Dopo quasi quarant'anni dalla
fine della Guerra fredda, la guerra è tornata dalla periferia al centro del
sistema internazionale, costringendo l'Europa e il mondo a confrontarsi persino
con il rischio di uno scontro diretto tra grandi potenze.
Questo disincanto e il segno per
eccellenza del collasso dell'ordine internazionale: un collasso che investe
i rapporti diplomatici, le istituzioni internazionali, la globalizzazione
economica e le norme fondamentali della convivenza internazionale - a
cominciare da quelle sull'uso e sui limiti dell'uso della forza.
Da qui, allora, l'urgenza di
chiedersi come sia stato possibile ricadere in questa condizione, dopo le
illusioni e l'euforia di soli trent'anni fa.
Rinunciando come prima cosa a
contrapporre una presunta età dell'oro dell'apertura e dell'ottimismo a una
regressione nella chiusura e nel risentimento.
E riconoscendo come, in realtà,
la condizione attuale sia in larga parte figlia delle forzature, delle amnesie
e dei veri e propri errori che l'ordine internazionale liberale ha accumulato
già a partire dalla sua fondazione.
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