lunedì, febbraio 03, 2025

Nuova mostra RISSO: “i COLORI dell’8 Marzo” a Paderno Dugnano - ingresso libero

 

Dopo un’accurata selezione, tra i molti  che per ragione di spazio sono rimasti nei cassetti, i Manifesti della Mostra di Sergio RISSO, questa volta dedicati ai COLORI delle Donne, non fanno che confermare la ricchezza della sua collezione.

Raccolti negli anni dai muri, dagli Amici, dalle Associazioni e dai  Collettivi con cui Sergio è entrato in contatto, i Manifesti esposti 

raccontano una storia, che per i moderni Social Media sembra lontana, ma che, purtroppo ancora, raccontano di una realtà che per le DONNE è molto spesso ancora difficile!

 NON MANCATE!

 La mostra sarà inaugurata il 13 Febbraio alle 18.00 e resterà aperta al pubblico dal 14 all’19 Febbraio 2025, dalle 10.00 alle 12.00, presso lo studio RISSO, sito in Via G. Rotondi, 44 / Via 25 Aprile, 19 (interrato) Paderno Dugnano


Tassonomia: come la classificazione delle cose può influire sulla vita di tutti i giorni

 Riceviamo e volentieri pubblichiamo una articolo di Ottorino Pagani

Le tassonomie dovrebbero permettere una classificazione gerarchica delle “cose”, costruendo il significato delle parole utilizzate partendo da basi scientifiche.

La tassonomia, definita con lemanazione del Regolamento UE n. 2020/852, risponde alla necessità di dotare l’Unione Europea di una classificazione comune e standardizzata delle attività economiche considerate sostenibili da un punto di vista ambientale.

Il “Regolamento UE sulla Tassonomia”, all’articolo 19 richiede che i criteri di classificazione gerarchica siano “fondati sulla scienza, non diano un trattamento speciale a certe tecnologie, e siano facilmente verificabili”.

In un libro dello scrittore Jorge Borges si menziona una certa enciclopedia cinese in cui compare questa classificazione:

gli animali si dividono in: a) appartenenti all’Imperatore, b) imbalsamati, c) addomesticati, d) maialini di latte, e) sirene, f) favolosi, g) cani in libertà, h) inclusi nella presente classificazione, i) che si agitano follemente, j) innumerevoli, k) disegnati con un pennello fornissimo di peli di cammello, l) et cetera, m) che fanno all’amore, n) che da lontano sembrano mosche”.

Questa strana tassonomia ci suggerisce che può esistere un altro modo di pensare che può portare a una distorsione dei nostri criteri di classificazione, che in alcuni casi può creare stupore e disorientamento collegato al fascino di un’altra cultura, come nel caso della antica cultura cinese.

Nella tassonomia della sostenibilità dell’UE per le fonti energetiche compatibili troviamo:

  • il nucleare con il suo “lascito alle generazioni future” del rischio che dovrebbero ricordarci gli incidenti di Chernobyl, Fukushima e Three Mile Island; e delle pericolosissime scorie radioattive con radiotossicità per centinaia di anni che per i soli contribuenti francesi sono un debito di lunghissimo periodo per circa 7 miliardi euro/anno.
  • alcune tipologie di gas che continuano a essere clima-alteranti.
  • energia prodotta dai rifiuti, cioè il recupero di energia dai termo-valorizzatori piuttosto del recupero di materia “prima seconda” previsto nel contesto dell’economia circolare sostenuta dalla stessa UE.

Si ripropone la stranezza indicata da Borges, con una sostanziale differenza: non siamo di fronte al fascino di un’altra cultura e neppure al risultato di una “nuova” ricerca scientifica, siamo semplicemente di fronte agli appetiti per i miliardi che l’Europa destinerà all’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 che sono diventati il terreno di caccia dei lobbisti infiltrati nelle commissioni europee per tutelare gli interessi dei “soliti pochi”.

domenica, febbraio 02, 2025

Invito alle Associazioni locali ad aderire all'iniziativa "PARCO BORGHETTO - Luogo del Cuore FAI"


 

LIBRO: “Son qui: m’ammazzi. I personaggi maschili nella letteratura italiana” di Francesco Piccolo

 

«In questi libri tutti fanno la guerra, si incazzano, diventano furiosi, litigano, sono gelosi, minacciosi, e usano la forza in modo esplicito, picchiando, violentando. Ma sono anche violenti in modo più moderno, quindi occultato, passivo: sono lamentosi e recriminatori, e finiscono per soffocare le donne in altro modo. Il racconto semplicemente corrisponde a quello che siamo (stati)».

Un saggio d’autore, inaspettato e personale.

Francesco Piccolo rilegge tredici capolavori che, con i loro protagonisti, sono entrati nelle nostre vite e hanno segnato in maniera indelebile il nostro immaginario, contribuendo a legittimare il mito della maschilità e la cultura virile.

Se l’impressione che abbiamo degli uomini è che siano potenti, arroganti, violenti, egoisti e famelici, allora, di questi uomini, ve ne sarà traccia anche nelle opere chiave della nostra letteratura, quelle che hanno in qualche modo contribuito a consolidare una certa idea di maschio.

A partire dalle fondamenta, dalla settima novella dell’ottava giornata del Decameron, in cui Boccaccio mette in scena la spietata vendetta del giovane scolaro Rinieri, che sbeffeggiato e rifiutato da una avvenente vedova la punisce facendo in modo che non possa più vantare la propria avvenenza.

La morale: se si ferisce il maschio non è pena affatto ingiusta essere sfregiate a vita.

Come non pensare al nostro presente.

E come non pensarci leggendo delle peripezie matrimoniali di Zeno di cui scrive Svevo.

Zeno Cosini, arrogante e fragile al tempo stesso, irrazionale che si finge ponderato, ma soprattutto, come ogni uomo che si rispetti, tarlato dal desiderio, che una volta piantato in testa non schioda più e fa compiere i gesti più sciocchi e sconsiderati.

E poi ancora l’innominato di Manzoni, il Principe di Salina di Tomasi di Lampedusa, ’Ntoni di Verga, l’Antonio di Brancati, il Milton di Fenoglio e altri maschi, tutti sempre uguali a sé stessi, vigliacchi e furiosi, gelosi e violenti, al centro di romanzi che hanno costruito il canone della letteratura italiana.

Perché chi siamo ha a che fare con la famiglia, l’educazione, il mondo dove si cresce, ma anche con i libri che si sono letti.

 


sabato, febbraio 01, 2025

Il coraggio di lanciare pietre... e il Manzoni

 

Tratto da Zafferano News del 18 Gennaio 2025

A proposito delle violenze che hanno accompagnato le proteste per la morte di Ramy Elgaml a Milano.

Contrariamente a quanto dichiarato da alcuni intellettuali e alcuni studenti, se si tira una pietra a un agente di polizia, si è pienamente e personalmente responsabili. 

La pietra è stata tirata a un essere umano, a una persona con una vita e una storia, ed è stata tirata da un essere umano, con una storia e con una coscienza libera, cioè responsabile.

Non è stata la società a tirare la pietra, e nemmeno la disuguaglianza, l’ingiustizia sociale, l’urbanistica, le condizioni economiche, il disagio psicologico con cui spesso questo genere di atti viene giustificato.

Si tratta di un pensiero semplice ed evidente: siamo liberi e quindi responsabili di quello che facciamo.

Eppure, sembra qualcosa di nuovo e controcorrente.

Come mai? Siamo influenzati da eccessi culturali otto-novecenteschi che hanno indebolito i concetti di persona e libertà?

Il marxismo ci ha spiegato che ciascuno di noi è il frutto delle strutture economiche e sociali. 

Lo psicologismo ci ha detto che ciascuno è determinato da come è stato educato.

Infine, il genealogismo nietzscheano ci ha convinto che i valori personali sono sempre maschere imposte dalla società.

Dunque, se noi non siamo che l’esito di ciò che ci precede, qualunque cosa accada non è mai responsabilità nostra ma di antecedenti che non possiamo controllare?

Forse occorrerebbe bilanciare questi insegnamenti, che hanno avuto anche i loro meriti, con altri autori.

Per esempio, in campo socio-politico, la lettura di Alexis de Tocqueville, Hannah Arendt e Vasilij Grossman, autori che hanno cercato di combattere l’astrattezza di ogni ideologia basandosi sulla forza della libertà umana personale e concreta.

La libertà vive solo nella consapevolezza della propria unicità e assolutezza, e nella relazione con altre persone, di cui si sente responsabile. In questa responsabilità, cioè nel rispondere a qualcuno di qualcuno, la libertà trova la propria soddisfazione.

Oltre alla necessità di correggere la nozione di libertà, però, si può parlare anche di buon senso, molto più diffuso di quanto non si pensi.

Buon senso che spesso si esprime poco, perché ha paura delle folle e dei suoi intellettuali.

La cultura effettiva, quella del buon senso o del realismo, è questione di coraggio più che di grande originalità.

Ci vuole coraggio per dire ciò che è evidente.

Ma basterebbe anche il coraggio di ammettere di aver sbagliato a non dire, a non intervenire, a far finta di non vedere e non sapere.

Eppure, si sa, non è così facile perché, come dice don Abbondio al cardinale Borromeo, 

“il coraggio, uno non se lo può dare”.

E nel capitolo XXV dei Promessi Sposi è interessante la risposta del cardinale Borromeo che lascio a voi la decisione di andare a leggere: 

Il Card. Borromeo richiama don Abbondio alla virtù del coraggio (dai "Promessi Sposi") - Preghiere in Audio

Ma intanto sarebbe già positivo ricordarsi che quello del coraggio è forse uno dei temi più importanti e più trascurati del pensiero morale.