Archeoplastica - Il
museo degli antichi rifiuti spiaggiati
Archeoplastica è un progetto che racconta
l’inquinamento da plastica attraverso i reperti che il mare restituisce,
trasformandoli in una testimonianza concreta del nostro impatto sull’ambiente.
L’idea nasce dall’esigenza di sensibilizzare il pubblico
sull’emergenza dei rifiuti in mare attraverso un approccio innovativo: la
creazione di un museo virtuale e di mostre itineranti che espongono reperti di
plastica spiaggiata, alcuni dei quali risalgono a oltre 50 anni fa.
Questi oggetti, ormai veri e propri fossili della nostra
epoca, raccontano quanto la plastica sia persistente nell’ambiente, sfidando il
tempo e la natura. Ogni reperto esposto è un frammento di storia che ci
permette di riflettere sul nostro impatto sul pianeta e sulla necessità di un
cambiamento.
Grazie a un’ampia risonanza mediatica e al sostegno di una vasta community, Archeoplastica ha coinvolto migliaia di persone, attirando l’attenzione di importanti media nazionali, istituzioni e festival legati alla sostenibilità.
Il progetto è anche un punto di riferimento sui social, con una
forte presenza su Instagram e TikTok, dove racconta storie di plastica
dimenticata e ritrovata, dando voce a un problema che riguarda tutti.
Archeoplastica non è solo una denuncia ambientale, ma
un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con la plastica e promuovere un
futuro più sostenibile.
L’idea è nata da Enzo Suma, l’ideatore del progetto Archeoplastica, quando per la prima volta ha trovato un rifiuto risalente alla fine degli anni ’60: una spuma spray abbronzante con il retro ancora leggibile, su cui era riportato il prezzo in lire.
UN RIFIUTO DI OLTRE CINQUANT’ANNI FA!
Quando pubblicò la foto sui social, rimase sorpreso dallo
stupore della gente nel vedere un prodotto così antico, ancora in buono stato,
tra i rifiuti in spiaggia.
Quel post scatenò un’ondata di riflessioni sul problema
della plastica.
Da quel momento ha iniziato a raccogliere sempre più
rifiuti, mettendo da parte quelli degli anni ’60, ’70 e ’80.
Il progetto è stato ufficializzato nell’inverno del 2021,
dopo aver raccolto circa 200 reperti.
Oggi il numero è cresciuto anche grazie al contributo della
grande community di Archeoplastica.
Spesso non è facile datare un oggetto, ma grazie al supporto
delle tante persone che seguono Archeoplastica sui social, riusciamo a
ricostruire la storia di reperti restituiti dal mare che, a prima vista,
sembrerebbero impossibili da decifrare.
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