di Pierino Favrin
VIAGGIO
Strada lunga
strada
Par che vada tutta intorno
Piena piena
fino in fondo
Delle cose
del mondo e
Me car amis parent e cunuscent
Mi ve
ringrasi de ves chi inscì present
A fam un po’
de festa pe i me an
A stam visin
anca per cunsulam
Perché a l’è
un bel dì ch’in minga tanti
Pecà ch’in
tuc dedrè minga davanti
Tuc i me an
che urmai me sun magnà
Che se ghe
pensi me vegn de caragnà
Allora torno
alla mia prima età
E mi rivedo
piccol birichino
Innocente e
sereno
Alla materna
sopra un lungo treno
La superiora
dice vai coraggio
E da
l’inizio al mio terreno viaggio
Un viaggio
non di luoghi
Ma di sentimenti
Di gioie e
avvenimenti
Di studi e
apprendimenti
Di lenti
accrescimenti
Di affetti
ricevuti
E di affetti
dovuti
Poi lungo il
mio percorso
La donna del
destino
Salita è sul
mio treno
quella che a
me vicino
È stata la
cometa
Guida amorosa
verso la nostra meta.
Poi in breve
successione
Una
benedizione
Due gioiosi
bambini
Un dono del
mio Dio
Gli eredi
del mio io.
Poi intenso
lavorare
E un gran
darmi da fare
Per lasciare
una traccia
Del mio
breve passare
In questa
breve vita
Che pur di
me
Si avesse a
poter dire
Scusate
l’ardire
Quel che il
poeta scrisse:
a egregie
cose l’urne
dei forti
l’animo accende,
ma ciò non
mi è concesso
che mi è negato
eccelso l’intelletto.
Così mi
accontenta l’affetto
per quelli
cui in futuro
Sarò l’ avo
Finchè dura
il ricordo
Di queste
poche carte
Così Povere
d’arte.
E alla fine
del viaggio,
Non temo la
signora
Dalla
mantella nera
Nera come la
notte
La
misteriosa morte
ma ho gran
curiosità
Di quello
che m’aspetta
In quello
così detto l’aldilà
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