lunedì, settembre 15, 2025

Incontro con VERA GHENO in "Nessun@ è Normale" - 3 Novembre - ARCI BELLEZZA Milano - Prenotatevi!

 
Vera Gheno in "Nessunə è normale" Biglietti | Da 18 € | 3 nov @ ARCI Bellezza, Milano | DICE

Lunedì 3 Novembre 2025

VERA GHENO in "Nessun@ è Normale":

Un incontro per chi non si riconosce nelle etichette e per chi vuole continuare a farsi domande.

Attraverso esempi personali, riferimenti culturali e un uso accurato della lingua, Vera propone un cambiamento di prospettiva: non adattarsi a una normalità prestabilita, ma creare spazi dove ogni individualità possa esprimersi senza stigma.

domenica, settembre 14, 2025

LIBRO: "Una sanità uguale per tutti - perché la salute è un diritto" di Rosy Bindi

 

«La salute degli italiani oggi è fra le migliori del mondo.» E c’è un motivo preciso, secondo Rosy Bindi, che si chiama “Servizio sanitario nazionale”. 

Ma oggi questo bene di tutti è a rischio. Per non perderlo occorre reagire e invertire la rotta innescata dalla cronica mancanza di risorse, da una progressiva privatizzazione e dall’autonomia differenziata delle regioni.

Il nostro sistema resta un presidio di civiltà fondamentale, che possiamo ancora permetterci e sul quale vale la pena investire, correggendo le disfunzioni che conosciamo e fermando i tentativi in atto di puntare su un modello assicurativo più iniquo e costoso.

A venticinque anni dalla riforma che porta il suo nome, l’autrice sgombra il campo dalle ricostruzioni di parte e dalle polemiche inutili e avanza proposte, chiare e coraggiose, volte a promuovere la rinascita di un servizio basato su equità, solidarietà e trasparenza. 

Con un’analisi lucida e senza sconti per nessuno smaschera le contraddizioni di una trasformazione piegata alla logica del profitto. E ricorda che tutti possono e devono battersi per difendere il diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione.


Il libro – un’appassionata difesa della solidarietà, dell’uguaglianza, della giustizia sociale, dell’universalismo, dell’interesse generale – ha una struttura lineare. Ricostruite nel primo capitolo le vicende storiche che hanno interessato il Ssn – attraverso i tre passaggi normativi fondamentali (la legge istitutiva del 1978, la controriforma del 1992, la riforma correttiva del 1999), cui l’autrice aggiunge la revisione costituzionale del 2001 (giustamente definita «la quarta riforma del Ssn») -, il discorso si sofferma sulle manifestazioni più evidenti della crisi attuale

  • il sottofinanziamento; 
  • la spinta verso il mercato e la privatizzazione, con le disastrose conseguenze ai danni della medicina territoriale e di prevenzione; 
  • la frantumazione in una pletora di Sistemi sanitari regionali, che l’autonomia differenziata avrebbe voluto acuire.

Il libro è dunque una convincente riflessione sulla inevitabile politicità delle scelte in materia di salute che porta a chiamare in causa le responsabilità della collettività nel suo complesso (la politica, i manager, i professionisti, le associazioni, i cittadini, che «devono diventare più consapevoli nelle scelte che influenzano la salute»).
La scelta tra rilanciare o definitivamente affossare il Ssn sarà decisiva nel connotarci come collettività politica: improntata al principio di solidarietà o al darwinismo sociale?

A fare da filo conduttore è la – esplicitata – difesa dell’operato dell’autrice come ministro della Sanità dal 1996 al 2000, e in particolare del decreto legislativo n. 229 del 1999: il più importante provvedimento normativo da lei promosso, volto a riallineare il Servizio sanitario nazionale all’originario disegno solidaristico, dopo la torsione liberista impressa nel 1992 dai nemici della sanità pubblica. 
I plurimi profili d’intervento del decreto sono ricostruiti con precisione, così come la loro parzialissima attuazione, per via del boicottaggio operato dalla destra tornata al governo del Paese nel 2001. 
A risultare particolarmente disattesi furono:
  • il disegno di riterritorializzare la sanità, attraverso il rilancio del distretto sanitario, 
  • il tentativo di circoscrivere il ruolo dei fondi finanziari e delle assicurazioni private, a tutela della natura universalistica e solidaristica del Ssn, 
  • e il proposito di subordinare l’attività libero-professionale dei medici ai doveri nei confronti del Ssn.
Un quadro che rende comprensibili le ragioni dell’ostilità che la destra ha sempre manifestato nei confronti di Rosy Bindi, non altrettanto l’astio riservatole da alcuni commentatori che pure, come lei, hanno a cuore il carattere pubblico del Ssn. 
Con il senno di poi, si può forse rilevare come in troppi casi il centrosinistra abbia predisposto a difesa dei diritti costituzionali tutele poi rivelatesi inidonee a contrastare gli assalti dei fautori del neoliberismo.
Resta il fatto che Rosy Bindi è tra i pochi politici a cui non può essere imputato il malcostume di predicare bene, una volta terminato il proprio mandato, avendo razzolato male mentre era in carica.
La sua azione alla guida del ministero risulta coerente con quanto da lei detto e scritto in seguito, ed è apprezzabile l’onestà con cui nel libro riconosce di non essere sempre riuscita a conseguire quanto desiderato (per esempio, sostituire le aziende sanitarie regionalizzate con unità socio-sanitarie capaci di assicurare il coinvolgimento anche degli enti locali nella loro gestione).

Il libro è, in definitiva, un’esortazione a non arrendersi all’involuzione politica e culturale in atto: il disegno di giustizia sociale posto alla base della Costituzione è oggi più urgente che mai, e la sua vitalità dipende da ciascuno di noi.

sabato, settembre 13, 2025

LIBRO: "Il loro grido è la mia voce. Poesie da Gaza" Poesie di autori/autrici Palestinesi/e - Per ogni copia venduta EMERGENCY donerà 5 euro all'assistenza a Gaza

 
La poesia come atto di resistenza. 
La forza delle parole come tentativo di salvezza. 

È questo il senso più profondo delle trentadue poesie di autori palestinesi raccolte in questo volume, in gran parte scritte a Gaza dopo il 7 ottobre 2023, nella tragedia della guerra in Palestina, in condizioni di estrema precarietà: 
poco prima di essere uccisi dai bombardamenti, 
come ultima preghiera o testamento poetico (Abu Nada, Alareer), 
mentre si è costretti ad abbandonare la propria casa per fuggire (al-Ghazali), 
oppure da una tenda, in un campo profughi dove si muore di freddo e di bombe (Elqedra). 

Come evidenzia lo storico israeliano Ilan Pappé nella prefazione, «scrivere poesia durante un genocidio dimostra ancora una volta il ruolo cruciale che la poesia svolge nella resistenza e nella resilienza palestinesi. La consapevolezza con cui questi giovani poeti affrontano la possibilità di morire ogni ora eguaglia la loro umanità, che rimane intatta anche se circondati da una carneficina e da una distruzione di inimmaginabile portata». 
Queste poesie, osserva Pappé, «sono a volte dirette, altre volte metaforiche, estremamente concise o leggermente tortuose, ma è impossibile non cogliere il grido di protesta per la vita e la rassegnazione alla morte, inscritte in una cartografia disastrosa che Israele ha tracciato sul terreno». 
Il traduttore Nabil Bey Salameh commenta: «Ma questa raccolta non è solo un lamento». «È un invito a vedere, a sentire, a vivere. Le poesie qui tradotte portano con sé il suono delle strade di Gaza, il fruscio delle foglie che resistono al vento, il pianto dei bambini e il canto degli ulivi. Sono una testimonianza di vita, un atto di amore verso una terra che non smette di sognare la libertà. In un mondo che spesso preferisce voltare lo sguardo, queste poesie si ergono come fari, illuminando ciò che rimane nascosto»
Perché la scrittura, come ricordava Edward Said, è «l’ultima resistenza che abbiamo contro le pratiche disumane e le ingiustizie che sfigurano la storia dell’umanità».

venerdì, settembre 12, 2025

Performing Art Festival: "C'E' UNA SOLA COSA DA FARE" Parco Tittoni di Desio - dal 11 al 14 Settembre 2025 - Prenotatevi !


PROGRAMMA Festival Parco Tittoni 2025.pdf

Non un cartellone di spettacoli, ma un atto collettivo. Un luogo in cui il teatro e le arti performative diventano strumenti di resistenza, di memoria e di immaginazione politica. Un festival che sceglie di prendere posizione, attraversando le fratture del presente: il lavoro che sfrutta, le migrazioni che dividono, le guerre che lacerano, le differenze di genere che ancora generano ingiustizia.
Per quattro giorni, Villa Tittoni si trasforma in un laboratorio vivo di possibilità: corpi che raccontano, voci che gridano, performance che scardinano le narrazioni dominanti. Un programma per attraversare diversi ‘luoghi’: dal canto queer delle piante, ai fantasmi delle discoteche di provincia; dalla memoria storica, alla frontiera delle migrazioni, fino al lavoro sfruttato e invisibile.
Luoghi (non) Comuni è uno spazio di democrazia culturale, un invito a guardare il presente senza arretrare, a immaginare il futuro con coraggio. Perché davvero — oggi più che mai — c’è solo una cosa da fare.
𝗜𝗡𝗙𝗢 & 𝗕𝗜𝗚𝗟𝗜𝗘𝗧𝗧𝗜
SPETTACOLI
Ingresso unico 12€
Ridotto (over 65) 10€
Ridottissimo (under 35 e convenzioni) 7€
"Spazi di democrazia nei processi culturali" contemporanei e "Sporcelli" sono a ingresso gratuito
𝗜𝗡𝗙𝗢 𝗘 𝗣𝗥𝗘𝗡𝗢𝗧𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜
luoghinoncomuni@etreassociazione.it
+39 349 056 4682
La prenotazione è obbligatoria per tutti gli eventi.
La biglietteria fisica è aperta un’ora prima di ogni evento a pagamento.
Per l’iscrizione al workshop, visita il sito www.etreassociazione.it


PNAT: la start-up fondata da Stefano Mancuso per trovare soluzioni sostenibili per lo sviluppo urbano

 

Sotto la guida del Prof. Stefano Mancuso, nel 2014, nasce PNAT. Soluzioni sostenibili per lo sviluppo urbano | PNAT

Una start-up dove l’esperienza delle piante si traduce in ricerca e innovazione tecnologica per scongiurare la crisi ambientale e migliorare le condizioni di vita urbane.
La sua forza? L’interdisciplinarità: biologi, agronomi, architetti, ingegneri e fisici collaborano fianco a fianco per trasformare la natura in soluzioni concrete per il futuro.
QUANTE IDEE PER i PARCHI e le AREE VERDI di Paderno Dugnano !

In PLANT: Utilizziamo la ricerca scientifica sulle piante per creare soluzioni di design che migliorano e trasformano gli spazi in cui viviamo. Crediamo in un nuovo modo di interagire con la natura, in cui la cooperazione è fondamentale per creare progetti sostenibili e trasformativi. Tracciamo nuovi orizzonti, ridefinendo l’equilibrio tra natura e ambiente costruito.

Progettiamo con la natura: Un nuovo approccio alla sostenibilità: Utilizziamo la natura come motore del cambiamento, ponendo le piante e i loro processi al centro di ogni progetto, dai singoli prodotti alle soluzioni di scala urbana, per migliorare il benessere e creare un impatto ambientale positivo.

Architettura basata sulla naturaIntegriamo architettura e natura creando soluzioni che promuovono il benessere umano e riducono l’impatto ambientale. Combinando i principi del design biofilico con l’innovazione sostenibile, puntiamo a costruire un futuro più equilibrato e responsabile.

Monitoraggio Ambientale: Monitoriamo l’impronta ecologica delle nostre azioni utilizzando gli alberi come sentinelle. I nostri progetti sono guidati dalla scienza, fornendo dati scalabili e affidabili attraverso soluzioni tecnologiche avanzate.

Verde e Blu: Progettiamo paesaggi che favoriscono la biodiversità e il benessere sia in contesti urbani che naturali. Il nostro impegno è quello di migliorare la qualità della vita e conservare gli ecosistemi, aprendo la strada a nuovi modelli di sviluppo e sostenibilità che generano un impatto positivo.

Biophilic Design: Promuoviamo la riconnessione con la natura, mettendo al centro l’individuo. I nostri progetti trasformano le idee in prodotti, sistemi o spazi che sfruttano i benefici che le piante apportano alla nostra salute e al nostro stile di vita.

Ricerca Scientifica e Visiva: Combiniamo analisi dei dati e metodologie avanzate per esplorare le sfide ambientali e identificare soluzioni ottimali. Sfruttiamo anche l’arte e la ricerca visiva per interpretare, comunicare e sensibilizzare sulle questioni ambientali. Il nostro approccio unisce la precisione scientifica all’espressione artistica per creare un dialogo ricco e multidimensionale.


PROGETTO: The Hidden Plant Community

L’installazione che rende visibile l’invisibile, trasformando in un’esperienza tangibile il lavoro incessante che le piante svolgono silenziosamente ogni giorno.



giovedì, settembre 11, 2025

RELAX al PARCO BORGHETTO: Sessioni di Yoga per donne, uomini e bimbi - 27 e 28 settembre 2025

 

L'Associazione Culturale RESTARE UMANI 
organizza delle 
SESSIONI di YOGA 
per Donne, Uomini e Bambini 
separate e in contemporanea
nelle mattine del 27 e 28 Settembre 2025, dalle 10.30 alle 11.45 
(ritrovo alle 10.00 - si chiede puntualità) 
presso il Parco Borghetto 
Paderno Dugnano - Piazza Addolorata - Vicolo Borghetto

é SUFFICIENTE un ABBIGLIAMENTO COMODO e un TAPPETINO
OFFERTA LIBERA

Lo YOGA è una disciplina tanto antica quanto attuale che sopravvive da oltre cinquemila anni grazie alla sua grande capacità di adattarsi al cambiamento dei tempi.

Oggi sempre più persone si avvicinano allo yoga, alla ricerca del benessere psicofisico, della propria autenticità, dell’unione tra corpo, emozioni, sentimenti e desiderio di accrescere la conoscenza di sé.

Nello yoga sono costantemente coinvolti tutti gli organi interni (muscoli, cuore, apparato respiratorio), attivati dal sistema nervoso autonomo, a sua volta stimolato dalle varie posture (asana) assunte durante una determinata pratica.

Le pratiche si articolano in asana, posizioni assunte e mantenute per un determinato tempo nell’immobilità, rilassando la mente. Attraverso le loro varie forme impariamo a conoscere  - e a riconoscere – il nostro corpo, affinché sia possibile sciogliere quelle tensioni che si traducono sovente in rigidità mentali e comportamentali.

Le asana sono moltissime, più di otto milioni, e simboleggiano ogni forma esistente. La loro capacità di agire su di noi è insita nella singola forma, ma soprattutto nella combinazione di più forme, in una sequenza che permetta un’attivazione energetica e un’acquisizione progressiva di consapevolezza, bilanciata e non dispersiva.

Esistono diversi tipi di yoga, come Ratna, Hatha, Prana, Ashtanga, Vinyasa e Bikram, ognuno con caratteristiche uniche e benefici specifici. 

Le sessioni yoga proposte al Parco Borghetto sono basate su posizioni di yoga dolce, studiate per avvicinare a questa disciplina chi vuole provare un’esperienza nuova, alla ricerca di una maggior consapevolezza di sé. 

Le sessioni, separate e in contemporanea, dedicate a donne, uomini e bambini sono tenute da insegnanti altamente qualificati.

Barbara GattiSi avvicina allo yoga nel 2004 spinta dalla mera curiosità, ma da subito si  rende conto che lo yoga è un modo per entrare in contatto con se stessa

  • Nel 2009 approfondisce la conoscenza con la scuola di formazione quadriennale Yoga Ratna di Gabriella Cella a Piacenza.
  • Nel 2012 lascia Brescia e il lavoro nel mondo dell’ arredamento per trasferirsi a Milano.
  • Nel 2014 frequenta il corso Balyayoga® per l’insegnamento yoga bimbi.
  • Nel 2015 frequenta il teacher training yoga dinamico presso il BaliYoga.
  • Nel 2019 segue il Gong Master Training con Christof Bernardh.
  • Nel 2022 quello di Hatha Yoga con Virginia Tucci.
Alcuni suoi insegnanti sono Silvia Ornaghi, Andrea Boni, Lino Miele, Gabriele Severini, spaziando così tra diversi approcci e stili di yoga.

Paolo Corno: Si occupa di Discipline Energetiche appartenenti alle tradizioni orientali e non solo. Il suo percorso inizia circa 25 anni fa, incontrando  il Kung Fu di cui diviene insegnante dopo 10 anni. La pratica e lo studio lo portano ad approfondire il principio energetico cinese, il Qi, esplorandone anche le applicazioni terapeutiche.
Comincia gli studi nell'ambito della Medicina Tradizionale Cinese (Shiatsu, Tuina), allargando l'interesse anche alla tradizione indiana (Yoga, Medicina Ayurveda) e a quella Tailandese (Thai Yoga Massage). In circa 10 anni, diventa operatore di

  • Massaggio Shiatsu
  • Massaggiatore Tuina - Medicina Tradizionale Cinese
  • Massaggiatore Thai Yoga
  • Insegnante Yoga
  • Insegnante Dao Yin e Stretching dei meridiani
Giulia Maffei
: Sono una donna e una mamma di due ometti. La maternità mi ha cambiato completamente la vita, mi ha ribaltato il senso dell’esistenza e dell’universo.
Sono rinata anche io con loro, letteralmente. Grazie ai miei figli sono tornata un po’ bambina e questo mi permette di essere aperta alla meraviglia, viaggiando sempre con la sguardo verso il cielo, vedendo la vera bellezza della vita e di ciò che ci circonda.

Mi sono lanciata senza paracadute, ho lasciato il mio lavoro e mi sono rimessa a studiare. Adesso sono anche Giulia insegnante di Odaka Yoga, specializzata in Yoga Prenatal e Kids.

Durante la pratica la così più importante per me è sentirsi liberi di essere se stessi, il mio motto é “Tutto ciò che sento è giusto.”

mercoledì, settembre 10, 2025

FESTIVAL: "A che ritmo viviamo? Rallentare per prendersi cura della casa comune" - 4 ottobre 2025 - Milano - evento gratuito

RALLENTARE.org

A che ritmo viviamo? Se rallento, mi perdo qualcosa? O è vero il contrario? 

Per affrontare queste domande, Aggiornamenti Sociali con la Fondazione Culturale San Fedele organizza il festival Rallentare: una giornata di incontri, dibattiti e laboratori dedicata alla riflessione sui ritmi di vita contemporanei e alla promozione della sostenibilità ambientale, sociale e umana.

L’iniziativa mira a creare spazi di confronto e formazione, per favorire la costruzione di nuove relazioni e una consapevolezza condivisa sull’importanza del tempo. 

Un’occasione per celebrare i 75 anni di Aggiornamenti Sociali e i 10 anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco.



martedì, settembre 09, 2025

Concorso di scrittura: Peccato di scrittura - Tema: IL LAVORO - scadenza 10 Novembre 2025

 

PECCATO DI SCRITTURA
Bando del concorso letterario indetto da enciclopediadelledonne.it

ATTENZIONE: il termine per la consegna è stato prorogato al 10 novembre 2025

Presentazione

Nel compilare la vasta enciclopediadelledonne.it si impara quanto la scelta di leggere e soprattutto quella di “scrivere” sia stata per le donne di ogni tempo un atto decisivo di indipendenza, il gesto con il quale ciascuna ha trovato, nella ordinata quando non soffocante griglia delle aspettative sociali, familiari o affettive, uno spazio e un tempo per sé, l’occasione per diventare un soggetto, per dire “io”: io sento, penso, trascrivo, racconto.

La scrittura ha fatto anche di più: ha conferito dignità pubblica a qualunque lingua, a qualunque vita; a quella coltivata ed educata, quella della filosofa e della poeta, ma anche alla più semplice, esclusa per ceto o per “genere” dai “canoni” letterari. Oggi sappiamo che tutto, dalle lettere alle scritture pubblicate, dalle parole ricamate ai diari, dai testamenti alle poesie, dai volantini alle memorie nascoste, costituisce la documentazione preziosa che racconta non solo una singola vita ma illumina i contesti collettivi animati, sempre, dalla viva presenza femminile, sottratta per molto tempo alla memoria e alla “enciclopedia” condivisa.

Scrivere è dunque un atto di libertà sotto molti aspetti, un peccato di presenza che mantiene ancora intatta la propria energia.

Proprio perché la storia ci consegna questa potenza della scrittura, Enciclopedia delle Donne (Società per l’Enciclopedia delle donne aps) si impegna in iniziative che incoraggiano lettura e scrittura come forme di consapevolezza e resistenza per tutte le generazioni.

In occasione dei suoi primi 15 anni, con l’obiettivo di raccogliere l’esperienza del presente di tante donne di ogni età e di far conoscere enciclopediadelledonne.it a chi non l’ha mai incontrata, la Società per l’Enciclopedia delle donne aps indice un concorso a cadenza annuale di racconti, a cura di Monica Randi, che per il 2025 – 2026 

ha come tema il nodo decisivo nella vita di tutte:

IL LAVORO

Storie sognate, immaginate, vissute di un lavoro cercato, desiderato, fuggito, perso, condiviso, solitario, collettivo, impossibile, pagato, non pagato, importante, orrendo, gratificante, abbandonato, inventato, faticoso, odiato, amatissimo… Di lavoro parlano gli studi sociologici, politici, storici, qualche volta i romanzi, ma raramente l’esperienza del lavoro suggerisce alle persone, e alle donne in particolare, di “prendere la penna” e raccontarla, pur restando una delle dimensioni più importanti della vita che condiziona in modo decisivo le forme di una esistenza. 

Ecco perchéin collaborazione con la Camera del Lavoro e l’Archivio del Lavoro, e con il patrocinio della Città Metropolitana di Milano, il concorso intende invitare donne di ogni età ed esperienza a raccontarlo e raccontarsi, a trovare lo spazio e il tempo per farlo. 

Ed ecco perché partecipa a questo progetto anche la Fondazione Badaracco, che ha fatto della memoria femminile e femminista la sua missione.

Per il REGOLAMENTO e maggiori dettagli consultare il link:

Enciclopedia delle donne | Peccato di scrittura. Il concorso


lunedì, settembre 08, 2025

LIBRO: "Tempi supplementari" di Gianluca Spadola

 
Romanzo
Edoardo e Giulia si amano da anni. Lui, professionista di successo con una storia familiare spezzata da una tragedia, lei, spirito libero che cela un passato tormentato. 
Insieme sembrano invincibili, ma una promessa non mantenuta riecheggia nel loro presente. 
In una vacanza a Zante, tra mare turchese e paesaggi che sembrano sussurrare risposte, Edoardo si confronta con le sue paure più profonde: il tempo che fugge, i legami perduti, le parole non dette. 
Mentre ricordi e riflessioni si intrecciano alla bellezza del presente, una domanda lo tormenta: è possibile trovare il coraggio di vivere davvero, prima che sia troppo tardi? 
Un romanzo delicato e potente sulla fragilità umana, sulla forza dei sentimenti e sul valore dei legami autentici. 
Un viaggio interiore che ci ricorda che, a volte, la vera partita della vita si gioca nei tempi supplementari.

domenica, settembre 07, 2025

Storia estetica della vulva

 

da L'Internazionale del 29 Agosto 2025 di Virginie Larousse, Le Monde, Francia

I genitali femminili sono stati demonizzati per secoli. Oggi la chirurgia estetica cerca di standardizzarli. Ma restano un potente simbolo femminista.

Rifarsi il seno, il naso o ritoccarsi la forma delle palpebre. Le pratiche di chirurgia e di medicina estetica sul volto e sul corpo sono diffuse da decenni, mentre l’uso di queste tecniche nella sfera genitale femminile – chiamato pudicamente “chirurgia intima” – resta meno pubblicizzato. Questo non toglie che sia in piena espansione. Amplificazione del punto G, ringiovanimento vaginale con iniezioni di acido ialuronico, vaginoplastica per rassodare i muscoli della parete vaginale, riduzione del cappuccio clitorideo per aumentare il piacere sessuale, imenoplastica per ricostruire l’imene (spesso in nome di dettami religiosi o culturali legati alla verginità), labioplastica per ridurre le piccole labbra quando sono considerate troppo grandi: le donne possono scegliere tra un gran numero di interventi medici, con o senza bisturi.

Anche in Francia queste pratiche si sono diffuse (nel 2022 le labioplastiche sono state quasi quattromila, anche se la cifra è probabilmente sottostimata), ma il fenomeno ha dimensioni molto più ampie negli Stati Uniti, dov’è cominciato già negli anni ottanta. Nel paese esistono vaginal center e vulva spa che offrono bagni di vapore vaginali e vagacial (termine nato dall’unione tra vagina e facial, trattamento viso), mentre i chirurghi specializzati si presentano come vulvar designer. Il dottor David Matlock è considerato un pioniere nel campo dopo che ha fondato, nel 1996 a Los Angeles, il Laser vaginal rejuvenation institute (Istituto per il ringiovanimento vaginale con il laser).

Se oggi è possibile rendere più belli i propri genitali, per millenni la vulva è stata vista come qualcosa di respingente o addirittura inquietante. Secondo il padre della psicoanalisi Sigmund Freud (1856-1939) “l’apparato genitale resta vicino alla cloaca” e “nella donna è soltanto preso a prestito da essa”; per l’intellettuale Jean-Paul Sartre (1905-1980) “l’oscenità del sesso femminile è quella di ogni cosa spalancata”; il filosofo francese Alain Roger (nato nel 1936) nota che fin dall’antichità la vulva è vista come “sporca, pelosa, collosa”, ragione per cui appare poco nelle opere d’arte, diversamente dal pene.

“La vulva infastidisce, ma non è stato sempre così”, sostiene Christian-Georges Schwentzel, docente di storia antica all’università della Lorena, in un articolo del 2019 pubblicato sul sito The Conversation. Nella preistoria il triangolo pubico era spesso rappresentato, come si può vedere nel sito archeologico della Ferrassie, nel sudovest della Francia, o nella grotta di Chauvet nell’Ardèche. La Venere di Monpazier, ritrovata in Dordogna e risalente a circa 28mila anni fa, mostra una donna dalla vulva enorme, una sorta di iperbole della fertilità femminile.

Nell’antichità il sesso femminile continuò a essere valorizzato, in particolare in Mesopotamia, dove la dea Ishtar chiedeva al re suo amante: “Ara dunque la mia vulva, uomo del mio cuore!”. “In Grecia e successivamente nel mondo romano”, osserva lo storico, “la vulva comincia a essere disprezzata”. Le dee sono sempre più vestite e nella letteratura latina compaiono “figure di ninfomani, presentate come donne completamente dominate dai loro organi sessuali senza freni”. Un esempio è l’imperatrice Messalina, dall’insaziabile “vulva turgida”.

Questa cancellazione continuò, salvo rare eccezioni, per secoli. Quando Gustave Courbet presentò nel 1866 il quadro L’origine del mondo, che ritrae da vicino il sesso di una donna sdraiata con le gambe aperte, l’opera fu considerata oscena.

“L’orrore suscitato dal sesso femminile attraversa la storia delle rappresentazioni delle donne dalle origini ai nostri giorni”, sintetizza la psicologa clinica e psicoanalista Sara Piazza, autrice nel 2024 della tesi di dottorato Nymphoplastie. Coupez ce sexe que je ne saurais voir (Labioplastica. Tagliate questo sesso che non posso vedere). Il sesso femminile, osserva la specialista, “fa paura perché è considerato divoratore, insaziabile, vicino alla natura e all’animalità, con una capacità di godimento illimitato che metterebbe in pericolo l’uomo e il suo pene, o addirittura la prole”.

Da addomesticare

Probabilmente a causa di questa dimensione spaventosa – illustrata da miti come quello della “vagina dentata” – la vulva è oggetto da tempi molto antichi di interventi estetici più o meno invasivi. Interventi che servono per addomesticarla, per controllare la sua “bestialità”, per darle un carattere culturale, attraverso pratiche che vanno dall’epilazione all’escissione (l’ablazione parziale o totale delle piccole labbra, o addirittura delle grandi labbra e della clitoride) all’infibulazione (la cucitura delle grandi labbra).

Risalente all’antico Egitto (non è quindi una pratica legata alla religione islamica, come si tende a credere), l’escissione si è diffusa in molti paesi africani, asiatici e mediorientali. Rito di passaggio per preparare l’adolescente alla condizione di donna, è stata spesso giustificata con la necessità di eliminare ciò che nel sesso femminile sembra appartenere a una dimensione maschile. La clitoride è vista come un piccolo pene, da togliere per permettere al sesso della donna di essere pienamente femminile.

Tuttavia, nota la psicoanalista Françoise Couchard nel libro L’excision del 2003, non è quella “la motivazione principale evocata per legittimare l’escissione e l’infibulazione”, ma “la preoccupazione di assicurare la verginità della ragazza, praticando l’ablazione dei suoi organi sessuali e chiudendo il suo sesso aperto”. Pratiche di questo tipo sono esistite nella medicina occidentale fino all’inizio del novecento. Un trattato di ginecologia in latino del sesto secolo parla di un intervento che ricorda l’escissione, mentre nel rinascimento il chirurgo francese Ambroise Paré parlava di donne che si facevano tagliare le ninfe (piccole labbra) ipertrofiche, una caratteristica fisica che avrebbe provocato nelle donne un appetito sessuale sfrenato, rendendo necessaria l’operazione.

Alla voce “ninfa”, l’enciclopedia di Diderot e d’Alambert fa riferimento anche alla labioplastica, cioè all’operazione chirurgica che riduce le dimensioni delle piccole labbra. Nell’ottocento alcuni medici raccomandavano la cauterizzazione della clitoride con ferri roventi, o addirittura la sua ablazione nelle ragazze o nelle giovani donne che si masturbavano. “S’interveniva per controllare quella che può essere considerata una sessualità potenzialmente sfrenata, una pulsione senza limiti”, spiega Sara Piazza.

La ricercatrice confronta le pratiche del passato e la chirurgia estetica intima. “Oggi sono le donne a chiedere di essere operate per ragioni estetiche, visto che considerano anormale l’anatomia del loro sesso”, osserva. “Ma queste pazienti, anche se non motivate da dettami medici o religiosi, s’inseriscono in una storia collettiva di rappresentazioni inconsce che attribuiscono un valore negativo al sesso femminile, e lo considerano qualcosa di sporco”.

Joëlle Mignot, sessuologa e direttrice della rivista Sexualités Humaines, ricorda che “da un punto di vista medico nell’anatomia genitale non esistono criteri estetici o normativi. Tutti i genitali delle donne sono diversi, al pari di quelli maschili”. Mignot constata che su questo argomento c’è molta ignoranza e che gli immaginari collettivi sono condizionati da rappresentazioni standard dei genitali femminili, il più delle volte ridotti a un triangolo pubico inciso da una fessura, “un sesso chiuso, con poca peluria, che ricorda quello di una bambina”, spiega la sessuologa.

Questa conoscenza superficiale è confermata dalla drammaturga statunitense Eve Ensler, che nel 1996 diventò famosa per l’opera teatrale I monologhi della vagina: “Dico vagina perché non sono riuscita a trovare una parola che sia più completa, che descriva veramente l’intera zona e tutte le sue parti. […] Vulva è un termine più valido, più specifico. Ma non credo che la maggior parte di noi abbia le idee chiare su cosa comprende la vulva”. Il termine, derivante dal latino, indica la “matrice” e non è molto esplicativo.

Per lottare contro l’ignoranza artiste e attiviste femministe si sono lanciate in progetti di promozione della diversità anatomica dei genitali femminili, seguendo il movimento della body positivity. Lo scultore e fotografo Jamie McCartney ha realizzato nel 2011 il Great wall of vagina prendendo i calchi di quattrocento vulve. 

Nel 2013 una blogger, Emma, ha lanciato online il Large labia project pubblicando le foto del suo sesso, caratterizzato da piccole labbra asimmetriche che sporgono dalle grandi labbra. Dopo di lei altre centinaia di altre donne hanno fatto lo stesso. Nel 2019 ha aperto a Londra il museo della vagina, che mescola un approccio culturale e scientifico.

Stereotipi duri a morire

La scienza è in parte responsabile dell’ignoranza in merito alla vulva. La clitoride era già stata identificata nei trattati medici antichi, ma il termine è scomparso dai dizionari e dai testi di anatomia negli anni sessanta del novecento. Solo nel 1998 l’urologa australiana Helen O’Connell ha pubblicato uno studio con la prima illustrazione dettagliata dell’organo. Nonostante gli innegabili sforzi pedagogici per far conoscere meglio la “zona V”, gli stereotipi sono ancora radicati. E si rafforzano, forse sotto l’influenza congiunta della diffusione del porno e dei social media, con le loro rappresentazioni patinate dei corpi.

Uno studio sulle foto pubblicate dalla rivista Playboy tra il 1954 e il 2013 ha mostrato che negli anni l’attenzione è passata dal seno alla sfera genitale delle donne, spesso con ritocchi fatti per cancellare ciò che è ritenuto inestetico, partecipando così all’idealizzazione anatomica del sesso femminile. Allo stesso modo la diffusione su ampia scala dell’epilazione pubica integrale o quasi, che mette a nudo la vulva, contribuisce a rendere visibili le sue pieghe e le sue protuberanze, giudicate negativamente in termini estetici.

Come sottolinea Sophie Berville, chirurga specializzata in patologie vulvari, dagli anni duemila nelle nostre società si è affermato un modello di riferimento della vulva: un pube glabro, senza pelle in eccesso, sodo, rosa e inodore. Quello che Piazza definisce un “sesso Barbie”, cioè ridotto “a una semplice fessura, qualcosa che non esiste”.

“Dietro questo criterio estetico”, specifica la psicologa, “ci sono delle rappresentazioni collegate a stereotipi di genere: l’elemento femminile dev’essere discreto, dolce, disciplinato, riservato. Tutto ciò che rappresenta un elemento di disordine – labbra eccessive, troppi peli, troppi elementi che possono ricordare gli attributi maschili – dev’essere rimosso”. E proprio per avvicinarsi a questa rappresentazione idealizzata diverse donne si sottopongono alla labioplastica.

Piazza è preoccupata di vedere che “l’idealizzato diventi la norma. Operare donne convinte di avere un sesso anormale, anche se non esiste uno standard dal punto di vista medico, significa creare e consolidare una norma”, si rammarica. 

“Le donne interiorizzano le rappresentazioni legate agli stereotipi di genere, e la medicina si fa complice di esigenze normative dettate dal patriarcato e dal capitalismo, che chiedono alle donne di essere sempre giovani, belle e con una pelle perfetta”.

Questi timori spiegano la diffusione negli Stati Uniti, a partire dagli anni duemila, di un movimento di contestazione della chirurgia estetica della vulva. Nel novembre 2008 alcune attiviste hanno messo in scena davanti al centro di chirurgia della vagina di New York lo spettacolo teatrale Dr Interest Free Financing Avalaible and the two vulvas (Il dottor Prestito a Tasso Zero e le due vulve), che denuncia gli eccessi commerciali di queste pratiche e paragona i medici che compiono questi interventi, definiti “mutilazioni”, a coloro che praticano le escissioni.

Questo ha spinto Berville a riflettere e a rimettere in discussione il suo lavoro. Oggi, insieme a Sara Piazza, discute sempre con le pazienti delle loro motivazioni a operarsi. Le due specialiste hanno adottato un questionario sulla qualità della vita sessuale, il Female sexual function index (Indice delle funzioni sessuali femminili). 

Secondo Berville, una constatazione è d’obbligo: “Prima dell’operazione le donne molto complessate per la loro anatomia sessuale soffrono di disturbi psicologici e hanno una qualità della vita sessuale molto inferiore alla media perché vogliono evitare l’esposizione della loro vulva. Dopo l’operazione la qualità della loro vita sessuale aumenta perché si sentono a loro agio quando fanno l’amore e nel loro corpo”. Un effetto molto positivo che, osserva la chirurga, “l’ha convinta a superare le sue ultime resistenze di fronte a queste operazioni”.

Pur capendo le critiche riguardo alla creazione di una norma idealizzata, Berville nota che “è molto difficile sfuggire ai canoni sociali. Al livello collettivo è necessario interrogarsi, ma al livello individuale non spetta a me decidere al posto di una paziente in difficoltà. Anche se non condivido quei canoni”. Inoltre, aggiunge, “l’aspetto etico interessa qualunque atto estetico, anche non chirurgico”, come per esempio tingersi i capelli bianchi.

È d’accordo Guillaume Durand, filosofo che lavora al policlinico di Saint-Nazaire, vicino a Nantes, dove si confronta con persone che vogliono sottoporsi alla chirurgia intima. Autore di La médicine des désirs (La medicina dei desideri), osserva che “molto spesso l’opinione pubblica percepisce questo tipo di richiesta come illegittima, perché il paziente non è veramente malato. Ma la medicina non si occupa solo di curare le patologie. Basti pensare all’anestesia epidurale: per decenni i medici si sono opposti, ritenendo che il dolore del parto non fosse una malattia”.

Durand sostiene che i medici devono “aiutare le persone a realizzarsi, a essere più felici. Se alcune donne pensano che saranno più soddisfatte ritoccando la loro anatomia genitale, la decisione spetta a loro”. A patto, aggiunge, che il rapporto tra rischi e benefici sia stato ben analizzato e che la richiesta sia “libera e consapevole”.

Secondo lui, chi contesta queste pratiche estetiche insiste proprio su quest’ultimo punto, considerando spesso “con scetticismo” l’autonomia delle pazienti, presentandole come “immature, nevrotiche o influenzate da stereotipi sociali”. Invece nella maggior parte dei casi “le donne hanno già dovuto fare i conti con la disapprovazione legata al fatto di ricorrere al bisturi per questioni estetiche”. Una riprovazione ereditata, secondo lui, dalla filosofia antica e dalla “morale giudaico-cristiana, che incoraggia ad accettarsi come si è stati creati”.

Per Durand la chirurgia dell’intimo suscita tutte queste reticenze perché il sesso è l’organo tabù per eccellenza: “Parlare di chirurgia sessuale causa emozioni molto forti, una forma di paura, di timore, tutti elementi tipici del tabù. L’idea dominante è che il sesso è sacro, proibito e che va trattato diversamente dalle altre parti del corpo”. Una percezione contro la quale il filosofo si batte, favorendo invece una visione neutrale del sesso: “La medicina tratta i genitali come qualunque altro organo, senza tabù particolari”.

Può succedere, però, che il tabù del sesso femminile si trasformi in un totem. Alcune femministe, sottolinea la sessuologa Joëlle Mignot, “sono bravissime a fare della vulva uno strumento politico”, a tal punto che gli anglosassoni parlano di vulvactivism. 

Mostrare fa riflettere

Esibire la propria vulva all’improvviso provoca un tale effetto di stupore in colui che si trova nella posizione di voyeur involontario che i rapporti di potere finiscono per essere rovesciati, rendendo le rivendicazioni molto persuasive. Lo aveva mostrato nel 1968 l’artista austriaca Valie Export con la performance Aktionshose: 

Genitalpanik, quando era entrata in un cinema porno di Monaco indossando una camicia nera e dei pantaloni con un buco sul cavallo che lasciava scoperta la sua vulva, invitando gli spettatori a toccarla. 

Tutti avevano preferito abbandonare la sala umiliati, perché l’artista li aveva costretti a confrontarsi con la loro violenza misogina.

Il gesto di esibire la vulva è in realtà molto più antico. Nella mitologia greca la dea Demetra, inconsolabile per la perdita della figlia Persefone, si mette a ridere quando la serva Baubo si solleva la gonna per mostrarle il sesso nudo. Lo spogliarello improvvisato desta dal torpore la dea dei raccolti, permettendo alla natura di ritrovare la sua fertilità.

Di esibizione delle parti intime, anasyrma in greco, si parla anche nel sesto secolo avanti Cristo, quando le donne persiane si alzarono le vesti per convincere gli uomini a tornare a combattere contro i nemici. Più recentemente, durante la seconda guerra civile in Liberia (1999-2003), l’attivista per i diritti civili Leymah Gbowee (premio Nobel per la pace nel 2011) minacciò di denudarsi in pubblico in nome della pace.

Negli Stati Uniti durante le manifestazioni del 2020 del movimento Black lives matter, una donna soprannominata Naked Athena (Atena nuda) si è seduta nuda in strada allargando le gambe di fronte alle forze dell’ordine, che si sono allontanate in fretta.

Nel 2019 la performer lussemburghese Deborah de Robertis si era presentata nuda al parlamento europeo, accompagnata da altre militanti, per denunciare l’assenza di donne nei posti di potere e l’inerzia dei politici nei confronti della crisi ecologica e sociale. “Mostrare il corpo nudo”, ha dichiarato l’artista in un’intervista alla rivista Les Inrockuptibles, “può avere un carattere politico. Non è il corpo a essere politico, ma la riflessione che ne scaturisce”. In manifestazioni come quella dell’8 marzo a Parigi si vedono regolarmente striscioni con la scritta Revulvition.

Nel saggio del 1983 Baubo, la vulve mythique (Baubo, la vulva mitica), l’antropologo e psichiatra Georges Devereux scriveva: “Spero di ‘riabilitare’ la vulva e la vagina, la cui importanza nel vissuto individuale e nella cultura è stata sistematicamente obliterata da una preoccupazione incentrata sull’organo maschile”. 

Depilata o con la sua peluria naturale, lontana da modelli di riferimento o ritoccata per sentirla propria, la vulva – anche se non sfugge alle mode del momento – sembra essere tornata al centro degli interessi delle donne, che vedono in essa una possibilità di empowerment, di riacquistare quel potere che ci ricorda come in principio era la V.

sabato, settembre 06, 2025

Per la prima volta la città metropolitana di Milano può finanziare direttamente progetti sul territorio: PADERNO colga l'occasione!

Città Metropolitana: In arrivo un PNRR metropolitano da 40 milioni di euro

Entro fine anno i bandi per raccogliere i progetti dei Comuni, il vicesindaco Francesco Vassallo: “Per la prima volta la città metropolitana di Milano può finanziare direttamente progetti sul territorio” Un PNRR metropolitano per finanziare gli interventi dei Comuni del territorio in linea con il Piano strategico.

La Città metropolitana di Milano ha presentato mercoledì 25 giugno, ai Comuni il suo ambizioso progetto che vedrà destinare una cospicua fetta dell’avanzo di amministrazione 2024, certificato dal rendiconto dell’esercizio, ad interventi promossi dai singoli enti locali e afferenti agli obiettivi delineati dal Piano strategico metropolitano 2025-2027, appena approvato, che contiene le linee di indirizzo per lo sviluppo del territorio. Una notizia accolta positivamente dai Comuni.

“Per la prima volta dalla sua istituzione – ha spiegato il vicesindaco Francesco Vassallo – la Città metropolitana di Milano è nelle condizioni di finanziare, con risorse proprie, l’attuazione di misure contenute nello strumento di programmazione strategica, articolate su più missioni, destinando le risorse, tramite appositi bandi, direttamente ai Comuni. 

Si tratta di una cifra cospicua, circa 40 milioni di euro, che ci permetterà di portare avanti un gioco di squadra strategico con gli enti locali del territorio, proprio come avvenuto in occasione del Piano Nazionale di Ripresa e resilienza”.

Dà qui l’idea di un PNRR metropolitano, costruito su misura sulle necessità dei territori, frutto dell’ascolto e del confronto, ma anche della collaborazione fattiva affinché le risorse disponibili siano allocate al meglio, con benefici concreti per la collettività. L’obiettivo sarà, come precisato durante l’incontro, dare risposta alle necessità dei Comuni esclusi dai progetti del PNRR, con l’unico vincolo che gli interventi proposti dovranno essere coerenti con attività di competenza dell’ente di area vasta. Anticipando le richieste dei Comuni, alle prese con criticità spesso molto concrete per la manutenzione del patrimonio, il consigliere delegato al Bilancio, Dario Veneroni, ha precisato che questa linea di finanziamento sulle progettualità, “sarà affiancata da interventi diretti su scuole, strade e pubblica illuminazione di strutture e infrastrutture di diretta proprietà dell’ente, attingendo ad altri capitoli dell’avanzo 2024 – ha sottolineato – Si tratta di tre filoni separati, che procederanno parallelamente, con l’obiettivo di rispondere ad esigenze diversificate e precise”.

Le linee d’intervento previste riguardano le seguenti tematiche:

  • Una Città metropolitana interconnessa, sostenibile e rispettosa dell’ambiente;
  • Una città metropolitana che recupera immobili e aree degradate;
  • Una città metropolitana che si prende cura e migliora le aree sportive degli istituti scolastici superiori;
  • Una città metropolitana che guarda al futuro dell’innovazione e della digitalizzazione.

Il 30 luglio il Consiglio metropolitano ha deliberato le linee di indirizzo, mettendo il vincolo sull’avanzo di amministrazione e definendo missioni e budget. L’obiettivo è pubblicare il bando entro fine 2025. “Crediamo che questa scelta vada a rafforzare il rapporto di collaborazione tra la Città metropolitana di Milano e i suoi Comuni, ma soprattutto a ribadire, con azioni concrete, l’attenzione alle esigenze specifiche del territorio metropolitano in una cornice coerente e inclusiva, che guarda al futuro in un’ottica di sviluppo sostenibile. Ringrazio tutti i consiglieri e le consigliere metropolitane, i sindaci e le sindache per i contributi forniti finora e per quanto, insieme, riusciremo a costruire nei prossimi mesi”, conclude il Vicesindaco.

venerdì, settembre 05, 2025

Flash Mob pro-PALESTINA organizzato da RESTARE UMANI per Venerdì 19/9 ore 17.30 - sede SPI-CGIL via Roma 68 - Paderno Dugnano

 

il Flash Mob pro-Palestina 
"IL LORO GRIDO E' LA MIA VOCE" 
la poesia come atto di resistenza
la forza delle parole come tentativo di salvezza

si terrà 
Venerdì 19 Settembre alle ore 17.30 
davanti alla sede della Camera del Lavoro, 
in via Roma 68, a Paderno Dugnano

Organizzato da:
  • Associazione Culturale RESTARE UMANI
  • SPI-CGIL di Paderno Dugnano 
  • ANPI di Paderno Dugnano
  • Emergency
Aderiscono inoltre le Associazioni: 
  • Associazione NON UNO DI MENO
  • Comitato per la SCUOLA PUBBLICA Paderno Dugnano
  • Associazione AMICI del SENEGAL
  • Raccolta RISSO
  • Associazione FLORENCE
  • Legambiente
  • Effetto Terra
  • ResQ-People Saving People
  • Scuola di Italiano per stranieri SPI-CGIL Paderno Dugnano
  • Associazione LAICITALIA
  • CircoloEcoCulturale La Meridiana
  • Circolo ARCI AMICIZIA E SOLIDARIETA'
  • SALAAM Ragazzi dell'Olivo - Affido a distanza di ragazze/i Palestinesi Paderno D.
Aderiscono i Partiti  e Liste Civiche di Paderno Dugnano:
  • SxPD - Sinistra per Paderno Dugnano
  • PD - Partito Democratico 
  • PRC - Partito della Rifondazione Comunista
  • AVS - Alleanza Verdi Sinistra
Durante la manifestazione 
saranno lette alcune poesie su GAZA di autrici e autori Palestinesi 
in ARABO ed in ITALIANO e
sarà srotolato lo striscione "R1PUD1A la guerra" di EMERGENCY

NON POSSIAMO PIU' RIMANERE IN SILENZIO !

Stati e governi democratici, membri delle Nazioni Unite, firmatari di accordi, trattati e convenzioni per il rispetto dei diritti umani, della legalità, 
della giustizia, del diritto umanitario, 
devono fermare questa barbarie.

NON possiamo più accettare l'uccisione 
di bambini, donne, operatori umanitari, sanitari e giornalisti e 
che continui la distruzione delle infrastrutture civili rimaste, a partire da ospedali e scuole.

In un momento storico come quello che viviamo, 
con la guerra che è tornata dentro i confini europei, 
il Medioriente in fiamme e 
più di 56 conflitti armati nel mondo

FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE 
per dire che 
LA GUERRA NON é MAI LA SOLUZIONE GIUSTA !

VI INVITIAMO A MANIFESTARE 
LA VOSTRA CONTRARIETA' ALLA GUERRA PARTECIPANDO al FLASH MOB