Quando nel 2011 la crisi dello
spread porta alla nascita del «governo dei professori», il nuovo esecutivo con
a capo Mario Monti interviene con tagli e inasprimenti della pressione fiscale.
Misure che riescono a mettere sotto controllo i conti pubblici, rivelandosi
però altamente impopolari.
Gli esecutivi che da allora si
sono succeduti alla guida del Paese, diversi per composizione e agenda
politica, hanno avuto un tratto comune, quello di voler porre fine
all’«austerità». E di tornare a spendere, se possibile senza alcun vincolo,
distribuendo risorse prese a prestito a beneficio di famiglie e cittadini.
A una sola condizione, però: che
tali interventi venissero presentati sempre e in ogni caso privi di costi, come
se il debito pubblico non fosse anche il debito degli italiani.
Una tentazione che si è rivelata
irresistibile. Un vizio bipartisan. Un collante straordinario che ha trovato
tutti d’accordo.
Perché servire pasti gratis,
facendo passare il messaggio che a nessuno alla fine spetti saldare il conto,
genera consenso e fa vincere le elezioni.
Non importa se questa attitudine
rappresenta una scelta miope, irresponsabile e profondamente iniqua, che peserà
sul futuro delle giovani generazioni.
Promettere la luna, infatti, è un
modo facile per arrivare al potere.
Ma la verità è che non
esistono pasti gratis. E quando le illusioni svaniscono, quando gli espedienti
contabili non bastano più, il rischio è che il prezzo più alto lo paghi la
democrazia.
Con le elezioni Comunali ed Europee che si avvicinano, questo è sicuramente un aspetto da considerare quando andremo a votare, perché in ogni caso, una democrazia con pochi votanti è comunque una democrazia azzoppata
Veronica De Romanis ha
studiato economia all’Università La Sapienza di Roma e alla Columbia University
di New York. È stata membro del Consiglio degli Esperti presso il ministero
dell’Economia e delle Finanze. Attualmente insegna Economia Europea alla Luiss
Guido Carli di Roma e alla Stanford University a Firenze. È autrice, tra gli
altri, di Il Metodo Merkel (2009) e L’austerità fa crescere (2017).
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