sabato, dicembre 07, 2024

LIBRO: Le ragazze della luna – Sogni e scoperte delle scienziate dello Spazio di Amalia Ercoli Finzi e Elvina Finzi

 

Un viaggio verso la Luna, Marte e oltre, a partire dall'Italia. Una missione fatta di sogni che sembrano impossibili, ma che con impegno e dedizione si possono realizzare. Un'avventura tutta al femminile.

Amalia e la figlia Elvina vanno alla scoperta delle professioniste e delle scienziate che, con le loro preziose competenze, stanno contribuendo a disegnare un mondo migliore.

Guidate dal loro talento e dal loro intuito, conosceremo le future astronaute, entreremo nei moduli progettati per vivere sulla Luna, scopriremo che non solo si può ricavare l'acqua da un granello di sabbia o coltivare l'insalata in un ambiente di microgravità, ma che con la tecnologia è possibile proteggere la pace e costruire un futuro più sostenibile.

Che partecipare al mondo che verrà non è solo un'opportunità, ma una questione di democrazia, perché lo Spazio è di tutti.

Quando alla fine del viaggio madre e figlia punteranno un cannocchiale verso il cielo, vedremo comparire all'orizzonte una costellazione di soluzioni, tecnologie e scoperte, illuminate dagli sguardi e dai sorrisi delle "ragazze" della Luna.

Le nostre esistenze, in fondo, altro non sono che un viaggio.

Noi siamo già su un'astronave, il pianeta Terra è un'astronave che viaggia nel cosmo.

Come il bambino sul treno, che col naso appiccicato al finestrino guarda fuori con meraviglia e stupore il susseguirsi dei campi che gli scappano via dalla vista, il nostro viaggio è così: qualcosa lo afferriamo, molto ci sfugge. Ma è sempre bellissimo!

Le autrici

Amalia Ercoli Finzi, classe 1937, Grand’Ufficiale della Repubblica e professoressa emerita al Politecnico di Milano, è la prima donna a laurearsi in Ingegneria aeronautica in Italia. Consulente della NASA, dell’ESA e dell’ASI, è tra i principali Investigator della Missione Rosetta, che porta con successo una trivella da lei progettata sul dorso di una cometa lontana 500 milioni di chilometri dalla Terra.

Elvina Finzi, classe 1976, doppia laurea con lode al Politecnico di Milano e all’ENSTA di Parigi, ha conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria nucleare.

Oggi lavora presso il più grande produttore di lenti e occhiali al mondo. Dalla madre ha ereditato il senso della sfida e un’ostinata dedizione al lavoro. Insieme alla madre Amalia, ha pubblicato “Oltre le stelle più lontane” e “Sei un universo”, entrambi per Mondadori.

Tommaso Tirelli, classe 1976, ingegnere, lavora nella manifattura digitale. Appassionato di Spazio e di storie familiari, collabora con le donne di famiglia nella scrittura, e a loro si ispira, come nel romanzo La Signora delle Comete (Dedalo).

 

Ecco un estratto del libro:

INIZIA IL VIAGGIO

Amalia, inutile dirlo, si accomodò direttamente a capotavola. Il suo sguardo volò con stupore e meraviglia sulla tavola imbandita da sua figlia Elvina. Solo i più accorti notarono trapelare anche una lieve disapprovazione: sapevano che stava giudicando tutto quel ben di Dio come eccessivo.

Amalia si voltò poi verso la nipotina e le disse, sorridendo: «Tanti auguri alla mia piccola Emma, che oggi compie cinque anni!». Senza scusarsi, disse che era stata troppo affaccendata, come al solito, e che chiaramente non aveva avuto tempo di cercarle un regalo, ma che le avrebbe lasciato qualche soldino sul tavolo all’ingresso. Con queste parole ritenne concluse le attenzioni dovute alla festeggiata, e guidò la conversazione su questioni ben più importanti: «Avete visto il “Corriere”? Ieri, alla sede delle Forze armate, di cui io sono madrina onoraria, c’erano due sottosegretari, il prefetto, alti ufficiali, e che cosa hanno titolato? “La verve di Amalia Finzi protagonista alla giornata sulla parità di genere.” Io l’ho detto al giornalista che non doveva parlare di me, ma non mi ha dato retta…”».

I commensali tacquero, sapevano che il grado di vanità di Amalia era direttamente proporzionale al suo grado di stanchezza, particolarmente evidente quella sera nel viso teso e nell’acconciatura scomposta, che si sarebbe inevitabilmente potuta trasformare in un traboccante riflusso di cattiverie e malelingue per chiunque si fosse trovato a tiro.

«La mia fortuna è che sono sordo» mugugnò con lo sguardo fisso sul piatto Berto, suo marito, suscitando qualche sorrisetto negli altri.

«Oh, povera me!» ribatté Amalia. «Però sono sempre io quella che si occupa di te. Da sessant’anni. Un amore infinito, ma che fatica!»

Berto non reagì a quella sottile provocazione, forse non sentì davvero, e riprese il filo del pedante monologo che aveva iniziato la settimana prima: un elenco particolareggiato dei motivi che avevano spinto al fallimento alcune delle missioni spaziali di Elon Musk, il miliardario americano che stava rivoluzionando la conquista dello spazio; lui avrebbe certamente saputo fare meglio, disse, se solo glielo avessero chiesto.

In risposta, Amalia si riprese la scena, parlando di chi c’era e chi non c’era alla registrazione in TV, di chi l’aveva fermata per strada per farle i complimenti e di chi era venuto a trovarla in ufficio.

Solo la piccola Emma, inaspettatamente, era stata rapita dal dettagliato racconto dell’anziano nonno e, avvicinandosi alla mamma, le bisbigliò all’orecchio: «Da grande voglio fare l’astronauta».

Elvina sorrise.

Amalia, che aveva osservato la scena, disse: «Io no, non ho mai voluto fare l’astronauta, eppure sono piccolina di statura, quindi ci starei bene dentro una capsula spaziale. Ma sto male anche ad andare su e giù in ascensore, figuriamoci su un razzo che vola nello spazio! L’ho detto anche a tua sorella Micol, voi bimbe da grandi potrete fare tutto quello che vorrete. Vi serviranno impegno, determinazione e metodo. E un pizzico di fortuna, che non guasta mai. Vedi, tesoro, io da piccola ero molto curiosa e avevo il gusto per il nuovo e l’avventura: inizialmente pensavo di fare la domatrice di animali feroci o l’esploratrice di territori sconosciuti. In Africa o nella ancora più affascinante Cina… Cantavo sempre una canzoncina: Sono cinese, mi chiamo cen cing, oppure mi chiamo ciang ciang, ho un codino… C’era un codino di mezzo, ma non ricordo più».

«Nonna, sei buffa!» disse Emma ridendo.

«Poi in realtà mi sono innamorata delle stelle. Dal balconcino della mia cameretta tutte le sere guardavo il cielo. Anche d’inverno, perché è più limpido; uscivo fuori scalza e in pigiama (e infatti ho preso tanti di quei raffreddori). Guardare le stelle è una cosa meravigliosa. Ci sono le stelle più importanti che si vedono bene a occhio nudo e altre che si vedono appena, una miriade di puntini brillanti nella notte. Io pensavo di unirli con una retta e di saltare da una stella all’altra fino a quando arrivavo lontano. Sai fin dove? Oltre le stelle più lontane.»

E continua sul libro…

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