Il 1° ottobre, le Nazioni Unite
celebrano la Giornata internazionale delle persone anziane, un
omaggio globale alla loro saggezza, resilienza e al loro contributo alla
società.
La giornata mondiale è stata istituita nel 1990 per
sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del rispetto, della dignità
e del benessere degli anziani. Riflettere sull’invecchiamento attivo e l’inclusione
sociale aiuta a porre l’accento sul ruolo essenziale degli anziani nelle nostre
comunità e sull’importanza di politiche che promuovano l’inclusione sociale e
la qualità della vita in età avanzata.
Per Parole O_Stili è soprattutto
un'occasione per sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi legati
all'invecchiamento ed in particolare sull'uso del linguaggio.
E, per farlo, Parole O_Stili ha
scelto una parola: ageismo.
Cosa vuol dire ageismo?
Il termine descrive quel fenomeno
sociale e culturale che consiste nella discriminazione, marginalizzazione e
stigmatizzazione degli individui in base alla loro età, con particolare
riferimento alle persone anziane (anche se lo si può applicare anche nei
confronti delle generazioni giovani).
Si basa su stereotipi negativi
che associano la vecchiaia a condizioni di rassegnata tristezza, isolamento e
asessualità.
L'ageismo può manifestarsi in
diversi contesti e assumere diverse forme:
- A livello interpersonale: ad esempio, ignorare il
punto di vista degli anziani, trattarli con paternalismo o utilizzare un
tono di voce accondiscendente.
- Ageismo digitale: si riferisce ai pregiudizi verso
gli anziani nel mondo digitale, come l'idea che "non sappiano usare
le tecnologie".
- Auto-ageismo: si verifica quando gli individui
stessi interiorizzano stereotipi negativi sull'invecchiamento, limitando
le proprie aspettative e rinunciando a nuove opportunità.
Quali sono le tipiche frasi ageiste?
"Alla tua età, dovresti rallentare e goderti la
pensione."
“Non si può essere stanchi a 25 anni.”
"Non sembri proprio una sessantenne!”
Sì
lo sappiamo, sono frasi che almeno una volta hai pronunciato. Adesso però hai una consapevolezza maggiore e
quando ti capiterà nuovamente di dirle, prenditi una pausa per riflettere.
A proposito di età...
C’è
un fenomeno che si è affermato sui social network: i senior influencer.
Cosa sono? Scrive Il Post: “...persone dai settant'anni in su (ma spesso
anche molto più anziane) che hanno una presenza digitale molto attiva,
riconoscibile e apprezzata tra gli utenti più giovani.”
In
Italia sono parecchi e con centinaia di migliaia di followers. Alcuni di loro
cucinano, altri fanno video divertenti, altri ancora semplicemente raccontano
la loro quotidianità.
Sempre
Il Post: “La pagina più seguita ad
appartenere a questo filone è quella di Silvana Bini, detta Nonna Silvi, che ha
83 anni e 3,5 milioni di follower su Instagram, oltre ad altri 1,7 milioni su
TikTok.” Poi c’è Nonna Natalina con 3.5 milioni su TikTok e
oltre 4 milioni di “Mi piace” e Nonno Severino con 1,7 milioni di follower.
Nell’elenco
manca però la prima senior influencer
italiana, Licia Fertz. Cinque anni fa arrivava su Instagram con
questo messaggio: “Ciao
Instagram! C’è posto per una ragazza di 88 anni?” mentre
lo scorso anno la BBC la
inseriva tra le 100 Donne del 2023.
Licia,
originaria di Trieste, da giovane fu costretta a fuggire dall'Istria e si fermò
a Viterbo per amore. È approdata sui social quasi per gioco, grazie
all'intuizione e all’aiuto del nipote Emanuele, come risposta a un momento buio
dopo la morte del marito. Oggi conta
centinaia di migliaia di follower e una missione
chiara: promuovere la body positivity e
trasformare il modo in cui percepiamo i corpi degli anziani.
Il 9 novembre, al Festival della comunicazione non ostile, Licia Fertz sarà presente. Sarà una delle relatrici di uno dei momenti più attesi dell’evento, dedicato al dialogo intergenerazionale.
Per
conoscerla meglio, l’abbiamo sentita al telefono insieme al nipote Emanuele
Usai, per parlare di social, generazioni e ageismo.
Intervista a Licia Fertz:
Nonna Licia, com’è iniziata la tua avventura sui social?
Licia:
È iniziata per gioco. Quando è morto mio marito, ero entrata in depressione e
pensavo di essere ormai una donna inutile, sia per la società che per la mia
famiglia. Mio nipote però ha capito tutto e ha pubblicato una mia fotografia
sui social. Pian piano le persone hanno iniziato a mandarmi dei messaggi… e da
allora non ho più smesso.
Emanuele:
Dopo la morte di nonno avevo provato in tutti i modi a farle tornare il sorriso
ma con scarsi risultati. Poi, ho cambiato approccio e le ho chiesto: "Per
piacere nonna, mettiti in posa per fare delle foto. Devo provare questa
macchina fotografica." Quella foto l'ho pubblicata a sua insaputa su
Instagram e, quando ho iniziato a leggerle i commenti e i messaggi che
riceveva, ha iniziato nuovamente a sentirsi utile. Addirittura, poi era lei a
chiedermi: "Quali foto facciamo oggi?".
C’è una parola a cui hai saputo dare un nuovo significato:
ageismo. Cosa vuol dire per te “età”?
Licia:
Per me, l’età non esiste. Credo che giovani si nasca, non ci si diventa.
Modestamente sono nata giovane e sono rimasta tale, anche alla mia veneranda
età. Si parla tanto di generazioni e quanto sono diverse tra loro, a volte
anche quanto poco riescono a comunicare tra loro.
Per la tua esperienza, i social sono stati un ponte di dialogo
intergenerazionale?
Licia:
Sì, lo sono e il dialogo è importante sia per i giovani, che per gli anziani
che per le persone tutte. L'importante è parlare e comunicare, non fermarsi mai
e non lasciare che il cervello si addormenti.
Odio online. In questi anni di attività ti sono capitati episodi
di violenza verbale e, se sì, come li hai affrontati?
Licia:
Ho ringraziato e invitato a prendere un caffè insieme tutte le persone che mi
hanno lasciato commenti brutti. C’è però un limite, non devono coinvolgere mio
nipote, in quel caso divento proprio “una bestiolina”.
Emanuele:
Inizialmente quando insultavano nonna mi feriva molto. Poi ho realizzato che
gli insulti che le indirizzavano, magari quando si mostrava un po' più colorata
e vivace, non erano insulti diretti a lei, ma a un'idea di donna che non
rispettava gli standard concordati dalla società. Da quel momento sono riuscito
ad accettare tutto con più facilità. In fondo il ruolo dell’influencer comporta
sia oneri che onori; il nostro è un messaggio di attivismo e di impegno nella
decostruzione di stereotipi.
Il 9 novembre sarà ospite al Festival della comunicazione non
ostile, perché hai accettato l’invito?
Licia: Perché mi piace comunicare con tante persone e far capire loro che la vita è bella e che non bisogna fossilizzarsi. Inoltre, Trieste è la mia città di origine quindi tornarci mi entusiasma doppiamente.
Emanuele: Portare il nostro messaggio sulla nuova visione della vecchiaia e del care-giving è qualcosa che ci riempie sempre il cuore. Non vediamo l'ora di essere lì, anche perché non solo abbiamo un messaggio da condividere, ma abbiamo anche tanto da imparare da tutti gli ospiti che saranno presenti.
Nessun commento:
Posta un commento