lunedì, febbraio 03, 2025

Tassonomia: come la classificazione delle cose può influire sulla vita di tutti i giorni

 Riceviamo e volentieri pubblichiamo una articolo di Ottorino Pagani

Le tassonomie dovrebbero permettere una classificazione gerarchica delle “cose”, costruendo il significato delle parole utilizzate partendo da basi scientifiche.

La tassonomia, definita con lemanazione del Regolamento UE n. 2020/852, risponde alla necessità di dotare l’Unione Europea di una classificazione comune e standardizzata delle attività economiche considerate sostenibili da un punto di vista ambientale.

Il “Regolamento UE sulla Tassonomia”, all’articolo 19 richiede che i criteri di classificazione gerarchica siano “fondati sulla scienza, non diano un trattamento speciale a certe tecnologie, e siano facilmente verificabili”.

In un libro dello scrittore Jorge Borges si menziona una certa enciclopedia cinese in cui compare questa classificazione:

gli animali si dividono in: a) appartenenti all’Imperatore, b) imbalsamati, c) addomesticati, d) maialini di latte, e) sirene, f) favolosi, g) cani in libertà, h) inclusi nella presente classificazione, i) che si agitano follemente, j) innumerevoli, k) disegnati con un pennello fornissimo di peli di cammello, l) et cetera, m) che fanno all’amore, n) che da lontano sembrano mosche”.

Questa strana tassonomia ci suggerisce che può esistere un altro modo di pensare che può portare a una distorsione dei nostri criteri di classificazione, che in alcuni casi può creare stupore e disorientamento collegato al fascino di un’altra cultura, come nel caso della antica cultura cinese.

Nella tassonomia della sostenibilità dell’UE per le fonti energetiche compatibili troviamo:

  • il nucleare con il suo “lascito alle generazioni future” del rischio che dovrebbero ricordarci gli incidenti di Chernobyl, Fukushima e Three Mile Island; e delle pericolosissime scorie radioattive con radiotossicità per centinaia di anni che per i soli contribuenti francesi sono un debito di lunghissimo periodo per circa 7 miliardi euro/anno.
  • alcune tipologie di gas che continuano a essere clima-alteranti.
  • energia prodotta dai rifiuti, cioè il recupero di energia dai termo-valorizzatori piuttosto del recupero di materia “prima seconda” previsto nel contesto dell’economia circolare sostenuta dalla stessa UE.

Si ripropone la stranezza indicata da Borges, con una sostanziale differenza: non siamo di fronte al fascino di un’altra cultura e neppure al risultato di una “nuova” ricerca scientifica, siamo semplicemente di fronte agli appetiti per i miliardi che l’Europa destinerà all’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 che sono diventati il terreno di caccia dei lobbisti infiltrati nelle commissioni europee per tutelare gli interessi dei “soliti pochi”.

Nessun commento:

Posta un commento