lunedì, maggio 19, 2025

ALIMENTAZIONE: Non è sempre colpa del glutine

Da L’Internazionale del 9 Maggio - di Cécile Thibert, Le Figaro, Francia

Molte persone sono convinte che il glutine sia la causa dei loro problemi gastrointestinali e si sforzano di eliminarlo in modo radicale dalla loro dieta, ma a volte non è la soluzione giusta.

Eliminare del tutto il glutine dalla propria alimentazione può sembrare un’impresa folle. 

Questo insieme di proteine contenute negli alimenti a base di grano, segale e orzo è onnipresente nei nostri piatti. Un cornetto? Glutine. Pane? Glutine. I cereali a colazione? Glutine. Anche se adesso esistono molti prodotti senza glutine, evi tarlo del tutto continua a essere complicato, soprattutto al ristorante. 

Molte persone però pensano che ne valga la pena. Secondo un sondaggio, in Francia l’8 per cento delle persone avrebbe smesso di consumare alimenti che lo contengono. 

Fanno bene? Per alcune persone il glutine è davvero nocivo. “Ci sono due malattie distinte: l’intolleranza permanente al glutine, o celiachia, e l’allergia”, spiega Corinne Bouteloup, gastroenterologa e nutrizionista al centro ospedaliero universitario di Clermont-Ferrand, in Francia. 

La celiachia, che interessa circa l’1 per cento della popolazione (in maggioranza donne), può esporre a gravi problemi di salute: carenze, osteoporosi o ad alcuni tumori. 

Si tratta di una predisposizione genetica che provoca una risposta immunitaria eccessiva al glutine, responsabile di un’alterazione della parete intestinale che impedisce di assimilare corretta mente le sostanze nutritive. 

L’unico modo di curare questa malattia autoimmune è seguire per tutta la vita una dieta senza glutine. L’allergia è più rara della celiachia, anche se non ci sono dati precisi. “Nei bambini può manifestarsi poco dopo aver mangiato cibi contenenti glutine con problemi respiratori, cutanei o digestivi. In vece negli adolescenti e negli adulti può verificarsi solo in caso di sforzo fisico, dopo aver mangiato glutine”, spiega la dotto ressa Bouteloup. 

Le proteine che compongono il glutine non sono le sole a scatena re la reazione. “Nelle forme allergiche sono coinvolte anche altre proteine del grano o di cereali simili come la segale, l’orzo e l’avena”, sottolinea la specialista. 

Queste due malattie possono essere rilevate tramite esami medici, che sono la prima cosa da fare per verificare queste ipotesi. La maggior parte delle persone convinte di non tollerare il glutine, però, non soffre né di celiachia né di allergia. 

Eppure, i sintomi sono simili: gonfiore, diarrea, problemi di digestione. E allora di che si tratta? Da qualche an no i medici hanno riconosciuto un altro disturbo: la sensibilità al glutine non celiaca. Se ne sa ancora poco ma è completamente diverso dalla celiachia e il paziente non presenta l’alterazione della parete intestinale, anche se i sintomi sono simili. 

Per ora manca una spiegazione scientifica e non sono disponibili test biologici per diagnosticarlo. “L’unico modo per confermare la sensibilità è eliminare completamente il glutine per sei settima ne e poi reintrodurlo”, spiega Bouteloup. “Se i sintomi migliorano durante quelle sei settimane ma poi si ripresentano con la sua reintroduzione, è probabile che questa sia la pista da seguire”. Se eliminando il glutine invece non cambia niente, bisogna cercare altrove. 

A volte il glutine è accusato ingiustamente di essere la causa del malessere. Una recente ricerca olandese ha somministrato a un gruppo di persone volontarie che si definivano sensibili al glutine un pasto presentato come “senza glutine” che in realtà lo conteneva. Il risultato è stato che non hanno presentato sintomi diversi dal gruppo di persone che aveva mangiato davvero un pasto senza glutine. E se fosse l’albero che nasconde la foresta?

Cosa sono i fodmap

“Nel grano non c’è solo il glutine. Ci sono anche gli zuccheri fermentabili come i fruttani e le proteine Ati, che possono ini bire l’attività di alcuni enzimi della digestione”, spiega Catherine Grand-Ravel, genetista dell’istituto di ricerca francese Inrae. “I grani coltivati oggi sono digeribili quanto le varietà più antiche. Non fanno ammalare di più”, ci tiene a precisare la specialista. “La maggior parte delle persone che dicono di non tollerare il glutine è probabilmente intollerante a questi zuccheri fermentabili, definiti anche ‘fodmap’”, osserva Corinne Bouteloup. 

Questi zuccheri, mal digeriti, fermentano nell’intestino e provocano diarrea, gonfiori e gas: è la sindrome dell’intestino irritabile. “Le persone che si rivolgono a un gastroenterologo sono in gran parte affette da questa sindrome”, osserva Stéphane Schneider, gastroenterologo all’ospedale universitario di Nizza. È un problema piuttosto comune: ne soffre tra il 5 e il 10 per cento della popolazione. 

I fodmap, di cui fa parte anche il glutine, si trovano in cereali come il grano, ma non solo. 

Il lattosio, presente nei latticini, è un fodmap, così come il fruttosio della frutta e i galattani, che si trovano soprattutto nei legumi (ceci, lenticchie, fagioli). 

“Per queste persone difficilmente sarà sufficiente una dieta che escluda solo il glutine. Quello che facciamo è orientarle verso un regime alimentare povero di fodmap e insegnargli a non associare tra loro alcuni alimenti per non superare la soglia di tolleranza, che è più bassa in presenza di una sindrome dell’intestino irritabile”, spiega Bouteloup.

Soglia di tolleranza

In parole povere, molte persone si sforzano di eliminare in modo radicale il glutine dalla loro vita mentre la soluzione potrebbe essere altrove. “Le persone sono convinte che quella sia la ragione di tutti i loro mali, ed è vero che spesso il glutine ha un ruolo”, sottolinea Schneider. Tuttavia, solo la celiachia richiede di eliminare il glutine. 

“Chi soffre della sindrome dell’intestino irritabile e non di una sensibilità al glutine non corre dei rischi a consumarlo, ma c’è una soglia di tolleranza da non superare”, conclude il medico. 

Se eliminando il glutine i sintomi non migliorano, bisogna seguire la pista di una sindrome dell’intestino irritabile. “Occorre consultare un gastroenterologo o un nutrizionista che possano mettere a punto un regime alimentare più adatto, perché non è facile farlo da soli”, consiglia Bouteloup. 

E soprattutto è importante ascoltarsi. “Molti pazienti non sono presi sul serio dai medici, che a volte gli dicono che è tutto nella loro testa, anche se i sintomi sono più che reali”, afferma Bouteloup

 

domenica, maggio 18, 2025

LIBRO: Il lato oscuro dei social network: : Come la rete ci controlla e ci manipola

«All'origine di Internet c'era un'idea, o forse un'illusione: creare un ambiente sempre più ampio in cui gli utenti potessero comunicare tra loro, svolgendo un ruolo attivo nella produzione e nel consumo di contenuti [...] ogni piccolo progresso aveva lo scopo di fornire uno spazio di discussione sempre più ampio e stratificato.»
Con la nascita dei social network, che hanno trasformato la visibilità in una competizione continua, il confine tra pubblico e privato si è assottigliato, e siamo finiti in un sistema che premia il contenuto più estremo, amplifica le emozioni più forti e ci spinge a condividere sempre di più, sempre più in fretta.
Dietro quegli schermi luminosi che catturano la nostra attenzione si nasconde un fondale oscuro, ansioso di inghiottirci.
Non è informazione, ma manipolazione.
Non è libertà, ma seduzione e assoggettamento.
 
Questo libro è la confessione di Serena Mazzini, una professionista della comunicazione digitale che ha visto da vicino come funziona il gioco, e vuole svelarne i meccanismi nascosti.
È anche un viaggio nella cruda realtà dei social network per ripensare il nostro rapporto con essi, per immaginare insieme un futuro in cui la tecnologia sia al servizio delle persone e non del marketing o di interessi inconfessabili. 
  • Casi esemplari mostrano con chiarezza la distorsione di questo sistema: 
  • dalla sovraesposizione mediatica dei bambini Ferragnez a 
  • Ruby Franke, star dei family vlogging condannata per maltrattamenti sui suoi bambini, 
  • fino a MrBeast, un mercante di emozioni diventato miliardario grazie a un intrattenimento costruito sulla beneficenza. 
  • E poi ci sono genitori che trasformano i figli in star per trarne popolarità e profitto, 
  • i malati che tramutano la sofferenza in trend, 
  • i pedopornografi che sfruttano immagini nate per tutt'altri scopi, e 
  • i tecnocrati capaci di influenzare le decisioni politiche globali con il loro potere digitale. 
Se non ci opponiamo, non siamo solo vittime, ma complici. 
È ora di costruire, insieme, la lotta per la liberazione dai social.

 

sabato, maggio 17, 2025

A Giugno, grandi novità con l'Associazione Culturale RESTARE UMANI. RESTIAMO in Contatto !


 

LIBRO: Al centro della tempesta. L’Europa tra ordine mondiale e disordine globale

 
di Donato Bendicenti, Responsabile della sede di corrispondenza della Rai a Bruxelles 
dal 15 settembre 2020

Il mondo si trasforma sotto i nostri occhi alla velocità della luce, ordine e disordine si fondono fino a diventare indistinguibili, le alleanze cambiano, le certezze cadono, le turbolenze si moltiplicano.

Ogni equilibrio raggiunto può imprevedibilmente mutare.

In questo contesto, l'Europa, abituata legittimamente a considerarsi al centro della Storia, rischia di trovarsi al centro della tempesta.

L'Unione appare litigiosa, fragile, confusa, e al contempo, ancora oggi, decisamente rilevante, dal punto di vista economico, militare, strategico, giuridico, culturale: in una parola, geopolitico.

Il 2024 è stato il più importante election year di sempre.

Oltre 4 miliardi di elettori chiamati alle urne in decine di nazioni: tra queste India, Russia, Regno Unito, Francia, Indonesia, Pakistan, Messico, Iran.

Ma si è votato soprattutto per il rinnovo del Parlamento Europeo, e per scegliere il nuovo Presidente degli Stati Uniti.

Ogni elezione presidenziale, si sa, è decisiva: per alleati, competitori, nemici.

Quella di Donald Trump lo è stata molto più delle precedenti.

Anche nei rapporti transatlantici, come vediamo giorno dopo giorno.

In questo nuovo libro, Donato Bendicenti racconta come, nelle rapidissime giravolte geopolitiche del mondo che la circonda, anche l'Unione Europea cambi, faccia i conti con nuovi equilibri, maggioranze variabili, rotte alternative sulle quali navigare verso il futuro.

Con la consapevolezza che chi non corre alla velocità di questo tormentato presente non può che esserne divorato.

venerdì, maggio 16, 2025

Il nuovo DATA CENTER a Bollate

 

Di seguito il comunicato di Legambiente - Circolo di Bollate - marzo 2025:

“Non ci fermiamo, anzi abbiamo trovato tanti motivi in più per mobilitarci”. 
È questa la convinzione di fondo che rimane dopo l’incontro pubblico organizzato, insieme ai Circoli Legambiente di Cormano, Novate e Paderno, venerdì 7 marzo 2025 dal titolo: 
“DATA CENTER A BOLLATE. COSA NON VA”. 

L’esperto scientifico di Legambiente Lombardia, Damiano Di Simine, presente all’incontro, ha ben inquadrato il problema ambientale, che la realizzazione di un Data Center nell’area individuata dall’Amministrazione cittadina porta con sé. 
Ricordiamo che la stessa area verde quasi una decina d’anni fa fu interessata da un progetto di centro commerciale poi, per fortuna, naufragato. 
Anche allora il dibattito pubblico contribuì a complicare l’iter di quella proposta urbanistica. 
Ad oggi è in corso la procedura conclusiva amministrativa per la variante di piano che renderà possibile l’insediamento del Data Center, ma siamo ancora in tempo a fermare quello che si prospetta come uno scempio ambientale! Per varie ragioni. Eccole:
  • ridimensionamento di un varco ecologico importante e di un’area utile a mitigare l’inquinamento prodotto dall’A52.
  • ulteriore consumo di suolo; un’altra area verde sarà sacrificata, in un contesto nel quale Bollate è cementificata già al 38%, uno dei tassi più alti della Lombardia. È vero che da 40 anni quest’area ha una destinazione urbanistica commerciale artigianale a cui finora è miracolosamente scampata. Ma oggi, a maggior ragione con la sopraggiunta esigenza di mitigare gli impatti della nuova arteria autostradale, è urgente rivedere quella previsione superata, anziché attuarla; 
  • consumo energetico potente (si prevede un consumo di energia del Data Center equivalente a quello dell’intera città di Bollate); gruppi di continuità che devono essere testati ogni giorno e che prevedono emissioni inquinanti (probabilmente saranno alimentati a gasolio);
  • effetto isola di calore con prevedibili effetti di disagio termico causati anche dai grandi sistemi di condizionamento;
  • il cavidotto interrato che attraverserà Bollate per circa 7 kilometri trasporta una potenza energetica non indifferente (220 mila volt) con rischio elettromagnetico da non sottovalutare e con vincoli e servitù destinati a gravare sulle aree sovrastanti (per esempio, sarà impossibile piantare alberi per un’ampia fascia lungo l’intero tracciato);
  • sembra che il Data Center sarà raffreddato ad aria (rischio rumore continuo 24 ore su 24 e impossibilità di recupero di calore che invece avrebbe potuto alimentare una rete locale di teleriscaldamento);
  • persiste incognita sulla modalità di collegamento alla rete informatica.
Il progetto del Data Center si inserisce in un contesto cittadino già segnato da altri problemi ambientali pesanti, collocato vicino ad abitazioni e a una scuola del quartiere. L’ATS di Città Metropolitana nel suo documento per la VAS ha già presentato osservazioni ed attenzioni che riguardano l’impatto problematico del Data Center sull’ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini residenti in zona.

Tutto questo ci spinge a non desistere e a percorrere le strade istituzionali (non escludiamo il ricorso al TAR) e la mobilitazione dei cittadini per fermare un progetto negativo per Bollate.

Damiano Di Simine, esperto scientifico di Legambiente Lombardia sottolinea: “Ancora una volta, perfino in un territorio di grande congestione urbanistica qual è quello della prima cintura metropolitana, si sceglie di occupare una delle poche aree verdi superstite per realizzare importanti opere che invece potrebbero meglio localizzarsi su aree dismesse contribuendo così all’azione di risanamento del territorio: non può passare inosservato il fatto che in zona esistono aree dismesse che da decenni sono in attesa di un intervento risolutivo di bonifica. Si devastano preziose aree agricole e si lasciano al loro destino le aree degradate, in un chiaro quadro di assenza di regia metropolitana delle trasformazioni territoriali”.

La criticità ambientale, evidenziata anche dalla Commissione Europea, è ben documentata nel post del 2019 di Legambiente - Circolo di Paderno Dugnano:

Sulla scorta di queste evidenze sembra necessaria una presa di posizione della “politica” e delle istituzioni preposte, che dovrebbero coinvolgere anche il Comune di Paderno Dugnano, considerando la vicinanza al nostro territorio.
 
A completezza dell'argomento pubblichiamo anche alcuni articoli pubblicati sul Notiziario di alcune settimane fa.



E per quanto riguarda il nuovo quartiere di Bollate, con il Centro Commerciale...


giovedì, maggio 15, 2025

IL POLPO: un prodigio della natura

Il polpo è un vero prodigio della natura!

Ha tre cuori e oltre al cervello centrale, otto mini-cervelli, il che lo rende uno degli invertebrati più straordinari.
- Tre cuori: Due cuori branchiali pompano il sangue alle branchie per l'ossigenazione, mentre il cuore sistemico distribuisce il sangue ossigenato al resto del corpo.
- Nove cervelli: Oltre al cervello centrale, ogni braccio ha una sorta di "mini-cervello" con gangli nervosi che gli permettono di muoversi in modo indipendente e prendere decisioni senza dover aspettare istruzioni dal cervello principale.
- Intelligenza straordinaria: Il polpo è capace di risolvere problemi complessi, manipolare oggetti, riconoscere persone e persino usare strumenti.
- Mimetismo avanzato: Può cambiare colore e texture della pelle per mimetizzarsi con l’ambiente, grazie a cellule specializzate chiamate cromatofori.

Ed è anche molto buono da mangiare…

 

mercoledì, maggio 14, 2025

Parole O_Stili: Parole per parlare di obesità in modo inclusivo - 06_Prevenzione primaria

La prevenzione primaria comprende tutte quelle pratiche mirate a impedire l’insorgenza della condizione attraverso interventi di promozione di uno stile di vita sano. 

Questi interventi sono fondamentali non solo per ridurre l’incidenza dell’obesità, ma anche per prevenire lo sviluppo delle patologie correlate, come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro. 
Trattandosi di una condizione multifattoriale, lo sviluppo dell’obesità è influenzato da una combinazione complessa di fattori genetici, ambientali, sociali e comportamentali. 
Di conseguenza, le strategie di prevenzione primaria devono essere integrate e adattate alle diverse esigenze delle popolazioni target.
 
Tra le principali azioni di prevenzione primaria si annoverano:

• la promozione di una dieta sana ed equilibrata e di consapevolezza alimentare;
• attività fisica regolare;
• educazione alla salute.

Tuttavia, affrontare la questione esclusivamente a livello individuale non è sufficiente. 

Sarebbe invece necessario intervenire anche a livello sociale e politico, creando un ambiente favorevole all’adozione di comportamenti salutari. 
Solo un approccio sinergico, che coinvolga individui, famiglie, scuole e istituzioni, può garantire risultati concreti e duraturi in termini di prevenzione dell’obesità, nell’infanzia così come nell’età adulta

 

martedì, maggio 13, 2025

Geppi Cucciari sui Referendum dell’8 e 9 Giugno


 il monologo di Geppi Cucciari fatto ad "Amici"

“Su qualsisia argomento abbiamo le idee chiarissime. Poi ci capita di dover uscire di casa per votare per qualcosa di importante e ci asteniamo.

Vi chiedo: chi ha visto il film Paola Cortellesi ‘C’è ancora domani?’ Quasi tutti fortunatamente. Era il 1946, l’Italia usciva da un periodo che secondo qualcuno ha fatto ‘cose buone’, ma non fatevi fregare: non ha fatto cose buone.

Quando fu scritta la Costituzione un senatore disse che le donne non potevano giudicare anche per motivi fisiologici, ovvero il ciclo. Adesso... non è vero, ma se anche fosse vero, voi uomini per non capire una mazza che scusa avete?

E poi: da quando c’è la Democrazia noi donne finalmente possiamo votare, schierarci, destra, sinistra, centro.

Ecco, la democrazia è come un condominio, spesso hai vicini insopportabili, un casino, ma almeno non c’è un prepotente che decide per tutti.

Anche non votare è una scelta, però è più una questione di principio, sotto la bandiera tricolore a volte sembra esserci un motto ‘Fatti i ca**i tuoi’, ma se te li fai sempre e comunque prima o poi qualcuno si farà i tuoi e deciderà al posto tuo: su cose piccole, medie e grandi.

Per questo, siccome siete quelli del futuro del film ‘C’è ancora domani?’di Paola Cortellesi, dite la vostra senza paura. 
Affermate che potete farlo, ne avete diritto. 
In un mondo di conoscenti e di impiegati della democrazia, siate folli e siate amici”.

Grande Geppi

lunedì, maggio 12, 2025

I romanzi di Andrea Segrè, professore di economia circolare e divulgatore scientifico

 

                            

Al culmine di un lungo impegno di ricerca e divulgazione Andrea Segrè - fondatore del movimento “spreco zero” in Italia e in Europa, noto per il lungo impegno in ambito saggistico intorno ai temi dello spreco alimentare e dello sviluppo sostenibile -  scrive romanzi di “fantascienza” ma con un fondo scientifico, sospesi fra fiction e futuro, fra immaginazione e realtà. 

GLOBESITY. LA FAME DI POTERE

Un food thriller che ci proietta in un intrico internazionale di trame intessute nella fiction. Perché l’insidia della “bomba calorica” è già fra noi: la maggior parte della popolazione mondiale (51%, oltre 4 miliardi di persone) vivrà in sovrappeso o con obesità entro il 2035, se si confermeranno le tendenze attuali, e l’impatto economico globale del sovrappeso e dell’obesità potrà superare i 4 trilioni di dollari annui, quasi il 3% del PIL globale. Più o meno l’impatto prodotto dal COVID-19 nel 2020, come sottolinea il rapporto World Obesity Atlas 2023 (World Obesity Federation).

Protagonista di Globesity è Giorgio Pani, un giovane e inesperto ricercatore dell’Università di Padova, che dedica la sua tesi di dottorato agli effetti della dieta mediterranea sulla salute. 

Il tema lo porterà a pianificare un viaggio attraverso i Paesi più rappresentativi del Mare Nostrum, dove la dieta è stata “scoperta” da Ancel Keys negli anni Sessanta, dove si è naturalmente radicata e diffusa, ma dove è sempre meno praticata.

Costruito dunque in uno scenario straordinariamente attuale – il pianeta dei paradossi «dove metà del mondo lotta contro obesità e sovrappeso, e l’altra metà contro la sottoalimentazione», spiega Andrea Segrè – Globesity mixa realtà scientifica e pura invenzione letteraria. In pochi attimi la prospettiva cambia totalmente: si rovescia il confine fra bene e male, fra scienza buona e cattiva, fra fame e sazietà. Tutto, nelle pagine del libro come nella realtà, può succedere. E se il “contagio” arriva dal cibo, lo spettro della pandemia da obesità diventa il peggiore degli incubi …

GELO PROFONDO

In Gelo Profondo il protagonista di questa nuova avventura mozzafiato è ancora Giorgio Pani, il giovane ricercatore protagonista anche di "Globesity. La fame di potere". 

Dopo la farina al glucone che scatena una bulimia globale, ancora in circolazione da qualche parte del mondo, Giorgio deve fronteggiare i pericoli di una nuova, rivoluzionaria, scoperta scientifica. 

Un innovativo impianto capace di catturare enormi quantità di anidride carbonica provocando un raffreddamento globale. 
Un'organizzazione scientifica segreta, ramificata in tutto il mondo, è pronta a portare il pianeta in una nuova era glaciale.

domenica, maggio 11, 2025

Si possono prevenire le allergie?

 

Da L’Internazionale del 18/23 Aprile 2025 di Miluska van Rompu, de Volkskrant, Paesi Bassi

Le persone con allergie sono in aumento. Secondo gli scienziati proteggere la pelle da detersivi e cosmetici troppo aggressivi può aiutare a evitare le reazioni del sistema immunitario.
Di solito le persone che sviluppano un’allergia se ne accorgono già nei primi anni di vita.
Da quel momento passano la vita a starnutire, a prendere medicinali e a spruzzarsi spray nasale. Oppure vivono con il rischio costante che nei loro piatti faccia capolino una nocciolina, che può essere mortale.
Le stime sono discordanti, ma circa il 40 per cento degli olandesi è condannato a convivere con qualche allergia per sempre, perché finora non sono stati trovati trattamenti per una guarigione definitiva.
Solo nei casi più gravi è disponibile l’immunoterapia, una cura intensiva che reprime l’allergia per dieci, massimo quindici anni.
Ecco perché gli esperti raccomandano la prevenzione: meglio prevenire che (non poter) curare. A tal fine propongono una soluzione in apparenza semplice: impedire che la pelle si secchi.
“La pelle è come un muretto di mattoni”, spiega Thomas Rustemeyer, docente e immunologo dell’Amsterdam university medical center, nei Paesi Bassi, “in cui i mattoni sono le cellule della pelle e il cemento i grassi. Se manca il cemento, per i batteri e le sostanze potenzialmente allergeniche è più facile penetrare attraverso la pelle”.
Subito sotto la pelle c’è il nostro sistema immunitario. Appena fiutano un potenziale pericolo, le cellule immunitarie mettono in moto una reazione di difesa. Se entrano in contatto con alcuni componenti delle arachidi, per esempio, o dei peli di gatto, potrebbero ritenerli pericolosi.
A quel punto le cellule costruiscono più “antenne” per quel componente e così, la volta successiva in cui si mangia una nocciolina, si può scatenare una (pericolosa) reazione immunitaria.
“È fondamentale avere una pelle ben idratata, afferma Monique Gorissen, pediatra e allergologa all’ospedale di Deventer, nei Paesi Bassi.
“Solo che, a causa di prodotti sempre più aggressivi, la pelle si secca. Questo è un problema soprattutto per i neonati e i bambini perché la loro barriera cutanea è meno forte. Quando parla di “prodotti”, Gorissen si riferisce in primo luogo ai detersivi che rilasciano sostanze chimiche, come sgrassanti e profumi, che passano dai vestiti e secca no la pelle.
“Di recente una mamma mi ha chiesto perché l’eczema di sua figlia era tanto più grave di quello che aveva lei da giovane. Le ho detto: vent’anni fa, quando i miei figli erano piccoli, era più difficile smacchiare i vestiti”. Anche il sapone per le mani, i cosmetici e addirittura le salviette per neonati contribuiscono a disidratare la pelle, secondo Rustemeyer. “Le salviette detergenti contengono prodotti chimici che seccano la pelle intorno alla bocca dei bambini, e di conseguenza sarà più facile che alcuni alimenti causino un’allergia passando attraverso la pelle”.
Usare un tovagliolo o un fazzoletto di stoffa, come si faceva una volta, è più sicuro (e anche più sostenibile). La cura quotidiana Rustemeyer parla anche della “skincare routine”.
Su TikTok o altri social le adolescenti sono incoraggiate a prendersi cura della pelle usando quotidianamente una serie di prodotti da applicare uno dopo l’altro.
“I primi prodotti che si applicano di solito hanno una funzione sgrassante o esfoliante, che indebolisce il tessuto della barriera cutanea. Per questo, spesso chi adotta queste abitudini di cura della pelle sviluppa facilmente allergie alle sostanze contenute nei prodotti applicati nei passi successivi”.
I responsabili delle allergie nei detergenti si possono suddividere in tre categorie, spiega Rustemeyer:
gli sgrassanti, come i tensioattivi e gli enzimi che separano e rompono la sporcizia;
i profumi, che danno odore ai prodotti e contribuiscono a sgrassare;
i conservanti.
“Le sostanze che eliminano i grassi sono necessarie perché il prodotto applicato successivamente abbia effetto”, dice Rustemeyer.
Certo, gli sgrassanti non sono tutti dannosi in ugual misura, ma tentare di evitare solo alcuni componenti diventa molto complicato.
“C’è una lista enorme di nomi chimici e a volte la stessa sostanza è indicata sulle etichette con denominazioni diverse”.
Per sgrassare in modo delicato è meglio scegliere prodotti ipoallergenici.
Evitare profumi e conservanti, invece, è più semplice.
“Anche se è difficile capire da un’etichetta in quale categoria rientra una sostanza”, spiega Rustemeyer, “ci sono comunque un paio di cose che vale la pena ricordare: per esempio sarebbe meglio usare i detersivi in polvere, che contengono meno conservanti di quelli liquidi, e i prodotti privi di profumo”.
Possono essere utili anche alcune app, come Cosmile Europe, che leggono i codici a barre di detersivi e cosmetici, rivelando quali sono gli ingredienti contenuti e che funzione hanno: conservare, profumare, sgrassare.
Un altro accorgimento è usare poco detersivo o fare dei risciacqui più lunghi in lavatrice, in modo che nei vestiti non restino troppi residui. Alcune persone hanno la pelle secca anche se seguono a menadito tutti questi consigli.
Bisogna usare una crema in questi casi? Sì, secondo Rustemeyer, ma solo prodotti privi di sostanze dannose, quindi ipoallergenici, oppure oli naturali.
“L’industria cosmetica ci ha fatto credere di dover lavare via i grassi presenti nel nostro corpo per poi applicare i suoi prodotti grassi. Ma una lozione profumata per il corpo non ha nessun effetto se non quello di seccare ancora di più la pelle”.
Per quanto riguarda le intolleranze alimentari, invece, Monique Gorissen consiglia d’introdurre molto presto nella dieta dei bambini alcuni alimenti potenzialmente allergenici, come le arachidi.
“In questo modo il bambino si abitua a una sostanza prima che si possa generare un’allergia attraverso la pelle.”.

sabato, maggio 10, 2025

Pensionati.it - il portale che ti aiuta a trovare una risposta a molte delle tue domande

Scopri Pensionati.it, https://www.pensionati.it/ il portale per pensionati italiani e le loro famiglie: articoli aggiornati, FAQ dettagliate e un team di esperti per rispondere a ogni domanda. Visita ora!

Pensionati.it è il portale dedicato ai pensionati italiani e alle loro famiglie:
→ un'ampia gamma di argomenti trattati in modo analitico e aggiornati periodicamente;
→ una raccolta di domande frequenti per cercare le risposte alle problematiche più comuni;
→ un team di esperti a cui è possibile porre domande specifiche.

Il sito, realizzato dal Sindacato Pensionati CGIL, è dotato di un comodo motore di ricerca interno che consente con pochi passaggi di recuperare i contenuti desiderati.
Nella sezione dove siamo è presente una mappa con tutte le sedi dello SPI.

Anche in questo caso è possibile usare un comodo motore di ricerca per trovare la sede a voi più vicina.

A Paderno Dugnano è in via Roma, 68

venerdì, maggio 09, 2025

Emanuele Michieletti: Non è un extracomunitario, ma uno stimato primario di Piacenza

Da “Il Corriere della Sera” del 8 Maggio 2025 di Alessandro Fulloni

In 45 giorni filmati 32 abusi sulle colleghe, tutti filmati in ospedale dalla polizia.
Le convocava nel suo studio in ospedale con l'altoparlante, poi le violenze: arrestato primario a Piacenza.
La denuncia di una donna e le accuse dei PM: le vittime si trovavano in stato di prostrazione, nel reparto c’era un clima di omertà.

La scena raccontata dalla dottoressa che ha firmato la denuncia è choccante. La donna — siamo all’inizio di gennaio — entra nello studio del primario per discutere del piano ferie. 

Senonché lui, Emanuele Michieletti, 60 anni, responsabile del reparto di Radiologia dell’ospedale di Piacenza, secondo il racconto a verbale chiude immediatamente a chiave la stanza, sbatte la collega contro un mobile, la violenta. Un’aggressione interrotta dall’arrivo di un terzo medico che bussa alla porta. Sconvolta, la dottoressa si rivolge poi alla direzione della Ausl emiliana. Segnala l’accaduto, i dirigenti la sostengono. Viene firmata la denuncia che atterra sul tavolo della procuratrice Grazia Pradella.

Da ieri Michieletti è agli arresti domiciliari e le accuse che gli sono piombate addosso al termine dell’indagine della squadra mobile diretta da Michele Saglio sono quelle di violenza sessuale aggravata e atti persecutori. 

Sconcertante il quadro raccontato dalle carte giudiziarie su ciò che accadeva nel reparto. Le violenze ai danni di dottoresse e infermiere sarebbero state continue. Le telecamere piazzate dagli investigatori nello studio del primario — con l’utenza intercettata — ne hanno contate 32 in 45 giorni.

Ma in questa vicenda c’è pure un corollario che comprende la paura di denunciare da parte di alcune delle presunte vittime e ciò che gli inquirenti definiscono, senza mezzi termini, «l’omertà» di quel reparto che ha ostacolato l’indagine. 

Le condotte del medico per gli investigatori erano «note da tempo» e lo stesso Michieletti se ne sarebbe vantato con alcuni colleghi uomini tanto da ricevere «suggerimenti» su come regolarsi nel corso di quegli incontri. Ed è anche per questo che secondo gli inquirenti il clima in ospedale «era gravemente omertoso ed autoreferenziale».

Poi c’è il caso di un’altra dottoressa che aveva inizialmente denunciato il primario, salvo ripensarci nel giro di poche ore per «timore — si legge nel comunicato della Questura — delle conseguenze lavorative e professionali». Dalle testimonianze, Michieletti — nato a Vercelli e laurea a Milano, assai noto a Piacenza per essere spesso intervistato dalla stampa cittadina — viene descritto come «potente», sia per il suo incarico, sia per le sue «conoscenze».

Secondo gli investigatori, il medico, «di fatto, compiva atti sessuali con quasi tutte le donne che varcavano da sole la porta del suo ufficio» anche se in alcuni casi i rapporti, sempre nell’orario di lavoro, sarebbero stati «consenzienti».

Ma in linea di massima «le richieste erano espressione di atteggiamenti prevaricatori, evidenziati dalle riprese audio-video». Non solo. «Le flebili resistenze delle vittime, ormai in stato di prostrazione, erano vinte di volta in volta, ed ogni giorno ricominciavano nuovi abusi».

Quanto al reato di stalking, ravvisato in almeno due casi, per la Procura si configura con la «continuità con cui le vittime» — «turbate» quando venivano convocate nello studio in ospedale addirittura con chiamate tramite l’altoparlante — erano «costrette a subire» molestie e violenze «con il timore di ripercussioni nel caso avessero scelto di sottrarsi».

La Ausl di Piacenza sta valutando come procedere nei confronti del medico e non è esclusa la costituzione di parte civile. Sulla vicenda sono intervenute anche le associazioni professionali. Per Ester Pasetti (Anaao regionale) «le donne sono, loro malgrado, in una posizione di “inferiorità” anche in ambiti professionalizzati e nei quali sono maggioranza, purtroppo silenziosa». 

Per Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione medici) su questi fatti: 

«non bisogna aver paura di denunciare»


giovedì, maggio 08, 2025

LIBRO: Ricchi o poveri? Manuale di sopravvivenza economica

 

Mentre il mondo corre, l’Italia sembra essersi fermata.
Ha conquistato un posto nel G7 e la seconda industria manufatturiera d’Europa, ma gli stipendi sono al palo.
Chi tenta di risparmiare ha l’impressione che economia e finanza siano lontane dalla vita di tutti i giorni.

Ma ciò che si decide a Bruxelles o a Washington influisce sul nostro quotidiano in molti modi: può avere un impatto sul prezzo della frutta o sulle possibilità di trovare lavoro.

Il futuro di ricchezza o povertà del Paese, insomma, dipende dalla politica economica che scegliamo.
Attraverso dati, approfondimenti, aneddoti – e le testimonianze di alcuni protagonisti della finanza e dell’industria – il libro fotografa la situazione senza nascondere le sfide che ci attendono.

mercoledì, maggio 07, 2025

Informazioni sui 5 Referendum del 8-9 Giugno 2025

 

Il prossimo 8 e 9 giugno si vota per 5 Referendum su lavoro e cittadinanza.
Votiamo 5 SÌ per fermare le morti sul lavoro, impedire i licenziamenti illegittimi, abolire i contratti precari, riconoscere a 2 milioni e mezzo di persone il diritto di essere cittadini e cittadine italiane.
 
Ecco i 5 quesiti:
 
1. Stop ai licenziamenti illegittimi
Votando SÌ diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo e reintroduciamo il reintegro.
2. Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
Votando SÌ in caso di licenziamento infondato saranno i giudici a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite.
3. Riduzione del lavoro precario
Votando SÌ rendiamo il lavoro più stabile, ripristiniamo l’obbligo di causali per i contratti a tempo determinato.
4. Più sicurezza sul lavoro
Votando SÌ abroghiamo le norme che impediscono, in caso di infortunio negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.
5. Più integrazione con la cittadinanza italiana
Votando SÌ dimezziamo da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana.
 
Per saperne ancora di più: Referendum2025

Parole O_Stili: Parole per parlare di obesità in modo inclusivo - 05_IMC: Indice di Massa Corporea

 

L'Indice di Massa Corporea (IMC), in inglese Body Mass Index (IBM), è il parametro utilizzato per valutare se il peso corporeo di una persona è adeguato rispetto a dei valori indicati come ottimali. 

Si calcola dividendo il peso in chilogrammi del soggetto di riferimento per il quadrato della sua altezza in metri (kg/m²), ottenendo un valore che viene fatto ricadere all’interno di quattro categorie:

 • Sottopeso, se inferiore a 18,5 kg/m²; 
 • Normopeso, se compreso tra i 18,5 kg/m² e i 24,9 kg/m²; 
 • Sovrappeso, se compreso tra i 25 kg/m² e i 29, 9 kg/m²; 
 • Obesità, se pari o superiore ai 30 kg/m². 

Questo metodo semplice e rapido consente di identificare potenziali problemi di peso e i relativi rischi per la salute. 

Un IMC elevato, ad esempio, è associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e altre condizioni legate all'obesità. 
L’IMC presenta però alcune limitazioni: ad esempio, non distingue tra massa muscolare e grasso corporeo, non considera la distribuzione del grasso e non tiene conto delle differenze individuali nella composizione corporea. 
Per questo motivo, non dovrebbe essere utilizzato come unico indicatore di salute. 
Una valutazione più accurata richiede strumenti complementari, come la misurazione della circonferenza vita, l'analisi della composizione corporea e una valutazione complessiva dello stile di vita e dello stato di salute. 
L'IMC rimane un valido punto di partenza, ma deve essere integrato in un approccio più completo per comprendere il reale stato di benessere di una persona

martedì, maggio 06, 2025

Incontri formativi contro le truffe agli anziani

 

Prevenire è vivere sereni.

Il Comune di Paderno Dugnano, in collaborazione AGES – Farmacie Comunali, promuove Prevenire è vivere sereni”, una serie di appuntamenti aperti alla cittadinanza dedicati alla prevenzione delle truffe ai danni delle persone anziane.
Gli incontri vedranno la partecipazione del Tenente Luigi Ruzza, Comandante della Tenenza dei Carabinieri di Paderno Dugnano, che fornirà consigli utili e indicazioni pratiche per riconoscere e difendersi dai tentativi di truffa, sia in casa sia fuori.
Un’occasione importante per informarsi, aumentare la propria consapevolezza e contribuire a una comunità più sicura e solidale.
Mercoledì 7 maggio 2025 | ore 15.30-17.30
Centro Anziani di Calderara - via Cardinal Riboldi, 119
Lunedì 19 maggio 2025 | ore 15.30-17.30
Centro Anziani Falcone e Borsellino - piazza Falcone e Borsellino, 2/A
Martedì 27 maggio 2025 | ore 15.30-17.30
Centro Anziani Protagonisti di Palazzolo Milanese – via Diaz

EVENTO FINALE
Per concludere con un sorriso ma anche con tanta consapevolezza:

Giovedì 5 giugno 2025 | ore 21.00 | Cineteca Milano METROPOLIS 2.0 - via Oslavia, 8
Spettacolo cabarettistico di sensibilizzazione con il Trio “RIDI PER CASO”

ATTENTI ALLA TRUFFA

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Comune di Paderno Dugnano : Incontri formativi contro le truffe agli anziani

3 MORTI sul LAVORO: solo ieri, 5 Maggio – VOGLIAMO PIU’ SICUREZZA SUL LAVORO !

 

Sono circa 1.000 i morti sul lavoro ogni anno!

Arrivano fino a 500. 000 gli infortuni sul lavoro denunciati 
(poi ci sono quelli che non vengono denunciati, sigh!)

Possiamo cercare di migliorare la situazione andando a VOTARE ai REFERENDUM del 8 e 9 Giugno, modificando le norme attuali, che impediscono, in caso di infortunio negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.

Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antiinfortunistiche.

Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro. 

Ciascuno di noi, con il voto, ha la possibilità di cambiare in meglio il Paese

Cancelliamo le leggi che hanno reso le lavoratrici e i lavoratori più poveri e precari

Per saperne di più sui Referendum, Assemblea Pubblica, Venerdì 16 Maggio ore 20.45, alle Tilane 



 


Museo degli antichi rifiuti spiaggiati

 

Archeoplastica - Il museo degli antichi rifiuti spiaggiati

Archeoplastica è un progetto che racconta l’inquinamento da plastica attraverso i reperti che il mare restituisce, trasformandoli in una testimonianza concreta del nostro impatto sull’ambiente.

L’idea nasce dall’esigenza di sensibilizzare il pubblico sull’emergenza dei rifiuti in mare attraverso un approccio innovativo: la creazione di un museo virtuale e di mostre itineranti che espongono reperti di plastica spiaggiata, alcuni dei quali risalgono a oltre 50 anni fa.

Questi oggetti, ormai veri e propri fossili della nostra epoca, raccontano quanto la plastica sia persistente nell’ambiente, sfidando il tempo e la natura. Ogni reperto esposto è un frammento di storia che ci permette di riflettere sul nostro impatto sul pianeta e sulla necessità di un cambiamento.

Grazie a un’ampia risonanza mediatica e al sostegno di una vasta community, Archeoplastica ha coinvolto migliaia di persone, attirando l’attenzione di importanti media nazionali, istituzioni e festival legati alla sostenibilità. 

Il progetto è anche un punto di riferimento sui social, con una forte presenza su Instagram e TikTok, dove racconta storie di plastica dimenticata e ritrovata, dando voce a un problema che riguarda tutti.

Archeoplastica non è solo una denuncia ambientale, ma un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con la plastica e promuovere un futuro più sostenibile.

L’idea è nata da Enzo Suma, l’ideatore del progetto Archeoplastica, quando per la prima volta ha trovato un rifiuto risalente alla fine degli anni ’60: una spuma spray abbronzante con il retro ancora leggibile, su cui era riportato il prezzo in lire. 

UN RIFIUTO DI OLTRE CINQUANT’ANNI FA!

Quando pubblicò la foto sui social, rimase sorpreso dallo stupore della gente nel vedere un prodotto così antico, ancora in buono stato, tra i rifiuti in spiaggia.

Quel post scatenò un’ondata di riflessioni sul problema della plastica.

Da quel momento ha iniziato a raccogliere sempre più rifiuti, mettendo da parte quelli degli anni ’60, ’70 e ’80.

Il progetto è stato ufficializzato nell’inverno del 2021, dopo aver raccolto circa 200 reperti.

Oggi il numero è cresciuto anche grazie al contributo della grande community di Archeoplastica.

Spesso non è facile datare un oggetto, ma grazie al supporto delle tante persone che seguono Archeoplastica sui social, riusciamo a ricostruire la storia di reperti restituiti dal mare che, a prima vista, sembrerebbero impossibili da decifrare.




lunedì, maggio 05, 2025

LIBRO: "Storia dell’aborto" di Giulia Galeotti

Nell'antichità l'aborto era fondamentalmente una questione di donne, il feto era considerato una sorta di appendice del corpo della madre, e l'aborto era perseguibile solo nei casi in cui ledeva un interesse maschile.

È il cristianesimo che per primo equipara l'aborto all'omicidio, ma ci vorranno secoli per codificare il momento in cui avviene l'animazione del feto. La situazione muta radicalmente tra il Sei e Settecento quando il feto acquista una sua autonomia, grazie alle acquisizioni scientifiche, e con la Rivoluzione francese, dopo il 1789, entra nella sfera pubblica.

Con il movimento femminista e con la depenalizzazione dell'aborto oggi molti segnali ci dicono che qualcosa sta cambiando: l'aborto è una questione di tutti, donne e uomini.

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La prima cosa davvero interessante da dire è che del corpo delle donne per secoli non si è saputo niente.

Pensateci: prima del progresso scientifico del Seicento, il corpo umano era un mistero. Questa ignoranza, nel corso della Storia, ha avuto il curioso effetto di proteggere la sfera intima delle donne. Delle donne non si sapeva niente, del concepimento non si sapeva niente, delle mestruazioni non si sapeva niente. Era anche praticamente impossibile distinguere tra aborti naturali, volontari, infanticidi.

Nessuna era certa di essere gravida fino a quando la pancia non iniziava a crescere: la malnutrizione rendeva il ciclo sporadico, e spesso le donne – e gli uomini – cercavano in altri sintomi (voglie, sensazioni) piuttosto incerti, la prova dell’avvenuto concepimento. 

Al netto di questa ignoranza, il fulcro della faccenda, in epoca antica, riguardava l’autonomia del feto rispetto alla gestante. Cioè, se si potesse già considerare il feto un individuo a sé.

Il giureconsulto romano Ulpiano disse: "mulieris portio vel viscerum", ossia che il feto, prima del parto, è parte delle viscere della donna. Questa visione, che dà alla donna piena autorità in materia di maternità, si accorda con il fatto che la mortalità infantile era allora all’ordine del giorno. Questo voleva dire che era molto più importante salvare e tutelare la donna durante il parto rispetto al bambino, che sarebbe comunque morto, con ogni probabilità, nei primi anni di vita.

Gli uomini non presenziavano al momento del parto, e i medici lo consideravano un evento indegno delle loro capacità. 

Così erano le donne a far nascere e le donne a far morire, come emerge da certi racconti straordinari di storici che si dilungano sul felice rapporto tra donne, piante officinali e veleni vari – usati per abortire. 

Non so quanti di voi abbiano letto il bel romanzo Lapvona di Ottessa Moshfegh. Uno dei personaggi più interessanti che lo animano è quello di Ina, una levatrice cieca che allatta i bambini del villaggio, conosce i segreti delle piante e vive da emarginata, temuta eppure ricercata da tutti. Era questa in effetti l’aura delle levatrici, come racconta Galeotti citando Yvonne Verdier: “Fait les bébés et fait les morts”. Molte delle donne condannate per stregoneria dal 1400 al 1700 furono levatrici.

Ad ogni modo, il filo che sostiene una totale appartenenza del feto alla madre si snoda fino ad arrivare a oltre il 1700, quando il giurista Cangiamila dice: “Il frutto mentre è sull’albero è porzione del medesimo”. Naturalmente però, di fili ce ne sono stati molti, spesso dipanati dai grandi monoteismi e intrecciati alle scoperte scientifiche e alle teorie filosofiche delle varie epoche.

Tra i greci e i romani, l’aborto era moralmente e legalmente accettato a patto che il padre fosse d’accordo. Del resto, si pensava che l’anima entrasse nel corpo del neonato solo una volta che questo fosse uscito dalla pancia della donna. Tra i “non favorevoli” noti in Grecia ci sono Ippocrate – che considerava la pratica rischiosissima – e gli stoici, che sostenevano che la natura dovesse fare il suo corso senza che l’uomo stesse lì a interromperla. 

A Roma l’aborto – considerato puramente l’asportazione di una parte della donna – era praticabile, purché non offendesse il padre.

Stupisce l’episodio raccontato da Tito Livio secondo cui, nel 214 a.C., in segno di protesta contro una legge che vieta loro le carrozze, le matrone decidono di scioperare e procurarsi aborti volontari finché non le riottengono. 

C’è chi storce il naso: tra questi Plinio il Vecchio, che sostiene che l’aborto sia una devianza femminile, e altri che temono per l’estinzione del genere umano. Perché a Roma si legiferi per la prima volta sull’aborto bisogna però aspettare l’epoca Caracalliana, dopo circa l'anno 200, durante la quale le donne che abortiscono per far dispetto all’uomo vengono condannate a un breve esilio, e coloro che trafficano con filtri magici e ricette abortive ai lavori forzati.

È un momento importante, che segna il parziale ingresso dell’aborto nella pubblica piazza.

Raffigurazione del parto a Roma.

Con il cristianesimo le cose cambiano: l’aborto diventa omicidio.

Ne La dottrina dei dodici apostoli, databile attorno all’anno 100, si dichiara che l’aborto è senza dubbio peccato perché si uccide una creatura di Dio. Tra l’altro, dato che spesso le donne si procuravano un aborto per nascondere l’adulterio, i peccati si sommavano.

Ma in quale momento della gestazione, per la Chiesa, viene infusa l’anima nel nascituro? Non tutti sono concordi nell’affermare che questa infusione avvenga fin dal principio, ma in linea di massima per i cristiani l’embrione prima e il feto poi non appartengono alla madre, ma sono già organismi autonomi di fronte a Dio, e ne è la prova il fatto che non basta che la donna sia battezzata perché lo sia automaticamente anche il figlio. Solo nel caso in cui il feto metta a repentaglio la vita della donna, allora si può procedere con il male necessario. Questo è un dettaglio importante.

Per il cristianesimo la vita del bambino non sarà mai più importante di quella della donna, a differenza di quanto non succederà molti secoli dopo in ambito laico

Ad ogni modo, il Concilio di Elvira del 300 circa stabilisce che la donna che ha commesso adulterio e poi si è procurata un aborto deve essere per sempre esclusa dalla Chiesa. Bisogna pensare però che, prima di Costantino, il cristianesimo era un culto frequentato da pochi. Quindi nel momento in cui viene concessa la libertà di culto, circa dieci anni dopo il Concilio, è vero che aumenta il numero di cristiani, ma il dogmatismo della fede inizia a diluirsi nella massa, e le pene per l’aborto si ammorbidiscono.

In ogni caso, il cristianesimo sarà sempre severamente contrario alla pratica, e le dichiarazioni dei Papi che ancora oggi fanno indignare e scandalizzare sono gli echi di una tradizione millenaria, che molto difficilmente potrà essere scalfita.

Dal breviario di Martino I d’Aragona.

Ora, è vero che il cristianesimo è rigido, ma ricordiamoci che siamo ancora in un’epoca di grande confusione medica e anatomica, e per le donne è ancora piuttosto facile nascondere una gravidanza o addirittura non accorgersi di essere incinte. Vale la pena chiedersi allora come si pensava avvenisse il concepimento da un punto di vista scientifico.

Fino al Seicento, l’idea diffusa era che l’utero fosse un contenitore che permetteva allo sperma maschile di fermentare e dare luogo all’embrione. La donna quindi era un ricettacolo passivo utile a far maturare il potenziale maschile. Tutto cambia con il progresso scientifico, la scoperta del microscopio, lo studio dei cadaveri, delle piante e degli animali. Prende piede la buffa ipotesi preformazionista grazie alla scoperta dei “testicoli femminili”, ossia le ovaie al cui interno si troverebbero già esserini preformati.

Stravaganti ipotesi a parte, è in questo periodo che gli uomini – medici – vengono ammessi al parto. 

Si tratta di un cambiamento enorme. I dottori lavorano in coppia, e si dividono in medici e chirurghi: i primi sono intellettuali, teorici, di classe sociale alta, i secondi popolani. Del resto, spesso la storia della medicina è animata da barbieri, come accade nel caso della chirurgia estetica: in Italia, per lungo tempo, i nasi sono stati proprietà esclusiva dei barbieri.

E come spesso avviene quando gli uomini occupano un campo che è sempre stato delle donne, inizia una campagna violenta per sminuirle. 

Così le levatrici perdono improvvisamente il loro ruolo sociale. Perfino la più illustre tra costoro, Louise Boursier, sposata con un medico e che operava nella corte francese, subirà una campagna di diffamazione da parte dei colleghi maschi a seguito della morte della sorella della regina, avvenuta a sei giorni dal parto supervisionato da Boursier. 

Dice Scipione Mercurio nel 1603 che i parti “per lo più sono commessi da donne le quali troppo presumono nella medicina (...). Imparino a eseguire quello che da periti medici vien comandato e non vogliano intromettersi in professione tanto disconveniente al loro stato”.

Louise Boursier.

Il Settecento è il secolo in cui il feto, fino ad allora inimmaginabile ai più, viene mostrato. Compaiono i manuali di anatomia dove viene illustrato nel dettaglio, e questa visione cambia tutto. Ancora oggi, mostrare il feto, descriverlo, è un affare spinoso, su cui antiabortisti e pro-choice si scontrano: vedere un organismo già piuttosto formato rende molto difficile liberarsene senza sensi di colpa o tentennamenti. Oltretutto, spazza via i dubbi sull’autonomia o meno rispetto alla madre: il feto è un individuo, e come tale va rispettato.

Ecco, è successo: ora il feto è un affare pubblico, maschile. Cambia tutto. L’intimità che la donna aveva con se stessa e il suo corpo viene violata, e la sua autorevolezza minata. È la scienza a dire se una donna è incinta o meno, è la scienza a stabilire la natura di quel feto, è la società a decidere le sorti dell’eventuale nascituro. In questo contesto, muta ovviamente anche il controllo della Chiesa sul corpo delle donne.

Se l’embrione è già formato, il problema dell’infusione dell’anima viene meno, e l’aborto è un omicidio a qualunque stadio della gravidanza. E infatti nel 1679 il Sant’Uffizio condanna la possibilità di abortire per le ragazze ai primi stadi di gravidanza che altrimenti verrebbero diffamate o uccise e sancisce una volta per tutte che l’anima esiste dal momento del concepimento.

Diventa poi legittimo praticare un cesareo post-mortem per salvare l’anima del feto, e i peccati legati alla gravidanza si moltiplicano: ora non ci si deve muovere troppo, ballare o divertirsi, onde evitare aborti spontanei.

Nel 1500 Leonardo Da Vinci disegnò il feto pur senza averlo mai visto.

Con la rivoluzione francese, il valore della nascita cambia ancora di significato: un paese più popoloso è un paese più forte. Quindi l’aborto non è tanto un problema morale, religioso: è tema sociale, politico.

Diderot scrive che quanto più uno Stato è popoloso, tanto più sarà potente. La mortalità delle donne durante il parto, unita a quella neonatale, genera preoccupazione nei cittadini e stimola invettive contro gli Stati che non si curano delle loro donne. Di conseguenza, il ruolo di madre viene ammantato di un eroismo drammatico. È qui che nasce l’idea della maternità come sacrificio, della donna disposta a tutto, perfino a morire, pur di far vivere il nascituro. La gravidanza è un affare di Stato, e la donna incinta non appartiene più a se stessa ma alla propria patria.

I Paesi europei si impegnano per sistematizzare la conoscenza acquisita: si formano nuove levatrici sottoposte ai medici, si insegna alle donne come nutrirsi e cosa fare e non fare in gravidanza. 

A questo punto il nascituro non va difeso in quanto individuo o creatura divina, ma in quanto futuro cittadino. 

Non a caso questo è il momento in cui lo Stato inizia gradualmente a prendere il posto della Chiesa per quanto riguarda lo sviluppo del cittadino vita natural durante: si fanno censimenti – un tempo appannaggio del clero – e si registrano nascite, morti e matrimoni.

In Italia le decisioni giuridiche prese riguardo all’aborto nell’Ottocento sono durate fino al 1975. Sono previste pene severe dai 5 ai 10 anni, ma nella fattispecie vengono raramente applicate troppo severamente, perché coloro che tentano di abortire rischiano la vita e non vengono considerate sane di mente; vengono invece condannate le donne che l’aborto lo praticano.

In Italia dopo la Prima guerra mondiale e con il fascismo le pene per chi pratica l’aborto si inaspriscono, perché, in epoca colonialista, dove grande enfasi era posta sulla potenza militare, le donne che lo richiedono stanno impoverendo il Paese. 

Addirittura negli anni Quaranta ci sono ancora invettive contro il coito interrotto, che defroda lo Stato di futuri cittadini. 

La direzione generale della Sanità sostiene che: “Al pari della denatalità, l’aborto è un male che si diffonde e si intensifica nelle Nazioni più evolute, dove la donna, nell’egoistico desiderio di crearsi una vita emancipata, si allontana dalla sua missione naturale di sposa e madre”.

Naturalmente, con la Germania nazista, le cose si fanno più inquietanti. Mentre si incoraggia la “razza ariana” a procreare, si accorda il permesso di abortire alle razze inferiori, fino ad arrivare a vere proprie condanne a morte per le donne gravide non ariane: è per questa ragione che nel ghetto di Kovno in Lituania il rabbino Oshry permette alle donne ebree di abortire perché fossero risparmiate dal Regime.

Due curiose eccezioni: in Russia dal 1920 al 1936 l’aborto è legale, e dal ‘36 lo diventa anche in Spagna per volontà della ministra della sanità Federica Montseny. Verrà però reintrodotto come reato da Franco, appena quattro anni dopo.

Manifesto fascista della "Giornata della madre e del fanciullo".

Dagli anni Cinquanta in poi cambia tutto. Le donne occidentali, dopo le guerre, sono più consapevoli dei propri diritti, bisogni e importanza.

I valori contadini vengono meno, la Chiesa perde il ruolo di guida morale, perde fedeli, le donne vogliono autodeterminarsi e finalmente, con l’avvento della pillola, possono farlo.

Otterranno poi la legalizzazione dell’aborto in Italia nell’81, e saranno libere di scegliere se e quando procreare, rendendosi conto della struttura patriarcale che per millenni aveva regolato le loro vite anche – e soprattutto – a causa dell’ineludibilità del loro destino di madre.

Si comincia a parlare di aborti, si comincia a raccontarli, e quella esperienza una volta segreta, pericolosa e vergognosa diventerà uno dei temi che unirà di più le donne nelle battaglie per i diritti civili.

Le donne di tutto il mondo si auto accuseranno di aver abortito, spediranno lettere ai ministeri di giustizia, le donne famose ammetteranno di averlo fatto su riviste e quotidiani, e persino i magazine femminili cominceranno a parlarne, sbattendo in faccia alle istituzioni e ai governi un problema comune a tutte. Si renderanno pubblici i processi alle ragazze ree di aver abortito, si organizzeranno manifestazioni femministe partecipatissime.

In Italia il dibattito sul tema è vivacissimo sui quotidiani e in televisione, e rimane famosa la risposta di Italo Calvino a Pier Paolo Pasolini che era contrario all’aborto

“Nell’aborto chi viene massacrato, fisicamente e moralmente, è la donna; anche per un uomo cosciente ogni aborto è una prova morale che lascia il segno, ma certo qui la sorte della donna è in tali sproporzionate condizioni di disfavore in confronto a quella dell’uomo, che ogni uomo prima di parlare di queste cose deve mordersi la lingua tre volte. Nel momento in cui si cerca di rendere meno barbara una situazione che per la donna è veramente spaventosa, un intellettuale impiega la sua autorità perché la donna sia mantenuta in questo inferno. Sei un bell’incosciente, a dir poco, lascia che te lo dica. Non riderei tanto delle misure igienico-profilattiche; certo, a te un raschiamento all’utero non te lo faranno mai. Ma vorrei vederti se t’obbligassero a essere operato nella sporcizia e senza poter ricorrere agli ospedali, pena la galera. Il tuo vitalismo dell’integrità del vivere è per lo meno fatuo. Che queste cose le dica Pasolini, non mi meraviglia. Di te credevo che sapessi che cosa costa e che responsabilità è il far vivere delle altre vite”.

C’è anche quella di Giorgio Manganelli, che non è da meno.

E oggi? Oggi in Italia c’è ancora la 194, che è una legge che non piace quasi a nessuno. 

Ma  bisognerebbe ricordarsi di difendere il diritto all’aborto, non una legge imperfetta.

Ospedale Henry Ford di Frida Khalo.