Le tassonomie dovrebbero permettere una
classificazione gerarchica delle “cose”, costruendo il significato delle parole
utilizzate partendo da basi scientifiche.
La tassonomia, definita con l’emanazione
del Regolamento UE n. 2020/852, risponde alla necessità di dotare l’Unione
Europea di una classificazione comune e standardizzata delle attività
economiche considerate sostenibili da un punto di vista ambientale.
Il “Regolamento UE sulla Tassonomia”,
all’articolo 19 richiede che i criteri di classificazione gerarchica siano “fondati
sulla scienza, non diano un trattamento speciale a certe tecnologie, e siano
facilmente verificabili”.
In un libro dello scrittore Jorge Borges si menziona una “certa enciclopedia cinese” in cui compare questa classificazione:
“gli animali si dividono in: a) appartenenti all’Imperatore, b) imbalsamati, c) addomesticati, d) maialini di latte, e) sirene, f) favolosi, g) cani in libertà, h) inclusi nella presente classificazione, i) che si agitano follemente, j) innumerevoli, k) disegnati con un pennello fornissimo di peli di cammello, l) et cetera, m) che fanno all’amore, n) che da lontano sembrano mosche”.
Questa strana tassonomia ci suggerisce che può
esistere un altro modo di pensare che può portare a una distorsione dei nostri
criteri di classificazione, che in alcuni casi può creare stupore e
disorientamento collegato al fascino di un’altra cultura, come nel caso della
antica cultura cinese.
Nella “tassonomia della sostenibilità” dell’UE per le fonti energetiche compatibili troviamo:
- il nucleare con il suo “lascito alle generazioni future” del rischio che dovrebbero ricordarci gli incidenti di Chernobyl, Fukushima e Three Mile Island; e delle pericolosissime scorie radioattive con radiotossicità per centinaia di anni che per i soli contribuenti francesi sono un debito di lunghissimo periodo per circa 7 miliardi euro/anno.
- alcune tipologie di gas che continuano a essere clima-alteranti.
- energia prodotta dai rifiuti, cioè il recupero di energia dai termo-valorizzatori piuttosto del recupero di materia “prima seconda” previsto nel contesto dell’economia circolare sostenuta dalla stessa UE.
Si ripropone la stranezza indicata da
Borges, con una sostanziale differenza: non siamo di fronte al fascino di
un’altra cultura e neppure al risultato di una “nuova” ricerca scientifica,
siamo semplicemente di fronte agli appetiti per i miliardi che l’Europa
destinerà all’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 che sono
diventati il terreno di caccia dei lobbisti infiltrati nelle commissioni
europee per tutelare gli interessi dei “soliti pochi”.
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