di Valerio Nicolosi
In nome dei confini, gli stati nazionali hanno trascinato il
mondo in conflitti sanguinosi.
Per ridisegnare quelle linee, spesso stabilite in modo arbitrario e senza considerare il bisogno di autodeterminazione dei popoli, ci sono state insurrezioni, guerre civili e atti di terrorismo.
E oggi il concetto di “confine” è al centro del dibattito pubblico, tanto da monopolizzare ogni campagna elettorale sia della destra nazionalista sia della sinistra più sociale: dobbiamo accogliere i migranti che spingono lungo le frontiere dell’Occidente o dobbiamo difenderci dall’invasione, dobbiamo salvare i più bisognosi o dobbiamo proteggere le nostre radici della commistione culturale?
Ma mentre la politica si scontra sulla permeabilità delle
nostre frontiere al flusso degli esseri umani, in nome del profitto garantiamo
il movimento globale di merci, di capitali e di chi questi capitali li
possiede.
Vi sono, dunque, confini e confini: aperti per chi ha
privilegi di nascita e di censo, chiusi per tutti i poveri, i disperati, i
profughi.
Grazie alla sua esperienza da reporter, Valerio Nicolosi ci
fa camminare lungo tutto l’orlo del mondo occidentale: davanti al fiume che
divide Grecia e Turchia, attraverso la Rotta balcanica, sulle imbarcazioni di
fortuna che provano la traversata del Mediterraneo, lungo il confine che
dall’Ucraina alla Finlandia delimita la “fortezza Europa”, fino ad arrivare al
muro che circonda la Palestina.
Attraversare i confini con Nicolosi significa osservare il
nostro mondo con gli occhi dell’altro, con lo sguardo di chi si ritrova dalla
parte sbagliata del confine.
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