venerdì, aprile 18, 2025

Parole O_Stili: “Mi baciano il cul...”

“Mi baciano il cul…”

Facciamo un test (di quelli facilissimi). 

Chi ha pronunciato questa frase in pubblico?
- Lucia, rappresentante d’Istituto a Poggibonsi
- Mario, consigliere al Circolo Pensionati “La Ginestra”
- Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America
Esatto, il Presidente Trump!

Nel corso di un discorso alla cena presidenziale del Comitato Nazionale Repubblicano del Congresso, il presidente USA ha affermato che molti Paesi lo stavano chiamando e “baciando il mio cu**” per negoziare le tariffe doganali, poco prima della loro entrata in vigore.

Poche ore dopo, in un’altra stanza della Casa Bianca, un altro membro dell’amministrazione ha scelto toni decisamente accesi. Questa volta si tratta di Elon Musk, a capo del nuovo Dipartimento per l’Efficienza Governativa. In un post pubblicato su X, Musk ha attaccato duramente Peter Navarro, economista e figura chiave nella politica dei dazi americani, definendolo — testualmente — più stupido di un sacco di mattoni (“dumber than a sack of bricks”).

L’uso dell’insulto, la riduzione eccessiva della complessità e il rifiuto delle forme linguistiche istituzionali rappresentano oggi tratti strutturali di un modello comunicativo che si dichiara apertamente anti-sistema. Si tratta di un linguaggio che rompe, in modo deliberato, con il decoro e con le convenzioni del discorso politico tradizionale.

Ma forse l’aspetto più preoccupante è un altro: ci siamo abituati. 

Abbiamo finito per normalizzare questa forma di comunicazione ostile, al punto che parole e toni che un tempo avremmo ritenuto inaccettabili, oggi vengono accolti con indifferenza o, peggio, con compiacimento.

Cosa succede quando a parlare così è il Presidente degli USA?

Quando queste pratiche linguistiche vengono adottate dal presidente degli Stati Uniti – la figura più alta e simbolica della democrazia americana e mondiale – questo tipo di linguaggio diventa modello, esempio, e viene quindi legittimato.

Quando il presidente degli Stati Uniti sceglie di usare parole offensive o divisive il rischio è di far percepire le istituzioni non come luoghi di garanzia per tutti e tutte, ma come strumenti al servizio di una parte sola. Un linguaggio basato sul “noi contro loro” alimenta la rabbia e, in un clima così, chi ha un’idea diversa non viene ascoltato ma attaccato, mentre il compromesso – che in democrazia è fondamentale – viene visto come una debolezza, non come un valore.

In questo tipo di comunicazione contano più le emozioni che la ragione. Le parole vengono scelte per colpire. E quando il linguaggio diventa un’arma, la politica smette di essere un luogo di confronto.

Anni fa, nel 2017, Parole O_Stili ha voluto dare un piccolo contributo per migliorare il confronto politico attraverso il Manifesto della comunicazione non ostile per la politica. È una bussola nata con l'obiettivo di promuovere un linguaggio rispettoso e responsabile nel dibattito politico, sia online che offline. È una delle declinazioni del Manifesto ed è pensato per chi opera nella sfera pubblica e istituzionale, in particolare per politici, giornalisti, attivisti e comunicatori politici.

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