La mostra, la cui inaugurazione si è svolta il 24 Settembre 2024, è stata illustrata dall’autore Sergio Risso, in presenza della Sindaca Anna Varisco e del rappresentante dell’Associazione Restare Umani Gianfranco Massetti e di molti interessati cittadini.
Un ringraziamento particolare a Giuseppe Paolin per il prezioso contributo
La collezione Risso propone due
serie di manifesti relativi a due avvenimenti storici del decennio della
contestazione 69-79 che vedevano il Vietnam ‘aperto’ e il Cile ‘chiuso’.
La mostra si è volutamente aprire
nel mese di Settembre, anniversario del cinquantunesimo colpo di stato di
Pinochet.
In
Cile, l’11 settembre del 1975,
parte dell’esercito e della polizia nazionale rovesciavano il
governo socialista della Unitad Popular di Salvador Allende, vincitore delle
elezioni del 1970. La violenza di quell’intervento militare, espressione non
tanto velata della CIA, e la successiva spietata repressione a danno di
protagonisti e simpatizzanti di quell’esperienza, si presentavano come un’avvisaglia
della fine di una stagione politica internazionale. Questi fatti hanno dato
vita ad una miriadi di iniziative e manifestazioni progressiste che portavano a
sperare in un reale e generalizzato miglioramento di condizioni politiche ,
economiche e sociali di popoli e classi sociali fino ad allora oppressi e
emarginati.
In
Vietnam il colonialismo francese,
sconfitto da Dien Bien Phu, veniva sostituito dall’imperialismo americano,
deciso ad impedire che la parte Sud si riunificasse con la parte Nord della
repubblica democratica guidata da Ho Chi Minh. Dal 1955 al 1975 gli americani avevano
imposto un governo fantoccio, sostenendolo inizialmente con aiuti economici e
militari e poi con un vero e proprio esercito e da un apparato logistico molto
efficiente.
I manifesti evidenziano che
metodi ed effetti dell’imperialismo non avevano niente da invidiare alla
brutalità del vecchio colonialismo o addirittura agli spettri del nazismo:
bombardamenti indiscriminati, napalm, sterminio, desertificazione.
In
Italia tutti i settori sensibili della società esprimevano
apertamente l’orrore per le stragi e si sentivano pienamente solidali con le
vittime di quella mostruosa ingiustizia. Inoltre, si avanzavano riserve verso
gli USA (che si vantavano di essere l’espressione più compiuta della civiltà
occidentale) e simpatizzavano con i diversi fronti di liberazione dei popoli di
Asia, Africa e America Latina, denunciando le numerose espressioni dell’imperialismo,
dall’apartheid al sionismo, sviluppando anche la consapevolezza degli aspetti
autoritari, discriminatori e repressivi ancora radicati nel nostro Paese.
Il
Vietnam nel 1975 vinceva e l’esercito
americano lasciava precipitosamente Saigon, permettendo la riunificazione del
paese. La lotta titanica sostenuta con successo dai vietnamiti avrebbe dovuto
alimentare l’attenzione internazionale sulla successiva costruzione di una società
nuova e giusta, come faro per l’autodeterminazione dei popoli, della
partecipazione collettiva alle decisioni, dell’eguaglianza politica e sociale.
Ma le difficoltà del dopoguerra, il venir meno degli aiuti dall’estero, l’acuirsi
di altre tensioni fra i due blocchi ancora nel clima della guerra fredda,
e soprattutto il tempo, ne hanno
offuscato il ricordo e distolto l’interesse sulle particolarità di quell’esperienza:
il Vietnam veniva preso in considerazione sullo stesso piano degli altri Paesi
della penisola indocinese.
Il
Cile, solo dopo diversi anni, nel 1990 è riuscito a liberarsi dalla
dittatura di Pinochet, che una volta dimessosi è rimasto in Cile fino al 1998,
quando è stato arrestato a Londra per crimini contro l’umanità, estradato e
sottoposto a giudizio, ma deceduto prima della sentenza. Il Cile ha continuato
ad essere governato da forze conservatrici e solo ultimamente è riuscito a
darsi un governo progressista, che comunque fa ancora fatica a liberarsi dei
residui della dittatura.
Che
senso ha oggi, dopo mezzo secolo e più, rievocare quella stagione seppur
attraverso manifesti che ne rendono vivo e palpitante il ricordo?
Oggi, ci sono due guerre in corso, in Ucraina e Gaza/Libano che per garantire la vittoria a chi, forse più nel male che nel bene, ha sempre vinto, ancora oggi nega il diritto alla vita e alla pace, minando l’equilibrio fra Stati che la vita e la pace dovrebbero assicurare.
I manifesti proposti nella
presente mostra sono una riproposizione di pezzi che in buona parte sono presenti
in un libro dal titolo ‘SUI MURI’,
stampato in proprio da Sergio RISSO, dove le raccolte di Cile e Vietnam
aprono e chiudono le altre dieci collezioni riportate nel libro.
Se nel
libro sono presenti solo manifesti prodotti da Movimenti e Gruppi NON
istituzionali, in questa mostra sono esposti, oltre a questi, anche i manifesti
prodotti da Partiti della sinistra parlamentare, dai Sindacati ufficiali e da raggruppamenti
culturali e sociali ad essi collegati.
Alcuni fogli si presentano
intonsi in termini di stampa tipografica, mentre altri, a causa del prelievo
diretto dalle affissioni, risultano usurati dai fenomeni atmosferici. Di tutti
è possibile apprezzare fascino, vivacità e potenza del messaggio veicolato dai
materiali usati, carta, colori, grafica, e dimensioni di mezzo secolo fa.
Ricordiamo che la mostra si potrà visitare da mercoledì 25 settembre a venerdì 27 settembre, dalle 10.00 alle 12.00
Inoltre, la mostra resterà aperta anche domenica 13 ottobre in occasione della festa di Dugnan, dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.00
Di seguito riportiamo le immagini
di alcuni manifesti:
CILE
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