Il
viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono.
E
anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.
Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia
Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia
e
ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era
vero
Bisogna
vedere quel che non si è visto
vedere
di nuovo quel che si è già visto,
vedere
in primavera quel che si è visto in estate,
vedere
di giorno quel che si è visto di notte,
con
il sole dove la prima volta pioveva,
vedere
le messi verdi, il frutto maturo,
la
pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era.
Bisogna
ritornare sui passi già dati, per ripeterli,
e per tracciarvi a
fianco nuovi cammini.
Bisogna
ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
José
Saramago
Il
viaggio diventa mezzo
di trasporto dell’anima
e non solo del corpo: è questo il messaggio che ha accarezzato chi
era presente ieri, sabato 26 gennaio, al secondo reading di poesia e
narrativa “Storie di viaggi”, di Paderno Dugnano. Un reading, ma
soprattutto un viaggio, un percorso che i quindici lettori hanno reso
reale e visibile a chi ascoltava. Sorrisi,
occhi lucidi, riflessioni, risate, ma anche lacrime. Emozioni,
semplicemente, accompagnate dalle note del musicista Pierfrancesco Volpe.
Una
lettera, l’ultima, nata sul confine tra Nepal e Cina, figlia di un
viaggio senza ritorno, ha aperto la strada alle altre letture. Una
lettera che è una fotografia di una fetta di realtà di quarant’anni
fa. Una realtà che, attraverso la lettura di Carlo Arcari,
destinatario di questa testimonianza scritta dalla sorella, si è
mostrata con parole lucide, speranzose e sempre più potenti,
intense riga
dopo riga. Una condivisione di ricordi e poi la presenza di un
viaggio questa volta non scritto, ma visibile.
La crescita e il
cammino di una passione verso il mondo della scrittura: Simona Rossi
ha solo otto anni e con i versi delicati della sua poesia “Amore
infinito”
ha saputo catturare i presenti e mostrare a ognuno i primi passi del
suo viaggio.
Antonio
Ricci, Enrico Englaro, Cristina Arcari, Pasquale Muzzupappa, Teresa
Sonnante con i loro viaggi esteriori, fisici, concreti, ma al tempo
stesso interiori, profondi, vissuti come una ricerca costante di
quelle emozioni che si nascondono e faticano a esprimersi nella loro
totalità: è il filo che ha legato i testi di questi autori, un
parallelismo tra esperienze e volontà di prendere in mano le
sensazioni, osservandole prima da lontano e poi da vicino, per
tentare di comprenderle e di assaggiarle.
La
passeggiata letteraria è proseguita con Francesco Jodice, attraverso
i suoi versi nati da viaggi già compiuti, finiti (ma solo
apparentemente) e da viaggi ancora da vivere, con il bisogno di
renderli chiavi di ricerca della propria interiorità, poi
continuando con Vezio Mari che ha portato sulla scena anche un
racconto divertente di un viaggio in Lapponia e infine con Dalila
Festosi, giovane autrice di vent’anni, che ha saputo dipingere la
crescita come un viaggio dove anima, cuore, corpo e mente sono i
guidatori.
La poesia si è mescolata al racconto, alla narrazione,
creando un’atmosfera in bilico tra i due mondi, ma proprio per
questo ancora più emozionante, grazie alle parole di Stefania
Peverati, mentre Luca Signori ha chiesto al pubblico di seguirlo nel
suo viaggio attraverso (e verso) la notte, dopo il tramonto, quando è
la luna a dettare i ritmi, e infine Angela Delle Cave ha toccato con
delicatezza un tema forte dove emerge la speranza di un ragazzo
disabile che sogna di guarire. Maria Antonietta Peverati, con un
racconto di un viaggio particolare, ma curioso e a tratti divertente,
in cui l’asse Milano-Legnano è stata protagonista, e Pierino
Favrin, con una poesia che ha visto la presenza di citazioni di
scrittori come Ugo Foscolo, hanno accompagnato il pubblico con un
sorriso e con la loro passione verso la parte conclusiva del reading.
All’interno
del pomeriggio a base di lettura e scrittura non sono mancate due
interviste: il primo a salire sul palco è stato Giampaolo Spinato,
scrittore (Mondadori, Einaudi, Fazi, Baldini e Castoldi), autore
teatrale, giornalista e docente (tra i fondatori del progetto
Bartleby Factory), che ha sottolineato come “Tutti,
in fondo, siamo potenzialmente scrittori. Scrittori delle nostre
vite, di noi stessi. Scrittori quando agiamo, quando parliamo, quando
ascoltiamo, quando entriamo in contatto con gli altri. Perché tutti,
in realtà, non fanno altro che leggere e scrivere. Sempre, in ogni
frangente della vita. Ed è il linguaggio la chiave di tutto”,
mentre il secondo ospite è stato Mattia Conti, giovane scrittore
classe ‘89, vincitore del prestigioso Premio Campiello Giovani
2011, sceneggiatore e regista (con Antonio Losa) del film “Lucida e
Spara”.
“I
giovani talenti
– ha affermato Mattia - non
devono essere posti nell’ombra, lontano dalle opportunità, ma
devono essere incentivati, appoggiati, spronati. Hanno bisogno di
sentire che qualcuno crede in loro, hanno bisogno di essere letti,
ascoltati, presi in considerazione, perché hanno qualcosa da dire e,
soprattutto, da realizzare.”
Pezzi
di vita mischiati a parole scritte: un mix che è stato in grado di
creare un angolo di condivisione di sogni, emozioni e realtà.
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