Un viaggio verso la Luna, Marte e
oltre, a partire dall'Italia. Una missione fatta di sogni che sembrano
impossibili, ma che con impegno e dedizione si possono realizzare. Un'avventura
tutta al femminile.
Amalia e la figlia Elvina vanno
alla scoperta delle professioniste e delle scienziate che, con le loro preziose
competenze, stanno contribuendo a disegnare un mondo migliore.
Guidate dal loro talento e dal
loro intuito, conosceremo le future astronaute, entreremo nei moduli progettati
per vivere sulla Luna, scopriremo che non solo si può ricavare l'acqua da un
granello di sabbia o coltivare l'insalata in un ambiente di microgravità, ma
che con la tecnologia è possibile proteggere la pace e costruire un futuro più
sostenibile.
Che partecipare al mondo che
verrà non è solo un'opportunità, ma una questione di democrazia, perché lo
Spazio è di tutti.
Quando alla fine del viaggio
madre e figlia punteranno un cannocchiale verso il cielo, vedremo comparire
all'orizzonte una costellazione di soluzioni, tecnologie e scoperte, illuminate
dagli sguardi e dai sorrisi delle "ragazze" della Luna.
Le nostre esistenze, in fondo,
altro non sono che un viaggio.
Noi siamo già su un'astronave, il
pianeta Terra è un'astronave che viaggia nel cosmo.
Come il bambino sul treno, che
col naso appiccicato al finestrino guarda fuori con meraviglia e stupore il
susseguirsi dei campi che gli scappano via dalla vista, il nostro viaggio è
così: qualcosa lo afferriamo, molto ci sfugge. Ma è sempre bellissimo!
Le autrici
Amalia Ercoli Finzi, classe
1937, Grand’Ufficiale della Repubblica e professoressa emerita al
Politecnico di Milano, è la prima donna a laurearsi in Ingegneria aeronautica
in Italia. Consulente della NASA, dell’ESA e dell’ASI, è tra i principali
Investigator della Missione Rosetta, che porta con successo una trivella da lei
progettata sul dorso di una cometa lontana 500 milioni di chilometri dalla
Terra.
Elvina Finzi, classe 1976,
doppia laurea con lode al Politecnico di Milano e all’ENSTA di Parigi, ha
conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria nucleare.
Oggi lavora presso il più grande
produttore di lenti e occhiali al mondo. Dalla madre ha ereditato il senso
della sfida e un’ostinata dedizione al lavoro. Insieme alla madre Amalia, ha
pubblicato “Oltre le stelle più lontane” e “Sei un
universo”, entrambi per Mondadori.
Tommaso Tirelli, classe 1976,
ingegnere, lavora nella manifattura digitale. Appassionato di Spazio e di
storie familiari, collabora con le donne di famiglia nella scrittura, e a loro
si ispira, come nel romanzo La Signora delle Comete (Dedalo).
Ecco un estratto del libro:
INIZIA IL VIAGGIO
Amalia, inutile dirlo, si
accomodò direttamente a capotavola. Il suo sguardo volò con stupore e
meraviglia sulla tavola imbandita da sua figlia Elvina. Solo i più accorti
notarono trapelare anche una lieve disapprovazione: sapevano che stava giudicando
tutto quel ben di Dio come eccessivo.
Amalia si voltò poi verso la
nipotina e le disse, sorridendo: «Tanti auguri alla mia piccola Emma, che oggi
compie cinque anni!». Senza scusarsi, disse che era stata troppo
affaccendata, come al solito, e che chiaramente non aveva avuto tempo di cercarle
un regalo, ma che le avrebbe lasciato qualche soldino sul tavolo
all’ingresso. Con queste parole ritenne concluse le attenzioni dovute alla
festeggiata, e guidò la conversazione su questioni ben più importanti: «Avete
visto il “Corriere”? Ieri, alla sede delle Forze armate, di cui io sono
madrina onoraria, c’erano due sottosegretari, il prefetto, alti ufficiali, e
che cosa hanno titolato? “La verve di Amalia Finzi protagonista alla
giornata sulla parità di genere.” Io l’ho detto al giornalista che non
doveva parlare di me, ma non mi ha dato retta…”».
I commensali tacquero, sapevano
che il grado di vanità di Amalia era direttamente proporzionale al suo grado di
stanchezza, particolarmente evidente quella sera nel viso teso e
nell’acconciatura scomposta, che si sarebbe inevitabilmente potuta trasformare
in un traboccante riflusso di cattiverie e malelingue per chiunque si fosse
trovato a tiro.
«La mia fortuna è che sono sordo»
mugugnò con lo sguardo fisso sul piatto Berto, suo marito, suscitando qualche
sorrisetto negli altri.
«Oh, povera me!» ribatté
Amalia. «Però sono sempre io quella che si occupa di te. Da
sessant’anni. Un amore infinito, ma che fatica!»
Berto non reagì a quella sottile
provocazione, forse non sentì davvero, e riprese il filo del pedante monologo
che aveva iniziato la settimana prima: un elenco particolareggiato dei motivi
che avevano spinto al fallimento alcune delle missioni spaziali di Elon Musk,
il miliardario americano che stava rivoluzionando la conquista dello spazio;
lui avrebbe certamente saputo fare meglio, disse, se solo glielo avessero
chiesto.
In risposta, Amalia si riprese la
scena, parlando di chi c’era e chi non c’era alla registrazione in TV, di
chi l’aveva fermata per strada per farle i complimenti e di chi era venuto a
trovarla in ufficio.
Solo la piccola Emma,
inaspettatamente, era stata rapita dal dettagliato racconto dell’anziano nonno
e, avvicinandosi alla mamma, le bisbigliò all’orecchio: «Da grande voglio fare
l’astronauta».
Elvina sorrise.
Amalia, che aveva osservato la
scena, disse: «Io no, non ho mai voluto fare l’astronauta, eppure sono
piccolina di statura, quindi ci starei bene dentro una capsula
spaziale. Ma sto male anche ad andare su e giù in ascensore, figuriamoci
su un razzo che vola nello spazio! L’ho detto anche a tua sorella Micol, voi
bimbe da grandi potrete fare tutto quello che vorrete. Vi serviranno
impegno, determinazione e metodo. E un pizzico di fortuna, che non guasta
mai. Vedi, tesoro, io da piccola ero molto curiosa e avevo il gusto
per il nuovo e l’avventura: inizialmente pensavo di fare la domatrice di
animali feroci o l’esploratrice di territori sconosciuti. In Africa o
nella ancora più affascinante Cina… Cantavo sempre una canzoncina: Sono
cinese, mi chiamo cen cing, oppure mi chiamo ciang ciang, ho un codino…
C’era un codino di mezzo, ma non ricordo più».
«Nonna, sei buffa!» disse Emma
ridendo.
«Poi in realtà mi sono innamorata
delle stelle. Dal balconcino della mia cameretta tutte le sere guardavo il
cielo. Anche d’inverno, perché è più limpido; uscivo fuori scalza e in
pigiama (e infatti ho preso tanti di quei raffreddori). Guardare le stelle
è una cosa meravigliosa. Ci sono le stelle più importanti che si vedono
bene a occhio nudo e altre che si vedono appena, una miriade di puntini
brillanti nella notte. Io pensavo di unirli con una retta e di saltare da
una stella all’altra fino a quando arrivavo lontano. Sai fin
dove? Oltre le stelle più lontane.»
E continua sul libro…
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