Il gruppo NewPrinces, neoproprietario della catena di
supermercati, da quando ha ricevuto il via libera dall’Unione Europea per l’acquisto
di Carrefour Italia, e guidato da Angelo Mastrolìa ha già inviato una lettera
ai fornitori dei supermercati che nel giro di tre anni torneranno a esporre la
storica insegna Gs.
La missiva chiede ai fornitori di presentare entro il 15
dicembre – cioè, nel giro di due settimane -le «proposte
commerciali per il 2026, includendo i nuovi prezzi coerenti con lo scenario
attuale».
La richiesta di prezzi più bassi con il «prezzo netto
pulito»
La prima richiesta di NewPrinces ai fornitori è quella di
abbassare i costi delle merci che finiranno sugli scaffali, tenendo conto
della discesa dei prezzi negli ultimi mesi.
«In un contesto di forte deflazione, riteniamo
fondamentale lavorare insieme per mantenere competitività e costruire nuove
opportunità di crescita - si legge nella lettera - per questo motivo sarà
necessario aggiornare le condizioni economiche sin da subito, così da poter
potenziare la collaborazione e generare ulteriori volumi».
La comunicazione di NewPrinces si segnala però anche per
un’altra novità che ha destato sorpresa fra alcuni fornitori, se non
altro per la rapidità della svolta e, quindi, dell’adattamento richiesto alle
aziende produttrici di beni di largo consumo.
«Per rendere i processi più semplici, trasparenti ed
efficaci per entrambe le parti, a partire dal 1° gennaio 2026 adotteremo un
sistema di fatturazione net-net», spiega il gruppo.
Fuori dal gergo della grande distribuzione, ciò significa
che la nuova gestione di Carrefour intende adottare la politica del
«prezzo netto-netto», in base alla quale la catena di supermercati chiederà di
concordare con i fornitori un prezzo iniziale «fisso» sul quale applicherà,
oltre l’Iva, un ricarico, per arrivare al prezzo finale per i consumatori.
Questo sistema semplifica molto la gestione dei contratti
per l’operatore della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), ma limita
molto la possibilità di fare sconti e campagne promozionali durante l’anno.
Vantaggi e svantaggi del “prezzo netto pulito”
Si tratta di una strategia già adottata da diverse catene
inglesi e dai discount, ma che si distingue da quella generalmente utilizzata
dai supermercati italiani.
Di norma, infatti, le catene della grande distribuzione
concordano con i fornitori prezzi base per i loro prodotti (i cosiddetti
listini), stabilendo però una serie di clausole contrattuali legate
alla performance di attività che verranno svolte nel corso dell’anno, come la
quantità di attività promozionali, il raggiungimento di target di volumi,
sconti logistici, sconti finanziari, premi di fine anno e via dicendo.
In questo modo, il margine effettivo dell’operatore della
GDO e del fornitore sarà determinato solo alla fine dell’anno.
Con l’acquisizione di Carrefour Italia, il gruppo italiano NewPrinces diventa quindi il secondo gruppo italiano dell’agroalimentare per fatturato: accordo che supera il miliardo di euro e interessa mille punti vendita. E in tre anni tornerà in Italia lo storico marchio Gs, voluto da Angelo Mastrolia, proprietario e presidente esecutivo di NewPrinces.
Il gruppo, in fase di espansione, ha in pancia più di
30 marchi alimentari, tra cui Delverde, Plasmon e Centrale
del Latte.
Conta 13 mila dipendenti in Italia, più di 18 mila nel
mondo, e prevede di chiudere l’esercizio del 2025 con un utile netto
superiore ai 700 milioni di euro.
Spiega Mastrolia in una nota: «Con l’ingresso di Carrefour
Italia, NewPrinces Group raggiunge una dimensione senza precedenti, con
ricavi consolidati pari a circa 7 miliardi di euro e un profilo patrimoniale
che, entro fine anno, prevediamo superiore a 1,1 miliardi».
Per questo ci impegneremo a garantire un approccio equo, trasparente e collaborativo con tutti i fornitori di Carrefour Italia, valorizzando il lavoro delle filiere e assicurando stabilità, correttezza e partnership di lungo periodo».
Il marchio storico Gs
La scelta del marchio Gs è di fatto un ritorno alle origini.
Gs, sigla che sta per Generale Supermercati, è la celebre catena
lanciata negli anni Sessanta da Marco Brunelli e Guido
Caprotti a Roma e diventata un punto di riferimento per gli
italiani.
Tra il 1966 e il 1975 passò alla Sme, che riuniva
le attività agro-alimentari controllate dall’Iri, fino ad entrare nel
1995 nella Schemaventuno delle famiglie Benetton e Del
Vecchio.
Solo nel 2000 venne venduta alla francese Carrefour per
5 mila miliardi di lire.
Cosa cambia per i lavoratori
In attesa del rilancio del marchio che richiederà tempo, le insegne Carrefour
saranno mantenute per un periodo massimo di tre anni.
Resta ancora da sciogliere il nodo dell’occupazione con i
sindacati preoccupati per possibili riduzioni del personale.
In Italia Carrefour impiega ad oggi circa 24 mila
lavoratrici e lavoratori.
Dopo l’incontro del 30 luglio scorso al ministero
delle Imprese e del Made in Italy, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs
hanno a più riprese sollecitato la ripresa del confronto con la direzione
aziendale francese e con la nuova proprietà.
Obiettivo: conoscere i contenuti del piano di
rilancio per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali, la continuità
delle attività e la corretta applicazione delle normative contrattuali.
Mastrolia ha dichiarato: «Nessuna cassa integrazione, ma un
rilancio con il marchio Gs. E a breve il progetto per la quotazione alla Borsa
di Londra» e intende rilanciare gli oltre mille supermercati italiani di
Carrefour, con un investimento di 200 milioni destinati a iniziative di
sviluppo, innovazione logistica e rinnovamento dell’offerta.
Mentre sui mercati aziende come Nestlé riducono in modo
massiccio gli organici, Mastrolia sembra rilanciare. «La scelta è stata
fatta grazie al nostro supporto perché prima di prendere qualunque decisione
vogliamo capire le competenze di ogni lavoratore — dice Mastrolia —.
Poi presenteremo il piano, a inizio 2026: un progetto di rilancio con il
marchio storico GS».
La rete vede 385 negozi in franchising e gli altri 642 di
proprietà. «Stiamo già esercitando l’opzione di acquisto della proprietà
immobiliare dei negozi — aggiunge l’imprenditore — che sotto le insegne di GS
sarà presidente esecutivo. «Non ci sarà un amministratore delegato —
aggiunge — l’80% del mio tempo sarà impiegato sul gruppo dei supermercati».
Storia diversa dalla vicenda Auchan dove la vendita del
gruppo francese, che abbandonato il mercato italiano della grande
distribuzione, era finita con uno spezzatino, poiché nessuno dei player
italiani voleva l’intero perimetro, e i concorrenti ambivano solo alla rete di
supermercati o a pezzi di essa, forse per motivi Antitrust o perché non
potevano farsi carico anche della sede».
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