lunedì, dicembre 16, 2024

Report di OCSE-PIAAC 2024 sulle competenze degli adulti

 

La notizia è questa: un adulto su tre in Italia - e non parliamo solo degli studenti, ma di tutta la popolazione adulta dai 16 ai 65 anni - quindi persone in età da lavoro o quasi, ottengono punteggi piuttosto bassi, spesso insufficienti, in capacità linguistiche, matematiche, e problem solving.

Non solo: in Italia esiste, e purtroppo non migliora, un problema di competenze; rispetto a dieci anni fa non facciamo progressi, nonostante le tante riforme (e contro riforme) messe in campo dai governi di tutti i colori politici, e nonostante gli ingressi di “forze fresche” nel mercato del lavoro che - ormai è sempre più evidente - pagano lo scotto di sistemi di istruzione e formazione non ancora in grado di fornire competenze adeguate.

È la fotografia scattata dall’indagine Piaac dell’Ocse sulle competenze degli adulti, che negli anni 2022-23 ha coinvolto 31 Paesi (l’Italia ha partecipato sia a questa occasione sia alla precedente, negli anni 2011-12).

Ennesima doccia fredda, ennesima tempesta in un bicchiere: dall'Invalsi alla rilevazione Ocse-Pisa, non c'è indagine nazionale o internazionale sulle competenze di base da cui non usciamo con le ossa rotte.

Segue, in genere,  qualche giorno di pianto greco e poi più nulla.

Sarà così anche questa volta?

Un adulto italiano su 3 può comprendere al massimo testi brevi, dai quali non sia troppo impervio estrarre le  necessarie informazioni, ed è in grado di compiere solo operazioni semplici, con numeri interi o decimali, ma già davanti a una proporzione arranca.

Per non dire del “problem solving”, la capacità logica di risolvere questioni complesse: quasi la metà degli adulti è insufficiente.

Certo,  in generale, c'è chi va peggio di noi - come il Portogallo - ma tutti gli altri vanno meglio (Spagna, Francia e, fuori dall'Europa, gli Stati Uniti) o molto meglio di noi (Germania  e tutto il Nord Europa). 

Non solo abbiamo pochi laureati ma quei pochi che abbiamo ottengono un punteggio medio inferiore ai finlandesi che si sono fermati alla maturità. 

Le capacità acquisite a scuola in Italia invecchiano in fretta, più in fretta che negli altri Paesi e i percorsi di formazione continua (il cosiddetto lifelong learning) non è ancora diventato una realtà. Tutto questo restringe le opportunità lavorative dei singoli e rallenta il progresso della società nel suo insieme.  

La rilevazione Piaac

Sono questi solo alcuni dei dati della nuova rilevazione Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) dell'Ocse che misura lo stato della popolazione adulta nei Paesi di tutto il mondo. 

Rispetto alla scorsa edizione i risultati sono lievemente peggiorati, con un aumento del 7 per cento (dal 28 al 35) di coloro che non arrivano al livello sufficiente.  Raggiungere e mantenere un buon livello di compentenze nel leggere, scrivere e far di conto non aiuta soltanto a trovare lavoro (92 per cento di occupazione contro il 60 per cento di chi ha un livello insufficiente) e a guadagnare meglio (oltre 12 euro all'ora di differenza media), ma si traduce anche in un maggior benessere, in una condizione di miglior integrazione nella società e nell’economia del proprio Paese: possedere le adeguate competenze in «literacy», «numeracy» e «problem solving» (sono queste le tre competenze indagate dall'indagine Piaac) è la condizione indispensabile per poter partecipare ai processi legati all’innovazione senza subirli o peggio: senza restare tagliati fuori.

L'allarme

Secondo il Piaac - che si è svolto nel 2022-23 su un campione di popolazione tra i 16 e i 65 anni in 31 Paesi e in Italia in particolare con un campione di 4847 adulti, rappresentativi di circa 37,4 milioni di persone -i risultati del nostro Paese sono al di sotto della media Ocse. 

Se a questo si aggiunge che quasi un adulto su due (40 per cento) ha un'occupazione che non c'entra niente con quello per cui ha studiato e che il 18 per cento è sotto-qualificato per il lavoro che fa (la media Ocse è 9 per cento) e un altro 15 è troppo qualificato (media Ocse 23 per cento) ce ne è abbastanza per lanciare l'allarme.

I risultati degli adulti nel nostro Paese

Per quanto riguarda la «literacy», cioè la capacità di comprendere un testo, un adulto su tre (il 35%) ha ottenuto un punteggio pari o inferiore al livello 1 - la media Ocse è del 26 per cento - il che significa che «è in grado di comprendere testi brevi ed elenchi organizzati, quando le informazioni sono indicate chiaramente, e può individuare informazioni specifiche e identificare collegamenti rilevanti all'interno di un testo» (livello 1) o che «è in grado di comprendere, al massimo, frasi brevi e semplici» (sotto il livello 1). Se invece consideriamo gli adulti che hanno le competenze adeguate (livello 4 o 5 della scala Ocse), in Italia sono solo il 5 per cento contro una media internazionale del 12 per cento. 

La matematica

Anche in «numeracy», intesa come la capacità di calcolo, un adulto su tre (il 35%) è «low performer», cioè fermo al livello 1 o anche sotto. La media dei Paesi Ocse è invece del 25 per cento. Queste persone sanno soltanto «fare calcoli di base con numeri interi o con il denaro, comprendere i decimali e identificare ed estrarre singole informazioni da tabelle o grafici, ma possono avere difficoltà con compiti che richiedono più passaggi (es. risolvere una proporzione). Quanti sono al di sotto del livello 1 sono in grado di sommare e sottrarre numeri piccoli». Gli «high performer» (livello 4 e 5) in Italia sono soltanto il 6 per cento, meno della metà della media dei Paesi Ocse che si attesta al 14 per cento. 

Il problem solving

Infine nell’ambito del «problem solving» quasi la metà degli italiani è totalmente insufficiente (46 per cento sotto o pari al livello 1 contro una media Ocse del 29 per cento): i risultati sono inferiori anche a quelli del Portogallo. Coloro che si trovano in questa situazione hanno «difficoltà con problemi che presentano più passaggi o che richiedono il monitoraggio di più variabili». Circa l'1% degli adulti invece ha ottenuto un punteggio di livello 4 o 5: un risultato molto inferiore alla media Ocse che è del 5 per cento. 

Il contesto 

Ma il dato più drammatico è quello che riguarda gli adulti che non ottengono la sufficienza in nessuna di queste tre competenze fondamentali e che, in quanto tali, sono ad alto rischio di esclusione economica e sociale. 

Da noi sono il 26 per cento (contro il 20 per cento della Francia e il 15 della Germania): un cittadino italiano su quattro. 

Non solo: mentre in quasi tutti gli altri Paesi la fascia d'età in assoluto più qualificata è quella dei giovani fra i 25 e i 34 anni, da noi il declino delle competenze comincia già dopo i 24 anni e le opportunità di lifelong learning restano ancora pochissime. 

Anche i titoli di studio premiano meno che altrove: un laureato italiano ottiene in media solo 19 punti in più di un semplice diplomato nella prova di «literacy» (contro una media Ocse di +33 punti) e il diplomato a sua volta ottiene 35 punti in più di chi ha in tasca solo la terza media (contro una media Ocse di +43 punti). 

In compenso il raddoppio degli stranieri rispetto alla precedente rilevazione ha avuto un impatto relativo: gli immigrati di prima generazione da noi ottengono un punteggio inferiore di 30 punti in «literacy» che si riduce a 13 punti se si confrontano con i cittadini italiani dello stesso livello socioeconomico. In Francia e Germania lo svantaggio è molto più netto: rispettivamente - 58  e -74.

Quanto agli immigrati di seconda generazione e ai nuovi italiani ottengono invece risultati in linea con quelli di chi è nato in Italia da genitori italiani.

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