«In questi libri tutti fanno la
guerra, si incazzano, diventano furiosi, litigano, sono gelosi, minacciosi, e
usano la forza in modo esplicito, picchiando, violentando. Ma sono anche
violenti in modo più moderno, quindi occultato, passivo: sono lamentosi e
recriminatori, e finiscono per soffocare le donne in altro modo. Il racconto
semplicemente corrisponde a quello che siamo (stati)».
Un saggio d’autore, inaspettato e
personale.
Francesco Piccolo rilegge
tredici capolavori che, con i loro protagonisti, sono entrati nelle nostre vite
e hanno segnato in maniera indelebile il nostro immaginario, contribuendo a
legittimare il mito della maschilità e la cultura virile.
Se l’impressione che abbiamo
degli uomini è che siano potenti, arroganti, violenti, egoisti e famelici,
allora, di questi uomini, ve ne sarà traccia anche nelle opere chiave della
nostra letteratura, quelle che hanno in qualche modo contribuito a consolidare
una certa idea di maschio.
A partire dalle fondamenta, dalla
settima novella dell’ottava giornata del Decameron, in cui
Boccaccio mette in scena la spietata vendetta del giovane scolaro Rinieri, che
sbeffeggiato e rifiutato da una avvenente vedova la punisce facendo in modo che
non possa più vantare la propria avvenenza.
La morale: se si ferisce il
maschio non è pena affatto ingiusta essere sfregiate a vita.
Come non pensare al nostro
presente.
E come non pensarci leggendo
delle peripezie matrimoniali di Zeno di cui scrive Svevo.
Zeno Cosini, arrogante e fragile
al tempo stesso, irrazionale che si finge ponderato, ma soprattutto, come ogni
uomo che si rispetti, tarlato dal desiderio, che una volta piantato in testa
non schioda più e fa compiere i gesti più sciocchi e sconsiderati.
E poi ancora l’innominato di
Manzoni, il Principe di Salina di Tomasi di Lampedusa, ’Ntoni di Verga,
l’Antonio di Brancati, il Milton di Fenoglio e altri maschi, tutti sempre
uguali a sé stessi, vigliacchi e furiosi, gelosi e violenti, al centro di romanzi
che hanno costruito il canone della letteratura italiana.
Perché chi siamo ha a che fare
con la famiglia, l’educazione, il mondo dove si cresce, ma anche con i libri
che si sono letti.
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