martedì, aprile 23, 2024

Parole O_Stili: Pornografia e il nuovo libro di Lilli Gruber

 

NON FARTI FOTTERE di Lilli Gruber

Numero speciale de “Il Megafono giallo” su di un tema nuovo e con un'ospite speciale: una delle giornaliste italiane più famose di sempre, Lilli Gruber

Parla di pornografia online e di quello che vuol dire in termini di sviluppo cognitivo per i minori, di sicurezza digitale e di rafforzamento degli stereotipi di genere a sfavore delle donne.

Partiamo da alcuni dati:

· il 46% dei minori di 15 anni non ha sugli smartphone filtri anti-pornografia. Una percentuale preoccupante, che ci racconta la disattenzione e il disinteresse di moltissimi genitori per la vita dei propri figli e delle proprie figlie. [Fonte Istituto Piepoli 2023]

· solo il 7 % degli adolescenti non ha mai fruito di video pornografici. [Fonte Consiglio Nazionale Delle Ricerche]

· il 18,5% (di cui 23,9% studenti; 10,8% studentesse) è dell’avviso che sia l’uomo a dover dirigere il rapporto sessuale in risposta a una domanda posta per indagare la presenza di una visione stereotipata della sessualità. [Fonte Consiglio Nazionale Delle Ricerche] 

Da quest’ultima domanda emerge una fotografia particolare: analizzando la correlazione tra la frequenza di consumo di video porno e la percezione stereotipata delle relazioni sessuali, emerge che più ci si espone alla pornografia, più si rafforza l'idea che le pratiche sessuali debbano conformarsi a stereotipi di genere dove l’uomo è il predatore e la donna è la preda


INTERVISTA a Lilli Gruber sul tema della pornografia

Da dove nasce l’idea di un libro come “Non farti fottere”, dedicato al tema della pornografia ma anche dello sviluppo e della sicurezza digitale?

Avete presente l’espressione “l’elefante nella stanza”? Indica qualcosa che tutti vedono e che tutti fingono di non vedere. Nella nostra stanza collettiva, la nostra convivenza civile, l'elefante è il porno gratuito online. L’Italia è l’ottavo miglior cliente mondiale di Pornhub, questo significa che tantissimi di noi consumano pornografia che riduce le donne perlopiù ai loro orifizi a disposizione dell’esplosione del piacere maschile. Dettaglio inquietante: stando alle statistiche, l’età media di accesso al porno è 12 anni. Quindi un fenomeno enorme, e che impatta sulla vita dei più giovani e vulnerabili che apprendono lì la loro educazione sessuale e sentimentale. Cosa aspettiamo ad affrontare il problema? Ma nessuno ne parla: né le istituzioni, né il nostro dibattito pubblico. Qualcuno doveva cominciare a parlarne e ho deciso di farlo io.

Parole O_Stili mette sempre al centro le parole, è per questo che le chiediamo qual è oggi il significato della parola “pornografia”, proprio alla luce di una generazione e di un mondo che vivono sempre connessi?

C’è una differenza significativa, nel modo in cui intendiamo questo termine, rispetto al passato. La pornografia è sempre stata il mestiere di esibire atti e dettagli sessuali in cambio di soldi. Oggi, invece, tantissima pornografia è gratis. E’ un grande supermercato digitale in cui già guardare le vetrine è un’enorme abbuffata, e paghi se vuoi entrare nelle boutique e scegliere qualcosa che ti piaccia di più. Ma moltissimi clienti si limitano alle vetrine e tra questi i più piccoli. Così possono passare ore in questi enormi sex-mall online, a guardare video di dieci minuti di sesso standardizzato e spesso violento. E questo sta creando una vera e propria emergenza sociale ed educativa.

I media tradizionali in che modo possono contribuire a intervenire tempestivamente e in protezione dei minori?

I media tradizionali non hanno il compito di intervenire a protezione dei minori. Possono però fare la loro parte per informarli, ideando e producendo format che li aiutino a orientarsi nelle complessità tanto del mondo digitale quanto del mondo del sesso. Anni fa La7D aveva proposto “La Mala Educaxxxion”, un programma che parlava di sesso con chiarezza e senza volgarità, in cui interveniva anche la pornostar Roberta Gemma, che intervisto nel libro. La buona informazione può aiutare a non lasciare soli i giovani davanti a schermi su cui compare di tutto.

Se vuoi acquistare il libro ti lasciamo il link: Non farti fottere, di Lilli Gruber edito da Rizzoli.

Esatto, le nuove generazioni non possono essere lasciate sole davanti a uno schermo.

Così come non basta vietare l’accesso al materiale pornografico, in quanto questo è disponibile in tante modalità. Ad esempio, lo sai che una buona percentuale circola nelle chat? In un rapporto dell’azienda IBSA dello scorso anno emerge come in Italia esistano almeno 147 gruppi e canali Telegram dedicati allo scambio e alla divulgazione di contenuti di “revenge porn” (ovvero l’invio, la pubblicazione o diffusione di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito senza il consenso della persona cui si riferiscono e destinati a rimanere privati) e di altri materiali intimi non consensuali.

Il problema del consumo di materiali pornografici non è intrinseco all’atto stesso, non è una questione di bigottismo, bensì è legato al fatto che né la scuola né lo Stato accompagnano i ragazzi e le ragazze in questa parte così importante della loro vita.

Nessuno li mette in guardia sul fatto che i contenuti che consumano siano spesso pura fantasia, che le relazioni sessuali rappresentate trasmettono messaggi distorti sul sesso e sui rapporti di genere. Inoltre, non ricevono alcuna guida su come approcciarsi in maniera sana e autentica al mondo del sesso, che è intrinsecamente legato all'amore.

E se a navigare sui siti di porno mainstream sono gli adulti? Quali possono essere le conseguenze? Ad esempio, secondo gli attivisti e i ricercatori di #StopDataPorn, PornHub non rispetta le regole del GDPR in Europa in quanto non chiede il permesso di usare i dati sulle preferenze sessuali degli utenti e condivide le informazioni che raccoglie con altre aziende della sua società madre, MindGeek.

“Gli utenti di Pornhub non hanno la possibilità di scegliere di non farsi tracciare dai cookie con facilità. Il sito non indica con chiarezza i dati che condivide con terze parti e il suo algoritmo "assegna" alle persone una preferenza sessuale in base ai video che guardano” ha dichiarato l’avvocato Alessandro Polidori a Wired UK.

Come segnala Fanpage: “Molte compagnie pornografiche riescono a raccogliere grandi quantità di dati su chi le visita. Secondo uno studio del 2019 che ha analizzato 22.484 siti Web pornografici, il 93% ha fatto trapelare dati degli utenti condividendo con aziende terze dati sensibili, e il 79% ha utilizzato cookie di tracciamento da società esterne”.

Altra problematica delle piattaforme di porno mainstream è la diffusione di contenuti oggetto di revenge porn. Una denuncia avvenuta qualche anno fa dalle pagine del New York Times, sempre contro Pornhub, ha messo l’azienda con le spalle al muro tanto da obbligare a riprogettare la piattaforma per poter bloccare il caricamento di contenuti non verificati e moderare le chat e i commenti.  Ci sono inoltre anche altri pericoli della navigazione sui siti pornografici come quello del furto dei dati attraverso l’installazione di malware che possono estrarre dai dispositivi informazioni personali, credenziali di account e dati finanziari, ecc…  Le novità su questo tema sono che dalla prossima settimana le piattaforme di contenuti per adulti dovranno rispettare gli obblighi rafforzati previsti dal Digital Services Act (Dsa).

“Gli obblighi includono la presentazione alla Commissione di relazioni di valutazione del rischio, l’adozione di misure di mitigazione per ridurre i rischi sistemici legati alla loro attività, il rispetto di ulteriori obblighi di trasparenza, anche relativi alla pubblicità, e la fornitura di accesso ai dati per i ricercatori.”.

 


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