venerdì, ottobre 31, 2025

LIBRO: "Tecnica" di Carlo Galli

 
Il percorso della tecnica è ambiguo e accidentato, proprio perché radicalmente umano. 
La critica ad essa, tanto intellettuale quanto politica, è la contestazione della sua volontà di dettare l'intera agenda dell'avvenire. 
È la tecnica che comanda oggi, nell'era del tecno-capitalismo? E a chi serve? A tutti o a pochi? 
O siamo noi a servire lei? 
È una sfida al dominio umano del mondo o è una risorsa indispensabile per realizzarlo? 
Mai neutra, ma da sempre intrecciata con la storia dell'uomo, la tecnica è ambigua per definizione. 
Essa si esprime nella sua duplice natura di strumento di libertà e di dominio, nella sua capacità di sollevarci dalla fatica e dal bisogno, e nel suo produrre al tempo stesso squilibri, conflitti, rotture. 
Non è mai puro fabbricare, ma porta in sé l'elemento della decisione e di conseguenza del potere.

Lontano sia da miti salvifici sia da condanne apocalittiche, questo libro analizza il fare della tecnica come intreccio di sapere e volere, come radice di disuguaglianze e di trasformazioni, come necessità che nasconde scelte e interessi. 
E proprio in questo nodo tra coazione e libertà si apre uno spazio decisivo: quello dell'agire politico.

giovedì, ottobre 30, 2025

LIBRO: "Comunismo digitale. Una proposta politica" di Maurizio Ferraris

 
L’intera umanità produce dati, cioè valore potenziale, sul web. 
Però l’impero calante, gli Usa, garantisce la libertà, fosse pure quella di morire di fame, ma non ridistribuisce il valore, che rimane nelle mani di pochissimi. 
L’impero crescente, la Cina, lo ridistribuisce, ma – essendo uno Stato bolscevico di successo – limita la libertà. 
Per rimediare al declino americano, il presidente Trump vuole controllare le piattaforme, realizzando il capolavoro di una tirannide senza ridistribuzione. 

Esiste una quarta via? Certo, il comunismo digitale spiegato in questo libro. 
I tempi sono maturi, non aspettiamo che marciscano.

mercoledì, ottobre 29, 2025

INSIEME CONTRO LE MAFIE: la sede del CAI di Paderno è un bene confiscato alle mafie nel 2003

 

La sede del CAI di Paderno Dugnano, in Via delle Rose, 19 è un bene confiscato alla mafia, attraverso un processo di riutilizzo sociale.
A seguire la notizia riportata sulla Calderina, con una biciclettata organizzata per l'inaugurazione, il 19 Ottobre 2003



TAXI SOCIALE: servizio gratuito del Comune per motivi sanitari o sociali

 

Dal 1° Ottobre 2025 il servizio trasporto del "Taxi Sociale" si effettuerà:
MERCOLEDI' POMERIGGIO - dalle ore 15 alle ore 19
GIOVEDI' MATTINA - dalle ore 8 alle ore 13
VENERDI' POMERIGGIO - dalle ore 15 alle ore 19 

Servizio GRATUITO - OFFERTA LIBERA

Servizio per persone autosufficienti (ossia senza difficoltà di deambulazione) che hanno bisogno di recarsi presso servizi di carattere sanitario o sociale

Ecco alcuni esempi

  • visite medico di base  
  • visite mediche specialistiche ed esami clinici non invasivi 
  • recarsi presso strutture fisioterapiche (come palestre/piscine) 
  • visite a parenti stretti ricoverati in ospedale/RSA 
  • disbrigo pratiche presso caf, patronati, uffici postali, banca 
  • frequentare i centri anziani 
  • fare la spesa settimanale 
  • recarsi presso servizi di cura e benessere fisico (come palestra - pedicure)
  • piccole necessità quotidiane.

Telefonare al numero 340 79 64 274 
dal Lunedì al Giovedì
dalle 14.00 alle 17.00


i LIBRI di Geppi Cucciari

 

Meglio donna che male accompagnata - 2008

Tre amiche. Tutte sarde. Tutte single. 
Lucia, capace di parlare in tribunale come di attaccare una mensola o di ricamare a punto croce;
Stefania, che fa la giornalista letteraria ed è la "stronza magra" delle tre; 
Geppi, che da qualche tempo sta realizzando il suo sogno di fare l'attrice. La loro vita sembra scorrere (quasi) normalmente fino all'arrivo di una lettera dall'aspetto anonimo, che all'apertura si rivela più pericolosa di un pacco bomba: l'invito al matrimonio di un'amica d'infanzia, quella che sembrava avere meno chance. 
Così loro dovranno subire l'onta terribile di tornare in Sardegna e presentarsi di fronte a tutto il paese senza un uomo al fianco che sostenga il passo malfermo dopo un'intera cerimonia sui tacchi alti!


Meglio un uomo oggi - 2012

Per una donna c'è una sola cosa peggiore della crisi dei trent'anni: quella dei trentacinque. 
Geppi, attrice comica, donna con una vita sentimentale apparentemente appagante, lo sa bene. 
È in notevole ritardo sui suoi progetti di vita e dopo due anni di relazione a distanza si trova ancora alle prese con Michele, conosciuto in "Meglio donna che male accompagnata". 
Intelligente, ironico e abbastanza in carriera, senza ex fidanzate psicolabili nell'armadio, quest'uomo sembra avere tutti i requisiti per renderla madre e moglie. 
Nota stonata di questo romantico fidanzamento il fatto che Michele non ha mai pronunciato le parole "io", "te", "per sempre", "bambini" nella stessa frase; e a Geppi questa mancanza di progettualità comincia a pesare. 
Lui, a Las Vegas per questioni di lavoro, le ha appena fatto recapitare un biglietto aereo per raggiungerlo, accompagnato da tre invitanti parole: "Vola da me". Quale destinazione, poi, meglio di Las Vegas per capire se questa relazione è un bluff oppure no? 
Nella capitale del vizio, però, fa la sua comparsa un terzo giocatore che prende malignamente le sembianze di una notevole, competitiva e sfrontata architetto di venticinque anni, Erika, figlia del padrone dell'azienda di cui Michele è il miglior interior designer.

martedì, ottobre 28, 2025

Libro, Parole O_Stili ed Attualità: "GRAMMAMANTI" di Vera Gheno


Le parole sono centrali nelle nostre vite e dischiudono infinite opportunità. 
Per questo dovremmo instaurare con loro una vera e propria relazione amorosa, sana, libera, matura. Perché le parole ci permettono di vivere meglio e ci danno la possibilità di cambiare il mondo. 
Chi può definirsi grammamante? Chi ama la lingua in modo non violento, la studia e così comprende di doverla lasciare libera di mutare a seconda delle evoluzioni della società, cioè degli usi che le persone ne fanno ogni giorno parlando. 
Essere grammarnazi significa difendere la lingua chiudendosi dentro a una fortezza di certezze tanto monolitiche quanto quasi sempre esili; 
chi decide di abbracciare la filosofia grammamante, invece, non ha paura di abbandonare il linguapiattismo, ossia la convinzione che le parole che usiamo siano sacre, immobili e immutabili.

Perché per fortuna, malgrado la volontà violenta di chi le vorrebbe sempre uguali a loro stesse, le parole cambiano: alcune si modificano, altre muoiono, ma altre ancora, nel contempo, nascono. 
E tutto questo dipende da noi parlanti: non c’è nessuna Accademia che possa davvero prescrivere gli usi che possiamo farne; siamo noi a deciderlo e permettere il cambiamento. 
È tempo di smettere di essere grammarnazi e tornare ad amare la nostra lingua, apprezzandola per quello che davvero è: uno strumento potentissimo per conoscere sé stessi e costruire la società migliore che vorremmo.

La persona «grammamante» è dunque il contrario della «grammarnazi»: non pensa che le parole siano qualcosa di fisso e immobile, che va protetto e a cui bisogna ubbidire religiosamente; 

al contrario, ha una vera e propria relazione amorosa con le parole, basata sul benessere e in grado di reggere la complessità.

Quella con le parole potrebbe essere una relazione amorosa, erotica, piena di possibilità, e invece spesso si rivela una relazione tossica basata sul possesso

Di solito se ne parla con un senso di nostalgia, come a dire che una volta la lingua italiana era davvero elegante, mentre oggi viene sporcata dagli inglesismi e usata nella peggior maniera possibile. 

In realtà, non è vero che prima la lingua italiana fosse «pura», anche perché si tratta di un idioma piuttosto giovane e da sempre pieno di regionalismi e variazioni, e tutto sommato quello che dovrebbe starci a cuore è che si tratti di una lingua viva, capace di trasportare concetti e dare modo alle persone di esprimersi. 

Se una lingua non viene usata per paura che si rovini, non sta svolgendo la sua funzione principale: accompagnare la persona nella scoperta di sé e nella relazione con gli altri e con il mondo.

La storia del nostro rapporto con le parole è legata alla nostra identità, al nostro paesaggio emotivo e all’immaginario: l’ambiente in cui siamo nati, le lingue che abbiamo sentito, le serie che abbiamo visto, i libri che abbiamo letto, le persone che abbiamo incontrato hanno dato vita al nostro «idioletto», cioè l’insieme delle nostre caratteristiche linguistiche. 

Ogni «idioletto», spiega Vera Gheno, è qualcosa di simile a un’impronta digitale: è unico e irripetibile, non è lineare e uguale per tutti, e più è ricco di mescolanze più possibilità ci offre. In effetti, a seconda della lingua che parliamo, cambia anche il modo in cui sviluppiamo i pensieri, i gesti che accompagnano le parole, la nostra personalità.

È anche la ragione per cui sul linguaggio ci si scontra spesso: le parole non sono solo parole ma trasportano simboli, significati, cultura, stereotipi, credenze, identità. 

Le parole ci permettono di trasmettere e definire le conoscenze con precisione, di diffondere più lontano nello spazio e nel tempo rispetto a tanti altri strumenti di comunicazione.

«Grammamare», dunque, significa amare l’uso delle parole, e ricorda anche la figura del rabdomante: le parole preziose sono intorno a te, hanno un’energia particolare, e sceglierle significa non solo riconoscerle, ma anche essere in grado di stupirsene e di liberare il loro potenziale trasformativo e narrativo. 

Eugenio Montale scriveva: «le parole sono di tutti, e non si celano nei dizionari».

Ed  Emil Cioran, filosofo rumeno che scriveva in un elegantissimo francese diceva: «Non si abita un Paese, si abita una lingua».

ATTUALITA'

Quanto contano le parole nel raccontare chi siamo?

Quando parliamo di genere e potere, le parole non sono solo accessori: possono costruire la realtà o demolirla. 

E allora scegliamole con cura - come fanno i “Grammamanti” di Vera Gheno: 
con dolcezza e ascolto, non per dominarle ma per capirle.

Quando il linguaggio sminuisce:

Un episodio recente ce lo ricorda bene: durante la conferenza stampa al vertice di pace di Sharm el-Sheikh, che ha visto i leader di ventotto Paesi e tre organizzazioni internazionali riunirsi per firmare il documento che traccia il futuro della Striscia di Gaza, Donald Trump ha definito la premier italiana Giorgia Meloni “una bellissima giovane donna”.

Quello che a una lettura superficiale potrebbe sembrare un complimento del presidente USA, 
in questo contesto si rivela, al contrario, 
un’azione invalidante del ruolo della premier. 
Chi rappresenta un Paese va riconosciuto per la sua funzione, non per l’aspetto.

È un esempio chiaro di quanto il linguaggio possa rafforzare o ridurre la leadership femminile
E ci ricorda che, nella nostra lingua, il maschile universale non è davvero neutro: quando diciamo “il medico”, nella nostra mente spesso compare un uomo.

lunedì, ottobre 27, 2025

INCONTRO: DATA CENTER di Bollate - 29 Ottobre ore 21.00 - Cassina Nuova

 




"La pace del più forte. Un’opportunità per dimenticare"


da L'Internazionale del 17 Ottobre 2025    di Nesrine Malik, The Guardian, Regno Unito

Con la fine della guerra, i paesi occidentali che hanno reso possibile la distruzione di Gaza si ripuliscono la coscienza.

Il 13 ottobre Sharm el Sheikh ha ospitato il più importante incontro di leader mondiali in Medio Oriente degli ultimi anni. 

Lo statunitense Donald Trump, il britannico Keir Starmer, il francese Emmanuel Macron, lo spagnolo Pedro Sánchez e altri si sono riuniti “per mettere fine alla guerra nella Striscia di Gaza, intensificare gli sforzi per raggiungere la pace e la stabilità in Medio Oriente e inaugurare una nuova era di sicurezza e stabilità nella regione”. Se il cessate il fuoco reggerà, questo linguaggio è un presagio del futuro. 

Un futuro in cui non si fan no i conti con quello che è successo né si affrontano le cause profonde. C’è solo una corsa sfrenata verso l’imperativo di ripulire e risolvere. 

Nel frattempo l’occupazione illegale continua e un altro capitolo delle violazioni di Israele è chiuso furtiva mente, senza che né a Tel Aviv né ai suoi sostenitori sia chiesto di prendersi le loro responsabilità. C’è un’espressione araba, hameeha ha rameeha, che significa “il custode è il ladro”, e mi viene in mente quando chi ha riempito Israele di armi si riunisce per ca pire come raggiungere la pace a Gaza. 

Nelle prossime settimane e mesi si vedrà una Gaza ancora più devastata di quella che è stata mostrata al mondo finora. Sta diventando chiara la portata colossale di quello che deve essere ricostruito. 

Le persone tornano alle loro case nella città di Gaza e trovano una terra desolata, rasa al suolo dalle bombe e dai bulldozer. Nelle immagini perfino la luce del sole sembra diversa, ultraterrena. Non riuscivo a capirne il motivo, finché non mi sono resa conto che era perché non c’erano strutture a filtrarla. Nessuna ombra né penombra. Una casa dove tornare è uno spazio su cui piantare un’altra tenda e aspettare gli aiuti. Ma questa volta con meno rischi di essere bombardati nel sonno. 

La popolazione di Gaza è stata liberata dalla paura della morte, ma che ne sarà della vita che ora deve affrontare? Che ne sarà delle migliaia di orfani e dei bambini feriti o mutilati senza famiglie sopravvissute? Non è solo l’infrastruttura di gran parte della Striscia a essere stata distrutta, ma anche il tessuto sociale. 

Linee familiari di due, tre, quattro generazioni sono state spazzate via. Che ne sarà delle migliaia di genitori che hanno seppellito i figli? E di tutti quelli che hanno raccolto i resti dei loro cari? Come si può anche solo cominciare a pensare di affrontare un simile trauma di massa quando non c’è nemmeno un tetto sotto cui riunirsi? 

Ho chiesto a un uomo notizie del fratello, che ha perso tutti i suoi figli e la moglie in un attacco

Dove si trova ora? “Cammina senza sosta, girando intorno alle macerie” del luogo in cui sono morti. “Smarrito”. Il bilancio delle vittime è destinato sicuramente a salire, man mano che i corpi che prima non potevano essere recuperati sono estratti dalle macerie. 

Almeno il 10 % della popolazione di Gaza è stato ucciso o ferito, e questa è una stima prudente. 

La storia cancellata 

È importante che questi fatti non siano semplicemente sommati e liquidati come costi della guerra. L’assalto deve finire, ma le condizioni alle quali finisce e sulle quali si basa il percorso verso la pace e la ricostruzione sono cruciali. 

I crimini che sono stati commessi non possono essere riparati e non si può nemmeno impedire si ripetano, se restano le condizioni che hanno permesso ai loro autori di agire. È difficile insistere su questo punto quando si ha a che fare con un genocidio. 

La portata della morte e della violenza, la cancellazione delle condizioni di vita, rendono la fine della distruzione la questione più urgente, l’unico obiettivo. Ma con questo arriva l’assoluzione, e anche peggio. Donald Trump sta già festeggiando la sua vittoria per aver riportato la pace, dopo aver reso possibile quello che è andato avanti per mesi. 

Suo genero Jared Kushner ha elogiato la condotta di Israele: “Invece di replicare la barbarie del nemico, avete scelto di essere eccezionali”. 

Il premier britannico Keir Starmer ha lodato Trump per aver raggiunto l’accordo e ha sottolineato l’importanza di far entrare gli aiuti umanitari. 

E così ora abbiamo un crimine senza criminali, un genocidio senza genocidari, una popolazione miserabile che, dobbiamo credere, è stata ridotta in miseria da Hamas e deve essere nutrita e dissetata mentre il mondo decide cosa farne. 

L’intera storia di impunità e dominio israeliani in Palestina, di ripetute pulizie etniche, regime militare, espansione degli insediamenti – e ora di esplicito rifiuto dell’autodeterminazione palestinese – è cancellata, ancora una volta. 

Questa volta l’assoluzione, definire quello che è successo un evento tragico e finalmente concluso, è ancora più urgente, perché la responsabilità dei paesi che hanno sostenuto Israele e messo a tacere chi lo critica è più chiara che mai. Ovviamente si precipiterebbe a Sharm el Sheikh chiunque rappresentasse un governo che ha fornito armi, limitato le proteste e rifiutato sia di approvare le dichiarazioni di genocidio sia di obbedire alle richieste della Corte penale internazionale quando ha emesso un mandato di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. 

La pace a Gaza rappresenta un’opportunità per dimenticare, per cancellare dalla coscienza collettiva un’epoca in cui alcuni paesi occidentali hanno calpestato le norme e le istituzioni internazionali, e perfino la loro stessa politica in terna, per imporre la distruzione di Gaza. 

Ma molte persone nel mondo che hanno assistito al massacro e a tutto quello che è servito a sostenerlo per due anni non lo dimenticheranno così facilmente. Il futuro di chi vive a Gaza, e in Palestina in generale, non è qualcosa che può essere fornito dai ladri diventati protettori. 

Senza che sia dato potere al popolo palestinese e sia garantita la sua autodeterminazione, non ci può essere fede o fiducia in Israele o nei suoi alleati per quella “pace duratura” costantemente invocata. 

Per ora, fortunatamente, le uccisioni a Gaza si sono fermate (!?!), ma ora bisogna rifiutare di normalizzare ciò che seguirà: un ritorno allo status quo in cui tutti continuiamo a fingere che la vita dei palestinesi sia sostenibile sotto l’autorità di Israele. 

I palestinesi continueranno a essere uccisi, le loro case rubate, i prigionieri torturati e detenuti senza un regolare processo. Quello che abbiamo imparato negli ultimi due anni non si può dimenticare, nonostante tutta l’energia che sarà spesa perché succeda. La causa palestinese non può essere riportata ai margini di una politica “complessa” e secondaria, un quadro che ha permesso due anni di devastazione. I responsabili si sono da tempo squalificati da qualsiasi mandato sul popolo che hanno contribuito a uccidere e distruggere. Ciò che sarà rivelato dalla conta dei morti e dei danni a Gaza dovrebbe rendere impossibile negarlo. 

Mentre i leader mondiali si riuniscono, una frase della poesia Gerontion di T. S. Eliot aleggia su Sharm el Sheikh: “Dopo tale conoscenza, quale perdono?”

sabato, ottobre 25, 2025

LIBRO: "Buio americano: Gli Stati Uniti e il mondo nell'era Trump" di Mario Del Pero


Donald Trump è presidente degli Stati Uniti, e il mondo si trova a fare i conti di nuovo con la sua ascesa, questa volta meno avventata della prima, più dura e determinata. 
Il suo arrivo al potere non è solo il risultato di un’elezione, ma di una crisi identitaria che nessuno ha davvero affrontato e che è ora visibile in ogni sua azione, e l’ultimo atto di un processo iniziato da tempo di drastica ridefinizione dell’interesse nazionale americano. 

Mario Del Pero, uno dei più autorevoli americanisti del nostro tempo, analizza quello che succede oltreoceano. 
Ogni fase di questa amministrazione chiama in causa la storia: identità, polarizzazione, sistema politico disfunzionale, crisi economica, disuguaglianze e fratture razziali. 
In questo contesto, Trump non è solo un prodotto della politica statunitense, ma l’acceleratore di un declino che l’America sembra non voler riconoscere.

venerdì, ottobre 24, 2025

LIBRO: "Esci da quella stanza" di Alberto Pellai e Barbara Tamborini

 
Essere genitori competenti, capaci di «allenare» i nostri figli alla vita, non è facile. Soprattutto in questo inizio di terzo millennio, dominato dall’attrazione magnetica che il mondo online esercita su bambini e ragazzi. 

Da una parte, infatti, ci siamo noi adulti, con il nostro progetto educativo, desiderosi di fornire ai più giovani tutti gli strumenti di cui hanno bisogno per diventare grandi. 

Dall’altra c’è il marketing, che quando si rivolge ai nostri figli non ha alcuna attenzione per i loro bisogni di crescita. Anzi, strategicamente, identifica le loro fragilità e vulnerabilità per trasformarle in un’opportunità senza precedenti di profitto e manipolazione.
 
Il risultato è che il cuore e la mente dei ragazzi vengono sempre più risucchiati dalle piattaforme online, un nuovo Paese dei Balocchi che possono frequentare senza limiti, nello spazio circoscritto delle loro stanze. 

Alberto Pellai e Barbara Tamborini, da anni impegnati sul fronte educativo, sollecitano i genitori, gli insegnanti e gli adulti in generale a riflettere e ad abbandonare la rotta percorsa finora, per imboccarne una completamente nuova.

Tenendo come bussola il principio che sostenere la crescita delle giovani generazioni significa arginare la pervasività con cui il digitale e lo smartphone hanno aggredito la loro vita. 

Alla luce di questa convinzione analizzano due esperienze fondamentali dell’età evolutiva: il gioco e la socializzazione. 

Partendo da una critica tanto accurata quanto tagliente del modo in cui il mondo online le ha stravolte, Pellai e Tamborini offrono una serie di consigli concreti e validissimi per vincere la sfida oggi cruciale, ossia far uscire un figlio dalla propria stanza. 
Perché solo varcando la soglia di quello spazio angusto in cui – quasi senza accorgersene – si è recluso, potrà ritrovare la fatica, la bellezza e la libertà di diventare se stesso.

giovedì, ottobre 23, 2025

LIBRO: "La lezione del Giappone. Il Paese che anticipa le sfide dell'Occidente" di Federico Ramb

 
Il mondo sta riscoprendo il Giappone. 
Un sintomo è il boom di visitatori, che sconvolge un paese poco abituato all'overtourism. 
È una riscoperta che ha molte facce. 
La rinascita dell'industria nipponica è quasi invisibile, nascosta in prodotti ad altissima tecnologia di cui nessuno può fare a meno. 
Più vistoso è invece il «soft power» di Tokyo, che dilaga da decenni nella cultura di massa: dai manga agli anime, dai videogame alla letteratura, dal cinema al J-pop, adolescenti e adulti occidentali assorbono influenze nipponiche talvolta senza neppure saperlo. 
Il sushi è ormai globale quanto la pizza. 

Se si elencano tutte le mode nate nel Sol Levante, colpisce un'analogia con quel che fu l'Inghilterra dei Beatles negli anni Sessanta. 
Persino la sua spiritualità, dallo shintoismo al buddismo zen, ha esercitato una presa potente su noi occidentali, anticipando l'ambientalismo e il culto della natura come «divinità diffusa». 

Il Giappone è soprattutto un laboratorio d'avanguardia per le massime sfide del nostro tempo: 
  • fu il primo a conoscere denatalità, 
  • decrescita demografica, 
  • aumento della longevità. 
Dentro le soluzioni che sperimenta per invecchiare bene c'è una lezione per tutti noi. 

Federico Rampini, che lo frequenta da oltre quarant'anni, ci guida in questo viaggio fra i misteri di una civiltà antichissima e affascinante, un paese che condensa modernità e rispetto della tradizione come nessun altro, e ciononostante deve far fronte a numerosi paradossi: il paradiso delle buone maniere può essere vissuto come una prigione di conformismo, tanto che alcuni decidono di scomparire, evaporando nel nulla. 
E come conciliare i tassi di criminalità più bassi del mondo con l'esistenza della temuta mafia Yakuza? 

Anche la sua centralità geopolitica è fondamentale. 
Ottant'anni di dibattito sull'atomica acquistano una prospettiva nuova, quando li si ricostruisce da Hiroshima. 
Per non parlare del futuro della Cina e della sfida che essa lancia all'Occidente: nessuno è in grado di decifrarlo meglio dei giapponesi, che hanno millecinquecento anni di esperienza. 

Il Sol Levante, inoltre, è stato il primo a sperimentare i fulmini del protezionismo americano, fin dagli anni Settanta, ispirando Donald Trump. 

In un mondo in cui sempre più paesi riscoprono il capitalismo di Stato, le politiche industriali, la geoeconomia, la lezione del Giappone, preziosa quanto silenziosa, è la mappa di un futuro che riguarda tutti noi.

LIBRO: "Dislessico famigliare. Cronache (s)connesse di una famiglia straordinariamente normale" di Giampaolo Morelli e Gloria Bellicchi

 

Giampaolo era considerato uno studente pigro, svogliato, addirittura poco dotato, ma la verità era un'altra: il suo cervello, semplicemente, funzionava in modo diverso. 

All'epoca non si parlava di dislessia e disturbi dell'apprendimento, mentre oggi questi temi sono all'ordine del giorno. Eppure, quanto ne sappiamo davvero sull'argomento? È quello che si è chiesta Gloria nel momento in cui ha scoperto che non solo suo marito Giampaolo, ma anche i loro due figli, Gianmarco e Pier Maria, sono dislessici. 

Questo libro nasce dal bisogno di raccontare la quotidianità di una famiglia per tre quarti neuro-divergente: e così, tra compiti a ostacoli e lettere che si rincorrono, prende forma un racconto vivo, umano, che mescola il memoir al consiglio pratico, l'esperienza personale alla riflessione condivisa; senza la pretesa di insegnare, ma con il desiderio di offrire uno spaccato di vita e uno sguardo onesto su ciò che significa convivere con la dislessia - da genitori e da figli -, affrontando le difficoltà ma anche valorizzando le risorse, i talenti, le prospettive diverse. 

Tra aneddoti, errori e traguardi, il lettore troverà una storia in cui riconoscersi e un piccolo vademecum costruito sul campo: utile per chi deve affrontare situazioni simili, illuminante per chi vuole semplicemente capire qualcosa in più. 
Due voci autentiche e autorevoli - quelle di Giampaolo e Gloria - in queste pagine si alternano per mostrare come essere «diversi» non significhi essere sbagliati. 
E come, in fondo, la vera sfida sia imparare a cambiare punto di vista.

Articolo sul La Repubblica Salute di Sabina Pignataro del 3 Ottobre 2025

La dislessia? Un intreccio di difficoltà e disturbi isolati - la Repubblica

Per anni dislessia, disgrafia e discalculia sono state considerate separate. La ricerca mostra che i DSA raramente si presentano in forma isolata. Le novità in occasione della Settimana Nazionale della Dislessia 2025


“Mio figlio è dislessico”. Per anni, questa frase ha significato ricevere un’etichetta precisa: difficoltà di lettura, distinta e separata dalla disgrafia (scrittura), dalla discalculia (calcolo) o da altri disturbi dell’apprendimento. Oggi, però, le cose sono cambiate.

“Un tempo – spiega Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo e dell’Educazione all’Università di Padova ed esperta di psicologia dell’apprendimento – l’attenzione era concentrata soprattutto nel distinguere con rigore diagnostico ogni singolo disturbo: la dislessia era separata dalla disgrafia, la discalculia da altri deficit, e così via. Era fondamentale che la comunità scientifica, clinica ed educativa riconoscesse la specificità di ciascun disturbo come un problema reale del neuro-sviluppo, mostrando che non si trattava di “pigrizia” o “scarso impegno” del bambino, ma di vere e proprie difficoltà con basi neurobiologiche precise”.

Profili intrecciati

Oggi la prospettiva è diversa. “Sempre più spesso incontriamo profili complessi, con difficoltà che si intrecciano: la lettura può essere compromessa insieme alla scrittura, ai calcoli, all’attenzione, alla memoria, ai processi esecutivi e persino alla regolazione emotiva”, spiega Lucangeli. “È invece raro trovare bambini che presentino soltanto un disturbo specifico, anche severo, di dislessia in forma isolata. Non si tratta soltanto di un problema specifico, ma di una vulnerabilità più ampia, una comorbidità, che riguarda diversi aspetti dello sviluppo cognitivo ed emotivo”.

Per capire cosa significa basta pensare a un bambino che legge lentamente e, nello stesso tempo, commette errori di ortografia, fatica a memorizzare le tabelline e si distrae facilmente. O a una ragazza che rende bene nei compiti orali ma va in ansia davanti a una verifica scritta, perché la memoria di lavoro e la scrittura le costano uno sforzo enorme. In pratica, non si tratta quasi mai di un disturbo isolato, ma di un intreccio che rende le giornate scolastiche piene di ostacoli: leggere un testo, svolgere una divisione, prendere appunti o restare concentrati diventano sfide che si sommano e si amplificano a vicenda.

La visione globale del neuro-sviluppo

Ecco perché oggi i DSA vengono collocati all’interno dei disturbi del neuro-sviluppo: non riguardano solo la scuola o la velocità con cui un bambino legge o scrive, ma riflettono un funzionamento più ampio del cervello e dello sviluppo. Non ci si limita, quindi, a osservare i sintomi scolastici – come leggere lentamente, scrivere con molti errori o fare fatica con i calcoli – ma si considera l’intero percorso di crescita: attenzione, memoria, emozioni, strategie di apprendimento e capacità di affrontare le difficoltà.

Origini e fattori di rischio

Ma allora, come mai si manifestano questi disturbi? Da dove hanno origine? Gli studiosi spiegano che le difficoltà di apprendimento non dipendono da scarso impegno o mancanza di intelligenza, ma da un funzionamento diverso dei processi cognitivi, radicato nello sviluppo e nella maturazione del cervello.

“La ricerca conferma che i primi mille giorni di vita sono decisivi per lo sviluppo del cervello e per la costruzione delle basi emotive e cognitive – spiega Lucangeli –. In quel periodo non contano solo i fattori genetici, ma anche quelli epigenetici: cioè il modo in cui l’ambiente, le relazioni affettive, lo stress vissuto dalla madre durante la gravidanza o le cure ricevute nei primi anni incidono sull’espressione dei geni”. Tradotto nella vita reale: la genetica può predisporre a certe fragilità, ma è l’ambiente a renderle più evidenti o più lievi.

“La prevenzione, l’intervento precoce, la neuroplasticità sono tutte risorse importanti: un bambino seguito da adulti attenti, che riceve stimoli positivi e sostegno, può sviluppare strategie efficaci nonostante le sue vulnerabilità. Al contrario, la mancanza di diagnosi precoci, l’assenza di supporto scolastico o esperienze di stress prolungato possono aggravare le difficoltà e renderle più stabilizzate e meno modificabili già nei primi anni di scuola”.

Un approccio integrato

Un approccio integrato, chiarisce Lucangeli, “ci aiuta a capire che non basta occuparsi della lettura o della scrittura, ma bisogna guardare al percorso complessivo di crescita e apprendimento del bambino. È questo sguardo che permette di trasformare la difficoltà in possibilità, accompagnando lo sviluppo cognitivo ed emotivo nella sua interezza”.

In pratica significa che non è sufficiente allenare un bambino a leggere più velocemente o a scrivere con meno errori. Serve capire come si sente davanti a un compito, quali strategie usa per ricordare, quanto riesce a mantenere l’attenzione, come reagisce all’errore e alla frustrazione. Solo così la difficoltà non resta un ostacolo, ma può diventare l’occasione per sviluppare nuove risorse e strategie di apprendimento.

Un’Italia a due velocità

A confermare la necessità di questo sguardo globale sono i dati diffusi in occasione della Settimana Nazionale della Dislessia 2025, che si è tenuta il 4 ottobre a Rende (Cosenza) con il XIX Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Dislessia.

In quella occasione l’AID lancia un allarme chiaro: “al Sud le diagnosi sono ancora poche e tardive. Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’ultimo biennio le certificazioni nelle regioni meridionali si fermano al 2,8%, contro il 7,9% del Nord-Ovest, il 6,7% del Nord-Est e il 6,1% del Centro”.

La presidente AID, Silvia Lanzafame, lo riassume con parole nette: “L’Italia dei DSA è un’Italia a due velocità. 
Se non facciamo squadra per creare la cultura giusta e sostenere la scuola pubblica con strumenti adeguati, il rischio di lasciare indietro molte persone è reale”. 

Ancora più preoccupante è il ritardo nella scuola primaria. 

Secondo i dati AID, solo 49.418 alla primaria, contro 112.210 alle medie e 192.941 alle superiori (a.s. 2022/2023). “Questo significa che molti bambini vivono anni di difficoltà senza una spiegazione, accumulando frustrazione e senso di inadeguatezza”.


mercoledì, ottobre 22, 2025

LIBRO: "Una sanità uguale per tutti" di Rosy Bindi

 

«La salute degli italiani oggi è fra le migliori del mondo.» 

E c’è un motivo preciso, secondo Rosy Bindi, che si chiama “Servizio sanitario nazionale”

Ma oggi questo bene di tutti è a rischio. Per non perderlo occorre reagire e invertire la rotta innescata dalla cronica mancanza di risorse, da una progressiva privatizzazione e dall’autonomia differenziata delle regioni.

Il nostro sistema resta un presidio di civiltà fondamentale, che possiamo ancora permetterci e sul quale vale la pena investire, correggendo le disfunzioni che conosciamo e fermando i tentativi in atto di puntare su un modello assicurativo più iniquo e costoso.

A venticinque anni dalla riforma che porta il suo nome, l’autrice sgombra il campo dalle ricostruzioni di parte e dalle polemiche inutili e avanza proposte, chiare e coraggiose, volte a promuovere la rinascita di un servizio basato su equità, solidarietà e trasparenza. 

Con un’analisi lucida e senza sconti per nessuno smaschera le contraddizioni di una trasformazione piegata alla logica del profitto. E ricorda che tutti possono e devono battersi per difendere il diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione.

martedì, ottobre 21, 2025

Concorso FAI per le SCUOLE anno 2025/2026: "Decoro urbano: diamo tutti una mano"

 
Scopri il concorso gratuito per le scuole organizzato dal FAI

Decoro urbano: diamo tutti una mano

Per l'anno scolastico 2025-26 il FAI propone alle scuole di ogni ordine e grado il concorso gratuito Decoro urbano: diamo tutti una mano, che invita gli studenti, con il supporto dei loro docenti, ad approfondire le tematiche legate a decoro e qualità dei loro luoghi di vita e a proporre un progetto di rigenerazione urbana.
Da sempre i concorsi nazionali hanno due obiettivi:

Sono più di venti le edizioni dei concorsi nazionali che negli anni il FAI ha proposto alle scuole di ogni ordine e grado: un vero e proprio “compito di realtà” per scoprire e valorizzare il territorio, che può essere realizzato all’interno delle ore di Educazione Civica e rilascia un attestato di partecipazione, sia per la classe che per i docenti.

  • stimolare gli studenti alla scoperta attiva delle caratteristiche storiche, artistiche, geografiche e culturali del paesaggio italiano;

  • coinvolgere gli studenti in attività dinamiche condotte in gruppo, caratterizzate da momenti di ricerca, esplorazione, progettazione e legate ad esperienze concrete.
Art. 1 – Finalità 
Fornire ai docenti un’attività didattica strutturata declinabile nell’ambito dell’insegnamento dell’Educazione Civica (campi di esperienza “immagini, suoni e colori” e “la conoscenza del mondo” per la scuola dell’infanzia - traguardo per lo sviluppo delle competenze n. 7 per la scuola primaria e secondaria di I e II grado, secondo le nuove Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica del 2024). Educare le nuove generazioni a riconoscere il valore culturale dei luoghi di storia, arte e natura presenti nel territorio, imparando a individuare e far emergere la loro identità unica e originale, e il significato che rivestono per le generazioni passate, presenti e future. Coinvolgere le nuove generazioni in un progetto di service learning, che consenta agli studenti di diventare cittadini attivi e responsabili, capaci di mettere le proprie competenze al servizio della comunità e di apprendere in modo più significativo e duraturo nell’ambito della cura e della valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale. 

Art. 2 – Obiettivi generali 
 Approfondire il concetto di “decoro urbano”, inteso come espressione della bellezza, della dignità e della qualità dello spazio pubblico delle città e della sua relazione con la responsabilità civile dei cittadini e delle istituzioni. 
 Sviluppare le capacità percettive, di osservazione e analisi del territorio, per favorire la comprensione dei vari elementi che lo caratterizzano, al fine di promuovere comportamenti di difesa ambientale e di consapevolezza del patrimonio d'arte e natura del nostro Paese. 
 Imparare ad utilizzare diverse tipologie di fonti per reperire informazioni, quali fonti archeologiche, museali, iconografiche, archivistiche… 
 Promuovere comportamenti di tutela e di cura ispirati alla consapevolezza del valore del patrimonio di storia, arte e natura italiano. 
 Incrementare il senso di appartenenza e responsabilità nei confronti della comunità locale e suscitare il desiderio di esserne parte attiva. 

Art. 3 – Tema e risultati attesi 
Il concorso propone alle scuole di progettare delle azioni realizzabili di rigenerazione urbana*, intese come proposte finalizzate alla riqualificazione* e valorizzazione degli spazi pubblici della città, seguendo un percorso a tappe così strutturato: 
 1. Individuazione di un luogo del proprio territorio di particolare valore identitario* per i cittadini o ritenuto importante dagli studenti; 
 2. Riconoscimento dello spirito del luogo*, ovvero delle caratteristiche che rendono quel luogo unico e identitario per i cittadini, nel rispetto della sua essenza profonda, unica e caratteristica; analisi di eventuali criticità, elementi di rischio e possibilità di miglioramento; 
 3. Indagine sui bisogni della comunità rispetto al luogo scelto; 
 4. Creazione dell’elaborato finale con il progetto di rigenerazione. 

 *Tutti i termini indicati con l’asterisco sono approfonditi sul “Manuale giuda”. I vincitori e le menzioni d’onore vedranno pubblicati i loro lavori sul sito FAI Scuola | Progetti e attività per le scuole di ogni ordine e grado 

LIBRO: "Economia canaglia. Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale" di Loretta Napoleoni


Le dinamiche economiche sono quelle che ci influenzano di più, ma che conosciamo di meno. Orientano le nostre vite, ma i loro processi più oscuri sfuggono alla nostra comprensione. Spesso, generando mostri. 

Ciascuno di noi, infatti, vive due identità a volte conflittuali tra loro: quella di cittadino e quella di consumatore. 

Illusi dalle pubblicità e spesso ingannati dai media, partecipiamo in modo inconsapevole al grande gioco dell’economia globale, che muta con sconcertante intensità e rapidità e dove quasi tutti barano. Ci troviamo così intrappolati nella rete dell’economia canaglia, una forza indomabile in mano a sempre nuove generazioni di spregiudicati imprenditori e finanzieri. E dalle schiavitù contemporanee alle moderne piraterie, attraverso il traffico di dati, di organi, di persone, alimentiamo un subdolo meccanismo che ci danneggia. 

Ma non essere complici è possibile: per capire come difenderci, dobbiamo imparare a guardare più lontano, nel tempo e nello spazio. Inoltrarci in luoghi sconosciuti ed equivoci come il «Mercato Arizona» delle schiave bianche. Analizzare la mentalità cinese partendo dal grande furto dei tombini del 2004. Seguire da un porto all’altro del mondo i mille modi in cui i falsi – che possono essere borse, abiti, ma anche farmaci – invadono il nostro mercato.

In questo libro-miniera scintillante di fatti e aneddoti, interviste e analisi, Loretta Napoleoni descrive un processo lungo decenni, dalla caduta del Muro di Berlino alla costruzione dell’impero economico cinese e di quello finanziario islamico, fino alle criptovalute. Un saggio unico ed esplosivo, aggiornato a una contemporaneità in cui l’economia canaglia trionfa e ci minaccia più che mai.

lunedì, ottobre 20, 2025

SPORTELLO SALUTE: il nuovo servizio di SPI-CGIL - Visite ed esami medici si POSSONO FARE nel rispetto dei tempi previsti dalla tua ricetta

 

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SERVIZIO GRATUITO per  TUTTI - anche non iscritti

Non è mai troppo tardi: Le lezioni del Corriere della Sera


Viaggio nella conoscenza per prepararsi alla maturità (e non solo): 
brevi lezioni e idee forti per capire e approfondire il nostro mondo
 


e molto altro...




RESTARE UMANI all'Ecofesta 2025

 

L'Associazione RESTARE UMANI, nel gazebo all'Ecofesta 2025 abbiamo mostrato le principali attività ed eventi organizzati nel corso del 2025:
  1. La raccolta firme FAI per il Parco Borghetto che ha permesso di assegnare al parco di Palazzolo la targa di Luogo del Cuore FAI
  2. La Festa al Parco Borghetto del 21 Giugno 2025
  3. Con le 5072 firme raccolte abbiamo potuto partecipare al bando FAI con un progetto che insieme al Comune prevede l'organizzazione di molti eventi durante il 2026/2027
  4. La presentazione di un Patto di Collaborazione e l'impegno da parte dell'Amministrazione Comunale per sistemare l'area verde del Parco Borghetto in modo da renderlo più bello, ma anche più adatto all'organizzazione degli eventi, in attesa che venga ristrutturata la Dependance e la Serra 
  5. L'organizzazione delle collezioni di manifesti provenienti dalla Collezione RISSO:
    • I colori dell'8 Marzo
    • Dalla Cina arte e propaganda
    • 1969-1979 la contestazione sui muri
  6. Flash Mob Pro-Palestina: "Il loro grido è la mia voce- Poesia e Musica da GAZA" del 19/09/2025
  7. La Partecipazione alla Festa dell'Addolorata di Palazzolo del 21 Settembre 
  8. "Relax al Borghetto del 27-28 Settembre: sessioni separate di Yoga per Donne, Uomini e Bambini, che verrà replicata a Maggio 2026
Seguiteci e ne vedrete ancora delle belle!  di iniziative intendo!





10° EVENTO di Global Thinking Foundation: 12 Novembre 2025 - Palazzo Marini - Milano

Salute finanziaria, contratto sociale e Green Jobs:
Donne che trasformano il Mondo

Nel suo decimo anniversario, Global Thinking Foundation propone un evento di visione e cambiamento, dedicato al ruolo trasformativo delle donne in un nuovo contratto sociale. Al centro del dibattito: salute finanziaria, sostenibilità e lavoro. 

La salute finanziaria, come strumento di benessere e prevenzione, si intreccia con la sfida della longevità, l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul lavoro femminile e le opportunità offerte dai Green Jobs.

Due i panel tematici: “Green Jobs: non è roba da Donne?”, per abbattere gli stereotipi nella transizione ecologica, e “Salute finanziaria e salute pubblica”, per un approccio integrato al benessere psico-economico.

Con il patrocinio di Parlamento Europeo, Comitato EDUFIN 2025, Comune di Milano, Regione Lombardia, Unesco, Commissione Europea, AssoFitnech, Rai Per la Sostenibilità, No Women No Panel, ASVIS, Fondazione Pubblicità Progresso, Forum per la Finanza Sostenibile

Le donne, con competenze e visione, saranno protagoniste del cambiamento. Questo evento ne è catalizzatore.