«Se c’è qualcosa che vi urta nel profondo, non state lì a
pettinare le bambole. Non importa in quanti sarete, se in tanti o in pochi o da
soli. Impegnatevi, e collegate l’impegno a un pensiero. Magari con l’aiuto di
chi ha frequentato la politica per tutta una vita e dovrebbe dedicarsi a
seminare e non a raccogliere.»
È un invito, quello di Pier Luigi Bersani, che nasce da un
viaggio lungo tutta l’Italia e dalle conversazioni avute, spesso davanti a una
birra, con studenti, giovani militanti e attivisti.
E in queste pagine l’ex segretario del Partito Democratico,
oggi semplice iscritto, si rende disponibile per «continuare quel dialogo
mettendoci un po’ di radici, un po’ di memoria e qualche approssimativa rima
storica che possa essere utile a dare maggior consapevolezza del presente».
Partendo dalla Storia, infatti, Bersani racconta le
scansioni e i momenti chiave della vicenda italiana ed europea, per capire
quale è il senso (e il metodo) della buona politica, quale il peso del lavoro,
inteso come soggetto, nell’evoluzione delle nostre democrazie; quale
atteggiamento tenere verso il nuovo tecno-capitalismo e le derive della
globalizzazione.
Con uno sguardo attento, impreziosito da aneddoti e ricordi
personali, proprio su quel «partito della nazione», il Pd, sulla sua
fondazione, sulle prospettive, sulla sinistra «da non lasciare mai
incustodita».
Pagine «fuor di metafora» impegnate e generose («la
generosità» dice Bersani «è la materia prima della politica»), ispirate a un
principio cui l’autore non ha mai derogato, ancora più valido nel confronto con
queste nuove destre:
«Per reagire non servono parole alate o politiciste. Servono
parole per l’uguaglianza e per la dignità e il valore di ogni diversità; parole
che semplicemente si facciano capire e non appaiano straniere ai luoghi dove si
svolge la vita comune della gente».
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