Da “La Repubblica” di Irene Maria Scalise
Le coppie Dink (Dual Income, No
Kids), ovvero le coppie con un doppio stipendio ma senza figli, rappresentano
un fenomeno in crescita, specie tra le generazioni più giovani.
Questo stile di vita, nato negli
anni Ottanta, è oggi tornato alla ribalta. La decisione di non avere figli,
almeno temporaneamente, consente a queste coppie di godere di una maggiore
libertà economica e personale, permettendo loro di dedicarsi più agilmente a
viaggi, hobby e progetti di carriera.
In un contesto come quello
attuale, non è difficile capire il perché di questa scelta: innanzitutto,
mantenere un figlio è estremamente costoso.
In Italia, il costo stimato
per crescere un figlio fino ai 18 anni si aggira intorno ai 175.000 euro, senza
contare le spese universitarie. Di conseguenza, le coppie senza figli
riescono a risparmiare e investire più facilmente, costruendo in molti casi un
patrimonio netto superiore rispetto ad altri modelli familiari.
Ma al di là della questione
economica, anche gli scenari di instabilità geopolitica e ambientale
influiscono certamente sulla scelta di non mettere al mondo dei figli.
Chiaramente, questo stile di vita
non è esente dalle critiche. La scelta di non avere figli è spesso
stigmatizzata come egoista o immatura. Tuttavia, molte persone child-free
affermano di essere consapevoli e lucide nella loro decisione, citando ragioni
che spaziano dall’incertezza economica e climatica alla semplice volontà di non
intraprendere un percorso di genitorialità.
Una scelta legittima e che va
rispettata, esattamente come quella opposta, ovvero di chi sceglie di avere
figli.
In generale, comunque, quello dei
Dink si sta trasformando in un modello relazionale sempre più diffuso e ambito.
Un recente sondaggio mostra che
il 19% delle donne maggiorenni desidera una vita da Dink.
Per queste coppie, i vantaggi
includono una maggiore flessibilità, meno stress e più tempo per sé stessi e
per la relazione.
Inoltre, possono godere del tempo
trascorso con i bambini altrui, come nipoti o figli di amici, senza farsi
carico degli oneri genitoriali.
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