lunedì, ottobre 01, 2012

Una giornata con Don Gallo

Sabato sera a Senago, al Centro Sportivo, era stato organizzato un incontro con Don Gallo, per parlare del lavoro: Lavorare per vivere e non per morire.
Per problemi di traffico in tangenziale l’incontro è iniziato con un’ora di ritardo, ma quando è entrato tutti in piedi per una grande ovazione e lui, questo ragazzo di 84 anni ha iniziato a modo suo, ringraziandoci per essere venuti li nonostante il brutto tempo a sentirlo, lui che ogni anno fa 300.000 km per girare in lungo e in largo, ma penso che ne faccia un’altra buona dose a piedi camminando in lungo e in largo, come ieri sera in 2 ore senza mai fermarsi né di parlare, né di camminare avanti e indietro a destra e a sinistra raccogliendo applausi in continuazione. Ne  ha avuto per tutti, politici, clero. E’ stato un fiume in piena, ha raccontato aneddoti di Don Milani, di sua mamma quando è diventato Don, dei suoi continui battibecchi con i vari cardinali succedutisi nella sua diocesi. Dei politici che sperperano denaro e che ricevono a “propria insaputa” case e denaro, delle olgettine etc. etc.
Ha parlato del G8 di Genova, della rivoluzione del  ’68 iniziata con la strage di circa 250 persone a Città del Messico e continuata poi in tutto in mondo, di M. L. King, della marcia pacifica del Subcomandante Marcos con i suoi zapatisti giunti disarmati a Città del Messico. Di Padre Zanotelli, di Don Bizzotto e dei Beato Costruttori di Pace e ha ricordato Vik Arrigoni e il suo motto ‘ Restare Umani’
Ha ricordato di come un giorno ad una domanda di un cardinale sui Vangeli, gli ha risposto che lui ne seguiva 5 e il 5’ non erano quelli apocrifi come credeva lui, ma quello secondo De Andre.
Ma ha parlato, in bene, degli emarginati, degli immigrati, di chi non ha il lavoro o di chi l’ha perso per colpa di industriali (industriali?) che impongono il voto ai referendum nelle proprie fabbriche.
Dopo un’ora e mezza ha cominciato a dire che raccontava un’ultima cosa e cosi via per un’altra mezz’ora che è volata via. Al termine ha salutato tutti ballando con la bandiera della Pace.  Possiamo dire due ore di grande cabaret intelligente e che lascia il segno, raccontato  come solo lui sa fare.
Alla serata era presente anche il Comitato per i famigliari delle vittime dell’Eureco con un banchetto.

sabato, settembre 15, 2012

LA LUNGA LINEA GRIGIA

La morte  di  un  familiare  ci fa  sempre  riflettere, oltre all' esserne  addolorati per  il  vuoto  che lascia, si  è  portati  a  ricordare  cio'  che  ci  ha  trasmesso.  Uno  dei  nostri  soci,  Carlo,  ha  espresso il sentimento  che lo attanaglia  in  questo momento , la scomparsa della  figura  paterna è  sempre una  grande  perdita. Trovo questo  post,  pubblicato  da  Carlo  nel  suo  blog ,estremamente veritiero  ma  ricco  di  un tale intensità umana che non  puo'  passare inosservato.
E' la procedura. Venti minuti dopo che il suo respiro si era fermato, la stanza d'ospedale, spogliata delle apparecchiature servite ai medici per tentare di tenerlo in vita, era ridotta a una scatola vuota e fredda illuminata dalla luce acida del neon. 
Il corpo che era appartenuto a mio padre  era poco più di una piega del lenzuolo che lo ricopriva e io rimasto solo a vegliarlo come una sentinella intorpidita da quel gelo, stavo seduto accando al carrello dell'elettrocardiografo che un'infermiera aveva avviato prima di uscire. E' la procedura. Quando cessa il battito, è previsto che per 20 minuti i sensori dell'apparecchio vengano applicati al cadavere e attivati per registrare eventuali segni di vita prima di affidare definitivamente il defunto agli addetti alla camera mortuaria. 
Mentre la striscia di carta scorreva in un nastro che si ammonticchiava silenziosamente per terra, solcato solo da una lunga linea grigia e piatta che certificava il nulla, io cercavo di ricordare per quali ragioni lo avevo amato tanto. Passavo in rassegna nella mia mente i ricordi dell'infanzia, dell'adolescenza, della giovinezza e della maturità. L'analisi di tutti quei fatti confermava che lo avevo amato soprattutto per il suo carattere che gli aveva fatto fare sempre al momento delle scelte decisive le cose che non gli convenivano. Nessuna delle sue decisioni a me note era stata da lui presa perché gli faceva guadagnare qualcosa. A guidarlo era solo il senso di giustizia e l'adesione ai valori guida della sua vita: coerenza, fedeltà alla parola data, amicizia, generosità, difesa dei più deboli. Valori che egli metteva davanti ai suoi personali interessi ed (è successo) anche a quelli della famiglia. In questo senso mio padre era davvero un anti-italiano anche se amava molto l'Italia. A lui devo molto, nel bene e nel male. 

Sono diventato editore e giornalista seguendo anche il suo esempio. Quando ero ragazzo l'ho visto fare per anni "il Fogliaccio", un notiziario ciclostilato che scriveva, componeva, impaginava e stampava da solo (a volte con il mio aiuto) sul tavolo della nostra cucina. Leggevo i giornali che leggeva lui, Il Giorno in particolare, e quando nel 1975, divenni lettore di Repubblica, scoprii che anche lui aveva seguito Giorgio Bocca e Gianni Brera, suoi giornalisti preferiti, confermando così un'identità di gusti e di visione che forse avevano radici più profonde.
Ero un  suo seguace, ma lui non sembrava interessato a farmi da maestro e questa sua indifferenza ostentata per le mie idee, mi feriva. Per seguirlo avevo fatto anche il paracadutista (50 lanci dal 1966 al 1970), ma egli si guardò bene dal venirmi mai a vedere. Solo una volta me lo trovai davanti ai bordi del campo mentre rientravo col paracadute sulle braccia dopo un atterraggio e molto imbarazzato tentò di darmi ad intendere che era capitato lì per altri motivi.
Crescendo capii che era il suo modo di tenere le distanze, di lasciarmi autonomia e di non volermi imporre le sue idee. Cominciai ad amarlo senza riserve qualche anno dopo quando in occasione di una seria difficoltà causata da un suo errore venne a confidarsi con me e a chiedermi consiglio. Da quel momento mi trattò non più come un figlio, ma come un suo pari e ho amato mio padre come si ama un   amico,  per le sue virtù e per le sue debolezze.
A questo pensavo ieri sera mentre inesorabile la lunga linea grigia dell'inutile cardiogramma scorreva sulla carta a certificare la sua morte. Quando l'infermiera rientrò per fermare la macchina e strappare la striscia da allegare al referto lo salutai per l'ultima volta chiamandolo "papà" e uscii con gli occhi asciutti e il cuore caldo nel buio e nel vento della notte settembrina.
Come  soci  del  circolo  esprimiamo  a Carlo  tutto il  nostro  affetto  in  questo triste momento.

lunedì, luglio 30, 2012

La sorpresa chiamata amore

La tesoriera del Circolo Culturale Restare Umani, Stefania Peverati, ha partecipato nei giorni scorsi alla finale del Premio Vivarium di Catanzaro per la Poesia, sezione nella quale si è classificata quarta con "Sorprendimi".
Il premio riservato alla migliore lirica inedita è andato invece a Ninnj Di Stefano Busà per la lirica “Andremo soli al delta dei silenzi”, una “bella pagina di autentica poesia”.
In questa sezione, dal secondo al quinto posto sono stati classificati, nell’ordine, Emanuele Lo Presti di Firenze con “Potrebbe bastare”, Francesco Scattarreggia di Reggio Calabria con “Yara”, Stefania Peverati di Paderno Dugnano con “Sorprendimi” e Alessandra Peveraro di Valduggia con “Le origini”. Di seguito la poesia di Stefania alla quale facciamo i nostri più vivi complimenti.

Sorprendimi
di Stefania Peverati

Sorprendimi, Amore
con una carezza di vento
sulle spalle nude,
con un raggio di sole
che accende di rosa il mattino,
incantami con un fiore
sbocciato tra rocce inospitali,
con la pioggia di marzo
che confonde le mie lacrime,
fermami il respiro
con un bacio rubato
per strada, sotto un lampione,
quando credevo ormai
fosse tardi per me.
Risvegliami, Amore,
col palpito fremente della vita
sfiorami il cuore,
donagli un paio d’ali leggere
perché ritorni, coi sogni, a volare.

giovedì, luglio 19, 2012

REDENZIONE ATTRAVERSO LA LETTURA


Redençao atravès da leitura  questo è il  nome dell'iniziativa che ha fortemente voluto il Presidente brasiliano Dilma Rousseff, progetto di educazione destinato ai detenuti delle  carceri. Tristemente famose per l'elevato numero di  analfabeti e il sovraffollamento, i  penitenziari  brasiliani(fra i  piu' violenti del  mondo)sperimenteranno questo nuovo metodo rieducativo, ovvero  attraverso la  lettura  ogni detenuto  potrà guadagnare 4 giorni  di  libertà. Coloro che parteciperanno , iscrivendosi , dovranno presentare una relazione del contenuto  letto che verrà  selezionata da  una  giuria.

L'obbiettivo non  è  solo il reinserimento ma  anche  istruire coloro che scontano una pena cercando di divenire persone migliori. Non  vi è alcun  dubbio che l'utilizzo della cultura come  mezzo per il  raggiungimento della  libertà avvicinerà sicuramente un bel  numero di carcerati.

Impensabile in  un  Paese come il  nostro,dove non  vi  sono  progetti educativi all'avanguardia, dove  i  detenuti sono  costretti  a vivere in  condizioni  disumane, abbandonati dalle  istituzioni troppo  occupate a   far quadrare conti che  non  quadreranno mai...

Un'inchiesta di  qualche mese addietro , condotta da alcuni  giornalisti  del  "Corriere della Sera" aveva evidenziato il dramma delle  carceri  italiane, dove  vivono non  solo coloro che  devono  scontare una  pena ma anche persone in  attesa di  giudizio:celle sovraffollate,tazze del  water accanto a  tavolini  dove mangiare(i  bisogni  si fanno davanti  a tutti),malattie infettive...nessuna riabilitazione per chi  sbaglia.

I dati espressi dal progetto Space(Statistiques Penales Annuelles) creato dal  Consiglio d'Europa  citano numeri catastrofici per l'Italia: 68.258 detenuti compressi in  spazi previsti per 45.681 persone(piu' della metà in attesa di  giudizio).Il sovraffollamento è al 148%, il peggiore in Europa dopo  la  Serbia

giovedì, luglio 05, 2012

OMAGGIO A VIK

Il  giorno 6 luglio 2012 alle ore 18,00,  la  città di  Novate Milanese,  dedicherà il ponte pedonale di Via Brodolini che collega il  parco di Via Rimembranze con  quello del centro Poli' di Via  Cavour alla  memoria di  Vittorio Arrigoni.
"Un gesto che intende ricordare un  uomo che si  è  speso per aiutare concretamente le popolazioni civili coinvolte in conflitti e scontri interetnici. Abbiamo ritenuto fosse importante sottolineare la vicinanza della città di  Novate a tutti i volontari italiani, che operano nel mondo  a favore di chi  soffre a causa di guerre, conflitti e discriminazioni"dice il  sindaco Guzzeloni che ha promosso l'evento.
Ricordiamo anche quanto abbia ispirato in tal  senso il nostro circolo culturale la  figura di  Vik, che si  è  sempre distinto anche come  volontario nelle strutture per  malati  e disabili.
All'iniziativa interverrà anche la mamma di  Vittorio, Egidia Beretta che parteciperà  al  corteo e  all'apposizione della targa.
Fiduciosi che tali  riconoscimenti abbiano  a ripetersi  nell'area della  provincia milanese e non,  ricordiamo un  pensiero di Vik:

Io non credo nei  confini, nelle barriere, nelle bandiere
credo che apparteniamo tutti  indipendentemente dalle latitudini ,dalle  longitudini ad  una  stessa famiglia
la famiglia umana

martedì, luglio 03, 2012

POETESSE ALLA RISCOSSA

Una piacevolissima sorpresa quella di Stefania  Peverati in  finale alla IV edizione del  "Premio Vivarium" città di  Catanzaro con la poesia  "Sorprendimi".
Il premio ha acquistato ormai una valenza nazionale tale, da  essere  considerato come uno  dei  premi piu' ambiti per  l'elevato numero di adesioni, ma soprattutto per la grande qualità delle opere selezionate.
Riviviamo la stessa emozione provata lo  scorso anno,quando Jessica Malfatto giovane scrittrice e poetessa padernese vinse l'edizione del Premio Pavese Giovani con la sua opera "False verità".
Stefania e Jessica sono  entrambe fondatrici del nostro  circolo culturale ,assieme ad Adriano  Tominetti, batterista  dei  Whites hanno  dimostrato di  avere  talento da vendere!!!
A  loro i nostri  complimenti per  il loro  impegno  ...incrociando  le  dita per  Stefi!!!!Concludo ricordando  alcuni  versi di  una  poesia che  Stefania  lesse lo  scorso anno  al  reading

SCONOSCIUTO (a mio padre)

Sconosciuto ti chiamavo....
con un grido silenzioso
e con occhi di bambina
qualche volta nel silenzio
sconosciuto rispondevi.