Da anni, la comunità scientifica è impegnata in un acceso
dibattito sull'impatto che l'utilizzo di smartphone e social
media hanno sulla salute mentale delle nuove generazioni.
Al centro della discussione c'è la correlazione tra l'esposizione prolungata a questi dispositivi e l'aumento di ansia, depressione, bassa autostima, ecc… Numerosi studi hanno evidenziato una connessione statisticamente significativa tra questi due fenomeni. Altri, invece, sottolineano che la relazione potrebbe essere più complessa e influenzata da molteplici fattori.
L'argomento
è di particolare attualità in seguito all'uscita negli Stati Uniti dell’ultimo libro dello psicologo sociale Jonathan Haidt dal titolo: “La generazione ansiosa: come il grande ricablaggio dell’infanzia sta causando un’epidemia di malattie mentali”.
Nel libro, si individua la causa principale della correlazione
tra digitale e disagi psicologici in un cambiamento radicale del modo in cui i
più piccoli vivono l'infanzia.
Per comprendere bene la tesi dello psicologo americano, approfondiamo alcuni capisaldi della sua teoria.
Prima di proseguire con la lettura, è importante precisare che
la posizione di Parole O_Stili non coincide completamente con la tesi di Haidt.
O meglio, il tema della correlazione dell’utilizzo di smartphone
e dei social media con il regolare sviluppo della salute mentale di intere
generazioni è un tema enorme: ci sta fortemente a cuore. Proprio per questo
spesso ci soffermiamo a parlarne e ancor più lo faremo nel prossimo futuro crediamo
infatti che rifletterci insieme facendosi aiutare da psicologi, pedagogisti,
sociologi, ecc… sia un dovere di noi adulti.
Le tesi di Haidt sono state perfettamente riassunte in un
articolo pubblicato su The Atlantic dal titolo “End the phone-based childhood now. The environment in which kids grow up today is hostile to human
development.”, che abbiamo qui sintetizzato.
Il gioco
A partire dagli anni '70, l'iper-protezione dei genitori ha portato i bambini a trascorrere meno tempo giocando liberamente, con un danno significativo per il loro pieno sviluppo sociale, cognitivo ed emotivo.
Ascesa delle tecnologie digitali
Nel 2011 solo il 23% degli adolescenti americani possedeva uno smartphone, mentre nel 2015 la percentuale era salita al 73%. Questo rapido cambiamento ha trasformato l'infanzia in un'esperienza più sedentaria, solitaria, virtuale e incompatibile con un sano sviluppo umano.
Il tempo online
Oggi gli adolescenti americani trascorrono in media tra le sette e le nove ore al giorno online (dati Gallup), dedicando sempre meno tempo ad attività fisica e lettura.
Ma quali sono le soluzioni proposte da Jonathan Haidt per sconfessare le conseguenze negative di social e dispositivi digitali sui minori?
· Niente smartphone prima dei 14
· Niente social prima dei 16
· A scuola senza telefono
· Dare loro maggiore fiducia e indipendenza con attività offline.
Se a questo punto della lettura hai un po’ di ansia fai un respiro profondo.
È vero che molti aspetti della tesi dello psicologo americano sono condivisibili e corretti. Tuttavia, in altri casi, Haidt descrive in modo forse troppo semplicistico una realtà molto più complessa e articolata.
Qual è la risposta di Parole O_Stili a questo tipo di dibattito? Consapevolezza, consapevolezza, consapevolezza... che si traduce in qualcosa di molto concreto: la forza dell'esempio.
Come genitori e adulti, spesso assumiamo un atteggiamento incoerente, delegando agli smartphone il compito di accudire i nostri figli o affidando ai social media il racconto della nostra vita familiare. Un comportamento contraddittorio che ci preclude la possibilità di pretendere dai più giovani una gestione sana del loro tempo online.
Tuttavia, siamo consapevoli che la gestione della vita digitale dei minori sia una sfida complessa, ma non impossibile.
Lo dimostrano esempi come quello del Comune di Arcore, dove un gruppo di genitori ha realizzato un'alleanza educativa per stabilire alcune regole per l'ingresso nel mondo online degli adolescenti. In sintesi: le famiglie di tutti gli studenti di tutte le scuole decideranno insieme quando consegnare lo smartphone e quali regole adottare, parteciperanno a dei momenti formativi di educazione digitale.
Inoltre, ti segnaliamo uno strumento concreto che può aiutarti a accompagnare un bambino o una bambina nell’approccio allo smartphone. Si tratta del nostro libretto “Il mio primo telefono”, pensato per bambini, genitori e insegnanti che vogliono vivere la Rete con consapevolezza e senza rischi, con oltre 30 pagine di suggerimenti, consigli e giochi ispirati ai dieci principi del Manifesto della comunicazione non ostile.
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