martedì, maggio 07, 2024

Hannah Arendt: Il totalitarismo e la banalità del male


“Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l'individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione, fra vero e falso non esiste più.”

La Arendt fa riflettere sul potere del totalitarismo, ovvero quello di manipolare la mente e il cuore degli individui, di cancellare la loro capacità di giudizio, di discernimento, di critica.

Un totalitarismo basato non solo sulla convinzione ideologica, ma anche sulla confusione, sull’inganno, sulla menzogna.

Un totalitarismo che crea una realtà fittizia sostituendo la realtà storica, la verità fattuale.

Un totalitarismo che vuole rendere gli individui incapaci di distinguere il vero dal falso, il reale dal fittizio, il bene dal male.

L’autrice mostra come il totalitarismo sia nato dalle crisi della modernità, dalle contraddizioni della società di massa, dalle frustrazioni dell’individuo isolato.

Arendt ci mostra come il totalitarismo sia stato possibile grazie alla complicità, alla passività ed all’indifferenza di molti.


"Le origini del totalitarismo" (1951) è un classico della filosofia politica e della politologia del Novecento. Per la Arendt il totalitarismo rappresenta il luogo di cristallizzazione delle contraddizioni dell'epoca moderna e insieme la comparsa in Occidente di un fenomeno radicalmente nuovo. 

Le categorie tradizionali della politica, del diritto, dell'etica e della filosofia risultano inutilizzabili; quanto avviene nei regimi totalitari non si può descrivere nei termini di semplice oppressione, di tirannide, di illegalità, di immoralità o di nichilismo realizzato, ma richiede una spiegazione "innovativa". 

Lungi dal presentare una struttura monolitica, l'apparato istituzionale e legale totalitario deve rimanere estremamente duttile e mobile, al fine di permettere la più assoluta discrezionalità. Per questo gli uffici vengono moltiplicati, le giurisdizioni tra loro sovrapposte e i centri di potere continuamente spostati. Soltanto il capo, e una cerchia ristrettissima di collaboratori, tiene nelle sue mani gli ingranaggi effettivi della macchina totalitaria. 

Nelle Origini tale macchina viene smontata e analizzata pezzo per pezzo: i metodi propagandistici, le formule organizzative, l'apparato statale, la polizia segreta, il fattore ideologico e, infine, il campo di sterminio, istituzione suprema e caratteristica di ogni regime totalitario.

Le origini del totalitarismo : Arendt, Hannah, Guadagnin, Amerigo: Amazon.it: Libri

Sono passati sessant’anni da quando, nel 1963, "La banalità del male" uscì per la prima volta. 

E' il resoconto del processo a Eichmann, e l'analisi di come lo sterminio di gran parte degli ebrei d’Europa – una delle più terribili manifestazioni del Male – si fosse concretizzata a opera di uomini normalissimi, e non ha perso nulla della rilevanza che aveva nel 1963. 

Anzi, se possibile, il suo valore si è andato accrescendo, suffragato da numerosi drammatici esempi di crudeltà e massacri perpetrati da organizzazioni e Stati che fondavano (e fondano) il perseguimento dei crimini più atroci su individui come Eichmann: persone sprovviste di qualsiasi tipo di eccezionalità, semplicemente concentrate sulla corretta esecuzione del compito loro assegnato dall’autorità. 

Il Male che Eichmann incarna, infatti, appare alla Arendt “banale”, e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che piccoli, grigi burocrati. I macellai di questo secolo non hanno la “grandezza” dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano. 

È una verità che ciascuno è chiamato a tenere presente, specialmente in un’epoca di rinnovate tensioni, guerre e atrocità, come quella che stiamo vivendo. 

L’onestà intellettuale che Arendt mette in campo in questo libro, e che le valse anche diversi attacchi dallo stesso mondo ebraico, è l’unica arma che ci permette di riconoscere il Male, anche nelle sue forme più banali, quelle che potrebbero radicarsi in ciascuno di noi.

La banalità del male : Arendt: Amazon.it: Libri

Inoltre, anche se un po’ lunga (45 minuti), suggeriamo la visione della puntata del programma RAI ‘Il tempo e la storia’ con il Professore Emilio Gentile, storico. Emilio Gentile - Wikipedia

Anche il film di Margarethe Von Trotta uscito nel 2013 nelle sale italiane è basato sulla filosofa tedesca Hannah Arendt che nel 1961 seguì il processo al criminale nazista Eichmann a Gerusalemme e la genesi del libro "La banalità del male" che rivoluzionò la letteratura sulla Shoah. Eichmann è stato spesso considerato, anche per sua esplicita dichiarazione, un "grigio burocrate che eseguiva solamente gli ordini dei gerarchi importanti"

Sorgente di vita 2012/13 - Hannah Arendt (film Von Trotta) - 21/04/2013 - Video - RaiPlay

 

Infine, l’intervista del Corriere della Sera a Shalom Nagar, l’uomo che giustiziò Eichmann:

«Io avevo pietà dei miei carcerati, anche se erano terroristi. Gli arabi sono stati creati pure loro a somiglianza di Dio. Sono un popolo, hanno un’anima. Proprio come noi. E la legge ebraica dice che non devi uccidere. Non dice: non devi uccidere Mosè o Maometto. Dice che non devi uccidere. E basta»

Ho giustiziato Eichmann. Mai più - Corriere della Sera


In conclusione, Hannah Arendt ci stimola ad analizzare tanti aspetti dell’Italia in cui oggi viviamo, a partire dal significato di democrazia, alla passività ed all’indifferenza di molti, all’impegno e alla responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti degli altri, alla conoscenza della storia e ai suoi corsi e ricorsi, all’importanza dell’informazione, soprattutto del ruolo della RAI nel garantire un servizio culturale e informativo. Ruolo che ha svolto e che deve continuare a svolgere in futuro per garantire la pluralità, libertà di espressione e l’indipendenza dell’informazione  pubblica.


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