bambine e bambine anche di 9-10 anni vittime di estorsione sessuale punto sono lasciati troppo spesso soli davanti ai dispositivi, neanche davanti ai videogiochi. Ed è sempre più complicato in un paese come il nostro dove, alla prima comunione, ai bambini si regala il cellulare.

I genitori hanno gli strumenti per valutare questi rischi?

Non sempre virgola e questo è un altro problema reale su cui anche noi della polizia postale stiamo cominciando ad intervenire andando a parlare loro nei luoghi di lavoro, nelle aziende punto perché non basta più andare nelle scuole punto gli adulti virgola che spesso non hanno idea di quello che si cela nella rete, devono essere consapevoli ma devono anche trovare il linguaggio giusto per parlare con i loro figli. Se no, continueremo a rincorrere ragazzini senza via d'uscita.

La mancanza di dialogo in famiglia è così diffusa ?

In modo impressionante sa qual è la prima cosa che ci dicono i ragazzini che si rivolgono a noi?

“I miei genitori non devono sapere nulla”. E allora, se è più facile parlare con una persona in divisa o con uno sconosciuto piuttosto che con il papà o la mamma o un fratello o una sorella maggiore vuol dire che in casa c'è un problema.

Eppure, atterrisce qualsiasi genitore il pericolo che una figlia possa subire violenza da una persona conosciuta online.

C'è anche un altro aspetto da considerare: sempre più spesso oggi il primo approccio alla sessualità avviene sul web. Ed è un approccio ad un sesso violento privo di qualsiasi percezione dell'altro, di corporeità dell'altro, che abbatte le barriere. Pensano di essere al sicuro a casa, dietro uno schermo ma se poi accettano un incontro non hanno difesa.

I siti di incontri, piattaforme come OnlyFans, anche quelli sono pericolosi per i più giovani?

Questa irresistibile voglia di apparire, di avere follower presente enormi rischi. Da un paio di mesi osserviamo la sottrazione di interi profili di ragazzine che finiscono su OnlyFans.
Profili aperti, immagine condivise, sempre più svestite.
Foto che finiscono scambiate, vendute su siti erotici, che diventano oggetto di ricatto.
Quello che diciamo sempre loro è: siate gelosi del vostro corpo. E anche qui, il controllo dei genitori è praticamente nullo.

A questo ora si aggiunge l'insidia dell'intelligenza artificiale

L'abbiamo già riscontrato. Voci replicate, immagini modificate, testi scritti da adulti che sembrano quelli di un bambino. Ai nostri figli oggi non possiamo imporre quasi nulla, l'unica difesa è crescere ragazzi consapevoli e parlare con loro a viso aperto anche di temi difficili come la sessualità.


lunedì, aprile 21, 2025

PADERNO DUGNANO: Corso base di micologia - Gratuito


 

Clorofilla versus Emoglobina

 

Clorofilla versus Emoglobina

La clorofilla e l'emoglobina sono due importanti pigmenti necessari rispettivamente per la vita vegetale e la vita animale.
Organismi fotosintetici come piante, alghe e cianobatteri possiedono clorofilla mentre gli organismi vertebrati nei globuli rossi possiedono emoglobina.
La clorofilla assorbe energia dalla luce solare per la fotosintesi mentre l'emoglobina trasporta l'ossigeno dai polmoni alle altre parti del corpo.
Sebbene siano presenti in organismi molto diversi, le loro strutture sono quasi simili poiché hanno un anello pirrolico simile. Si differenziano quasi solamente per lo ione centrale.

La clorofilla ha Magnesio mentre l'emoglobina ha Ferro.

 


domenica, aprile 20, 2025

LIBRO: “Il tempo della stravaganza” di Stefano Bollani

 

Preparatevi a lasciare la terraferma delle certezze e a camminare sul filo sottile del paradosso. 
Con Il Tempo della Stravaganza, Stefano Bollani ci trascina in un’avventura irresistibile, tra capriole narrative, acrobazie filosofiche e salti mortali di immaginazione. 
Quattordici “reperti” narrativi – brillanti, imprevedibili e deliziosamente stravaganti – ci spalancano le porte di un’epoca misteriosa e stupefacente, dove passato e presente si tengono per mano e ballano un valzer.
Con la sua ironia contagiosa e una leggerezza che sfida la gravità, Bollani mette sottosopra le nostre convinzioni e ci invita a guardare il mondo da prospettive nuove, sorprendenti e spesso esilaranti.
Il Tempo della Stravaganza è un inno all’immaginazione, una celebrazione del pensiero libero e un invito a cercare la bellezza ovunque.


sabato, aprile 19, 2025

I glicini di Paderno Dugnano

 

Potrà sembrare una cosa un po' sciocca, ma tutti gli anni, con l’arrivo della primavera, una delle cose che mi rende particolarmente felice è il vedere per la città i glicini fioriti.

Molti giardini privati, cancellate, parchi, angoli selvatici un pò defilati, si fanno notare per il loro profumi e colori insoliti.

Profumi e colori che permangono solo per una decina di giorni, ma che non si dimenticano facilmente, sempre in attesa di riscoprirli la primavera successiva, magari più intensi e accesi.

Questa è una carrellata dei glicini incontrati in una passeggiata per Paderno, certa che ce ne siano molti di più…in attesa di essere fotografati, nel tentativo di prolungare un po' di più la loro fioritura… che ahimè, con la pioggia di questi giorni, sarà più breve del solito













venerdì, aprile 18, 2025

Parole O_Stili: “Mi baciano il cul...”

“Mi baciano il cul…”

Facciamo un test (di quelli facilissimi). 

Chi ha pronunciato questa frase in pubblico?
- Lucia, rappresentante d’Istituto a Poggibonsi
- Mario, consigliere al Circolo Pensionati “La Ginestra”
- Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America
Esatto, il Presidente Trump!

Nel corso di un discorso alla cena presidenziale del Comitato Nazionale Repubblicano del Congresso, il presidente USA ha affermato che molti Paesi lo stavano chiamando e “baciando il mio cu**” per negoziare le tariffe doganali, poco prima della loro entrata in vigore.

Poche ore dopo, in un’altra stanza della Casa Bianca, un altro membro dell’amministrazione ha scelto toni decisamente accesi. Questa volta si tratta di Elon Musk, a capo del nuovo Dipartimento per l’Efficienza Governativa. In un post pubblicato su X, Musk ha attaccato duramente Peter Navarro, economista e figura chiave nella politica dei dazi americani, definendolo — testualmente — più stupido di un sacco di mattoni (“dumber than a sack of bricks”).

L’uso dell’insulto, la riduzione eccessiva della complessità e il rifiuto delle forme linguistiche istituzionali rappresentano oggi tratti strutturali di un modello comunicativo che si dichiara apertamente anti-sistema. Si tratta di un linguaggio che rompe, in modo deliberato, con il decoro e con le convenzioni del discorso politico tradizionale.

Ma forse l’aspetto più preoccupante è un altro: ci siamo abituati. 

Abbiamo finito per normalizzare questa forma di comunicazione ostile, al punto che parole e toni che un tempo avremmo ritenuto inaccettabili, oggi vengono accolti con indifferenza o, peggio, con compiacimento.

Cosa succede quando a parlare così è il Presidente degli USA?

Quando queste pratiche linguistiche vengono adottate dal presidente degli Stati Uniti – la figura più alta e simbolica della democrazia americana e mondiale – questo tipo di linguaggio diventa modello, esempio, e viene quindi legittimato.

Quando il presidente degli Stati Uniti sceglie di usare parole offensive o divisive il rischio è di far percepire le istituzioni non come luoghi di garanzia per tutti e tutte, ma come strumenti al servizio di una parte sola. Un linguaggio basato sul “noi contro loro” alimenta la rabbia e, in un clima così, chi ha un’idea diversa non viene ascoltato ma attaccato, mentre il compromesso – che in democrazia è fondamentale – viene visto come una debolezza, non come un valore.

In questo tipo di comunicazione contano più le emozioni che la ragione. Le parole vengono scelte per colpire. E quando il linguaggio diventa un’arma, la politica smette di essere un luogo di confronto.

Anni fa, nel 2017, Parole O_Stili ha voluto dare un piccolo contributo per migliorare il confronto politico attraverso il Manifesto della comunicazione non ostile per la politica. È una bussola nata con l'obiettivo di promuovere un linguaggio rispettoso e responsabile nel dibattito politico, sia online che offline. È una delle declinazioni del Manifesto ed è pensato per chi opera nella sfera pubblica e istituzionale, in particolare per politici, giornalisti, attivisti e comunicatori politici.

giovedì, aprile 17, 2025

MUSICA: “we call it jazz” dal 12 Aprile al 18 Maggio a Milano

 

Auditorium San Fedele - Via Ulrico Hoepli, 3/b
We call it Jazz: un viaggio nel cuore di New Orleans a Milano

We call it Jazz a Milano ti aspetta per una performance di musica dal vivo che celebra le origini di questo genere musicale rivoluzionario.
Potrai goderti un mix curato di classici jazz e improvvisazioni spontanee che incarnano lo spirito libero e appassionato di questa forma d'arte.
Preparati ad un'esperienza emozionante che ti trasporterà idealmente nel cuore di New Orleans.
We call it Jazz è più di un semplice concerto, si tratta di un'esperienza immersiva ambientata in una location che evoca l'atmosfera vibrante della New Orleans degli anni '20.
Potrai immaginare di sorseggiare un cocktail mentre musicisti di talento si esibiscono sul palco, proponendo i migliori brani di "hot jazz", una fusione unica di ragtime, ottoni e blues. Goditi una serata all'insegna della passione e del ritmo.
Non perdere l'occasione di assistere a questo spettacolo unico, con un programma che include brani memorabili di grandi artisti jazz.  
Preparati a vivere un'esperienza indimenticabile nel cuore di Milano, un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta delle radici del jazz. 
Lasciati trasportare dalle note e dal ritmo di questa musica senza tempo.
 

mercoledì, aprile 16, 2025

Parole O_Stili: Parole per parlare di obesità in modo inclusivo - 02_BODY SHAMING

 
Il body shaming è un comportamento sociale che consiste nel giudicare o ridicolizzare l’aspetto fisico delle persone, spesso in modo offensivo o denigratorio. 

“Dovresti fare più sport, sei troppo grassa/o.” 
“Ma che capelli ha? Come può uscire così?” 
“Sembra uno scherzo della natura.” 

Anche commenti apparentemente positivi, come “Ti vedo dimagrita/o”, possono risultare inappropriati, perché associano il dimagrimento e la magrezza al benessere fisico e alla gradevolezza estetica. 
Sebbene chiunque possa esserne vittima, alcuni gruppi sono particolarmente vulnerabili, ad esempio persone con corpi non conformi al concetto canonico di peso e magrezza e quindi considerati "grassi" (in questo caso si parla anche di fat shaming). 
Prima di esprimere un’opinione sull’aspetto di qualcuno, è importante riflettere sull’impatto che potrebbe avere. 
Fare osservazioni, anche non intenzionalmente offensive, contribuisce a rafforzare standard estetici irrealistici e può influire negativamente sulla salute mentale e fisica di chi le riceve. 

Promuovere una cultura di accettazione e rispetto per le diversità fisiche è una responsabilità collettiva. Contrastare il body shaming significa impegnarsi a costruire un ambiente in cui ogni corpo sia accolto e valorizzato per ciò che è. 

martedì, aprile 15, 2025

LIBRO: "L'algoritmo bipede" di Martina Ardizzi

 

Che cosa succede al nostro cervello quando le nostre mani iniziano a utilizzare una tecnologia inventata dalla nostra stessa mente?

Un viaggio affascinante tra neuroscienze, evoluzione e innovazione che ci racconta come siamo diventati esseri umani e come (forse) stiamo diventando qualcos'altro.

Martina Ardizzi ci guida con leggerezza e ironia attraverso i meccanismi più profondi della nostra mente, svelando come ogni nostro strumento - dal primo sasso scheggiato ai visori virtuali - non sia solo un oggetto esterno, ma una vera e propria protesi del nostro pensiero.

Un saggio che trasforma la complessità scientifica in una narrazione coinvolgente, dove scopriamo che il cervello umano non è un organo chiuso, ma un sistema dinamico che si adatta costantemente all'ambiente, incorporando tecnologie, linguaggi e nuove esperienze.

Il racconto che si dipana in queste pagine ci restituisce la meraviglia di scoprirci esseri in continua evoluzione, capaci di immaginare mondi nuovi e reinventarci senza sosta.

Un libro che non solo spiega come funzioniamo, ma ci invita a riflettere su chi siamo e chi potremo diventare.


lunedì, aprile 14, 2025

LIBRO: “Le radici del mondo. EVA, le Donne e la Bibbia" di Adriana Valerio

 

La Bibbia o, meglio, la sua interpretazione, ha esercitato un'influenza profonda sulla storia delle donne in Occidente.

Per lungo tempo, infatti, il testo sacro è stato utilizzato per definire l'identità maschile e femminile, confinando le donne in rigidi ruoli stabiliti da modelli gerarchici e patriarcali.

Ruoli di presunta inferiorità e subalternità che tuttavia le innumerevoli figure femminili presenti nella Sacra Scrittura - da Sara a Maria, da Ester alla Maddalena - così come gli studi biblici degli ultimi decenni sembrano smentire.

In questo saggio affascinante e sapiente, la storica e teologa Adriana Valerio condivide il frutto di oltre quarant'anni di lavoro proponendo una rilettura delle figure femminili della Bibbia che supera le interpretazioni tradizionali.

Andando oltre la semplice lettura del testo, smaschera i pregiudizi storici e indaga il complesso rapporto tra il sacro e le questioni di genere, con particolare riferimento alla reinterpretazione del mito di Eva.

Perché proprio Eva?

Perché «la prima donna è un archetipo dalle mille sfaccettature e dai tanti significati».

Perciò i temi che emergono in queste pagine non appartengono al passato né sono confinati a curiosità storico-accademiche, ma interrogano profondamente l'attualità: l'essere in relazione, il generare vita, la cura del creato, l'impegno per la pace, l'essere stranieri, l'esercizio del dubbio, il dolore della maternità e tanto altro ancora.

Ecco, quindi, che il mito di Eva, al pari delle vicende delle tante figure femminili che popolano il testo biblico, ha una straordinaria eco nel presente e al tempo stesso è un invito a guardare al futuro, un futuro inedito «che va atteso e costruito», e «scuote perché ci richiama nel profondo del nostro essere: alle radici del mondo e della nostra storia».

Un'analisi unica del testo sacro che saprà sorprendere e stimolare nuove riflessioni.


domenica, aprile 13, 2025

Raccolti più di 5100 voti/firme per il "PARCO BORGHETTO - Luogo del Cuore FAI"

 

Si è conclusa il 10 Aprile la Raccolta voti/firme per il "PARCO BORGHETTO - Luogo del Cuore FAI", iniziativa promossa da Restare Umani.
Possiamo ritenerci soddisfatti del risultato raggiunto !
Un ringraziamento particolare (oltre alle 18 Associazioni aderenti, e ai Negozi), va ai ragazzi delle scuole, soprattutto alla Allende, Croci e Poliestetica, che da sole hanno contribuito con più di 800 voti!!!

GRAZIE RAGAZZI !

Avendo raccolto più di 2.500 voti si potrà ricevere il layout di una targa celebrativa della partecipazione al censimento da poter apporre presso il PARCO BORGHETTO come segno della mobilitazione pubblica in suo favore.

Il 12 Giugno sverrà emesso dal FAI il “Bando I Luoghi del Cuore” 
I Luoghi del Cuore che avranno ricevuto almeno 2.500 voti secondo la classifica ufficiale (e noi ci siamo), attraverso i proprietari del Bene, (nel nostro caso il Comune di Paderno Dugnano), si potrà presentare al FAI una richiesta di intervento sulla base di specifici progetti di azione per la tutela o la valorizzazione del Bene.

Una commissione tecnica interna al FAI valuterà le domande pervenute e selezionerà i luoghi idonei al sostegno della Fondazione, anche con lo stanziamento di contributi economici (massimo 50.000 €). 

La manipolazione dei media. Le dieci regole per il controllo sociale di Noam Chomsky

 

Distrazione, sensibilità, senso di colpa, compiacersi della mediocrità. 
Ogni giorno siamo sottoposti a centinaia di stimoli esterni che inevitabilmente influenzano la nostra opinione. Anche la persona più obiettiva e imperturbabile inevitabilmente viene condizionata da qualcosa o qualcuno.
Che sia la stampa, la televisione, il mare magnum di internet.
Non più solo un quarto potere, ossia la capacità della stampa di orientare l’opinione pubblica, ma anche un quinto e un sesto potere.
Basti pensare al ruolo ancora dominante del piccolo schermo e quello sempre più penetrante dei social network.
Tutto parte da una domanda: e se ciò che pensiamo in realtà derivasse da quello che gli altri – il potere in primis- vogliono farci credere? 
A questo interrogativo ha risposto Noam Chomsky, linguista, filosofo, teorico della comunicazione e anarchico statunitense.
È lui a stilare le dieci regole per il controllo sociale, vale a dire le strategie utilizzate per la manipolazione del pubblico attraverso i mass media.
Si inizia con la strategia della distrazione, messa in atto per sviare la nostra attenzione dai veri problemi e focalizzarla su quelli che hanno meno importanza. Segue la regola basata sulla creazione di un problema, come ad esempio una crisi economica o una minaccia terroristica, a cui si offre la soluzione.
Tutto questo deve però avvenire in maniera graduale per evitare traumi e sommosse.
La decisione, poi, deve essere dolorosa e necessaria e la si dovrà spiegare alle persone come se fossero bambini, privi quindi di assoluta analisi critica facendo leva sulla emotività piuttosto che sulla riflessione. Alla base di tutto il mantenimento di un popolo mediocre e ignorante.

D’altronde, come sostiene Chomsky, i sistemi democratici, non essendo intenzionati a mantenere l’obbedienza con la forza, devono non solo controllare ciò che il popolo fa, ma anche quello che pensa.
Ecco perché, il filosofo ha elaborato la lista delle dieci regole per il controllo sociale.
La necessaria premessa è che i più grandi mezzi di comunicazione sono nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, interessati a filtrare solo determinati messaggi.
Ma in che modo essi condizionano le nostre vite?
Vediamo nel dettaglio il decalogo per il controllo sociale.

1. La strategia della distrazione

Si tratta della prima, e più importante regola.  “Deviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli il tempo di pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali”.
L’elemento primordiale del controllo sociale è dunque distrarre la massa, sviarla dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazione di continue distrazioni e informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico di interessarsi alle conoscenze essenziali nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica.
Mantenere insomma l’attenzione del pubblico imprigionata da temi senza vera importanza e deviandola dai veri problemi sociali.

2. Creare il problema e poi offrire la soluzione

La seconda regola appare quanto mai attuale. Il metodo viene anche chiamato “problema – reazione – soluzione”.
Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare.
Tanti sono gli esempi: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3. La strategia della gradualità

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi.
Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
Offrirle al “pubblico” poco alla volta, invece, consente al potere di far accettare tali condizioni in maniera meno traumatica e come inevitabili.

4La strategia del differire

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura.
È più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. E poi, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato.
In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5Rivolgersi alle persone come a dei bambini

La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e un’intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente.
Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende a usare un tono infantile.
Se qualcuno, infatti, si rivolge a una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà a una risposta o a una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno.

6. Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione

Far leva sull’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo.
Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, o per indurre comportamenti.

7. Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità

Fare in modo che la gente sia incapace di comprendere le tecniche e i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori”.

8. Stimolare il pubblico a essere favorevole alla mediocrità

Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti.

9. Rafforzare il senso di colpa

Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile delle proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo.
In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di repressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire.

10. Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti.
Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente.
Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo e un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Si può sfuggire al controllo sociale? 
La risposta è sì, abbattendo quelle stesse regole che vogliono ingabbiarci.
Puntando al sapere e all’analisi, al confronto e alla pluralità delle opinioni, tornando a essere massa critica e non accettando aprioristicamente ciò che ci viene imposto. Scavando oltre la superficie.

È questa la vera sfida che si presenta prepotente ancora oggi.

 

Alcuni libri di Noam Chomsky: