martedì, ottobre 01, 2024

1° ottobre: Giornata internazionale delle persone anziane

 

Il 1° ottobre, le Nazioni Unite celebrano la Giornata internazionale delle persone anziane, un omaggio globale alla loro saggezza, resilienza e al loro contributo alla società.

La giornata mondiale è stata istituita nel 1990 per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del rispetto, della dignità e del benessere degli anziani. Riflettere sull’invecchiamento attivo e l’inclusione sociale aiuta a porre l’accento sul ruolo essenziale degli anziani nelle nostre comunità e sull’importanza di politiche che promuovano l’inclusione sociale e la qualità della vita in età avanzata.

Per Parole O_Stili è soprattutto un'occasione per sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi legati all'invecchiamento ed in particolare sull'uso del linguaggio.

E, per farlo, Parole O_Stili ha scelto una parola: ageismo.

Cosa vuol dire ageismo?

Il termine descrive quel fenomeno sociale e culturale che consiste nella discriminazione, marginalizzazione e stigmatizzazione degli individui in base alla loro età, con particolare riferimento alle persone anziane (anche se lo si può applicare anche nei confronti delle generazioni giovani).

Si basa su stereotipi negativi che associano la vecchiaia a condizioni di rassegnata tristezza, isolamento e asessualità.

L'ageismo può manifestarsi in diversi contesti e assumere diverse forme:

  • A livello interpersonale: ad esempio, ignorare il punto di vista degli anziani, trattarli con paternalismo o utilizzare un tono di voce accondiscendente.
  • Ageismo digitale: si riferisce ai pregiudizi verso gli anziani nel mondo digitale, come l'idea che "non sappiano usare le tecnologie".
  • Auto-ageismo: si verifica quando gli individui stessi interiorizzano stereotipi negativi sull'invecchiamento, limitando le proprie aspettative e rinunciando a nuove opportunità.

Quali sono le tipiche frasi ageiste?

"Alla tua età, dovresti rallentare e goderti la pensione."

“Non si può essere stanchi a 25 anni.”

"Non sembri proprio una sessantenne!”

 

Sì lo sappiamo, sono frasi che almeno una volta hai pronunciato. Adesso però hai una consapevolezza maggiore e quando ti capiterà nuovamente di dirle, prenditi una pausa per riflettere.

 

A proposito di età...

C’è un fenomeno che si è affermato sui social network: i senior influencer.

Cosa sono? Scrive Il Post“...persone dai settant'anni in su (ma spesso anche molto più anziane) che hanno una presenza digitale molto attiva, riconoscibile e apprezzata tra gli utenti più giovani.”

 

In Italia sono parecchi e con centinaia di migliaia di followers. Alcuni di loro cucinano, altri fanno video divertenti, altri ancora semplicemente raccontano la loro quotidianità.

 

Sempre Il Post: “La pagina più seguita ad appartenere a questo filone è quella di Silvana Bini, detta Nonna Silvi, che ha 83 anni e 3,5 milioni di follower su Instagram, oltre ad altri 1,7 milioni su TikTok.” Poi c’è Nonna Natalina con 3.5 milioni su TikTok e oltre 4 milioni di “Mi piace” e Nonno Severino con 1,7 milioni di follower.

 

Nell’elenco manca però la prima senior influencer italiana, Licia Fertz. Cinque anni fa arrivava su Instagram con questo messaggio: “Ciao Instagram! C’è posto per una ragazza di 88 anni?” mentre lo scorso anno la BBC la inseriva tra le 100 Donne del 2023.

 

Licia, originaria di Trieste, da giovane fu costretta a fuggire dall'Istria e si fermò a Viterbo per amore. È approdata sui social quasi per gioco, grazie all'intuizione e all’aiuto del nipote Emanuele, come risposta a un momento buio dopo la morte del marito. Oggi conta centinaia di migliaia di follower e una missione chiara: promuovere la body positivity e trasformare il modo in cui percepiamo i corpi degli anziani.

 

Il 9 novembre, al Festival della comunicazione non ostile, Licia Fertz sarà presente. Sarà una delle relatrici di uno dei momenti più attesi dell’evento, dedicato al dialogo intergenerazionale. 

 

Per conoscerla meglio, l’abbiamo sentita al telefono insieme al nipote Emanuele Usai, per parlare di social, generazioni e ageismo.

 

Intervista a Licia Fertz:

Nonna Licia, com’è iniziata la tua avventura sui social?

Licia: È iniziata per gioco. Quando è morto mio marito, ero entrata in depressione e pensavo di essere ormai una donna inutile, sia per la società che per la mia famiglia. Mio nipote però ha capito tutto e ha pubblicato una mia fotografia sui social. Pian piano le persone hanno iniziato a mandarmi dei messaggi… e da allora non ho più smesso.

Emanuele: Dopo la morte di nonno avevo provato in tutti i modi a farle tornare il sorriso ma con scarsi risultati. Poi, ho cambiato approccio e le ho chiesto: "Per piacere nonna, mettiti in posa per fare delle foto. Devo provare questa macchina fotografica." Quella foto l'ho pubblicata a sua insaputa su Instagram e, quando ho iniziato a leggerle i commenti e i messaggi che riceveva, ha iniziato nuovamente a sentirsi utile. Addirittura, poi era lei a chiedermi: "Quali foto facciamo oggi?".

C’è una parola a cui hai saputo dare un nuovo significato: ageismo. Cosa vuol dire per te “età”?

Licia: Per me, l’età non esiste. Credo che giovani si nasca, non ci si diventa. Modestamente sono nata giovane e sono rimasta tale, anche alla mia veneranda età. Si parla tanto di generazioni e quanto sono diverse tra loro, a volte anche quanto poco riescono a comunicare tra loro.

Per la tua esperienza, i social sono stati un ponte di dialogo intergenerazionale?

Licia: Sì, lo sono e il dialogo è importante sia per i giovani, che per gli anziani che per le persone tutte. L'importante è parlare e comunicare, non fermarsi mai e non lasciare che il cervello si addormenti.

Odio online. In questi anni di attività ti sono capitati episodi di violenza verbale e, se sì, come li hai affrontati?

Licia: Ho ringraziato e invitato a prendere un caffè insieme tutte le persone che mi hanno lasciato commenti brutti. C’è però un limite, non devono coinvolgere mio nipote, in quel caso divento proprio “una bestiolina”.

Emanuele: Inizialmente quando insultavano nonna mi feriva molto. Poi ho realizzato che gli insulti che le indirizzavano, magari quando si mostrava un po' più colorata e vivace, non erano insulti diretti a lei, ma a un'idea di donna che non rispettava gli standard concordati dalla società. Da quel momento sono riuscito ad accettare tutto con più facilità. In fondo il ruolo dell’influencer comporta sia oneri che onori; il nostro è un messaggio di attivismo e di impegno nella decostruzione di stereotipi.

Il 9 novembre sarà ospite al Festival della comunicazione non ostile, perché hai accettato l’invito?

Licia: Perché mi piace comunicare con tante persone e far capire loro che la vita è bella e che non bisogna fossilizzarsi. Inoltre, Trieste è la mia città di origine quindi tornarci mi entusiasma doppiamente.

Emanuele: Portare il nostro messaggio sulla nuova visione della vecchiaia e del care-giving è qualcosa che ci riempie sempre il cuore. Non vediamo l'ora di essere lì, anche perché non solo abbiamo un messaggio da condividere, ma abbiamo anche tanto da imparare da tutti gli ospiti che saranno presenti.

Nessun commento:

Posta un commento