martedì, novembre 26, 2024

PAROLE O_STILI: La gelosia non è un trend e si manifesta anche con la cyber-violenza

In questi giorni, in cui si parla molto di violenza contro le donne, noi vogliamo fermarci a riflettere su una parola in particolare: cyber-violenza.

“La cyber-violenza contro le donne è un atto di violenza di genere perpetrato direttamente o indirettamente attraverso le tecnologie dell’informazione o della comunicazione che produce o che è molto probabile che produca danni fisici, psicologici, economici o sofferenze di vario tipo. Comprende anche le minacce di tali atti, che possono essere attuate sia pubblicamente che privatamente.” Questa è la definizione che ne dà il “Comitato consultivo per le pari opportunità tra donne e uomini dell’UE”.

Già, perché una delle violenze sempre più frequenti è quella che colpisce le vite digitali delle donne.

Quali sono le forme di cyber-violenza? Facciamo un elenco.

  • Stalking attraverso il controllo ossessivo degli account social, interazioni eccessive (es. commentare tutti i post, menzionare ripetutamente) o l’uso di account falsi per spiare.
  • Messaggi offensivi, minacce o insulti inviati tramite social media, e-mail o app di messaggistica.
  • Diffusione di foto o video privati senza consenso, inclusi i deepfake, ovvero immagini false manipolate con l’AI.
  • Accesso non autorizzato a dati o account personali, come comunicazioni salvate sul cloud o dispositivi smart.
  • Controllo remoto di webcam e dispositivi intelligenti, inclusi assistenti vocali, elettrodomestici e sistemi di sicurezza connessi.
  • Sorveglianza GPS, attraverso App di monitoraggio degli spostamenti.
  • Uso di stalkerware, software e App progettati per monitorare segretamente la vita privata attraverso dispositivi personali.

Secondo il report della Polizia Postale 2023, gli strumenti più utilizzati per minacciare le donne online sono:

  • Social network (50%)
  • App di messaggistica (31%)

Fino a qualche mese fa, non esisteva una definizione condivisa di cyber-violenza contro le donne, una lacuna che creava disparità nella tutela e nel modo di affrontare questa forma di violenza digitale.

  • Oggi, grazie alla Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, l’Unione Europea dispone del primo strumento giuridico completo per contrastarla.
  • La cyber-violenza ha effetti devastanti sulla salute mentale di chi la subisce: provoca depressione, stress, attacchi di panico, scarsa autostima. Le più giovani sono particolarmente vulnerabili, con conseguenze sul rendimento scolastico, sulla vita sociale e sulla partecipazione al dibattito pubblico, sia online che offline.

Chi subisce violenza online spesso mette in atto misure di autoprotezione che limitano la propria libertà, come:

  • Ritirarsi dai social
  • Ridurre le interazioni sociali

Questi comportamenti finiscono per isolare ulteriormente le vittime, riducendo la loro partecipazione attiva alla vita pubblica.

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C’è un trend sui social, partecipato sia da adolescenti ma anche da adulti, che prevede la creazione di contenuti con lo scopo di far vedere - non senza un certo punto di orgoglio - che il proprio fidanzato è molto geloso e non tollera alcuni comportamenti.

Alcuni di questi contenuti dicono

“Sono stanco di nascondermi sono geloso a merda togliti da tutti i social", 

“Quando il tuo fidanzato è leggermente geloso e non approva il tuo outfit", 

“Dimmi che hai un fidanzato geloso senza dirmi che hai un fidanzato geloso”.

La gelosia è un campanello d'allarme.

Un campanello che deve suonare per ricordarci che l’amore non si misura con il controllo, ma con il rispetto e la fiducia.

Secondo l’ultimo report di Fondazione Libellulail 32% delle ragazze e il 56% dei ragazzi pensano che la gelosia sia un’espressione d’amore. Ma romanticizzare o normalizzare questi comportamenti rischia di trasformare il controllo in una zona d’ombra dove i sentimenti si confondono con la violenza.

Ignorare questi segnali significa accettare una narrazione pericolosa. È fondamentale accompagnare uomini e donne a riconoscere i confini dell’amore per costruire relazioni basate su fiducia, libertà e rispetto

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C’è un’altra parola che racconta di rapporti non sani tra ragazzi e ragazze. Anche in questo caso viene soprattutto usata sui social media.

La parola è malessere.

Il termine ha iniziato a circolare sui social media e deriva da una canzone della cantante neomelodica Fabiana, che esalta la figura del "cattivo ragazzo". Questo tipo di uomo è descritto come possessivo e geloso, un "cattivo ragazzo" che genera malsane dipendenze affettive.

Altri esempi di comportamento abusivo esaltati sono il controllo del telefono della partner e l'imposizione di restrizioni su cosa possa o non possa fare. Il "malessere”, quindi, si riferisce a un ragazzo possessivo e geloso, che tratta la sua partner in modo grezzo, lasciandole una sensazione, per l’appunto, di malessere.

Un trend linguistico che preoccupa non tanto per l’utilizzo di specifici termini, ma per l’esaltazione e l’emulazione di comportamenti abusanti e tossici


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