Dal “ Corriere della Sera” del 25 Ottobre di Daniel Lumera
Credere che la digitalizzazione e
l’IA semplificheranno la nostra vita è una delle più grandi e letali illusioni
a cui siamo particolarmente affezionati
Non fatevi trarre in inganno, non
si tratta di evoluzione e progresso.
Si tratta invece della grande
illusione in cui l’essere umano è immerso sempre più profondamente:
ossia che la tecnologia risolverà ogni nostro problema e la nostra vita.
In queste settimane nella Silicon
Valley stanno nuovamente discutendo sul dare o meno ai “robot armi” la capacità
di decidere autonomamente di uccidere (si tratta dei cosiddetti “killer
robots”, sistemi d’arma autonomi governati da un’intelligenza artificiale).
Se pensiamo anche solo banalmente
ai nostri smartphone, contengono tutte le funzioni e le app utili ed efficaci
per semplificarci la vita e farci risparmiare tempo prezioso.
Ma è davvero così? La
tecnologia ha davvero semplificato le nostre vite? Abbiamo davvero
più tempo libero a disposizione?
Tempo per vivere e sentire il
miracolo della vita senza preoccupazioni né pensieri, tempo per le persone che
amiamo, per respirare immersi nella natura senza distrazioni, per stare
autenticamente con gli altri, per coltivare relazioni significative…
Credere che la tecnologia, la
digitalizzazione e l’IA risolveranno i nostri problemi è una delle più grandi e
letali illusioni a cui siamo particolarmente affezionati.
Peccato che gli stessi sforzi,
gli stessi investimenti e la stessa foga non siano impiegati per un’evoluzione
in termini di consapevolezza rivolta a tutti gli esseri umani, senza
distinzione di razza, credo ed estrazione sociale.
Peccato (o forse no) che ingenti
risorse siano, al contrario, destinate a drogare una nuova generazione di
tecnodipendenti e non per innalzare massivamente il livello di esperienza e
comprensione di compassione, empatia, fraternità e amore.
A qualcuno sembrerà forse
anacronistico parlare di empatia e amore ancora oggi, che siamo a un passo
dallo sbarco su Marte.
A me sembra, invece, che queste
ultime siano le uniche “tecnologie” capaci di dare reale significato alle
nostre esistenze, soprattutto nel momento in cui faremo i conti con
l’esperienza della morte.
Fino a che la consapevolezza
umana, che crea, produce e gestisce la tecnologia, non si eleverà superando gli
istinti primari che portano su scala locale e globale a cupidigia, conflitti e
sottomissione, l’idea di una evoluzione tecnologica che dia significato e
migliori realmente la vita sarà solo un’apparente illusione.
La fretta, l’ansia, la rabbia e
la paura rimarranno in noi e ci guideranno, così come violenza, guerre e
competizione sfrenata saranno le nostre padrone.
La tecnologia è, in definitiva,
solo uno strumento di espressione di ciò che siamo e del nostro livello di
consapevolezza e realizzazione.
Sulla Terra, in media, una
specie ha una durata di 5 milioni di anni.
L’Homo Sapiens è apparso circa
200.000 anni fa.
Vi faccio una domanda:
procedendo in questo modo riusciremo a superare il mezzo milione di anni senza
autodistruggerci prima?
Eppure, la bellezza è a portata
di mano, la felicità, quella vera, è realmente sperimentabile. Ed è molto più
semplice di quanto crediamo, senza il bisogno di una tecnologia che non sia
plasmata su una nuova consapevolezza. A volte basta un respiro perché tutto
accada. Forse per qualcuno arriverà il tempo di smettere di correre e fermarsi
a vedere che tutta questa novità, tutto questo “futuro”, dietro quegli
umanoidi, in realtà non c’è e che la vita, quella vera, sta già accadendo in
questo istante, mentre siamo distratti con la mente altrove.
In fondo, a guardarla bene,
sembra sempre la stessa storia.
Mentre cerchiamo di popolare
altri pianeti e di trovare l’acqua su Marte o in mondi lontani, non siamo
capaci di salvaguardare le fonti di acqua potabile nel nostro di pianeta, così
come non ci curiamo di dissetare e provvedere alle popolazioni che muoiono di
stenti per mancanza di acqua e cibo.
Il futuro è già qui.
Guardiamoci dentro.
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