lunedì, dicembre 15, 2025

LIBRO BIMBI: "L'albero e il drago" di Pierdomenico Baccalario e Chris Riddell

 
Un giorno, ai piedi di un grande albero, si schiude un uovo speciale. 
A nascere è un cucciolo di drago, bellissimo, curioso e pieno di domande. 
L’albero risponde e lo guida a scoprire il mondo. 
Il cucciolo cresce, l’orizzonte è grande, e l’albero sa che è il momento: il giovane drago deve spiccare il volo e andare lontano. 

Lo attendono mille avventure, mille emozioni, mille incontri. In una parola: la vita
Per crescere ed entrare con fiducia nel mondo, sorretti dall’amore grande di chi ci ha insegnato a volare. 
Età di lettura: da 4 anni

LIBRO: "Farsi male. Variazioni sul masochismo" di Vittorio Lingiardi

 
Succede a tutti di farsi male, ma possiamo imparare a riconoscere le sofferenze che ci colpiscono alle spalle da quelle a cui noi stessi, più o meno consapevolmente, ci consegniamo. 

Vittorio Lingiardi delimita un territorio vastissimo e oscuro: percorre la storia dei nostri dolori e traccia un confine tra convivenza e connivenza. 
Masochista è un aggettivo che turba, ma qui non si parla di fruste e manette: lo sguardo è sulla personalità e sulle relazioni. 
Lingiardi ci accompagna in stanze interiori, arredate con gli spigoli aguzzi dell’autocritica, le mensole inaccessibili dell’ideale dell’Io, le casseforti del sabotatore interno, le lavatrici interminabili del senso di colpa. 
Un racconto sulla vita di tutti i giorni, con un finale sul masochismo politico e il dolore del mondo. Pagine scritte con le parole della psicoanalisi, della poesia, del cinema.

domenica, dicembre 14, 2025

L'effetto Dunning Kruger e il rischio di fare da sé

 

Le persone spesso valutano erroneamente il proprio livello di competenza, credendolo molto più alto di quanto in realtà non sia.
Si chiama “Effetto Dunning-Kruger” e coinvolge prima o poi tutti. Si tratta di "conoscenza apparente" che può causare molti danni, in quanto ci si crede erroneamente competenti e di conseguenza si possono commettere errori fatali. L'unica soluzione è rivolgersi e confrontarsi con esperti di quel settore.
Nel 1995 un ladro a Pittsburgh negli Stati Uniti rapinò una banca in pieno giorno e senza maschera. Quando fu arrestato qualche giorno dopo rimase sorpreso perchè a suo avviso era impossibile che fosse stato riconosciuto in quanto aveva cosparso la propria faccia con il succo di limone, che notoriamente era inchiostro simpatico. Può sembrare una barzelletta, ma è un fatto successo veramente. La perizia psichiatrica dimostro che non era pazzo.
Quattro anni dopo, nel 1999, gli psicologi Dunning e Kruger, dopo aver dopo aver letto le numerose testimonianze tra cui Socrate e Darwin circa il fatto che "L'ignoranza genera fiducia in se più spesso della conoscenza" decisero di eseguire una serie di esperimenti sugli studenti dell'Università di Cornell a New York.
Esaminarono l'autovalutazione che i soggetti davano sulle proprie capacità di ragionamento logico, grammaticale e umoristico. Dopo essere venuti a conoscenza del proprio punteggio nei test, ai soggetti veniva nuovamente chiesto di dare una valutazione del proprio livello: il gruppo dei competenti lo stimava correttamente, mentre quello dei non competenti continuava a sopravvalutare il proprio livello. Secondo quanto annotarono i due psicologi:
«Nel corso di quattro studi, gli autori hanno trovato che i partecipanti appartenenti all'ultimo quartile della classifica per quanto riguarda i risultati dei test su umorismo, grammatica e logica, sovrastimavano di molto il proprio livello di performance e di abilità. Sebbene i punteggi li accreditassero nel 12° percentile, essi reputavano di essere nel 62°.»
E' possibile quindi tracciare un grafico qualitativo sull'effetto Dunning-Kruger, che mette in relazione la conoscenza percepita e la competenza effettiva.
Tracciando degli assi cartesiani con in ascisse la competenza e in ordinate la fiducia in se stessi, abbiamo un curva che presenta:

1. un picco iniziale, che possiamo definire "della sovrastima"
2. successivamente una "valle dell'umiltà",
3. seguita da una lenta e asintotica "crescita del consolidamento"
4. per finire all'"altopiano della saggezza".

Cioè detto in termini semplici, quando una persona approccia un nuovo argomento in poco tempo ha l'impressione di esserne padrone. Successivamente quando si spinge un pò più avanti negli studi si rende conto di essere profondamente ignorante; ed a poco a poco se continua ad approfondire tende nel tempo ad aumentare molto lentamente sia la propria competenza e sia fiducia in se stessi.
In particolare gli individui meno competenti

1. tendono a sopravvalutare le proprie capacità,
2. non riescono a riconoscere abilità superiori negli altri,
3. non valutano correttamente l'entità della loro incompetenza,
si renderebbero conto e riconoscerebbero 4. la propria precedente mancanza di abilità qualora ricevessero un addestramento per l'attività in questione.

A riprova dell'esattezza di questa teoria, Dunning portò uno studio del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti su un campione di 25000 persone intervistate sulla loro competenza finanziaria; 800 di questi avevano avuto fallimenti economici gravi, e si ritenevano più esperti degli altri in campo finanziario.
Concludendo, quando non si è realmente esperti di un settore, c'è il serio rischio di essere ingannati da se stessi. Ci tengo a precisare che primo o poi tutti incappano nell'effetto Dunning-Kruger; ad esempio, anche gli esperti in fisica delle particelle, potrebbero sovrastimarsi in capacità finanziarie e rovinarsi.
L'unica soluzione è rivolgersi e confrontarsi con esperti di quel settore specifico. Perchè solo affidandosi ad altri si ha la possibilità di avere un altro punto di vista e capire che la materia è più ampia di quanto inizialmente si pensi. Cioè passare dal "picco della sovrastima" alla "valle dell'umiltà".

Concludendo e citando Confucio:
"la vera conoscenza sta nel conoscere il livello della propria ignoranza."

LIBRO: "L'ultimo viaggio. Storie di vita e fine vita" di Angelo Ferracuti e Giovanni Marrozzini

 

L’ultimo viaggio racconta l’esperienza del dolore, della malattia e della morte attraverso le storie di chi li incontra ogni giorno lavorando negli hospice o occupandosi di un caro che soffre. 
È un libro che affronta la difficoltà, ancora oggi, di pronunciare pubblicamente le parole «eutanasia» o «suicidio assistito» e l’ipocrisia che costringe ogni anno decine di persone a spostarsi in Svizzera per trovare una conclusione serena alla propria esistenza; 
ma è anche un’esplorazione di quanta vita e forza ci sia in chi accetta e abbraccia la propria finitezza e fragilità.

In queste pagine Angelo Ferracuti e Giovanni Marrozzini ci guidano con parole e immagini a conoscere questo mondo poco visibile, assieme alle persone che lo abitano e lo animano con i loro corpi e il loro lavoro: da Erika Preisig, medica di famiglia del cantone di Basilea, che nella sua carriera ha assistito centinaia di malati terminali, a Uli Davids, direttore di una struttura per alcolisti all’ultimo stadio a Berlino, in cui viene concesso ai degenti di consumare alcol senza limitazioni; dal politico, scrittore e fondatore del manifesto Lucio Magri, che nel 2011 scelse di morire in una clinica di Bellinzona portando alle cronache nazionali il dibattito sul fine vita, a Trond Enger, sacerdote della Chiesa protestante norvegese favorevole al suicidio assistito; 
oltre ai tanti pazienti incontrati nei loro viaggi tra gli istituti che offrono assistenza e terapie palliative.

L’ultimo viaggio è un’opera a metà tra il reportage fotografico e il saggio narrativo, che tenta di descrivere con la sua complessità i molti lati di chi convive con una malattia incurabile: il tentativo di tratteggiare con il linguaggio qualcosa di così angosciante come la sofferenza; qualcosa di così delicato come la dignità.

sabato, dicembre 13, 2025

STRAGI di STATO: Per non dimenticare (1969-2025)

 

Ieri, 12 Dicembre, ore 16,17 la commemorazione dell'attentato di Piazza Fontana.

In occasione del 56 anniversario è stato inaugurato un monumento per ricordare tutti i morti uccisi negli attentati fascisti della storia repubblicana. Tutti, non solo quelli di Piazza Fontana, ma di Bologna, di Brescia, ecc.

NON DIMENTICARMI  (1969-2025) 

"NOI SIAMO LA MEMORIA CHE ABBIAMO E LA RESPONSABILITA' CHE CI ASSUMIAMO.
SENZA MEMORIA NON ESISTIAMO E SENZA RESPONSABILITA' FORSE NON MERITIAMO DI ESISTERE"

Per Piazza Fontana, la verità storica, emersa dopo decenni di processi, depistaggi e tragedie nella tragedia, ci dice che la matrice era nera. Le responsabilità portano al gruppo neofascista di Ordine Nuovo.

Dal palco di piazza Fontana, il sindaco Giuseppe Sala dice: 

«Le nostre strade sono ancora piene di fascismo, quindi dobbiamo essere qua a dire che nelle nostre città non passeranno»

«Ancora oggi continuiamo a chiedere verità e giustizia per piazza Fontana, che non c’è stata ma la verità è una: e cioè che è stata una strage fascista 

«Ci sono componenti, anche del governo, che fanno fatica a dichiararsi antifascisti. 
Ci sono componenti del governo che strizzano l’occhio ai putinismi e ai dittatori. C’è una nostalgia a volte strisciante dei tempi che furono»








LIBRO BIMBI: "Primula" di Nadine Robert e Qin Leng

 
Primula vive con la sua famiglia in una bella fattoria. 
Un giorno va nel bosco con i suoi fratelli e le sue sorelle, ma si allontana per seguire una capretta ribelle. 
E ora non sa se deve ascoltare il suo istinto e continuare a cercarla, rischiando di perdersi, o tornare indietro. 
Così si affida alla natura e si fa guidare da lei in un percorso quasi magico. 

Questo libro racconta del momento delicato in cui ci si trova a dover fare delle scelte, e di come affrontarle seguendo la voce del cuore. 
Età di lettura: da 3 anni

LIBRO: " Stranieri morali. Guerra e pace tra le culture" di Milena Santerini

 

Ci dividiamo oggi volentieri in tribù, ma non ci separiamo in gruppi ostili solo in base alla lingua o alla provenienza etnica: anche le differenze di mentalità ci mettono gli uni contro gli altri e ci rendono «stranieri morali», pur vivendo fianco a fianco. 

Le culture wars di oggi alimentano i conflitti armati, contrappongono le identità, dividono i sessi, fanno discutere e censurare, stravolgono la storia e spesso cancellano diritti e libertà.

Milena Santerini esplora alcuni dei conflitti culturali più evidenti partendo dalla demitizzazione dell’idea stessa di cultura, un concetto mai statico, bensì in continua trasformazione.

Oggi, in un mondo sempre più connesso, crescono le emozioni ostili e il disimpegno di attenzione, di cura e di solidarietà. 
La censura cancella l’altro, percepito troppo spesso come minaccia, e la memoria diventa un campo di battaglia. 
Mentre mentalità autoritarie pretendono di riaffermare la supremazia bianca, le minoranze oppresse rischiano un wokismo vittimista e intollerante.

Emblematico in questo contesto è il confronto maschi/femmine, complicato dal nuovo ruolo delle donne; il rapporto tra sex e gender rappresenta visioni diverse del mondo, ma anche tra i femminismi si affermano sguardi differenti su cosa sia una donna. 

E mentre gli immigrati sono bersaglio di uno storytelling tossico, di discriminazione ed esclusione, le guerre combattute sul terreno usano armi vere, fatte di metallo, acciaio e sangue. 
Ma tutte le contrapposizioni affondano le loro radici in un bagaglio culturale che legittima la violenza.

Esplorare i territori dell’altro come i propri è dunque l’unica strada per ricomporre le fratture che ci minacciano.

venerdì, dicembre 12, 2025

LIBRO BIMBI: "Parla come un antico egizio" dagli esperti del British Museum

 
Un viaggio affascinante nell’antico Egitto, tra divinità, mummie e messaggi nascosti. 
Scritto dagli esperti del British Museum, questo libro unisce rigore storico e curiosità sorprendenti per raccontare in modo coinvolgente la vita quotidiana nell’antico Egitto
Dalle credenze religiose agli animali simbolici, dagli incantesimi ai testi d’amore, fino ai graffiti più divertenti rinvenuti dagli archeologi: ogni pagina è una scoperta. 
Arricchito da numerose illustrazioni e da un testo chiaro e scorrevole, il libro si trasforma in un’esperienza di apprendimento viva e stimolante. 
Alla fine di ogni sezione, ci sono gli stencil per scrivere messaggi segreti con i geroglifici! 
Età di lettura: da 7 anni

VOX - Osservatorio Italiano sui Diritti: Mappa dell'intolleranza N°8

 

La mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa – secondo 6 categorie: misoginia, antisemitismo, islamofobia, xenofobia, abilismo, omotransfobia– cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono e per l’interattività che garantiscono.

La MAPPA Nr. 8 si riferisce al periodo gennaio-novembre 2024. Un periodo di forti turbolenze, segnate dalla guerra in Ucraina e a Gaza, dalle elezioni americane, dal prepotente insorgere di fenomeni populisti nel mondo: un periodo dunque di incertezze e fragilità, che si sono riverberate nel vissuto quotidiano delle persone, contribuendo a creare un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti. 

Oggi l’odio online è attore fondamentale nella rappresentazione della polarizzazione e i social si configurano come la cinghia di trasmissione tra i mass media tradizionali, la politica e alcune sacche di forte malcontento, che trovano sfogo ed espressione proprio nelle praterie dei social. 

Da qualche anno si assiste a una verticalizzazione del fenomeno di odio online, per il quale la diffusività iniziale ha lasciato il posto a un modello di dinamiche sociali sempre più incisive e polarizzate. 

A un allargamento delle possibilità di scelta delle piattaforme social, corrisponde una selettività maggiore di messaggi di esclusione, intolleranza e discriminazione.




QUALCHE CONCLUSIONE 

E soprattutto, qualche prima evidenza emersa dall’analisi di quest’anno:

- C’è una costante nel tempo, ed è l’odio misogino. Cambia, si fa più intenso, ma le donne restano la categoria più odiata. Anche, parrebbe, dalle stesse donne. A funzionare da detonatore, in questo caso, sono i femminicidi (vedi correlazione con i picchi di odio) e le emergenze politiche. 

Da evidenziare come lo hate speech prenda di mira soprattutto il corpo delle donne, segnando quindi un’inversione rispetto all’ultima rilevazione, quando a essere maggiormente colpita era la professionalità femminile. 

Infine, c’è un tema correlato al fenomeno dell’intersezionalità che, per quel che riguarda le donne, evidenzia la correlazione donna- straniera. Qui saranno necessari ulteriori approfondimenti di ricerca per capire se le donne straniere sono colpite in quanto migranti o in quanto soggetti particolarmente esposti (come le sportive).



- Antisemitismo. Il dato è forte, purtroppo non inaspettato. Cresce e si moltiplica l’antisemitismo, effetto e coda lunga del post 7 ottobre e del conflitto israelo- palestinese. Importante sottolineare che l’odio qui si è spostato dal classico antisemitismo al cosiddetto antisionismo. La categoria oggi più odiata non è l’ebreo in quanto tale, ma in quanto sionista, percepito cioè come aggressore, invasore, genocida. Viene dunque spontanea una riflessione: quanto di questo odio sia da attribuire alla percezione di un popolo che non viene più considerato, come storicamente è stato, una vittima. Da rilevare, dunque, che si è di fronte a una sorta di riformulazione dello stereotipo. E da evidenziare un altro dato purtroppo significativo: l’odio contro gli ebrei è in assoluto quello più “carico”. Gli stereotipi negativi contro gli ebrei superano gli stessi discorsi d’odio e, sommati allo hate speech “puro” (insulti, offese, etc), rappresentano l’80, 93% del totale dei contenuti postati sugli ebrei.



- Avanzano xenofobia e islamofobia, a ricordarci che la società in cui viviamo è attraversata da forti pulsioni di rigetto del cosiddetto “straniero”, portatore di storia, cultura, usanze diverse dalle nostre e considerate perciò minacciose. - Ruolo degli stereotipi in correlazione con lo hate speech. Due dati da sottolineare. Il primo, l’enorme incidenza dello stereotipo (se pur mutato, come abbiamo visto) sul totale dello hate speech antisemita. Ne è, come mostrano i dati, la componente dominante. Al contrario, e forse inaspettatamente, per quel che riguarda la misoginia, il ruolo degli stereotipi sul totale dello hate speech è marginale. Quasi a suggerire che certi assetti culturali profondi, per quel che riguarda la formazione di odio (vedi cultura storica del patriarcato) stiano cambiando e forse si stiano affievolendo: i “classici” stereotipi sull’inferiorità della donna nella società sono meno presenti nel linguaggio social, più concentrato su insulti connessi al corpo e al look delle donne, nonché su forme di odio misogino “puro”. Un odio misogino, che si configurerebbe dunque maggiormente in quanto dinamica di potere che si esercita sull’altro: per annullarlo, sottometterlo, anche distruggerlo, come purtroppo la correlazione tuttora evidente tra picchi di odio online e femminicidi parrebbe dimostrare.

  

- Abilismo (discriminazione nei confronti dei disabili). Il 79,86% dei contenuti sui temi legati all’abilismo è contenuto di odio e venato di stereotipi correlati con lo hate speech. Un dato inquietante, che conferma le analisi della scorsa rilevazione, quando si fece evidente che eravamo, e siamo tuttora, in presenza di una vera distorsione lessicale: l’uso del linguaggio offensivo contro le persone con disabilità si è andato via via allargando, ampliando sia il suo utilizzo originario sia il suo significato, più ampio e meno specifico. Dato il livello di complessità della ricerca attuale, molte sono le questioni rimaste aperte e le domande di ricerca che abbiamo voluto sollevare e iniziare ad approfondire. Ma resta evidente che la Mappa dell’Intolleranza 8 è solo un punto di partenza nel tentativo di circoscrivere, decrittare e interpretare un fenomeno che si fa sempre più pervasivo, pericoloso, inquietante, capace di incidere nel tessuto sociale e di promuovere atteggiamenti criminogeni in fasce di popolazione particolarmente esposte.








giovedì, dicembre 11, 2025

Successo dello SPORTELLO SALUTE di SPI-CGIL !

 

GRANDE SUCCESSO dello SPORTELLO SALUTE
organizzato da SPI_CGIL - Camera del Lavoro di Paderno Dugnano

Chi si è rivolto allo SPORTELLO SALUTE è riuscito ad ottenere 
la prenotazione delle visite mediche o degli esami 
entro i tempi previsti 
dal Codice di Priorità riportato sulla ricetta

Anche nel caso in cui in fase di prenotazione ci viene detto che 
le agende di prenotazione sono ancora chiuse 

CHIAMA il numero 320 01 90 831 
e PRENOTA il tuo APPUNTAMENTO 
presso SPI-CGIL di Paderno Dugnano - Via Roma, 68
Ti AIUTEREMO  a FAR VALERE i tuoi DIRITTI 
prenotando una visita o un esame nel rispetto
dei tempi previsti dalla tua ricetta
SERVIZIO GRATUITO per  TUTTI 
anche per i non iscritti

Ricordiamo che i CODICI DI PRIORITA’ riportati sulle RICETTE MEDICHE prevedono che la prenotazione venga fissata entro i tempi riportati sotto (dalla data in cui si va a prenotare): 
U entro 72 ore
B entro 10 giorni
D entro 30 giorni
P entro 120 giorni


 

LIBRO: "I morti degli altri" di Marco Aime e Federico Faloppa

 

Perché non proviamo la stessa empatia per i morti che in qualche modo «non ci appartengono»? 
Perché, per esempio, per i morti dell’attentato a «Charlie Hebdo» siamo scesi in piazza e per quelli dell’attentato di Boko Haram in Nigeria negli stessi giorni abbiamo mostrato indifferenza? 

La risposta si spinge quindi, inevitabilmente, oltre il tema della morte: al di là della nazionalità di origine, è il prossimo che è scomparso dall’orizzonte dei nostri interessi più intimi. 
Assistiamo e viviamo un progressivo allontanamento che gli individui contemporanei stanno manifestando gli uni nei confronti degli altri. 
Allontanamento che non è solo fisico; ciò che è scomparso è il senso di prossimità, inteso in senso emozionale, affettivo, comunicativo.

mercoledì, dicembre 10, 2025

DEGUSTAZIONE di creazioni di pasticceria e mercatino natalizio: Sabato 13 Dicembre dalle ore 10.00 in Tilane

 




LIBRO: "Il coraggio della pace" di Andrea Riccardi

 
Dopo il 1945 sembrava essersi realizzata in Europa l’aspirazione condivisa alla pace. 
Ma le guerre nei Balcani, l’invasione russa in Ucraina e l’esplosione del conflitto nella striscia di Gaza hanno riabilitato la guerra come strumento di risoluzione delle controversie e contribuito alla militarizzazione dell’opinione pubblica e alla corsa al riarmo. 
La guerra appare sempre più come destino inevitabile e la pace come nient’altro che una parentesi. 

L’appello di Andrea Riccardi è quello di riscoprire il «senso di appartenenza a una comunità globale di destino» e restituire spazio al dialogo e alla diplomazia. 

Il vero coraggio è quello di chi sceglie la pace e si impegna per farne, oggi e per il futuro, «l’obiettivo della politica, l’aspirazione dei popoli, il fine della storia». 

Andrea Riccardi, storico contemporaneista e fondatore, nel 1968, della Comunità di Sant’Egidio, ha insegnato nelle Università di Bari, Roma “La Sapienza” e Roma Tre. 
Ha pubblicato: 
  • Il “partito romano”. Politica italiana, Chiesa cattolica e Curia romana da Pio XII a Paolo VI (2007)
  • Italia carismatica (2021); La scelta per la pace. Meditazioni tra Bibbia e storia (2022). 
  • Rigenerare il futuro. Dall’io al noi (2024).

martedì, dicembre 09, 2025

Che fare del vecchio asilo di Palazzolo? Demolire o nuova sede delle Associazioni ora a palazzo Vismara?

 
Con la costruzione in corso del nuovo asilo a Palazzolo (entrata da via Volta una volta giardino della scuola media Don Minzoni di piazza Hiroshima) con i 2 milioni di Euro di fondi del PNRR, per la vecchia sede in via Sabotino non è ancora stata decisa la sorte: 

  • demolizione (ancora da concordare con Roma) ?
  • o ristrutturazione (per accogliere le associazioni ora presenti a Palazzo Vismara di cui è ancora in corso la valutazione statica con relativa stima dei costi di ristrutturazione)?
In attesa della decisione, nel nuovo asilo di via Volta devono ancora essere ultimati 4 macro-interventi:
  1. realizzazione della recinzione
  2. sistemazione delle aree esterne, vale a dire del parcheggio a supporto dei pendolari che prendono il treno in stazione a Palazzolo. Parcheggio di valore perché già in gran parte "a spugna", poiché tutti i posti auto hanno già una pavimentazione con autobloccanti
  3. allestimento della cucina. Il progetto iniziale prevedeva un'area adibita a riscaldamento vivande, ma costruzione pressoché ultimata che si è rivelata errata, poiché le norme prevedono una cucina vera e propria per gli asili. Mi auguro che gli extra costi per la revisione del progetto e i costosi interventi di adeguamento alle norme vengano addebitati all'azienda che ha presentato il progetto: vien da pensare che non fosse a conoscenza di norme fondamentali... O devono pagare i cittadini padernesi per l'incompetenza delle aziende che si aggiudicano gli appalti?
  4. Fornitura degli arredi

INCONTRO: "Terreno di Speranza" 12 Dicembre 2025 - Limbiate



lunedì, dicembre 08, 2025

domenica, dicembre 07, 2025

Conferenza Nazionale Industria del Riciclo 2025 - 11 Dicembre - Milano

 
11 Dicembre 2025, appuntamento con la Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo 2025, promossa dalla Fondazione dello Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con CONAI Pianeta2030 e Il Corriere della Sera, si svolgerà a Milano presso la sede del Corriere, in via Eugenio Balzan, 3 - dalle ore 10.00 alle ore 16.00

Il programma della Conferenza nazionale dell'industria del riciclo 2025, l'11 dicembre a Milano - Fondazione Sviluppo Sostenibile



sabato, dicembre 06, 2025

Il nuovo metodo di Israele per cacciare i palestinesi

da L'Internazionale del 27 Novembre - di Refaat Ibrahim, Al Jazeera, Qatar

In Sudafrica sono atterrati alcuni aerei carichi di abitanti di Gaza. L’ultima di una lunga serie di iniziative decise dagli israeliani per trasferire la popolazione palestinese con la forza

Il 13 novembre un aereo con a bordo 153 palestinesi di Gaza è atterrato in Sudafrica senza la necessaria documentazione. I passeggeri sono rimasti bloccati sull’aereo per dodici ore prima che le autorità sudafricane, che hanno dichiarato di non essere state in formate dagli israeliani sul volo di espulsione, consentissero lo sbarco per motivi umanitari. 

I palestinesi a bordo avevano pagato tra i 1.500 e i cinquemila dollari ciascuno a un’azienda chiamata Al Majd Europe per lasciare Gaza. L’iniziativa è gestita da alcuni palestinesi in coordinamento con le autorità di occupazione israeliane. Al meno altri due voli simili sono stati effettuati dal giugno scorso. 

Questo è il metodo più recente usato da Israele per spopolare Gaza, un obiettivo storico del suo regime di apartheid che risale all’inizio del novecento. Fin dagli albori del movimento sionista i palestinesi sono stati percepiti come un ostacolo demografico alla creazione di uno stato ebraico. 

Alla fine dell’ottocento Theodor Herzl, uno dei padri fondatori del sionismo, scrisse che il trasferimento degli arabi dalla Palestina doveva essere parte del progetto sionista, suggerendo che le popolazioni povere potevano essere spostate oltre i confini e private di opportunità lavorative in modo discreto e oculato. 

Nel 1938 David Ben Gurion, leader sionista che in seguito sarebbe diventato il primo premier di Israele, affermò di essere favorevole al “trasferimento” forzato dei palestinesi e di non vederci nulla di “immorale”. 

In parte questa visione fu attuata dieci anni dopo con la Nakba del 1948, quando più di 700mila palestinesi furono costretti a lasciare le loro case in quella che lo storico israeliano Benny Morris ha definito una pulizia etnica “necessaria”. 

Dopo il 1948 Israele ha proseguito su questa strada. 

Negli anni cinquanta decine di migliaia di palestinesi e beduini palestinesi furono trasferiti con la forza dal deserto del Naqab (Negev) alla penisola del Sinai o alla Striscia di Gaza, che all’epoca si trovava sotto l’amministrazione egiziana. 

Dopo la guerra del giugno 1967, quando occupò Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est, Israele adottò una strategia che definì di “migrazione volontaria”. L’idea era creare condizioni di vita difficili, anche attraverso la demolizione di case e la riduzione delle opportunità di lavoro, per spingere gli abitanti ad andarsene. 

Lo stesso fu fatto nei campi profughi di Gaza creando degli “uffici per l’emigrazione”: chi aveva perso ogni speranza di tornare alla propria casa riceveva denaro e l’organizzazione del viaggio per partire. Israele ha anche incoraggiato i palestinesi ad andare a lavorare all’estero, soprattutto nel Golfo. Il prezzo che dovevano pagare per andarsene era l’esilio permanente. Nessun ritorno 

Dopo il 7 ottobre 2023 

Israele ha visto un’altra possibilità di portare avanti il suo piano di pulizia etnica di Gaza, questa volta attraverso il genocidio e l’espulsione forzata. Ha pensato di avere la simpatia internazionale e il capitale diplomatico necessari per compiere questa atrocità, come dimostrano le dichiarazioni di vari funzionari israeliani, tra cui i ministri Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. 

Questi ultimi hanno perfino proposto il “piano dei generali” per spopolare completa mente il nord di Gaza. Il nuovo piano per costringere i palestinesi a lasciare Gaza rientra a pieno titolo in questa tendenza storica. La differenza, però, è che stavolta i palestinesi devono pagare il proprio sfollamento forzato e la loro disperazione è sfruttata da collaborazionisti palestinesi in cerca di profitti facili. 

Ciò, naturalmente, impoverisce ancora di più la popolazione e crea nuove tensioni e fratture interne. Il piano attuale, come i precedenti, ha la caratteristica fondamentale di negare il ritorno ai palestinesi. Nessuno dei passeggeri dell’aereo ha ricevuto il timbro di uscita sul passaporto, motivo per cui le autorità sudafricane hanno avuto problemi con le procedure di ingresso. 

Non avere un documento legale che attesti l’uscita dal territorio di Gaza occupato da Israele significa che queste persone sono classificate automaticamente come migranti irregolari e non possono tornare. 

È importante chiarire perché Israele permette la partenza di questi voli, mentre impedisce l’evacuazione di palestinesi malati e feriti o di studenti ammessi in università straniere. 

Le loro uscite sarebbero legali e comporterebbero il diritto al ritorno, cosa che Israele non vuole permettere. 

Non sorprende che ci siano palestinesi pronti a cadere nell’inganno di questi voli. Due anni di genocidio hanno spinto la popolazione di Gaza a una disperazione inimmaginabile. Tanti abitanti della Striscia salirebbero volentieri su quei voli. Ma Israele non può mandarci tutti in Sudafrica. 

In tutti questi decenni di occupazione sionista i palestinesi hanno perseverato. La loro tenacia di fronte a guerre, assedi, incursioni nelle case, demolizioni, furto di terre e assoggettamento economico conferma che la terra di Palestina non è solo un luogo dove vivere, ma un simbolo di identità e storia al quale non vogliono rinunciare.

Negli ultimi due anni Israele ha distrutto le vite e le case di due milioni di palestinesi. E neppure tutto questo è riuscito a uccidere la loro forza d’animo e la voglia di restare aggrappati alla terra. I palestinesi non voleranno via. Siamo qui per restare. 

Refaat Ibrahim è uno scrittore di Gaza, che si occupa di questioni sociali, politiche e umanitarie legate alla Palestina.

venerdì, dicembre 05, 2025

TAVOLATA LETTERARIA: Grande successo di pubblico alla presentazione del libro "Da grande volevo fare il comunista" di Ferdinando Larizza

 

C'è stato un tempo in Italia in cui essere comunista voleva dire far vivere un sogno. 
Questo libro racconta quel tempo e quel sogno. 
Un tempo che non c'è più e un sogno - di libertà, riscatto e giustizia civile - che aveva la forza di modificare la realtà. 
Poteva per esempio trasformare una casetta di campagna in una scuola per contadini, dove si leggeva ad alta voce Gramsci perché uniti si era più forti che da soli. 
Oppure poteva fare di una piccola libreria di quartiere il punto di incontro tra giovani che volevano cambiare il mondo e insegnanti che volevano cambiare la scuola: non tutti erano comunisti, ma tutti erano spinti dallo stesso vento verso qualcosa di nuovo. 

Raccontando la storia di Ferdinando, della sua famiglia, dei suoi amici, questo libro racconta un'Italia che non c'è più. 
Non per nostalgia, ma per continuare a far vivere il sogno, quel sogno che ha iniziato a spegnersi con l'assassinio di Aldo Moro e che è finito con la morte di Enrico Berlinguer. 
La speranza è che qualcuno, tra queste pagine, intraveda l'Italia che poteva essere e che non c'è stata. 
E poi, volgendo di nuovo lo sguardo al futuro, ricominci a sognare di costruire un'Italia giusta, che non c'è ancora.

Il libro è acquistabile anche su Amazon:

 


Ieri sera, 4 Dicembre al Ristorante l'Angolo di Rino in via Gorizia, 17 a Paderno Dugnano, un p
ubblico numeroso e attento si è trovato ad ascoltare i racconti di Ferdinando Larizza che ha dedicato gran parte della sua vita ai libri e alla divulgazione culturale, ma non solo!
Insieme al fratello ha brevettato il porta chiavi TRAC (esposto al MOMA di New York) come esempio di design Made in Italy) e la penna SNAPPY (entrambi in omaggio con l'acquisto del libro durante la serata)


Gli eventi della 
TAVOLATA LETTERARIA

sono promossi dall'Assessore al Commercio MARCO COLORETTI 
e patrocinata dal Comune di Paderno Dugnano

Gli eventi si terranno di volta in volta in locali/bar/ristoranti 
situati nel Comune di Paderno, 
con l'intento di promuovere la CULTURA e la RISTORAZIONE LOCALE

I commercianti che volessero rendersi disponibili ad accogliere i prossimi eventi possono contattare l'Assessorato al Commercio.



LIBRO: "Bugie su mia madre" di Daniela Dröscher - Patriarcato e violenza psicologica

Germania, anni Ottanta. 
Ela ha sei anni e «come una piccola investigatrice privata» osserva la vita domestica trasformarsi in un campo di battaglia: la madre è troppo grassa e deve dimagrire a tutti i costi. 

Così ha decretato il capofamiglia, ossessionato dal corpo della moglie, che ritiene responsabile di ogni suo fallimento, dalla mancata promozione alle ambizioni sociali frustrate. 
Giorno dopo giorno, attorno a quel corpo si stringe un assedio fatto di ammonimenti, vergogna e controllo. 

Ormai adulta, l’autrice ritorna su quegli anni con uno sguardo capace di districare finalmente verità e menzogne, elementi essenziali di quel dominio quotidiano a cui da bambina assisteva impotente. 
Alternando il passato di vivaci capitoli narrativi al presente di fulminanti analisi, Daniela Dröscher ricostruisce le tensioni di un’infanzia segnata dai non detti, svelando con precisione i meccanismi invisibili attraverso cui il patriarcato modella il corpo e la vita delle donne. 

Best seller in patria e acclamato successo internazionale, «Bugie su mia madre» è la storia ironica, spietata e coraggiosa di una liberazione dal peso dello sguardo maschile.

giovedì, dicembre 04, 2025

Vicenda Carrefour: nuovo approccio con i fornitori da parte di NewPrinces - Gs

 

Il gruppo NewPrinces, neoproprietario della catena di supermercati, da quando ha ricevuto il via libera dall’Unione Europea per l’acquisto di Carrefour Italia, e guidato da Angelo Mastrolìa ha già inviato una lettera ai fornitori dei supermercati che nel giro di tre anni torneranno a esporre la storica insegna Gs.

La missiva chiede ai fornitori di presentare entro il 15 dicembre – cioè, nel giro di due settimane -le «proposte commerciali per il 2026, includendo i nuovi prezzi coerenti con lo scenario attuale».

La richiesta di prezzi più bassi con il «prezzo netto pulito»

La prima richiesta di NewPrinces ai fornitori è quella di abbassare i costi delle merci che finiranno sugli scaffali, tenendo conto della discesa dei prezzi negli ultimi mesi. 

«In un contesto di forte deflazione, riteniamo fondamentale lavorare insieme per mantenere competitività e costruire nuove opportunità di crescita - si legge nella lettera - per questo motivo sarà necessario aggiornare le condizioni economiche sin da subito, così da poter potenziare la collaborazione e generare ulteriori volumi». 

La comunicazione di NewPrinces si segnala però anche per un’altra novità che ha destato sorpresa fra alcuni fornitori, se non altro per la rapidità della svolta e, quindi, dell’adattamento richiesto alle aziende produttrici di beni di largo consumo.

«Per rendere i processi più semplici, trasparenti ed efficaci per entrambe le parti, a partire dal 1° gennaio 2026 adotteremo un sistema di fatturazione net-net», spiega il gruppo.

Fuori dal gergo della grande distribuzione, ciò significa che la nuova gestione di Carrefour intende adottare la politica del «prezzo netto-netto», in base alla quale la catena di supermercati chiederà di concordare con i fornitori un prezzo iniziale «fisso» sul quale applicherà, oltre l’Iva, un ricarico, per arrivare al prezzo finale per i consumatori. 

Questo sistema semplifica molto la gestione dei contratti per l’operatore della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), ma limita molto la possibilità di fare sconti e campagne promozionali durante l’anno.

Vantaggi e svantaggi del “prezzo netto pulito”

Si tratta di una strategia già adottata da diverse catene inglesi e dai discount, ma che si distingue da quella generalmente utilizzata dai supermercati italiani. 

Di norma, infatti, le catene della grande distribuzione concordano con i fornitori prezzi base per i loro prodotti (i cosiddetti listini), stabilendo però una serie di clausole contrattuali legate alla performance di attività che verranno svolte nel corso dell’anno, come la quantità di attività promozionali, il raggiungimento di target di volumi, sconti logistici, sconti finanziari, premi di fine anno e via dicendo. 

In questo modo, il margine effettivo dell’operatore della GDO e del fornitore sarà determinato solo alla fine dell’anno. 


Con l’acquisizione di Carrefour Italia, il gruppo italiano NewPrinces diventa quindi il secondo gruppo italiano dell’agroalimentare per fatturato: accordo che supera il miliardo di euro e interessa mille punti vendita. E in tre anni tornerà in Italia lo storico marchio Gs, voluto da Angelo Mastrolia, proprietario e presidente esecutivo di NewPrinces.

Il gruppo, in fase di espansione, ha in pancia più di 30 marchi alimentari, tra cui Delverde, Plasmon e Centrale del Latte.

Conta 13 mila dipendenti in Italia, più di 18 mila nel mondo, e prevede di chiudere l’esercizio del 2025 con un utile netto superiore ai 700 milioni di euro

Spiega Mastrolia in una nota: «Con l’ingresso di Carrefour Italia, NewPrinces Group raggiunge una dimensione senza precedenti, con ricavi consolidati pari a circa 7 miliardi di euro e un profilo patrimoniale che, entro fine anno, prevediamo superiore a 1,1 miliardi». 

E aggiunge: «L’integrazione di Carrefour Italia rappresenta per noi anche un’opportunità concreta per rafforzare un elemento fondamentale della nostra identità: il rapporto tra industria e retail. La nostra storia nasce dall’industria alimentare e conosciamo in profondità le esigenze di chi produce. 
Per questo ci impegneremo a garantire un approccio equo, trasparente e collaborativo con tutti i fornitori di Carrefour Italia, valorizzando il lavoro delle filiere e assicurando stabilità, correttezza e partnership di lungo periodo».

Il marchio storico Gs

La scelta del marchio Gs è di fatto un ritorno alle origini. Gs, sigla che sta per Generale Supermercati, è la celebre catena lanciata negli anni Sessanta da Marco Brunelli e Guido Caprotti a Roma e diventata un punto di riferimento per gli italiani. 

Tra il 1966 e il 1975 passò alla Sme, che riuniva le attività agro-alimentari controllate dall’Iri, fino ad entrare nel 1995 nella Schemaventuno delle famiglie Benetton e Del Vecchio.

Solo nel 2000 venne venduta alla francese Carrefour per 5 mila miliardi di lire.

Cosa cambia per i lavoratori

In attesa del rilancio del marchio che richiederà tempo, le insegne Carrefour saranno mantenute per un periodo massimo di tre anni.

Resta ancora da sciogliere il nodo dell’occupazione con i sindacati preoccupati per possibili riduzioni del personale.

In Italia Carrefour impiega ad oggi circa 24 mila lavoratrici e lavoratori.

Dopo l’incontro del 30 luglio scorso al ministero delle Imprese e del Made in Italy, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno a più riprese sollecitato la ripresa del confronto con la direzione aziendale francese e con la nuova proprietà.

Obiettivo: conoscere i contenuti del piano di rilancio per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali, la continuità delle attività e la corretta applicazione delle normative contrattuali.

Mastrolia ha dichiarato: «Nessuna cassa integrazione, ma un rilancio con il marchio Gs. E a breve il progetto per la quotazione alla Borsa di Londra» e intende rilanciare gli oltre mille supermercati italiani di Carrefour, con un investimento di 200 milioni destinati a iniziative di sviluppo, innovazione logistica e rinnovamento dell’offerta.

Da parte sua il gruppo francese fornirà come previsto dagli accordi un contributo di 237,5 milioni a sostegno del rilancio della catena e della continuità operativa.
Il gruppo francese, ha deciso di ritirare la cassa integrazione, programmata prima dell’accordo con NewPrinces, che avrebbe coinvolto 170 dipendenti della rete di supermercati.

Mentre sui mercati aziende come Nestlé riducono in modo massiccio gli organici, Mastrolia sembra rilanciare. «La scelta è stata fatta grazie al nostro supporto perché prima di prendere qualunque decisione vogliamo capire le competenze di ogni lavoratore — dice Mastrolia —. Poi presenteremo il piano, a inizio 2026: un progetto di rilancio con il marchio storico GS».

La rete vede 385 negozi in franchising e gli altri 642 di proprietà. «Stiamo già esercitando l’opzione di acquisto della proprietà immobiliare dei negozi — aggiunge l’imprenditore — che sotto le insegne di GS sarà presidente esecutivo. «Non ci sarà un amministratore delegato — aggiunge — l’80% del mio tempo sarà impiegato sul gruppo dei supermercati».

Storia diversa dalla vicenda Auchan dove la vendita del gruppo francese, che abbandonato il mercato italiano della grande distribuzione, era finita con uno spezzatino, poiché nessuno dei player italiani voleva l’intero perimetro, e i concorrenti ambivano solo alla rete di supermercati o a pezzi di essa, forse per motivi Antitrust o perché non potevano farsi carico anche della sede».