(Redazione del quotidiano Il Manifesto, 7.12.2020)
Ciao
Lidia. Verso le tre del mattino ci ha lasciato Lidia Menapace. Era
dallo scorso martedì in gravissime condizioni, a causa del Covid-19, che
l’aveva purtroppo contagiata. Una tempra straordinaria. La notizia ci lascia
sgomenti
Lidia è
stata una figura straordinaria, che ha fatto parte integrante,
infaticabile e sempre originale, della storia de il manifesto. Fin
dal 1969, quando la sua storia di cattolica dissidente – uscita con lettera
polemica dalla Democrazia cristiana – si incrociò con il gruppo che veniva
radiato dal partito comunista per posizioni considerate troppo di sinistra.
Luciana
Castellina, Lucio Magri, Filippo Maone, Eliseo Milani, Valentino Parlato, Luigi
Pintor, Rossana Rossanda – tra gli altri- divennero le compagne e i compagni di
una lunga parte della sua vita.
Era stata la
prima donna a diventare assessora ai servizi sociali nella provincia
di Bolzano nel 1964, ma si trasferì presto a Milano dove assunse un incarico
presso l’università cattolica, che non le fu rinnovato per motivi politici.
Il movimento
del ’68 la coinvolse, infatti, profondamente. Partecipò alle diverse iniziative
della contestazione cattolica, nonché ai moti studenteschi e operai.
Fu naturale
per lei, dunque, ritrovarsi con gli omologhi eretici di
un’altra chiesa. E proprio quelle peculiarità contribuirono a fare de il
manifesto (il quotidiano e il partito che si chiamò poi Pdup per il
comunismo) un’esperienza profonda e complessa. Si realizzò la congiunzione
della critica organica del sistema capitalistico con le parzialità dei
movimenti o dei comunisti che non sapevano di esserlo, come diceva Lidia.
Fu consigliera comunale
di Roma, venne eletta alla regione Lazio, divenne responsabile dell’unione
donne italiane, entrò nel 2006 in senato, dove rimase in una legislatura tesa e
conflittuale.
Doveva
essere, portandovi le istanze pacifiste, presidente della commissione difesa.
Ma le venne preferito il De Gregorio diventato noto per vicende giudiziarie.
Nel frattempo, dopo non aver seguito la confluenza del Pdup nel Pci a fine del
1984, si era avvicinata a Rifondazione comunista, nelle cui fila è rimasta fino
ala fine.
Difficile
fare la sintesi di una vita così intensa. Ci si dovrà tornare con
maggiore accuratezza.
Tuttavia, è
importante ricordare subito almeno due dei fili conduttori di un’esperienza
teorica e pratica grandissima: l’impegno nell’universo femminista, di cui
costituì un fondamentale riferimento; l’impegno nell’associazione nazionale
partigiani, al cui comitato nazionale partecipò fin dal 2011.
Giovanissima
era stata un’attivissima staffetta partigiana. E, non a caso, forse il suo
ultimo intervento pubblico si tenne proprio nella riuscita manifestazione
virtuale dello scorso 25 aprile.
Ci
stringiamo ai suoi cari, alle compagne e ai compagni che l’hanno
seguita fino all’ultimo, alle tantissime persone che l’hanno ritenuta la
riterranno sempre un figura straordinaria. Un esempio. Espressione di una
politica bella e probabilmente irripetibile, che Lidia ha contribuito a rendere
ancora più bella.
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