Le CHAT DI CLASSE, diciamolo: non
piacciono a nessuno, però tutti le utilizzano (spesso a sproposito). Per
rendere le chat meno moleste, l’Accademia Italiana Galateo ha stilato le
buone regole del bon ton digitale che dice:
- Solo questioni scolastiche. La chat deve essere utilizzata esclusivamente per comunicazioni rilevanti per la classe, evitando domande personali o generiche.
- Niente saluti inutili. Evitare i saluti collettivi superflui e inviare i messaggi in un unico invio per non intasare la chat.
- Vietati i messaggi vocali. Privilegiare i messaggi scritti, per rispetto di chi potrebbe non poter ascoltare audio in quel momento.
- Rileggere sempre i messaggi. Prima di premere “invia”, verificare il contenuto per evitare errori grammaticali o di battitura, mantenendo chiarezza e concisione.
- No alle polemiche. Le lamentele o le discussioni accese vanno affrontate in altri contesti, non in chat.
- Limite di età. Le chat dei genitori dovrebbero essere limitate alle scuole elementari e medie.
- No alle foto private. Vietato condividere foto individuali dei figli, a meno che non si tratti di scatti di gruppo in occasioni specifiche e con il consenso di tutti. Niente solleciti. Evitare di richiedere risposte immediate o sollecitare gli altri utenti, a meno che non si tratti di comunicazioni urgenti.
- Cancellarsi è lecito. Se la chat diventa ingestibile o fonte di stress, è preferibile cancellarsi piuttosto che silenziarla. Le comunicazioni importanti devono avvenire attraverso canali ufficiali.
SCUOLA
E se parliamo di chat e di chat
di classe non possiamo non citare le due attività didattiche gratuite presenti
sulla nostra piattaforma Ancheioinsegno.it
Per la Primaria e la Secondaria
di 1° Grado
La classe è su WhatsApp. E in chat le regole le scriviamo noi!
Per la Secondaria 2° grado
Per fare una chat di gruppo serve un regolamento.
Nei giorni scorsi PAROLE O_STILI ha attivato una nuova iniziativa, insieme a Ipsos e Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo per Fondazione Cariplo, realizzando un’indagine statistica per approfondire e studiare la relazione tra le nuove generazioni e il mondo digitale, con un focus particolare sull’utilizzo dei social media.
Cosa puoi fare per partecipare?
📝 | Chiedi alla tua
classe di compilare il questionario, ci vorranno solo pochi minuti. È
un'opportunità per far sentire la loro voce e aiutarci a comprendere meglio le
dinamiche del mondo digitale che vivono ogni giorno.
🔒 | È tutto anonimo: non
sappiamo chi compila il questionario né quali risposte lascia, quindi possono
esprimersi liberamente.
👩🎓👨🎓
| È aperto a ragazzi e ragazze dagli 11 ai 19 anni: più ne partecipano, più
avremo un quadro chiaro e completo. Se come insegnante vuoi avere la sicurezza
che non ci siano domande inappropriate ti diamo la possibilità di leggere tutto
qui.
📱 | Fallo compilare con i
loro dispositivi: quindi, ogni persona deve utilizzare il proprio computer,
tablet, smartphone…
EMOJI
Quella più utilizzata di sempre è
questa tanto che nel
2015 l’Oxford Dictionary la scelse come parola dell’anno. La storia delle
emoji ha origini particolari e arriva dal Giappone. Secondo le fonti più
accreditate, nel 1999 l’operatore telefonico giapponese NTT DOCOMO
introdusse per i suoi clienti un set di 176 icone (grandi 12x12
pixel), create da un team di designer guidato da Shigetaka Kurita. Queste emoji
riscossero subito grande successo in Giappone e, ben presto, anche le altre
compagnie telefoniche giapponesi iniziarono a utilizzarle. La diffusione globale,
però, arrivò solo alcuni anni più tardi, in particolare con l’adozione delle
emoji sui dispositivi iOS di Apple nel 2008. Oggi, grazie al consorzio Unicode,
un’organizzazione no-profit che mantiene lo standard globale per i caratteri
nei sistemi informatici, esistono oltre 1800 emoji ufficialmente approvate.
Oggi le emoji non sono soltanto un modo molto utile per comunicare emozioni in modo immediato e meno ambiguo, ma sono anche simboli generazionali. Un esempio immediato?
Se utilizzi questa emoji per dire “morte”
allora appartieni alla generazione dei Millennial, alla Gen X o addirittura ai
boomer. Se invece la utilizzi per dire “muoio dal ridere”, allora
appartieni alla Generazione Z.
Grazie a Bee social, qui trovi una piccola guida per “tradurre” il linguaggio dei tuoi alunni, figlie e figlie…
Emoji come sono
infatti bandite dal registro comunicativo dei giovanissimi.
Via libera invece
ad emoji come , ma solo se
usate in tono ironico.
Altre emoji “permesse” dalla Gen Z
si usa
quando si vuole fare un complimento, es. “sei stupenda
”.
utilizzata
sia per esprimere qualcosa di triste, sia quando si vuole fare un complimento,
es. “sei bellissimo
”.
per fare
complimenti, es. “che bella che sei
”.
per
simboleggiare quando “ti sciogli”, es. “io sono cotta di lui
”.
per
ringraziare quando ti dicono qualcosa di carino, es. “grazie mille
”.
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