Quella del 13 febbraio, sui colori dell’8 Marzo è stata introdotta da
Sergio Risso dalla cui collezione i manifesti sono di volta in volta selezionati,
Marco Coloretti, Assessore al Commercio
Lucio Romani, Assessore ai Lavori Pubblici. Gli Assessori hanno sostituito la Sindaca Anna Varisco, impegnata in una riunione amministrativa. Infine, intervento di
Patrizia Cibin, Presidente dell’Associazione Restare Umani, promotore insieme alla Collezione Risso della Mostra.
Di seguito un testo di Giuseppe Paolin a descrizione della mostra:
Per quanto riguarda la data di
questa ricorrenza c'è un solo elemento storico sicuro e cioè l'anno della sua
istituzione, il 1910, a Copenaghen in un'assemblea di donne socialiste su
proposta della comunista tedesca Clara Zetkin, mentre il giorno il mese erano
diversi fra i vari paesi industrializzati.
Inoltre, l'evento o gli eventi
storici che l'avrebbero ispirata sono incerti, tra cui una manifestazione New
York del 1848 per diritti politici e lavoro, un incendio, però non documentato,
di una fabbrica tessile New York nel 1908 con la morte di 120 o 129 operaie un altro
incendio con vittime femminili sempre a New York, documentato, alla tessitura Triangle
il 25 Marzo 1911, lo sciopero degli operai in Russia appunto l'otto marzo 1917
per la fine della guerra. La data dell'otto Marzo come giornata internazionale
della donna viene codificato ufficialmente dall'ONU nel 1971.
I 58 manifesti della collezione
Risso permettono di sorvolare su questa incertezza e apprezzare il senso ai
valori più interessanti ribaditi dalla ricorrenza. Editi fra il 1969 e il 2019,
sono distribuiti lungo le pareti rispettando la successione cronologica in modo
da permettere di cogliere i cambiamenti di contenuti e destinatari avvenuti
nell'arco di mezzo secolo. Innanzitutto, colpisce la ricca vivacità delle
problematiche che dal secondo dopoguerra in poi animarono questa giornata
espressa attraverso slogan di protesta, di accusa, di irrisione, di
rivendicazioni.
È interessante la varietà delle
soluzioni grafiche che vanno dalla documentazione fotografica con i primi piani
che denunciano con fermezza situazioni insopportabili, esprimono desideri,
propongono le dimensioni reali della gioia, della serenità, dell'impegno, alla
vignetta satirica graffiante circa le pretese maschili sulla casalinga, al
ricorso allo stile Liberty per una nota di mistero e fascino sfuggente. Non
poteva mancare, con ben due manifesti, il simbolo della femminilità all'inizio
e verso la fine dell'esposizione.
Ma l'elemento grafico
protagonista di questa mostra è il colore o, meglio, i COLORI, forse non tutti,
ma tanti, tutti quelli che servono per caratterizzare la vasta gamma di
emozioni e sentimenti che comportano nella piena affermazione della donna nella
nostra società di oggi, l'orgoglio per le conquiste, l'amarezza delle
delusioni, la determinazione nello sfidare l'altra metà del mondo.
Lo spazio espositivo richiama
l'attenzione su un colore, suggerendo che da esso si dipartono tutti gli altri
e da esso ritornino ed è il rosso della pedana che sembra quasi il palcoscenico
di eventi: il rosso degli incendi, la bandiera rossa dell'internazionale
socialista e della rivoluzione, il rosso delle panchine e di tante paia di
scarpe non calzate e appaiate sui marciapiedi e le piazze delle nostre città.
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